Lutto complicato

buongiorno,
ho26anni,dieci mesi fa è morto mio padre,malato già da 4 anni,ho avuto problemi ad accettare la sua scelta di non volersi curare e quando gli ho detto addio,è stato un addio molto freddo.prima che mio padre si ammalasse avevo un'immagine diversa di lui,idealizzata in un certo senso,gli volevo tanto bene,poi la sua malattia mi ha fatto deprimere,mi sono sentita abbandonata e indegna. non piango mai, non sono mai stata una persona che piange ma mi sento di essere diventata molto nervosa,mi irrita la gente felice, che scherza, la gente che dice di essermi vicina e di volermi felice e scherzosa come una volta, mi sembra che questa gente non capisca niente e non faccia lo sforzo di capirmi, così mi isolo, tendo a preferire la compagnia di mia madre (con la quale però non si parla quasi mai di mio padre), di persone adulte o di coetanei che mi lasciano in pace e tranquilla, anche se questo è difficile. mi sento persa nonostante in questi mesi abbia iniziato dopo gli studi un lavoro e questo mi soddisfi, coltivo i miei interessi e le mie passioni, qualche amicizia, tuttavia non penso, non sento di aver elaborato il lutto di mio padre, per quanto fosse una cosa non improvvisa e che mi aspettavo, non riesco a piangere, mi è difficile andare avanti, mi sento di essere rimasta indietro. e con poca comprensione da parte di chi si diceva vicino a me.
vi ringrazio per l'attenzione,
cordialmente,
Giulia
[#1]
Attivo dal 2011 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Giulia,

ha messo molti argomenti sul piatto, e per nulla semplici. Si è data anche una valutazione 'diagnostica', riconducendo la sua sofferenza attuale al doloroso evento della perdita di suo padre. E sta cercando spiegazioni. Mi pare ci siano tutti i presupposti per riuscire a stare meglio con la pazienza, la fatica e il tempo necessari.

Credo anche ci siano le condizioni per un buon percorso di psicoterapia, che può aiutare ad accorciare il periodo di sofferenza, a rimettere in ordine i pensieri e le emozioni, a ripercorrere i momenti più dolorosi del recente passato per viverli con più serenità. Anche a piangere quel che non ha pianto in un luogo protetto e sicuro, volendo.

Insomma, le auguro buone cose e restiamo a disposizione.
[#2]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
Vorrei che lei leggesse questo racconto sulla morte del padre...che trova nel mio sito.

http://www.valeriarandone.it/articoli/1297-congresso-nazionale-sia-2015/

Le persone che la vogliono felice, non capiscono nulla e non sentono il suo dolore che è solo suo e della sua famiglia...


Per quanto riguarda la scelta di suo padre di non farsi curare, è un tema molto delicato e sofferto....troverà parecchi spunti nella lettura che le ho indicato.

Elaborate un lutto così importante significa poi, crescere come "persona", entrando nel profondo delle sue paure ed attraversandole...
Paura di rimanere da sola.
Paura di non farcela...
Rabbia...
Paura dell'abbandono....

Dover elaborare l'immagine di suo padre prima della malattia e di suo papà dopo la malattia e la morte....

Spero che possa piangere, piangere tanto....se non ci riesce si faccia aiutare, altrimenti il lutto si cronicizza!

Suo padre l'accompagnerà sempre e dalla sua "imago interna" potrà trarre quella forza indispensabile per andare avanti prima o poi, superata soprattutto la rabbia per la perdita, anche se già annunciata...

Appena passerà la rabbia- prima o poi si stempererà - potra occuparsi del dolore, quello profondo per la perdita.

Ci saranno momenti bui, tristi, cupi, altri durante i quali la vita prenderà prepotentemente il posto del suo mondo interno e penserà di stare bene, altri durante i quali un ricordo, un profumo, una sua fragilità, una foto.......e verrà prontamente riportata indietro nel tempo, ripiombando nel dolore....

Sua padre vivrà ancora e per sempre nei suoi ricordi, vivrà con lei e farà da guida al suo mondo interno.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa,

la ringrazio della risposta, nella quale sento comprensione e del racconto, il quale mi ha commossa.
Mi capita di provare momenti di profonda tristezza ma trovo questi momenti risolutori perché riescono a ricongiungermi con le mie emozioni, a fare un "punto concreto" della mia vita, di ciò che sono, aldilà delle paure. "Il richiamo della morte è anche un richiamo d’amore. La morte è dolce se le facciamo buon viso, se l’accettiamo come una delle grandi, eterne forme dell’amore e della trasformazione”, mi ritrovo in questa citazione di Hesse. pensare agli ultimi giorni di mio padre paradossalmente mi dà forza e lo sento vicino. Quello che mi preoccupa di più è invece proprio l'inaridirsi, la distanza dalle emozioni, che mi fa sentire 'bloccata' e 'indietro' in un certo senso.
Ancora grazie,
la saluto cordialmente,
Giulia
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Buon giorno Giulia,
come avrà potuto leggere io ci sono passata da poco e proprio per evitare di smarrire le emozioni, anche le più destruenti, le ho deposte e custodirete in una pagina di libro, regalando loro l'eternità.

Le emozioni, le fragilità, i pianti non dovrebbe allontanarli... ma custodirli dentro di lei, come un vero tesoro.

Le piante, soprattutto quelle a cui teniamo di più, vanno innaffiate per evitare che si inaridiscano e muoiano ... Così dovrà fare con i suoi ricordi e con l'immagine, interna, di suo papà che sarà già il suo angelo custode.



[#5]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile ragazza,

è vero che ci aspettiamo anche la comprensione da parte degli altri che, forse per imbarazzo o forse perché davvero non riescono a sintonizzarsi con il Suo dolore, Le chiedono di sorridere e di essere "come prima".

Ma io credo che la prima persona che dovrebbe trattarLa con maggior gentilezza è proprio Lei che scrive. Infatti dice: "...mi sono sentita abbandonata e indegna..." e anche "...sento di essere diventata molto nervosa,mi irrita la gente felice...".

Tutti noi nasciamo con l'idea innata (e quindi nessuno deve insegnarcelo) che possiamo rivolgerci agli adulti per noi significativi sempre, quando abbiamo bisogno, ma anche quando vogliamo condividere qualcosa di bello. E chi più del Suo papà è importante e un punto di riferimento nella Sua vita? Ecco allora la devastante sensazione di essere stata abbandonata, sebbene il papà non avesse scelta.
Ma allora, davanti ad una sensazione del genere, la rabbia è proprio l'espressione di quella protesta fortissima che ci fa lottare contro gli accadimenti che non possiamo controllare e contro i quali non possiamo fare nulla, neppure crederci che sia accaduto davvero. Anche un bimbo molto piccolo protesta nella stessa maniera se una persona che ama e di fiducia va via.

Quindi si prenda il tempo per protestare, anche perché come Lei stessa ha ben sottolineato, nessuno di noi è mai pronto per affrontare la morte dei genitori, anche se sappiamo già che non sono eterni e se un periodo di malattia ci anticipa la loro morte.

Invece mi pare di particolare rilevanza il Suo "sentirsi indegna": faccia attenzione perché questo non diventi un motivo di ulteriore sofferenza. Posso chiederLe se anche oggi si sente così? Indegna di che cosa?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#6]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa,
la ringrazio della sua risposta.
Il mio sentirmi 'indegna'/'sbagliata' è una cosa che si protrae da tempo, in questi ultimi anni, in seguito al dolore, rabbia per la malattia di mio padre, che mi ha voluta escludere dal suo dolore, forse non con cattiveria, ma per far sì che io soffrissi di meno. e questo mi ha fatto sentire sbagliata, poco amata, lontana... inoltre in questi anni non ho avuto relazioni felici con l'altro sesso.
Ho vissuto una relazione platonica con una persona già sposata che ha 29 anni più di me, che poi ho chiuso. il pensiero di questa relazione mi fa sentire sbagliata. in quest'uomo inizialmente avevo trovato comprensione e ascolto, soprattutto per quello che stavo attraversando riguardo a mio padre, cose che negli altri coetanei non avevo mai trovato (e nemmeno cercato), seppure poi mi sia ben resa conto che la cosa non avrebbe mai avuto un seguito e abbia deciso di chiudere. in quest'uomo probabilmente cercavo mio padre che andava scomparendo, era come una persona guida per me, io però per lui, sebbene fosse una relazione più mentale che fisica, penso fossi ben altro. tutt'ora ci penso e ne porto a volte un ricordo felice, a volte invece provo solo rabbia. il mio sentirmi sbagliata deriva dal fatto che sono stata giudicata da quelle che ritenevo le mie amiche, mi hanno fatto sentire come una persona malata, che cerca relazioni malate, mi sento diversa e a volte le invidio per non avere una relazione stabile e sana come la loro. e mi chiedo se questo non averne possa essere derivato da una mancanza di modelli 'positivi' e 'sani' di relazione.. o semplicemente dalla disperazione che provavo allora.
poco dopo la scomparsa di mio padre ho risentito questa persona, seppure i miei sentimenti nei suoi confronti siano cambiati, io stessa sono molto cambiata e questo genere di relazione ormai mi provoca più ansia che conforto.
mi sento molto sola a volte ma sono io stessa ad allontanare, forse in maniera consapevole, le persone per il dolore e il nervoso che mi prende. così passo molto tempo da sola e mi sento piena di sconforto e presa dall'ansia di non riuscire ad avere una relazione seria e stabile.
Grazie,
cordiali saluti,
Giulia
[#7]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile Giulia,

ma perché non prova a guardare ciò che ha fatto il papà per Lei proprio come l'ultimo gesto d'amore "...mio padre, che mi ha voluta escludere dal suo dolore, forse non con cattiveria, ma per far sì che io soffrissi di meno..."?
Quale genitore vorrebbe far soffrire la propria figlia?
Quale genitore vorrebbe mai lasciare i figli? Ma che cosa possono farci, mica scelgono loro di andarsene?!
Eppure capita di sentirsi abbandonati e anche arrabbiati con loro perché "...non dovevano lasciarci". Questo viene proprio da quella fiducia e dalle aspettative che abbiamo verso i genitori e le persone che amiamo in genere.

Quanto alle relazioni sentimentali... a volte ci sono funzionali per affrontare la solitudine o per mettere al mondo dei figli o per trovare un senso o per trovare la nostra identità ... o provare a farlo, almeno.
Sono motivazioni più o meno nobili o sane o funzionali di altre?
Non saprei risponderLe.

Però sono d'accordissimo con quanto dice il dott. Zanon sopra: ci sono molti temi "caldi" che in questo momento sono per Lei importanti e motivo di sofferenza e chissà se la perdita del papà non sia stata il catalizzatore per fare emergere anche altro?

Io non voglio certo patologizzare la situazione, anche perché il lutto è un evento della vita, certamente stressante, ma non è una malattia. Se però lei sente di fare troppa fatica in questo momento e se sente confusione riguardo l'ambito relazionale, può essere di grande aiuto iniziare a parlarne anche con uno psicologo psicoterapeuta di persona.

Di solito, per il lutto, anche il gruppo sociale (amici e parenti) sono fondamentali, quindi non si chiuda con le persone che sembrano non capire o che magari non sanno cosa dire. Esprima il Suo disaccordo se ritiene che la frase " sorridi come prima" non solo non è di nessun aiuto, ma anche La ferisce.
Anche con la mamma... la tratti da mamma e si apra con lei. Sono certa che sarà utile anche alla mamma sapere che la sofferenza per la perdita del papà è condivisibile e che non siete sole.

Un caro saluto,
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
"Ho vissuto una relazione platonica con una persona già sposata che ha 29 anni più di me, che poi ho chiuso. il pensiero di questa relazione mi fa sentire sbagliata. in quest'uomo inizialmente avevo trovato comprensione e ascolto, soprattutto per quello che stavo attraversando riguardo a mio padre, cose che negli altri coetanei non avevo mai trovato (e nemmeno cercato), seppure poi mi sia ben resa conto che la cosa non avrebbe mai avuto un seguito e abbia deciso di chiudere. in quest'uomo probabilmente cercavo mio padre che andava scomparendo"


Cara Ragazza,
Succede che in questi momenti si facciano degli spostamenti, sono dei veri anti dolorifici

Si faccia aiutare da un nostro Collega, per dare il gusto peso e valore ad entrambi questi uomini.

Soltanto così potrà trovare pace e serenità ed elaborare il suo lutto, altrimenti farà un pasticcio, la psiche è molto brava in questo
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dopo
Utente
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Gentile Dottoressa, La ringrazio della risposta, provvederò.
Un cordiale saluto,
G.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Auguri per tutto.

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dopo
Utente
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Grazie, anche a Lei.
Cordialmente,
G.