Prostatite e aumento PSA

Salve, volevo un parere in merito alle condizioni di salute di mio padre di anni 65. Dopo una normale visita urologica di controllo (non accusava alcun sintomo) gli è stata diagnosticata una prostatite con ingrossamento della prostata e un PSA di 6,76 per cui è stato sottoposto alla seguente terapia: KERAFLOX 1 CPR al giorno per 10 giorni, TOPSTER SUPP:, 1 CPR al giorno per 20 giorni, UROREC 1 CPR per 3 mesi, PROGEPROST PLU 1 CPR per 3 mesi. Dopo un mese di terapia il PSA è aumentato passando da 6,76 a 9,08. L’urologo ha quindi nuovamente visitato mio padre ritenendo che non vi erano stati miglioramenti e programmando una biopsia. Secondo la vostra esperienza è preoccupante l’aumento del PSA in poco tempo nonostante un mese di terapia? Francamente non so se preoccuparmi anche se l’urologo non ha dato molta importanza a questo aumento del PSA ma si è basato soprattutto sulla visita che ha effettuato un mese dopo la cura. Secondo voi quante possibilità ci sono in questi casi che la biopsia possa dare esito positivo? Grazie per l’eventuale risposta.
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Dr. Matteo Giglio Urologo 328 24 3
Buona sera. Normalmente le oscillazioni veloci e importanti del PSA (come un salto di quasi 2,5 punti in un mese) sono secondarie a problemi di tipo infiammatorio a livello prostatico. E' invece più sospetto per tumore un PSA in lenta e costante crescita. In alcuni tuttavia casi i due fenomeni possono coesistere.
Per valutare il rischio di positività della biopsia bisognerebbe conoscere tutti i dati clinici: andamento del PSA negli ultimi anni, volume prostatico, eventuale presenza di noduli alla palpazione, eventuali aree dubbie ecografiche , ecc
Cari saluti

Dr. Matteo Giglio
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dopo
Utente
Utente
Grazie mille per la risposta. Il PSA era 4,49 ad ottobre 2013 con una diagnosi di ipertrofia prostatica di grado lieve e floglosi. Poi a marzo 2015 il PSA era di 6,76 e dopo un mese di cura è salito a 9,08. C’è stato un aumento del PSA in un anno e mezzo ma di poco; quello che mi preoccupa è l’aumento improvviso in un mese proprio in concomitanza della cura. Nell’ ultima visita l’urologo ha parlato di un ispessimento della parete ma dall’ ecografia la prostata è risultata di volume nei limiti. In pratica l’urologo ha ritenuto necessaria la biopsia basandosi soprattutto sull’ ispezione manuale. Secondo lei è più preoccupante l’aumento del PSA di 2 punti in un anno e mezzo o l’aumento repentino in un mese di quasi 2,5 punti? Ne approfitto per chiederle se la biopsia prostatica è un esame doloroso visto che il medico ha parlato di un fastidio attenuato dall’ utilizzo di un anestetico. Grazie ancora per il servizio che offrite.
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Dr. Matteo Giglio Urologo 328 24 3
Iniziamo col dire che la biopsia prostatica è un esame poco invasivo: si può fare ambulatorialmente (o in day hospital) in anestesia locale. E' ben tollerato dal paziente (non si sente male) e il rischio di complicanze importanti decisamente basso.
Per quanto rigurada le oscillazioni del PSA - mi ripeto - ci preoccupano meno quando sono rapide e vistose.
Nel Suo caso mi sembra corretta l'indicazione di eseguire la biopsia, sia per i valori del PSA (anche senza considerare l'impennata dell'ultimo mese), sia per l'esito della visita prostatica. Ci tenga informati sui risultati. Cari saluti.
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Utente
Utente
Egregio dottore, le avevo parlato in precedenza delle condizioni di salute di mio padre e dell’imminente biopsia prostatica che doveva effettuare. Le riporto la DIAGNOSI ISTOPATOLOGICA:
“Adenocarcinoma prostatico somma 7 (4 + 3) del sistema di Gleason presente nei prelievi 1,2,3,4,5 e 6 riferiti al lobo destro con microfocolai nel prelievo 7 riferito al lobo sinistro”.
T77 PROSTATA E VESCICOLE SEMINALI
C3 ADENOCARCINOMA
L’urologo ha prescritto una tac e una scintigrafia ossea per una migliore valutazione. Volevo chiederle cosa pensa della situazione, se in questi casi sia più opportuno l’intervento o eventualmente la radioterapia. Infine volevo chiederle se a suo parere in questi casi è meglio rivolgersi ad un oncologo oppure l’urologo è lo specialista più adatto per affrontare il problema. Vista la situazione non sappiamo se sia più opportuno rivolgersi ad un centro oncologico. Grazie mille per l’eventuale risposta.
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Dr. Matteo Giglio Urologo 328 24 3
Buongiorno. In questa fase l'oncologo non è di particolare aiuto.
Se gli accertamenti indicati evidenzieranno una malattia locale si potrà procedere con un trattamento locale con obiettivo di eliminare le cellule tumorali (=guarigione).
Le strade possibili sono l'intervento chirurgico radicale o la radioterapia. Queste due metodiche dovrebbero garantire percentuali di guarigione simili; l'intervento è forse gravato da qualche effetto collaterale in più (si parla in particolare di deficit erettile e - con incidenza molto minore - di incontinenza urinaria). La radioterapia ha minori effetti collaterali ma - una volta eseguita - preclude la possibilità di un successivo intervento di salvataggio (in caso di recidiva della malattia). In caso di recidiva dopo intervento - al contrario - si può tranquillamente eseguire la radioterapia.
Nel caso di Suo padre, considerando la giovane età e la presenza di un tumore prostatico a rischio non bassissimo, l'intervento potrebbe rappresentare sicuramente una buona scelta terapeutica. Questo vale se Suo padre è una persona in buona salute e senza importanti comorbidità.
Cordialità
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Utente
Utente
Dottore grazie per la risposta. Se ho capito bene in questo caso l’urologo è lo specialista più appropriato per affrontare la situazione quindi è inutile contattare anche un oncologo. Ne approfitto per chiederle un chiarimento sulla sua risposta precedente: cosa intende quando dice che la radioterapia preclude la possibilità di un successivo intervento di salvataggio? Cioè è impossibile effettuare l’intervento dopo la radio? La saluto cordialmente e la ringrazio ancora per la celere risposta.
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Dr. Matteo Giglio Urologo 328 24 3
Dopo la radioterapia si formano delle aderenze molto tenaci tra la prostata e i tessuti circostanti. Queste aderenze rendono un eventuale intervento di asportazione radicale estremamente complesso e con rischio di complicazioni notevolmente più alto. Quindi l'intervento di salvataggio non è "impossibile" ma complicato e rischioso.

In questa fase - se la scintigrafia ossea e la TC confermassero la presenza di una malattia locale - non ci sarebbe l'indicazione per una terapia medica e/o chemioterapia (e quindi non vedo molto utile contattare l'oncologo).

Se decidete per l'intervento vi serve un reparto di Urologia; se si opta per la radioterapia dovete rivolgervi ad un radioterapista.

Buona giornata!
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dopo
Utente
Utente
Salve dottore, torno a scrivere per aggiornarla sulla situazione relativa a mio padre. Visto l’esito della biopsia prostatica alla fine si è deciso per l’intervento chirurgico radicale con tecnica robotica. L’intervento è andato bene e ora aspettiamo l’esame istologico. Oltre alle informazioni che ci ha dato il chirurgo, volevo chiedere anche a lei in quanto tempo può migliorare l’incontinenza in base alla sua esperienza e se dipende dal singolo soggetto. Mio padre a venti giorni dall' intervento ha alcune perdite di urina durante la giornata anche se si tratta di poche gocce. La situazione può migliorare nel lungo periodo? Infine volevo chiedere se è normale avere delle perdite di sangue; si tratta di poche gocce che fuoriescono appena terminata la minzione anche se ciò non si verifica ogni volta che urina ma soprattutto al mattino. Potrebbe dipendere dalla stitichezza e dal fato che si sforza più del dovuto durante la defecazione? Preciso che non ha febbre ne dolore e non ci sono difficoltà ad urinare. La ringrazio ancore per l’eventuale risposta. Cordiali saluti.
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Dr. Matteo Giglio Urologo 328 24 3
Buongiorno. Direi che il decorso di Suo padre è buono. Minime perdite di sangue alla fine della minzione ci possono stare e dovrebbero nel tempo cessare. La continenza è già buona e potrà ulteriormente migliorare nelle prossime settimane / mesi. La velocità nel recupero della continenza è variabile. Può essere utile in questa fase eseguire un pò di "ginnastica perineale".
Ancora saluti
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno dottore, volevo comunicarle l’esito dell’esame istologico a seguito dell’intervento di prostatectomia robotica effettuato a mio padre.

“ADENOCARCINOMA ACINARE, GRADO 4-3 SECONDO GLEASON (SCORE 7), INFILTRANTE IL TESSUTO CONNETTIVO EXTRAPROSTATICO A LIVELLO DELLA BASE E DELLA FACCIA POSTERIORE. NON DOCUMENTABILE INFILTRAZIONE NEOPLASTICA DELLE VESCICOLE SEMINALI NE’ DEI MARGINI DI SEZIONE CHIRURGICA. INFILTRAZIONE NEOPLASTICA DI UN LINFONODO ILIACO-OTTURATORIO (inclusione n° 16. NON DOCUMENTABILE INFILTRAZIONE NEOPLASTICA DI ALTRI QUATTORDICI LINFONODI.
pT3a N1 MX”.

A questo punto l’urologo che ha effettuato l’intervento ha prescritto il farmaco “Firmagon”, terapia da fare per un anno, escludendo la radioterapia e prevedendo una visita di controllo a distanza di quattro mesi con controllo del PSA totale e del testosterone.
Secondo la sua opinione sarebbe opportuna una radioterapia vista la situazione? non sarebbe il caso di anticipare i tempi? Non ero presente al momento della visita di controllo ma rimango perplesso dal fatto che non sia stata prevista subito la radioterapia. Forse mi ero fatto un’idea sbagliata poiché pensavo alla radioterapia come opzione obbligata subito dopo l’intervento. Cosa pensa della situazione? Sarebbe opportuno consultare anche un radioterapista? Grazie per l’eventuale risposta. Cordiali saluti.
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Dr. Matteo Giglio Urologo 328 24 3
Buongiorno. La notizia del linfonodo positivo (inaspettata) deve essere considerata con molta attenzione. L'indicazione alla terapia ormonale è corretta.
La radioterapia - in un caso del genere - va sicuramente considerata. E' probabile che i nostri Colleghi preferiscano aspettare qualche mese prima di avviare la radioterapia adiuvante, in modo da consentire la completa guarigione dall'intervento. La terapia ormonale dovrebbe essere mantenuta per un periodo più lungo (2-3 anni).
Cari saluti
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