Disturbo d'ansia e dubbi sulla terapia.

Gentili Dottori, come già spiegato più volte anche in questa sede, sono un ragazzo di 22 anni che da qualche anno soffre di disturbi d'ansia. La storia della mia malattia ha avuto degli alti e bassi con periodi particolarmente disagevoli e altri migliori. Da circa 13 mesi stò seguendo una terapia psicologica di tipo sistemico-relazionale per cercare di andare alle cause di questi disturbi e di attenuare gli effetti; tuttavia da circa due mesi la situazione sembra essere abbastanza difficile. Ho cominciato, all'inizio di novembre 2015, ad avere alcuni sintomi imputabili all'ansia, in particolare a una sorta di ipocondria: ovvero, una eccessiva preoccupazione per lo stato di salute, che mi portava ad essere preoccupato, a sentirmi debole e debilitato tanto da dovermi allettare per più giorni anche per una banale influenza. Dopo circa un mese però la situazione è ulteriormente precipitata poichè i sintomi hanno cominciato ad avere sempre più frequenza e intensità, in particolare disorientamento, nausea, agitazione e rifiuto di qualunque sforzo fisico (anche una passeggiata più lunga del previsto) fino a sfociare in veri e propri attacchi in cui c'è un senso di agitazione, tachicardia, paura di svenire, e voglia di scappare chissà dove. In accordo con la mia psicologa, ho deciso di consultare lo psichiatra, che mi ha già avuto in cura negli anni scorsi, il giorno 23/12 e mi ha diagnosticato un disturbo d'ansia, imputabile secondo lui a un accumulo di tensione reiterato nel tempo. La terapia prescrittami prevedeva inizialmente: 15 gocce di Levopraid a colazione e pranzo, 1 compressa di mutabon mite dopo cena, e 10 gocce di pasaden in caso di ansia acuta. La situazione sembrava andare per il meglio nei giorni immediatamente successivi, complice anche il relax delle festività natalizie ma già dopo poco tempo i sintomi ansiosi hanno cominciato a ripresentarsi in situazioni particolari così ho contattato il mio psichiatra che mi consigliato di aspettare e di assumere 10 gocce di pasaden a metà mattina e metà pomeriggio. Da allora io stò ancora aspettando, con dei sintomi ansiosi che ancora compaiono e una marcata agorafobia che mi ha portato a chiudermi in casa e a non recarmi più a lavoro perchè appena metto piede fuori le mura domestiche l'ansia comincia a divorarmi e mi induce a scappare il più presto possibile nelle "mura amiche". Nella prossima settimana avrò una seduta psicologica e il controllo psichiatrico e già il pensiero di dover uscire di casa mi spaventa ma piuttosto la domanda che mi martella è: è normale che dopo 20 giorni di terapia io abbia ancora un reiterarsi dei sintomi? Secondo il mio psichiatra pare proprio di si e comunque è intenzionato a rivalutare tutto dopo un mese di terapia e non prima. Volevo conoscere anche il Vs parere o magari se possiate essere prodighi di qualche consiglio da poter adottare.Ringrazio anticipatamente coloro che si interesseranno.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

La diagnosi andrebbe chiarita meglio. Se è un'ipocondria o un disturbo di panico la cura può cambiare un po'.
La cura in corso, che ci mette un mesetto a funzionare, comprende un solo farmaco di fondo, che è il mutabon, il resto sono farmaci sintomatici che non incidono granché sul decorso.

Dr.Matteo Pacini
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dopo
Utente
Utente
Gentile Dott.Pacini, la ringrazio per la disponibilità e per l'interesse nel mio caso.

La diagnosi credo sia stata chiara allo psichiatra che mi ha visitato e che ha messo nero su bianco, specificando che si tratta di un disturbo d'ansia e trovando conferma anche nelle parole della mia psicologa. Forse la mia "ipocondria" non è altro che un riflesso della mia ansia, che mi porta a preoccuparmi eccessivamente del mio stato di salute, così come appurato anche in sede psicoterapica.

Mi rincuora sapere che la tempistica della cura adottata rientra nell'ambito della normalità, ho fiducia nei medici che mi stanno seguendo e cerco di applicare alla lettera ogni loro dettame, è per me importante sapere che quello che stò facendo sia la via verso la completa guarigione.

La ringrazio ancora per la risposta.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

L'ipocondria non è il riflesso dell'ansia, se mai produce ansia, e consiste nella preoccupazione.
I disturbi d'ansia non sono una cosa unica, quindi comprendono diverse diagnosi a partire dall'ansia come aspetto generale.

Per questo è bene precisarla, perché le cure possono essere diverse. Il mutabon è uno dei farmaci possibili, ma non è specifico ad esempio per l'ipocondria.
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Utente
Utente
Gentile Dott.Pacini, la ringrazio per la Sua risposta.
Se devo essere sincero,credo di aver abusato eccessivamente del termine ipocondria, in relazione al fatto che i sintomi ansiosi si sono presentanti negli ultimi mesi in concomitanza con alcuni malanni di stagione.
Sia nel consulto psichiatrico,sia in sede psicoterapica ho spiegato nella maniera più precisa possibile i miei sintomi e le mie sensazioni e nessuno dei due specialisti ha mai usato il termine "ipocondria" per definire i miei disturbi, quindi credo che il fatto che la terapia si allontani da questo obiettivo sia dovuto a questo.
Ad ogni modo, farò tesoro del suo parere, esponendolo ai medici che mi seguono.
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Utente
Utente
Gentili Dottori, sono qui ad informarVi degli sviluppi sulla mia terapia. Il giorno 26 gennaio mi sono recato dal mio psichiatra per il controllo periodico e avendo capito che la cura non aveva sortito effetto ha ritenuto opportuno consigliarmi una nuova terapia, tenendoci a sottolineare che comunque sia non c'era alcunchè di gravemente patologico ma solo una forte emotività di fondo. La nuova terapia consigliata prevede l'assunzione di Sertralina 50mg, mezza compressa per 7 giorni e poi 1 per un mese, e Xanax 0,75 gocce, 10 gocce due volte al giorno alle ore 8:00 e alle 20:00 per 15 giorni da ridurre in seguito ai riscontri. Tuttavia ieri, al secondo giorno di terapia, nel pomeriggio ho cominciato ad avvertire un forte senso di agitazione e una grande irritabilità, dunque mi sono trovato costretto a isolarmi in camera mia sul letto, qui ho cominciato ad avere una fortissima ansia con tremore alle mani, tachicardia, sudorazione, rossore in viso e brividi; il tutto è stato aumentato dal mio sentimento di paura poichè credevo stesse per accadermi qualcosa di brutto e che qualche farmaco assunto mi stesse provocando qualche effetto collaterale e quindi una serie di bruttissimi pensieri riguardanti il mio stato di salute mi hanno agitato tantissimo. Ho consultato subito il mio farmacista di fiducia che è vicinissimo alla mia abitazione, che mi ha rassicurato sul fatto che ci fosse molto poco da preoccuparmi. La mia ansia è aumentata quando ho letto sul foglietto illustrativo della sertralina che avrebbe potuto provocare la sindrome serotoninergica, ho preso nota dei sintomi che questa provoca e ho notato fossero molto simili a quelli che avevo avuto qualche ora prima. Preso ancor di più dalla paura ho contattato urgentemente il mio psichiatra che ha negato si trattasse di questa sindrome e ha consigliato di assumere 20 gocce di Xanax al momento e di continuare assumendone 15 gocce due volte al dì per qualche giorno. La situazione si è un po' calmata anche se comunque è permasta una forte agitazione di fondo e stanotte mi sembrava di avere disturbi alla vista simili ad allucinazioni (non sò se lo siano realmente visto che non le ho mai avute).Ora vorrei chiedervi: è possibile che dopo solo 2 compresse da 0,25 mg di sertralina si sia sviluppata una sindrome serotoninergica, in associazione con Xanax? Può darsi che il fatto che io abbia mangiato in questi giorni dei mandarini abbia avuto lo stesso effetto del pompelmo (ugualmente agrume) con la sertralina? Può trattarsi di effetti dovuti alla sospensione dei precedenti farmaci (Mutabon, Pasaden, Levopraid) o di semplici effetti transitori dovuti all'assunzione dei nuovi farmaci (ansia, inappetenza, agitazione, vampate di calore e sudorazione nella notte) ?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

La lettura allarmistica e fuorviante dei foglietti ha verosimilmente a che fare con il tipo di ansia di cui soffre. Tenga presente che la cura è adeguata come scelta, la dose è contenuta, quindi potrebbe poi non funzionare granché, ma presumo che lo psichiatra voglia andare cautamente proprio perché ha queste preoccupazioni.
Di più non può fare.
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Utente
Utente
Gentile Dott.Pacini,

La ringrazio per la risposta, anche se in questo momento ho molto bisogno di rassicurazioni visto che mi sento molto agitato. Nella giornata di ieri sono stato persino a letto sentendomi malato, senza nemmeno sapere di che cosa, ma ciò che mi preoccupa tantissimo è la eccessiva sudorazione che mi coglie in alcuni momenti del pomeriggio e anche della notte e che mi fà davvero spaventare. E' solo la mia ansia a generare tutto questo? I farmaci per le loro dosi e impiego non stanno dando alcun effetto collaterale?

Non riesco a pensare ad altro che alla mia ansia e al mio problema e inevitabilmente lo vedo davanti ai miei occhi come enorme e insormontabile. A chiunque mi rivolga, sembra sempre che la spinta maggiore debba arrivare dalla mia volontà ma questa mi sembra completamente appiattita, io stò provando a riconquistare la mia quotidianità pezzetto per pezzetto e mi sembra di fare sempre un passo indietro, mi aiuterà almeno nel medio termine la terapia che stò seguendo a diffondere in me un sentimento di benessere che mi permetta di essere meno abbattuto e più propositivo?

La mia parte razionale non ha intenzione di abbandonarsi e di reagire, ma sento che ora stà prevalendo la paura e il condizionamento e ci devo combattere con tutte le mie forze, anche se mi sembra più forte lei.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

Per essere rassicurati è necessario essere rassicurabili. Se si è ipocondriaci non lo si è. Anzi, la rassicurazione inevitabilmente le introduce dei nuovi elementi di spavento.
Non se ne esce razionalmente.

Non c'entra la sua volontà. La cura può aiutarla.
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dopo
Utente
Utente
Gentile Dottore,

La ringrazio per l'interessamento al mio caso, purtroppo la spirale di paura e preoccupazioni in cui mi sembra di essere precipitato ha l'aspetto di un qualcosa di insormontabile e di difficile da affrontare. Le giornate sembrano essere tutte uguali e caratterizzate solo dalla continua lotta contro questo problema che inevitabilmente occupa il 99,9% delle mie azioni e dei miei pensieri tanto da impedirmi qualsiasi azione. La continua ricerca di rassicurazioni non è altro che il meccanismo di difesa che scatta in me di fronte a questa situazione di pericolo, invalidante e disagevole.

Spero solo di avere dei risultati apprezzabili nel più breve tempo possibile e di riuscire ad avere modo di riprendere la mia vita normale, che ora mi manca tantissimo.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

Certamente, è un meccanismo di reazione, dovrebbe essere di difesa, ma non è così, è quello che alimenta la spirale che Lei descrive.

Oltretutto farsi rassicurare è una questione di buon senso, non di razionalità. Se uno comincia a ragionare in termini "precisi", e poi pretende una rassicurazione invece convincente, sta ragionando su due binari divergenti.
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Utente
Utente
Gentile Dottore,

Le assicuro che è difficilissimo affrontare questa situazione e temo di non aver capito cosa intende: quale sarebbe secondo lei l'atteggiamento giusto per affrontare questa problematica? Affidarsi completamente alle parole e alla terapia consigliata dal mio specialista senza ricercare ulteriori approfondimenti?

La ringrazio per la pazienza avuta.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

Non c'è un atteggiamento giusto che possa essere separato dai sintomi di un disturbo che in quel momento sta "dominando".
Il medico è lì apposta per indicarLe la cura e dirle i tempi e le modalità di funzionamento. Se si cercano approfondimenti per il bisogno di cercarne, poi va a finire che ci si devono inventare delle possibili soluzioni, spesso coincidenti con la banale considerazione "se riesco a non avere i sintomi, sto bene".
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dopo
Utente
Utente
Gentile Dottore,

Dunque devo completamente rimettermi nelle mani dello specialista che mi stà seguendo ed eseguire alla lettera i suoi suggerimenti oltre che la terapia. Dovrei evitare possibili condizionamenti esterni e attendere con fiducia nella terapia, l'efficacia della stessa.

La ringrazio per i suggerimenti e per il tempo dedicatomi.
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