Crisi evolutiva

Gentili Psicologi,
sono una studentessa universitaria di 25 anni, abito in un piccolo paese di provincia con i miei genitori.
Sono iscritta ad una facoltà impegnativa, da quest'anno sono al primo anno fuori corso. Ho messo qualche anno per imparare a studiare nel modo più efficiente, inoltre i primi anni non consideravo il fatto che sarei potuta rimanere indietro con lo studio e tendevo a rimandare gli esami. Da due anni a questa parte comunque mi sono resa conto di voler accelerare i tempi e ho recuperato un po' di esami, adesso mi mancano due anni a finire gli studi se non fosse che... mi sono bloccata. Ho perso la motivazione, quello che studio mi piace e mi piace il lavoro che andrò a fare dopo gli studi, inoltre non vedo l'ora di andarmene di casa e la laurea rappresenta per me la "libertà". Il punto è che in questi due anni mi sono concentrata quasi esclusivamente sullo studio, abbandonando altre attività, continuando solo a coltivare le poche amicizie che avevo, che talvolta mi lasciano insoddisfatta, o intraprendendo nuove amicizie che mi hanno molto delusa e che ho troncato dopo queste delusioni. Non ho mai avuto attività extra studio coltivate in modo continuativo anche se mi sarebbe piaciuto imparare a suonare, riprendere a fare teatro o un po' di sport. Quello che mi ha sempre bloccato è stato il fatto di vivere in un paese in cui devo necessariamente spostarmi per fare alcune attività (c'è in realtà qui una piccola scuola di musica e teatro ma con le persone del paese ho troncato i rapporti ai tempi del liceo per divergenze di interessi e mentalità e non mi va di averci a che fare praticando in paese tali attività), il non avere sempre disponibile quando voglio un mezzo di trasporto (ogni volta che devo spostarmi devo organizzarmi con mia sorella e mia madre perché abbiamo una macchina in tre), inoltre i miei mi ostacolano un po' quando gli dico di voler fare qualcosa che sia extra-studio, negli ultimi anni più che mai perché vorrebbero vedermi già laureata, inoltre non abbiamo grosse disponibilità economiche; da una parte li capisco.
Sono stata fidanzata dai 18 anni ai 22 e da lì in poi ho avuto solo poche esperienze, nessuno che mi sia piaciuto veramente, anche perché sento di non "vivere" molto, cioè esco poco e quando esco non sono spesso predisposta mentalmente per conoscere nuove persone.
Risultato: sono sempre stata molto insoddisfatta della mia vita e continuo ad esserlo sempre di più.
Per dare una svolta a questa situazione di stallo ho pensato di cercarmi un lavoro e mettermi nelle condizioni di trasferirmi nella città in cui studio, chiedendo ai miei genitori poco più di quanto mi danno adesso in termini economici (non possono mantenermi completamente fuori purtroppo e forse anche non vogliono). Secondo voi potrebbe essere una soluzione oppure sarebbe un gesto un po' stupido e irresponsabile nei confronti dei miei genitori? Pensate che potrei essere più soddisatta o il problema è "dentro di me" e risolverei poco? Grazie.
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Dr. Daniela Benedetto Psicologo, Psicoterapeuta 204 5 12
Gentile ragazza, io credo che la decisione lei l'abbia già presa e che le serva il conforto per superare i sensi di colpa nei confronti dei suoi genitori.
La sua decisione sembra in sintonia con la necessità di smuovere comunque una situazione ormai stagnante e che necessità invece di creare situazioni di vita stimolanti che giustifichino una spinta motivazionale. Questo però non la esimerà dall'affrontare con i suoi alcuni contrasti, conflitti, che sono stati forse poi alla base del suo rallentamento dei tempi di studio. A volte il desiderio di cambiare, diventare autonomo viene contrastato dai familiari che non camminano con gli stessi tempi dei figli e questa situazione crea risentimento, rabbia, insofferenza nei giovani, persino disturbi umorali, che vengono manifestati indirettamente con apatia, svogliatezza negli studi o nelle loro attività.
E' possibile che lei debba spiegare, senza alcuna pretesa di essere però capita, la sua necessità di prendere aria, confrontarsi, emanciparsi per poter ritrovare il desiderio dentro di sè, la spinta, a studiare e laurearsi.
Un caro augurio

Dr.ssa Daniela Benedetto
Psicologa e Psicoterapeuta EMDR Roma
tel. 3396306112 www.danielabenedetto.it
Visite in presenza e da remoto (on line)

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dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Gentile Dott.ssa Benedetto,
grazie innanzitutto per la celere risposta.
Non nego di aver chiesto, più o meno inconsciamente, qui un consulto per avere un supporto da parte di qualcuno nella mia scelta di andarmene di casa; in realtà però la decisione non l'ho già presa, anzi, ho molti dubbi a riguardo, in parte per i sensi di colpa nei confronti dei miei genitori ma anche perché ho un po' paura di non farcela, che lavorare e studiare insieme possa risultare difficile e significherebbe ritardare ancor di più gli studi (e laurearmi a una certa età, fattore che nel mondo lavorativo conta), oltre al continuo stress di guadagnare abbastanza per sopravvivere.
Ha colto però il punto principale di questa mia idea: "creare situazioni di vita stimolanti che giustifichino una spinta motivazionale". Qui ed ora mi sento "morta"... vivo qualsiasi situazione come se vedessi un film, non mi sento dentro a niente, solo un automa programmato per studiare, limitata in qualsiasi scelta, è terribile.
Ho già chiesto più volte ai miei (già quando terminai le superiori) di poter andare a vivere fuori casa, loro mi hanno sempre detto che sarebbero d'accordo (anche con tutti le paure del caso a cui mi hanno messo di fronte "se poi ti trovi male?" "qui hai tutte le comodità") ma che per problemi economici non possono (siccome ho fatto il passaggio di facoltà il primo anno non ho potuto ottenere borse di studio, il posto alloggio nemmeno perché per pochi minuti di viaggio non rientro nei requisiti per chiedere il posto alloggio convenzionato con l'università).
Pensa quindi che il cercare lavoro e trasferirmi sarebbe una scelta appropriata e che dovrei perseguire nonostante i "logici" timori dei miei genitori o il loro disappunto?
Grazie ancora e scusi la prolissità.
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Dr. Daniela Benedetto Psicologo, Psicoterapeuta 204 5 12
Cara ragazza, io credo che la decisione debba essere presa in tutta libertà e principalmente in armonia con le possibilità pratiche di potersi mantenere ed avere un minimo di tempo e serenità per potere continuare gli studi. Su questo non posso che essere d'accordo con lei.
Penso anche però che qualsiasi sia la decisione debba trovare un modo, se rimane a casa con i suoi genitori per i prossimi due anni, di poter frequentare una palestra o avere la possibilità di spostarsi con maggiore libertà. Forse può discutere con i suoi genitori di questo suo disagio, e concordare con loro l'uso della macchina, quando necessaria o un modo per contribuire alle spese della benzina.
Già il fatto di sapere di poter gestire più liberamente i suoi tempi e i suoi spazi fa sì di sentirsi più consapevole dei propri desideri e motivazioni.
A volte dobbiamo correre il rischio di mettere noi stessi e gli altri di fronte ai limiti, in questo caso intendo i suoi riguardo al fatto che non può non accettare di dover crescere, ai loro, che non possono non accettare che è una ragazza adulta e desidera conquistare nel tempo i propri spazi.

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dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
A settembre avevo chiesto ai miei genitori di potermi iscrivere in una palestra, inizialmente non me l'hanno concesso, dopo mi hanno vista triste e arrabbiata (per sfogo gli sono praticamente scoppiata a piangere davanti...) quindi li ho convinti e mi avrebbero pagato l'abbonamento ma sostenendo che iscrivermi in palestra non mi cambiarà la vita, poi oltretutto a settembre non ero riuscita a dare nessun esame (nonostante i notevoli sforzi con cui ero riuscita a finire di studiare tutto il programma), mi sono sentita in colpa e ho lasciato perdere l'idea di andarci... Era solo un modo per avere una valvola di sfogo e fare attività fisica, a volte a casa mi sento le gambe" immobilizzate", sto sempre seduta alla scrivania o al computer. Insomma comunque insistendo sarei potuta andare in palestra, volendo potrei ottenere molto da loro, anche la macchina per spostarmi il punto è che son tutte cose che sento di dover "conquistare" e c'è sempre la variabile che se scelgo di fare una cosa, anche solo spostarmi per andare a prendere un caffé in città, devo prima dirlo ai miei genitori (mamma torni per tempo a casa? sorella ti serve la macchina?). Tutto questo mi limita tanto.
Non voglio in quest'occasione fare la vittima e dare la colpa ai miei genitori della mia insoddisfazione, so che loro agiscono nel migliore dei modi e per il mio bene, so che ci tengono, ma come ha scritto Lei non comprendono bene quanto sia importante per me emanciparmi e vivere in modo diverso. Quello che mi dispiace è che io non riesca ad accettare il fatto di vivere in questo paese, di accontentarmi delle mie amicizie (che sono contenta di avere, le mie migliori amiche sono delle persone stupende ma nessun rapporto è perfetto e abbiamo a volte punti di contrasto forti, modi di fare e interessi diversi), di voler vivere diversamente, conosco dei ragazzi che vivono da pendolari, con problemi familiari magari e condizioni economiche anche più disagiate eppure si laureano bene e nei tempi e non si stanno sempre a lamentare come me.
Penso che comunque già provare a cambiare la situazione potrebbe essere utile a me e a loro... spero solo di non tornare a casa dopo un anno magari sconfitta e quasi al punto di partenza.
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Dr. Daniela Benedetto Psicologo, Psicoterapeuta 204 5 12
si credo che sia importante accettare i limiti propri ed altrui e da questi ripartire.
I suoi genitori hanno dettato le regole che a loro sembrano di buon senso e forse lo sono. Sta a lei, misurandosi con le sue potenzialità e con le sue motivazioni per decidere cosa fare.
E' una scelta personale perchè presuppone un rischio, una perdita, qualunque scelta lei prenda questa presuppone una rinuncia. Da questo non potrà esimersi. Se va fuori acquista indipendenza, quando troverà lavoro, ma dovrà conquistarsi l'autonomia.
Se rimane a casa acquisterà consenso familiare, oltre che una bella cyclette, si sacrificherà un pò psicologicamente ma, in vista di un obiettivo da raggiungere a fine laurea, sarà soddisfatta di sè, pronta a sfruttare la spinta motivazionale per "uscire" da casa.
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dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Sì, per citare il testo di una canzone che calza al concetto da lei espresso "ogni scelta è una rinuncia" ( http://www.testimania.com/testi/testi_dente_14411/testi_lamore_non_e_bello_95270/testo_finalmente_921085.html ).
In questi giorni ho lasciato molti curricula per trovare lavoro, la situazione lavorativa attualmente in Italia però non è delle migliori, come mi hanno fatto intendere in tutti i posti in cui ho chiesto di poter lavorare (per conciliare studio e lavoro purtroppo posso accettare solo lavori part-time e che non richiedano particolari competenze, dato che non ne ho). Spero in un po' di fortuna.
Se non dovessi trovare lavoro e trasferirmi, cercherò di attivarmi per fare qualche attività qui, superando i miei "limiti".
Detto questo però le rivelo che stare in questa situazione di limbo, in cui non riesco a decidere bene quale sia la strada migliore da percorrere, mi mette molta agitazione, ansia, spesso la notte non riesco a dormire e di conseguenza non riesco a portare avanti in modo sereno gli studi. Oltretutto sto continuando a ricevere delusioni da amicizie e da alcuni ragazzi, molto spesso non so come comportarmi nei confronti delle situazioni. Mi sembra di ripetere da anni gli stessi errori con gli altri, anche se con maggiore consapevolezza di volta in volta. Mi sento molto sola in questo periodo della mia vita. Ho paura di sentirmi così per sempre. Ho paura di ributtarmi giù al prossimo evento negativo come ho già fatto di recente. Non so se posso soffrire di una forma attenuata di depressione (distimia), mi sembra di averne comunque tutti i sintomi.
Tempo fa iniziai un percorso psicologico a indirizzo psicanalitico che ho interrotto per ragioni di costi economici. (Ne inizia uno già all'età di 16 interrotto dopo qualche mese perché ravvisavo di stare meglio).
Pensa che avrei bisogno di uno psicologo in questo periodo della mia vita o semplicemente dovrei riflettere da sola sulla mia situazione per cercare di trovare un modus vivendi più soddisfacente? A volte mi sembra di essere "esagerata" a pensare di volere rivolgermi a un terapeuta...
Scusi se la tartasso con i miei pensieri e preoccupazioni. Si è dimostrata molto disponibile con me e lo apprezzo tanto.
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Dr. Daniela Benedetto Psicologo, Psicoterapeuta 204 5 12
Un percorso di psicoterapia non può che essere utile. questo è fuor di dubbio.
anche per svolgere un percorso di questo tipo ci vuole un impegno non solo economico ma soprattutto motivazionale e di energie, tempo, spostamenti, rinunce varie.
La psicoterapia è rivolta a persone che sentono aperta la possibilità di approfondire la conoscenza di sè, di modificare il solito copione di vita, perchè diventato appunto ripetitivo e soprattutto poco efficace e soddisfacente.
Non è "esagerata" se pensa di rivolgersi ad uno psicoterapeuta. Sarebbe una decisione sensata e soprattutto pensata da una persona sana che è il presupposto per un buon lavoro.
Penserei però ad un percorso per obiettivi, non psicanalitico ortodosso.
Un caro saluto
[#8]
dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Che tipo di indirizzo psicoterapeutico mi consiglia?
Grazie ancora.
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dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
In questi giorni mi sono un po' informata sui vari orientamenti terapeutici e a breve avrò il mio primo incontro con una psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Spero di aver fatto la scelta giusta... Questa terapeuta chiede 60 euro a seduta mentra l'altra me ne chiedeva 90... da una parte però mi dispiace aver lasciato l'altra terapeuta, con cui in fondo mi trovavo a mio agio e mi sembrava molto competente. Lei che ne pensa? C'è il rischio che abbia addotto il problema del costo economico perché in realtà "inconsciamente" dopo poche sedute mi son resa conto di non essere abbastanza motivata a sostenere una psicoterapia? Le confesso però che già 30 euro in più mi fanno sentire più motivata a seguire un percorso psicoterapeutico... oltretutto adesso son riuscita a mettere un po' di soldi da parte e posso sostenere da sola un buon numero di sedute senza far sborsare soldi ai miei, il fattore principale che mi ha indotto ad abbandonare la precedente terapia.
Dopo tutti questi quesiti (un po' paranoici ed ansiosi forse...) cercherò di non disturbarla più :)
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Dr. Daniela Benedetto Psicologo, Psicoterapeuta 204 5 12
Come le dicevo la psicoterapia è impegnativa a diversi livelli e questo impegno dà valore al percorso stesso che fa. E' importante anche il fatto di poter sostenere autonomamente il peso economico così come è importante riconoscere nel terapeuta quella competenza e sintonia che sta alla base poi del buon esito del percorso e del "tempo" impiegato per risolvere le problematiche.
A volte possiamo trovare dei compromessi "a tempo" a favore della scelta che vogliamo intraprendere, se sentiamo questa, la scelta, in sintonia con i nostri desideri.
Ad esempio la differenza dei 30 euro avrebbero potuto pagarla i suoi.
Ma questa è davvero una libera scelta.
E' importante che ora lei si senta coinvolta in questo nuovo rapporto.
Ogni indirizzo terpautico è poi valido se affrontato con competenza e serietà.
Quindi le auguro un buon percorso di terapia e di approfondimento.
Un affettuoso saluto
[#11]
dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
La ringrazio molto per i validi consigli e considerazioni che mi ha scritto, ne terrò sicuramente di conto. E' ammirabile il supporto che Lei come altri professionisti date su questo sito.
Le auguro un buon lavoro.
Cari saluti.