Sai tifare per te stesso?

Alla ricerca dell'autostima perduta

Siamo sempre così convinti di sapere ogni cosa su noi stessi e su quello che gli altri pensano di noi, che a volte basiamo tutto il nostro comportamento proprio su questo:

Sui pensieri che ci ronzano in testa e che ci dicono cose su noi stessi.

Tutti abbiamo una “voce interiore” che accompagna le nostre giornate e che, quasi come un rumore di fondo che a volte non notiamo, ci dice quello che pensiamo di essere.

E se questa voce interiore non fosse benevola e ci dicesse delle bugie?

 

    “Non valgo niente”                “Sono incapace”                           “Sono brutto”

 

           “Faccio schifo”                                  “Non ci riuscirò mai”               “Sono grassa”

 

   “Nessuno mi amerà”                     “Fallisco sempre”                        “Mi lascerà”

 

Pensieri del genere, mettono in moto conseguenti comportamenti e innescano circoli viziosi dai quali è difficile uscire.

Allora ci si sente inferiori, inadeguati, soli in un mondo pieno di persone migliori di noi, che riescono nella vita, mentre noi non riusciamo a fare quello che vorremmo perché: “non ce la faccio”, “non me lo merito”,  “sono un fallito”.

Si tratta di pensieri irrazionali che diventano dei capisaldi della nostra vita e che rendono disfunzionali tutti i comportamenti che partono da lì, senza che noi ne siamo consapevoli.

Quando si ha una bassa autostima, si finisce nelle trappole del nostro stesso pensiero che diventa il nostro peggior nemico.

Ansia, depressione, sovrappeso, ipertensione, mal di testa, gastrite, asma, sono solo alcuni dei disagi che rischiamo di sviluppare quando la nostra autostima è a terra.

Ma allora cosa si può fare?

  • Identificate tutti quei momenti che mettono in difficoltà la vostra autostima e fate attenzione a ciò che pensate di voi e della situazione. Scrivete tutti i pensieri negativi, potenzialmente irrazionali e cercate di trattarli come se fossero prove inattendibili in un processo, di cui voi siete l’avvocato che ha il dovere di smentirle. Chiedetevi se hanno senso, se sono logici e se altre spiegazioni potrebbero essere più plausibili.

  • Identificate i vostri punti di forza, pensate ai complimenti ricevuti o a quello che direste su di voi durante un colloquio. Nei momenti di sconforto concentratevi su questi e non più sui pensieri negativi.

  • Cercate di non essere troppo duri con voi stessi; la perfezione non esiste ed è parte naturale della crescita imparare a riconoscere e accettare sia i pregi che i difetti.

  • Stabilite dei traguardi studiati su di voi. Darsi degli obiettivi irrazionali non farà altro che demoralizzarvi ancora di più, instaurando un circolo vizioso. Voi siete, invece, alla ricerca di un circolo virtuoso per cui la realizzazione di un piccolo compito vi spingerà alla realizzazione di obiettivi sempre più grandi.

  • Se volete riuscire nella vita, dovrete accettare anche di poter fallire. Fallire è inevitabile e utile, perché v’insegnerà a prendere rischi calcolati e a rialzarvi più in fretta.

  • Imparate ad accettare i complimenti! Rispondete: “Grazie!” e non più: “Non era niente, ho avuto solo fortuna”.

  • Agite come se foste già sicuri di voi stessi finché non vi accorgerete che lo siete davvero. Prendetevi cura del vostro aspetto, camminate a testa alta, guardate gli altri negli occhi e agite come se già aveste tutto ciò che desiderate.

Ricordatevi che coltivare la vostra autostima, è il miglior investimento che potete fare per costruire il vostro futuro, perché ogni paura che affrontate è un’occasione per migliorare voi stessi. Se sentite di non farcela da soli, chiedete aiuto allo psicologo!

E voi, che cosa ne pensate? State già lavorando sulla vostra autostima?

 

Scritto da Barbara Persichetti Auteri - Psicologa di Roma

Blog AttualMente Psicologia

Data pubblicazione: 05 marzo 2015

2 commenti

#1

Brava Barbara, convincente ed empatica," coltivare l'autostima questo è l'investimento giusto"..proprio così . a dispetto di tutti gli ostacoli incontrati..."padri severi, madri anaffettive e professori terribili .. andare avanti..
magda m.

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