Forte ansia generalizzata e paura

Buongiorno,
soffro di ansia generizzata da anni con attacchi di panico (o d'ansia). Sono in cura da anni da uno spichiatra che mi ha pescritto la paroxetina e quando sono a certe dosi (10mg) il mio stato migliora notevolmente.
Tuttavia per problemi sessuali che causa la paroxetina a volte tentiamo di ridurre la terapia e come sempre ricado e sto male.
Ho seguito per anni anche una psicoterapia che è finita ma senza nessun risultato in questo frangente.
Leggo che la psicoterapia dovrebbe essere di tipo cognitivo mentre quella a cui mi sono rivolto penso sia analitica (se ho ben capito).
Vorrei intrapprendere una psicoterapia ad doc per il mio problema e quindi vi chiedevo cosa devo cercare.
Vi ringrazio

Roberto
[#1]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Caro Roberto,

non esistono indicazioni univoche su quale "debba" essere la forma di psicoterapia da preferirsi nei casi di disturbi d'ansia, anche perchè ogni caso è unico e l'esito di un trattamento non è ma prevedibile a priori.

E' inoltre possibile per svariati motivi che la terapia che ha già effettuato non le abbia permesso di risolvere del tutto il suo problema.
Ha ricevuto una diagnosi precisa?
In quali aspetti è migliorato con la psicoterapia effettuata tempo fa?
L'ha terminata di sua iniziativa?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

se la diagnosi posta dallo psicologo e dallo psichiatra è di DOC va bene la terapia cognitiva o quella cognitivo-comportamentale, in quanto ci sono evidenze empiriche secondo le quali per tali disturbi sia d'elezione una psicoterapia attiva e focalizzata come quelle cognitive.

Legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3715-la-rimuginazione-ossessiva-come-risolverla.html

In ogni caso nella Sua città non avrà alcun problema a trovare strutture che offrono la psicoterapia di tipo cognitivo.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
dopo
Utente
Utente
Grazie per la vostra risposta.
Io ho intrappreso due psicoterapie in questi anni e le ho terminate quando gli spicologi mi hanno detto che andava bene cosi. Forse, il mio benessere era mascherato ormai dalla paroxetina.
Tornando da quest'ultimo per questo problema non ho migliorato e ho la sensazione di non acquisire nient'altro nonostante mi trovi molto bene.
Ho letto di questa terapia cognitivo comportamentale e da qui il mio dubbio se ho "sbagliato" psicologo. Ovviamente il lavoro svolto su di me è stato buono per molti altri aspetti della mia vita e ne sono grato a questo psicologo ma sembra non riuscire a "colmare", "trovare", non so come dire, il mio problema che mi genera questa ansia...o farmela vivere in maniera meno pesante.
Essendo quindi volenteroso di risolvere il mio problema da qui che cerco la via migliore.. Ho conoscenza anche di un buon psicologo di tipo Jung ma chiedo appunto a voi.

Grazie mille
[#4]
Attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Gentile Roberto,

in accordo con la dr.ssa Massaro, le chiedo di provare a comprendere che ogni tipo di terapia potrebbe essere utile nel momento in cui si crea una buona alleanza terapeutica e se coesiste una motivazione al cambiamento.

Ognuno di noi è un essere unico ed irripetibile, per cui una terapia mirata al mio storico personale; ai miei vissuti più intimi e al mio bisogno di "esserci"!

La terapia farmacologica deve essere ben "dosata" e soprattutto ci deve essere una corretta sintonia di confronto e supporto da parte sia dello Psichiatra che del Terapeuta.

Con la Psicoterapia potrà permettere, in fase di buon adattamento, alla farmacologia di essere ridotta, così da iniziare ad essere più attivo nel suo spazio vitale.

Provi un colloquio di conoscenza, per capire se il professionista può essere in sintonia e, soprattutto, non abbia fretta... occorre tempo, quel tempo debito che ci aiuta a "sintonizzarci" sulle nostre emozioni!


Spero in un confronto costruttivo...

Un caro saluto
[#5]
dopo
Utente
Utente
Ho letto l'articolo indicatomi dal Dr. Angela Pileci e, be, si sono io.
Sarà che lavoro come programmatore e la ricerca di una soluzione fa parte del quotidiano ma a volte mi esaurisco anche per "risolvere" cose impossibili da risolvere visto la non dipendenza da me.

Soffrendo poco anche di acufene io mi considero una pentola a pressione.. come un motore che non smette mai di pensare... a come dovrebbe o potrebbe essere ecc

Quindi in questo caso penso di aver capito che è meglio la psicoterapia di tipo cognitivo, giusto?

Grazie infinite
[#6]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Per i disturbi d'ansia è certamente indicata.

Cordiali saluti,
[#7]
dopo
Utente
Utente
In risposta a Dr. Antonietta Albano,
Il mio psicologo da cui ero andato è una persona che mi piace e con cui si è costruito un buon feeling ma le ultime sedute non uscivo più con quel senso di aver mosso o toccato qualcosa, o fiducia che mi tirerà fuori dall'ansia. E' vero che sono andato li per altro (una separazione) ma poi il problema ansia e attacchi di panico si sono ripresentati e quindi li volevo risolvere con lui.

Purtroppo mi sono sentito non compreso, come se, beh, fosse normale averli.. e per me sono invalidanti e quindi sono un peso e non una cosa normale. Forse il non aver visto una strategia, una ricerca dentro di me del perché o un "guarda se ti capita cosi prova a pensare o fare..."
Non so se mi riesco a spiegare.

e vorrei quindi uno specialista con cui avere un buon feeling ma anche che mi infonda quella sicurezza di cui ho bisogno.

Grazie
[#8]
Attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
La ringrazio intanto per la risposta, davvero.

Lei deve fare ciò che sente, per cui trovare, anche, la persona che più si avvicini ai suoi bisogni.

Le faccio i miei più cari auguri.


Di cuore
[#9]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Se ho capito bene ha effettuato dei percorsi non continuativi e quindi non ha svolto un lavoro particolarmente approfondito, che sarebbe stato forse auspicabile, ma probabilmente in quel momento il suo disagio si era almeno apparentemente risolto e quindi l'indicazione di terminare il percorso sarà stata sicuramente fondata su una valutazione oggettiva del suo stato.
L'assunzione di paroxetina può aver "mascherato" il suo malessere, come lei afferma, per lasciarlo riemergere nel momento in cui scala la dose per contrastare gli effetti indesiderati dell'antidepressivo sulla sua vita sessuale.

E' inoltre possibile che quell'ultimo percorso in particolare le abbia dato già tutto quello che poteva darle, e quindi l'idea di proseguire a lavorare su di sè con l'aiuto di un altro terapeuta può essere ragionevole: in ogni caso tenga presente che la "sicurezza" che lei cerca non deriva tanto dal tipo dal tipo di terapia, ma dal rapporto con il terapeuta e dai contenuti che lei vi proietta.
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