Perno moncone soluzione protesica

Il perno-moncone rappresenta una valida soluzione nella ricostruzione di denti gravemente distrutti dalla carie con interessamento del tessuto pulpare, per i quali si è ritenuta necessaria la terapia canalare (endodontica) e che presentino notevole difficoltà ricostruttive con i mezzi conservativi e per i quali sia richiesta una ricopertura protesica con finalità estetiche.

Il termine "perno-moncone" deriva dal fatto che è costituito di due parti fondamentali, anche se unite in un pezzo unico. Il perno che è la parte che si inserisce e si adatta alla radice ed il moncone che, invece, rappresenta la parte emergente dalla radice su cui troverà alloggiamento la corona estetica in porcellana, singola o pilastro di ponte.

Da molti Odontoiatri, il pernomoncone è considerato un "rinforzo" del dente devitalizzato. In realtà, questo non è un concetto sempre vero, anzi si è concluso che un perno è posto in un dente unicamente per sostenere il moncone e mai come rinforzo.
Le caratteristiche che contraddistinguono un perno-moncone di "buona" qualità sono:

  • la lunghezza del perno deve essere almeno uguale o maggiore di quella del moncone emergente per ovvi motivi di "tenuta"
  • dovrebbe essere "idealmente" lungo per i 2/3, non superiore né inferiore della lunghezza della radice
    (un perno troppo corto porta a frattura della porzione coronale, uno troppo lungo rischia di far perdere il "sigillo" apicale),
  • il diametro deve essere almeno 1/3 della sezione radicolare o almeno residuare 1-1,5 mm. di dentina residua su tutta il perimetro
  • la forma essere il risultato delle frese precalibrate evitando eccessiva conicità che farebbe perdere tenuta o una sagoma cilindrica che ne impedirebbe l'inserimento per eccessivo attrito.
  • la superficie opportuna per dare stabilità impedendo movimenti rotazionali. Si dota la preparazione di una chiave d'arresto, cioè una scanalatura in un lato della preparazione canalare, oppure accentuando semplicemente la forma ovale della preparazione. E' essenziale l'assenza di sottosquadri.
  • la ritenzione è migliore per i perni fusi con superfici lasciate irruvidite. I cementi all’ ossifosfato ed i vetroionomerici risultano più ritentivi dei policarbossilati e dei compositi.
  • eseguito con materiale nobile o seminobile (palladio, ecc)
  • costruito con tecnica diretta, utilizzando resine calcinabili
  • il moncone dovrebbe adattarsi perfettamente alla parte residua del dente
  • espletare un effetto "ferula" (dispositivo di rinforzo), ossia essere provvisto di un sottile bordo di chiusura che gli permetta di chiudere sul dente residuo ed avvolgerlo per tutta la circonferenza.
  • la cementazione dovrebbe avvenire in rispetto delle leggi fisiche dei fluidi incompressibili, ossia provvedere allo scarico delle forze idrodinamiche durante la fase di cementazione.

Purtroppo, troppo spesso vengono utilizzati dei perni prefabbricati, per i quali è indispensabile una grande precisione endocanalare, perché si abbia una stabilità nel tempo. Il loro vantaggio è una notevole rapidità di esecuzione. In particolare, però sappiamo che i perni autofilettanti hanno problemi, sottoponendo il dente a stress da avvitamento, da filettatura, possono presentare azione a cuneo; al contrario, quelli individuali se ben eseguiti non creano danni.

I perni individuali sono perni fusi, che possono realizzarsi con tecnica diretta o indiretta.
La tecnica diretta eseguita con pernini preformati analoghi alle frese calibrate e resina DuraLay ci permettono di eseguire perni perfettamente identici all'anatomia del canale e per questo dotati della massima stabilità e ritenzione così da garantirci una lunga durata.

Secondo la nostra esperienza, ed in base alle considerazioni precedenti, riteniamo che il pernomoncone fuso sia la migliore ricostruzione di un elemento trattato endodonticamente, con grave perdita di sostanza coronale, e presenti dunque la maggiore affidabilità per il sostegno del futuro restauro.

Data pubblicazione: 04 gennaio 2016 Ultimo aggiornamento: 05 maggio 2016

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