Elaborazione di barriere antifregatura

Buona sera a tutti. Per martedì prossimo ho fissato un appuntamento con una terapeuta ad orientamento cognitivo-comportamentale e mi sono posto degli obiettivi che vorrei raggiungere con il suo aiuto. Vorrei però avere un parere sulla fattibilità di un percorso simile.
Mi trovo spesso ad essere manipolato o a percepirmi tale. Oggi per esempio un conoscente con il quale non vorrei avere a che fare mi ha fatto promettere, senza che me ne accorgessi, di vederlo la settimana prossima. Io però non posso non rispettare la parola data e quindi mi ha manipolato. Questo è soltanto uno degli esempi. Mi sono posto come obiettivo terapeutico di riconoscere quando qualcuno prova a controllarmi o a manipolarmi e di riuscire ad impedirglielo.
Altre volte sono manipolato su un livello più sottile che è quello emotivo. Cioè mi sembra che gli altri mi costringano a provare emozioni diverse da quelle che stavo provando un secondo prima anche se a me piacevano più quelle di prima. Inoltre alcune volte parlo di cose su cui la penso in un certo modo e poi qualcuno mi fa cambiare idea ed io sono avvolto dall'imbarazzo della mia stupidità e mi metto a pensare a quella cosa, tremo tutto e non capisco più niente e divento preda dello sconforto e di chi mi sta intorno. Mi sono posto come obiettivo terapeutico di anticipare tutti questi attacchi mentali ed emotivi che ricevo per impedirli al momento giusto.
Poi alcune volte mi manipolano in modi ancora più sottili e questo lo fanno quasi tutti. Dicono cose che spacciano per verità assolute e le ripetono tutti quanti fino a convincermi. Tipo "le donne sono più forti, più intelligenti e più evolute degli uomini". Io non ci credo ma poi una voce mi dice "tu non vuoi crederci perché è vero e hai paura della verità" e questo mi turba perché non so come ribattere e quindi sembra che sia vero, ma anche se provo ad accettarlo dopo sono sconfortato comunque perché io non voglio essere etichettato dalla natura in questo modo come organismo inferiore e non voglio essere sottomesso a nessuno. Quindi mi sono posto l'obiettivo terapeutico di imparare a lasciare immutabili le mie convinzioni e a non ascoltare quelli che sparano queste frasi assolute.
Infine l'ultima cosa è che ho paura. E' come se dovessi varcare una soglia verso il mondo di tutti gli altri e quindi il vero mondo, ma oltre questa soglia c'è l'inferno e tutto quello che avevo visto finora erano maschere. Nel mondo vero c'è un commercio vero e proprio di pensieri e emozioni e azioni e desideri con dei costi e delle trattative e tutti cercano di fregare tutti per fare in modo di metterli sotto il proprio controllo e quindi ho paurissima perché ho paura che gli altri governino la mia stessa volontà e che quindi io non possa più volere per conto mio. Mi sono posto come obiettivo terapeutico di impedire che gli altri mi facciano guardare in questo mondo perché penso che il mondo di tutti non può essere quello.
Secondo voi è fattibile il percorso che ho deciso?
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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile utente, non ci dice niente della sua storia, della sua famiglia , nè di cosa fa ora, con chi vive ..Tutto questo è indispensabile per capire da dove può venire tanta angoscia e paura , sproporzionata mi sembra, ora il mondo è difficile ,non sempre gli altri sono buonissimi in assoluto e con noi, ma bisogna cercare di essere più solidi e sicuri.. Ha pensato di farsi aiutare da un Collega de visu ed ha fatto bene.. Prenda intanto , come primo step, contatto col suo medico di base per togliere dubbi su problemi fisici.
Ci riscriva se crede, restiamo in ascolto..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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dopo
Utente
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Grazie dottoressa. In realtà io vi ho scritto perché ho tutte queste cose sulla punta della lingua e non riuscivo ad aspettare fino a martedì. Ho cercato di scrivere una cosa non superflua né per me né per voi.
Lei dice che potrei avere dei problemi fisici che mi impediscono di pormi nel mondo come si deve? Io ne prendo atto e andrò dal mio medico domani pomeriggio. Però questa cosa mi sconforterebbe molto perché finché ho la scusa "che gli altri sono cattivi con me" posso sempre cercare di farmi coraggio e impedirlo. Però se sono debole per motivi organici vuol dire che non avrò mai la forza di farlo.

Io vivo in una famiglia abbastanza semplice e senza pretese. Mia madre viene da una stirpe di contadini e il mio nonno paterno era un cardiologo. I miei sono entrambi insegnanti delle superiori ed ho ricevuto un'educazione che ritengo "normale". Non hanno mai esercitato violenza su di me anche se qualche schiaffone da ragazzino lo presi. Però non sono mai stato "picchiato". Ero molto agitato da bambino e molto vivace, quindi qualche volta dovevo essere redarguito. Per lo più mi infliggevano punizioni di rinuncia come il non comprarmi le figurine o non farmi guardare la televisione. Loro hanno sempre pensato che il genitore dovrebbe avere il ruolo di aiuto al figlio nella sua crescita spontanea e che non si dovesse forgiare i figli come metalli, piuttosto curarli come piante. Ho sempre avuto molta stima dei miei genitori, soprattutto di mio padre, perché tutto quello che so della vita l'ho imparato ascoltandolo durante i pranzi e le cene in famiglia. Amo anche mia madre, ma dei due lei è sempre stata più aggressiva: strillava spesso anche per un nonnulla e lo fa ancora. Mi hanno sempre lasciato coltivare tutte le mie passioni e spronato alla lettura sin dai cinque anni. Quando si trattava di libri non badavano mai a spese e mi compravano tutti i libri che volevo. Mia sorella maggiore adesso non vive più con noi e con lei ho un rapporto a ritmo alternato: per lo più siamo buoni amici, anche se raramente complici, ma qualche volta mi fa arrabbiare tantissimo perché fa delle cose che mi sembrano molto prepotenti e se le dico che non è giusto lei mi insulta e non ribatte, dicendo che dico semplicemente cose stupide. Quando succede ci litigo di brutto e mio padre se ne rattrista molto, perché vorrebbe che fra di noi ci fosse sempre sostegno reciproco, perché dice che più di tutte le amicizie il rapporto fra fratelli è quello su cui si può sempre contare. Credo che quando lo dice pensi anche al rapporto che ha con mio zio.
Viviamo in campagna in un posto né troppo isolato, né troppo immerso nella vita urbana. Io vivo in un appartamento da solo, ma i miei stanno ad una rampa di scale di distanza. Io adesso studio per il secondo anno di università e sono un po' indietro con gli esami del primo anno.
Mi sono dimenticato di dire che sono molto inconcludente. Faccio mille progetti e poi alla fine non realizzo niente, neanche se decido di concentrarmi su uno solo alla volta.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve, ho letto con interesse il suo racconto.
Mi sembra fornire lei per primo risposte importanti, in particolar modo quando dice che vuole impedire agli altri di manipolarla. Potremmo cioè dire che lei oggi vuole imparare a fare ciò che sente giusto per sé? Gli altri possono fare delle proposte, ma poi sta a lei fare le sue scelte.

Quindi, nel mio modo di vedere, un punto centrale, a partire dalle sue parole, è la possibilità che lei diventi se stesso.
Per farlo, ritengo utile che possa riflettere sulle ragioni per cui si può formare un'identità che non è soggettivamente nostra, quando cioè non riusciamo a esprimere noi stessi liberamente.

Dal mio punto di vista, è importante riattraversare questa nostra identità fondativa. Comprendere, ad esempio, se quando eravamo piccoli non abbiamo sempre avuto l'occasione di farci le nostre idee e di riformulare il pensiero degli adulti, mettendolo in dubbio, se non abbiamo sempre potuto esplorare liberamente il mondo, con un senso di fiducia e possibilità, e iniziato a cogliere le nostre potenzialità e i limiti della vita.

A volte questo può capitare perché temiamo di deludere gli adulti, soprattutto se sono a noi cari come ad esempio i nostri genitori; altre volte può capitare perché ci dà sicurezza vederli come degli eroi invincibili e onniscienti; altre volte ancora perché veniamo rimproverati o criticati da loro, in un'età in cui non siamo ancora autonomi, senza essere invece sufficientemente sostenuti e amati. Ci possono essere tanti scenari possibili, che sono legati alla storia di ognuno di noi.
Senz'altro colpisce la parola che usa, è particolarmente emblematica: "manipolazione". E mi chiedo se anche questo affondi le sue radici in un passato antico, che potrebbe riguardarla.

La dottoressa Muscarà Fregonese dice una cosa che condivido particolarmente. Ora lei è adulto e questo fa la differenza. Ora cioè può autorizzarsi a esprimere se stesso, con un senso di sicurezza. Ha tutte le carte in regola per essere autonomo e rispettare le sue idee.
Può quindi emanciparsi dalle voci degli altri e affermarsi, pur continuando a confrontarsi con loro, ma senza esitare se sente proprie e autentiche le sue opinioni.

Quando dice: "Mi sono posto l'obiettivo terapeutico di imparare a lasciare immutabili le mie convinzioni e a non ascoltare quelli che sparano queste frasi assolute", condivido il suo pensiero, è importante che lei possa fare questo. Magari non sarei a mia volta così "assoluto" nel dire che le sue convinzioni devono diventare "immutabili", perché è anche giusto dubitare. Mi corregga se sbaglio, forse possiamo dire che usa un termine così estremo, magari perché è stanco di essere assoggettato e vuole finalmente emergere: "Non voglio essere sottomesso a nessuno", ci dice.

È viva in lei la sua curiosità di affrontare tutto questo, almeno me la trasmette in modo molto limpido. E dal mio punto di vista è un segno molto positivo.
Certo potrebbe fare paura, potrebbe dover oltrepassare quella soglia oltre cui "c'è l'inferno e tutto quello che avevo visto finora erano maschere", ma mi sembra che lei abbia ormai preso la sua importante decisione, con coraggio. Bene, sinceramente, esprime molta forza.
La scelta dell'orientamento cognitivo-comportamentale è personale. Non so perché abbia preferito questo orientamento, se sente il desiderio di parlarne, si senta libero di farlo.
Personalmente posso consigliarle di confrontarsi con il professionista e, anche se può essere difficile, farsi una sua idea e ascoltarla (deve pur cominciare...!), se cioè sente questo orientamento vicino alle sue aspettative e le sembra che faccia al caso suo.
Penso anche che sia importante l'incontro e il contatto relazionale, al di là dell'orientamento, e può intuire se questo è buono e ci si trova bene.

Un saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it