Prostata e mente

lambertocoppola
Prof. Lamberto Coppola Ginecologo, Andrologo, Sessuologo

Ci sono dei legami tra la mente e la prostata? Credo che ne esistano almeno due, che possono far considerare la prostata organo psicosomatico!

1. Il primo riguarda l’asse ormonale ipotalamo – ipofisi - gonadi.

E’ noto che l’ipotalamo è la parte sub encefalica, collegata alla corteccia cerebrale, che attraverso un sistema neurologico e biochimico controlla l'ipofisi. A sua volta questa è “la ghiandola maestra” che regola la produzione di molti ormoni a vari livelli, tra cui il testosterone che a sua volta a livello prostatico viene convertito al diidrotestosterone (DHT) grazie all’'enzima 5-alfa riduttasi. Testosterone e DHT hanno un ruolo importante nel determinare lo sviluppo della prostata. Ecco perché cambiamenti a lungo termine dell'asse ipotalamo-ipofisi-testicolare potrebbero influenzare la crescita o la diminuzione della ghiandola prostatica. E’ noto infatti che i soggetti definiti ipogonadici, a causa del poco testosterone presente, dimostrano all’esame obiettivo prostata ridotta di volume e valori di PSA molto bassi. Al contrario, alti valori di testosterone e di DHT si accompagnano a valori aumentati del volume prostatico e di PSA.

Ciò spiega anche perché per la cura dell’ipertrofia prostatica benigna (IPB) vengono prescritti farmaci chiamati inibitori della 5-alfa-reduttasi, come la Finasteride e alcuni integratori a base di Serenoa Repens.

Situazioni di stress psichico possono portare, attraverso l’inibizione dell’ asse ipotalamo-ipofisi- gonadi , ad una riduzione dei livelli di testosterone e DHT e quindi del volume prostatico.

Molto spesso però lo stress mentale porta l’uomo ad iperprolattinemia e l’aumento di questi valori hanno al contrario un effetto ipertrofizzante la ghiandola prostatica. La prolattina ha un ruolo ancora non bendefinito nel metabolismo prostatico e in presenza di testosterone si comporta come fattore di stimolo per l’accrescimento della ghiandola stessa. La sua azione principale sembrerebbe essere quella di aumentare l’attività intracellulare della 5-alfa-reduttasi con conseguente aumento dei livelli intraprostatici del DHT. Sono stati inoltri scoperti recettori specifici per la prolattina all’interno della ghiandola prostatica.

 

2. L'altra possibilità coinvolge il sistema nervoso simpatico.

E’ risaputo che lo stress provoca il rilascio di adrenalina. La prostata e il collo vescicale contengono Recettori Alfa che rispondono all’ adrenalina stimolando le cellule muscolari lisce, la cui contrazione restringe l'uretra, rallentando così il flusso di urina, impedendo quindi che la vescica si svuoti completamente.

Ecco perché i farmaci alfalitici (terazosina , Doxazosin, tamsulosina , alfuzosina e silodosina), che inibiscono appunto i recettori alfa, possono rendere più facile la minzione dei soggetti affetti da Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB), mentre al contrario sostanze che li stimolano, come l’efedrina, riducono il flusso urinario.

La fitta rete di nervi del sistema ortosimpatico che circonda la prostata può spiegare quindi il legame tra stress e sintomi correlati. Rispondendo all’ adrenalina endogena le cellule muscolari lisce si contraggono comprimendo l'uretra, con conseguente riduzione del flusso urinario e maggior volume di urina residua.

 

 

Data pubblicazione: 27 dicembre 2012

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