Depressione inevitabile

Salve,
parto dal pressuposto, come suggerito dal titolo da me inserito, che la mia condizione sia inevitabile e che qualsiasi persona umana al mondo sarebbe esattamente dove mi trovo io. Cioè nel mezzo di una depressione acutissima e senza la benché minima via di uscita.
Ho 24 anni e sono nato con un incurvamento congenito del pene ostativo dell'attività sessuale. Non appena resomi conto del problema (ero un ragazzino di 16 anni), mi affido a mio padre come qualsiasi avrebbe fatto a quella età, anche perché, in quanto medico, immaginavo disponesse di canali informativi migliori di quelli che potessi trovare io. Così, nel giro di un anno e mezzo, vengo sottoposto a tre interventi, del tutto in barba alla fragile psiche di un ragazzetto, nel tentativo di risolvere un problema che, allo stato attuale delle cose, dovrebbe rasentare la banalità. Questi, neanche a dirlo, si rivelano inutili e mi ritrovo esattamente allo stesso punto da cui ero partito. Non ne ho la certezza, ma immagino che il trauma subito dalla serie ripetuta di interventi tanto dolorosi quanto inutili mi abbia allontano dal problema e per qualche anno abbia cercato di vivere non pensandoci, con l'aiuto della mia mente che, innescando una sorta di processo di autodifesa, è riuscita bene o male a tutelarmi. Tuttavia 'il giochino' non può durare per sempre e nel 2012 mi sottopongo a un nuovo intervento a Milano. L'esito, stavolta, è più disastroso di quanto chiunque potesse pensare. Disfunzione erettile per un anno; infiammazione cronica per non assorbimento di punti; dolore cronico neuropatico per danneggiamento delle terminazioni nervose e costrizione di un nervo; persistenza della curvatura; produzione di tessuto fibrotico superficiale per persistenza dei punti. In buona sostanza, passo dall'avere una vita difficile a una vita praticamente impossibile. Non riesco più a fare sport e faccio fatica a camminare per lunghi tratti; spesso, devo sostare e riposarmi. In più, come se non bastasse, sopraggiunge una prostatite acutissima che ancora oggi non riesco a mettere a bada (e ritengo direttamente riconducibile all'intervento). In tutto questo, raggiunti livelli di stress disumani da una battaglia che combatto da 7 anni, altre parti del mio corpo mostrano il fianco: il mio sistema digerente va in subbuglio totale; compaiono acufeni. Il mio corpo sta andando in tilt, in buona sostanza. Dopo due anni di reale agonia, trovo una via di uscita. Scopro che all'estero c'è un mondo più evoluto, e conosco il medico considerato tra i migliori in Europa. Mi opero quasi due mesi fa a Londra e scopro (dopo, ma lo sapevo bene anche prima) che la situazione è molto complicata. L'intervento dura quasi 4 ore (più stai aperto e più volte sei aperto, più lento sarà il recupero) e questo mi costringe a un post operatorio da incubo, che sto vivendo tutt'ora. A quasi 60 giorni all'intervento non riesco ancora avvertire nient'altro che non sia una tuta e ogni giorno è un incubo. Non so più cosa fare.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 503 41
Gentile ragazzo,

attualmente Lei ci sta descrivendo una situazione molto difficile, legata soprattutto al vissuto di questi anni e al post operatorio dell'intervento effettuato a Londra, ma i medici che cosa Le hanno detto riguardo alla Sua ripresa?
In questi anni Le è stato suggerito un supporto psicologico?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Caro ragazzo,

non può essere che comprensibile un dolore ed una frustrazione così ingente.

Mi rammarica il fatto che nel nostro Paese non sia riuscito ad incontrare l'andrologo più adatto alle sue necessità... eppure qualche collega di cui mi fido ciecamente (consulente anche di questo sito) c'è !

Il suo vissuto ha a che fare con una evidente patologia organica che, immancabilmente, sottende ed innesca dinamiche psicologiche devastanti.

Una buona sinergia di intervento tra andrologo e psicoterapeuta, attualmente, la ritengo necessaria: ha bisogno di una chiarificazione e rassicurazione da parte del medico andrologo ed un confronto di elaborazione di questo vissuto con lo psicoterapeuta.

Alla sua giovane età non è possibile prescindere dall'immagine corporea, dalla relazione con l'altro sesso e via dicendo. Ha bisogno di acquisire fiducia in se' e iniziare a "guardare alla vita" con occhi altri...

Non si perda d'animo e rifletta su un percorso integrato.

Rimaniamo, comunque, in ascolto di suoi eventuali dubbi...


Di vero cuore,
un augurio sincero!
[#3]
dopo
Attivo dal 2014 al 2016
Ex utente
Grazie della risposta, avrei voluto scrivere di più ma il numero limitato di parole inseribili me l'ha impedito.
Il punto è di semplice decifrazione, in realtà. Mi hanno derubato della vita per una fesseria, e questo è quanto.
Il medico londinese mi aveva avvertito che il recupero sarebbe stato lungo, ma mi sembra che si sia andati oltre ogni previsione e non potevo aspettarmelo così complesso.. Non potersi mettere nient'altro che una tuta e trovarsi a dover gestire il tempo, nel senso da vagliare gli impegni in relazione alla consapevolezza di non poter spendere più di un paio di ore fuori, è talmente folle da sembrare inverosimile. Il dottore rimane fiducioso e sostiene che potrò vivere una vita normale, anche se, a dirla tutta, non so come questo sarà possibile. In questo senso, non posso che attendere affidandomi alle sue parole. Nel frattempo, però, mi sto confrontando con ragazzi - un inglese e un australiano operati il mio stesso giorno - che hanno avuto la fortuna di capitare nel posto giusto alla prima (ed unica) tornata, e che hanno già iniziato le loro vite. Da una parte sono felice per loro, è chiaro, ma dall'altra, come credo sia umano, la cosa mi sta distruggendo. Anche perché, lo saprete bene, da lì al colpevolizzarsi per aver fatto determinato scelte, è un attimo.

Per quanto riguardo un percorso psicologico, sì mi è stato consigliato e sì l'ho intrapreso, anche se, va detto, senza convinzione e in maniera saltuaria. Lo dico subito, non sono quel tipo di persona che ha una sorta di prevenzione pregiudiziale sulla psicoterapia/psichiatria, ma purtroppo non riesco ad inquadrarla in relazione al mio caso specifico. Cioè, di fonte a un dato di fatto così devastante, non so che cosa io potrei ottenerne. Inoltre, mentre scrivo, mi passano per la mente tutte le debolezze e le paure, sfociate dal mio problema fisico, che hanno avuto quasi un decennio per corroborarsi. Inutile negarlo, psicologicamente sono devastato tanto quanto lo sono fisicamente. E la devastazione ha avuto tutto il tempo per arredare ogni angolo della mia testa. Anche se dovessi mai sistemarmi fisicamente, come potrei guarire ferite di così lunga data? Conosco bene i problemi legati alla mia 'deformazione', li vivo sulla mia pelle ma ho cercato anche di oggetivizzarli, nei limiti del possibile. So bene che più passa il tempo e più diventa complicato e improbabile il 'recupero', se poi lo si deve fare con un pene 'a mezzo servizio' (scusatemi la volgarità)..'ciao belli', come si dice.
[#4]
Attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Deve riprendersi in mano la sua vita...

È giovane e può iniziare un percorso di elaborazione di vissuti, che la potranno "accompagnare" con serenità e motivazione.

L'aspetto psicologico è secondario, ma c'è!

Provi a darsi una possibilità... se c'è interesse e motivazione al cambiamento, associato ad una buona alleanza terapeutica, i risultati sono raggiungibili.

Un saluto affettuoso
[#5]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 503 41
Gentile ragazzo,

Lei scrive: "Il dottore rimane fiducioso e sostiene che potrò vivere una vita normale, anche se, a dirla tutta, non so come questo sarà possibile."

Intanto è fondamentale questa buona notizia, successivamente potrà lavorare con uno psicologo per la sua immagine corporea, per la Sua visione della sessualità, per il rapporto con le ragazze, ecc...

Cordiali saluti,
[#6]
Dr. Andrea Epifani Psicoterapeuta 123 2
Gentile Utente,
credo di poter capire tutta la sua frustrazione e le sue paure. Lei scrive:

<< non sono quel tipo di persona che ha una sorta di prevenzione pregiudiziale sulla psicoterapia/psichiatria, ma purtroppo non riesco ad inquadrarla in relazione al mio caso specifico. Cioè, di fonte a un dato di fatto così devastante, non so che cosa io potrei ottenerne. >>

Spesso di fronte ad avvenimenti per così dire "oggettivi" ci viene da pensare che l'aiuto di uno psicologo non serva, perché il malessere che proviamo è normale di fronte a quello che ci succede. Il punto, però, è che ogni tipologia di malessere cambia da persona a persona, perché cambiano i vari modi di dare significato a quello che ci succede. Un collega psicologo la aiuterebbe a fare luce sulle sue paure, sui pensieri che le alimentano, sul significato che ha per lei quello che le sta succedendo, etc.

Ad esempio lei scrive:

<< Anche perché, lo saprete bene, da lì al colpevolizzarsi per aver fatto determinato scelte, è un attimo. >>

Ovviamente la base imprescindibile per farsi aiutare anche da uno psicologo è che lei abbia la volontà di iniziare un percorso di supporto di questo tipo, altrimenti ha poco senso.

Come ha scritto la collega Albano, l'aspetto psicologico in questi casi è secondario al disturbo organico, ma resta un aspetto della gestione della situazione da non sottovalutare.

Ad ogni modo, le faccio i miei migliori auguri. Anche se è difficile, cerchi di acquisire un po' di quell'ottimismo che il suo medico le comunica.

Cordiali saluti,

Dr. Andrea Epifani - Bologna
http://BolognaPsicologo.net

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