Doc grave del coniuge

Buongiorno,
sono sposata da 18 anni con un uomo affetto da DOC ( l'ho scoperto purtroppo dopo circa un anno di matrimonio) che lui rifiuta categoricamente di curare malgrado peggiori drammaticamente. Abbiamo un figlio adolescente.La nostra vita é un inferno: rituali infiniti 24h su 24, ossessioni e compulsioni di ogni tipo a cominciare da rupofobia, terrore del sangue, dell'HIV, dei cerotti, garze, gessi, stampelle, ospedali, persone infette, sporcizia, contatti fisici con le persone parenti e genitori compresi, oggetti e animali. La malattia ha condizionato completamente ogni singolo aspetto della nostra vita, abbiamo cambiato casa e cittá piú volte, perso tutti gli amici e le normali frequentazioni. Lui vive e lavora in casa e costringe me a fare la stessa cosa da anni, nostro figlio va a scuola e frequenta gli amici ma sempre con le dovute limitazioni di igiene e pulizia. Mio marito indossa guanti in lattice monouso tutto il giorno, li toglie solo per mangiare e si siede a tavola solo dopo essersi lavato le mani per almeno 15 minuti. A tavola ormai é un incubo. Siccome pensa che la bocca sia contaminata dobbiamo mangiare facendo attenzione a non fare briciole, a non toccare senza cautele piatti, bicchieri e posate usate ( da noi!) . Per ogni portata devo cambiare tutto, persino il bicchiere. Deve contare ogni gesto a numeri multipli di tre e a volte pretende che contiamo insieme a lui per non perdere il conto. Non mi bacia da anni ( rapporti sessuali rari, meccanici e controllatissmi) e non si lascia toccare neanche da suo figlio, men che meno dai genitori. Se malauguratamente succede si fa disinfettare con alcol anche per mezz'ora. In casa io non posso fare nulla ( pulizie comprese) se non sotto suo maniacale controllo e precise direttive. Spendiamo quasi 400 euro al mese in disinfettanti, guanti monouso, alcol denaturato e prodotti di pulizia professionali. Se un oggetto risulta sporco o " contaminato" anche se di valore, viene gettato via con mille precauzioni.Nessuno puó assolutamente entrare in casa nostra. Io non posso uscire di casa ( neanche nella nostra proprietá) da sola , neppure per fare la spesa e non posso frequentare alcuno se non in sua presenza. Ho pianto, implorato, urlato,minacciato piú volte di divorziare, addirittura di farlo ricoverare contro la sua volontá ma non é servito a nulla. Dice di non avere tempo di farsi seguire e curare e che le sue paure sono dettate esclusivamente dal terrore di perderci perché ci ama tanto. Mio figlio ed io non ce la facciamo piú. Io devo fare finta di niente davanti a tutti, inventare continue scuse e bugie per giustificare i nostri comportamenti e credo di essere ormai al limite della sopportazione umana. I suoi genitori a sua insaputa, hanno consultato specialisti che peró hanno detto che solo io potrei convincerlo. Il nostro matrimonio é distrutto ma il mio terrore é soprattutto che la vita di nostro figlio lo sia! Dire che sono disperata é un eufemismo!
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Dr.ssa Tiziana Corteccioni Psichiatra, Psicoterapeuta 126 7
Buongiorno,
Purtroppo c'è poco che Lei possa fare senza il consenso di suo marito a farsi curare. Potreste provare insieme a contattare il csm di zona ed eventualmente intraprendere una psicoterapia di coppia a scopo conoscitivo dato che, come Lei scrive, il disagio quotidiano che vivete vi sta allontanando sempre di più.

Dr.ssa Tiziana Corteccioni
www.tizianacorteccioni.it

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Per il tramite del medico di famiglia è possibile fare richiesta di Accertamento Sanitario Obbligatorio, con il quale suo marito deve sottoporsi alla visita obbligatoriamente scortato dalle forze dell'ordine.

La situazione come è descritta appare sufficientemente grave da poter poi tramutare l'accertamento in trattamento sanitario obbligatorio con il quale suo marito è costretto, per il periodo di tempo previsto, a sottoporsi a cure.

Qualora la situazione sia tale da non poter essere più gestita neanche da lei, sarebbe opportuno riflettere sulla possibilità di un allontanamento dal nucleo familiare, sia per lei che per suo figlio che può ricevere conseguenze anche a lungo termine per questo tipo di patologia da cui è affetto suo marito, per il tramite di un avvocato.

https://wa.me/3908251881139
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno, ringrazio entrambi gli Specialisti per la tempestivitá della risposta. Purtroppo sono consapevole del fatto che date le premesse potrei ricorrere a mezzi drastici come il TSO ma mio figlio ne uscirebbe devastato e ne pagherebbe le conseguenze per tutta la vita!
Cercheró di essere piú insistente con mio marito per indirizzarlo verso una terapia che coinvolga tutta la famiglia e se non accetterá me ne andró spontaneamente. So perfettamente che con un buon avvocato mio figlio sarebbe affidato esclusivamente a me ma non farei mai nulla che possa creare in mio figlio un trauma ulteriore dato che, nonostante tutto, lui adora suo padre ed a modo suo, il padre ricambia. Grazie per la Vostra franchezza!
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Dr.ssa Tiziana Corteccioni Psichiatra, Psicoterapeuta 126 7
Da quello che aveva scritto avevo intuito che il problema presentato non erano i metodi disponibili per farlo ricoverare quanto piuttosto la possibilità di alleviare un disagio familiare rispettando le ragioni di tutti. Concordo con il collega sulla possibilità di prendere in considerazione un accertamento sanitario obbligatorio, soprattutto se vostro figlio stia mostrando segni di sofferenza. Alternative sono la terapia di coppia, la terapia familiare o il divorzio. I bisogni di vostro figlio, sopratutto se minorenne, devono essere messi sempre in primo piano.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Ritengo che suo figlio possa pagare le conseguenze per tutta la vita anche nella situazione in cui non si interviene e possa sviluppare in futuro disturbi simili a quelli del padre, considerandoli funzionali e normali per poter gestire problematiche di vita quotidiane che dovessero portare ad una difficoltà momentanea, cosa che normalmente può accadere nella vita di ognuno.

Purtroppo, la difficoltà di vivere con persone con questi disturbi si manifesta anche nell'immobilismo dei familiari stessi che si trovano nella condizione di non riuscire a prendere delle decisioni che si rivelano difficili e dolorose.