Arriva il primo film documentario sull’impianto di una protesi al pene

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Dr. Gabriele Antonini Urologo, Andrologo, Chirurgo plastico

Quante volte i pazienti che devono sottoporsi ad un intervento chirurgico oltre a parlare con il loro specialista di riferimento cercano il conforto sul web per capire che tipo di procedura chirurgica affronteranno oppure il consiglio di persone che abbiano già affrontato lo stesso problema? 

Se parlassimo di un qualcosa di “comune” probabilmente nessuno avrebbe problemi a trovare un parente od un amico che si è già operato al colon o alla colecisti. Purtroppo il grande limite della disfunzione erettile, e delle procedure chirurgiche per risolverla, è che non prevede il “passaparola”.

I pazienti sono completamente all’oscuro dell’aspetto emotivo e psicologico annesso all’intervento di impianto di protesi peniena.

Anzi ancora peggio non conoscono proprio la protesi peniena come possibilità di guarigione. Molti pazienti rinunciano a una vita sessuale attiva perché il pensiero di impiantare una protesi peniena è vissuto come un deficit e una menomazione. Nell’immaginario comune si crede che il dispositivo endocavernoso sia un qualcosa di esterno all’organismo, con la famosa “pompetta” visibile a occhio nudo.

Al contrario questo tipo di impianto è completamente interno all’organismo, del tutto invisibile e consente di avere una turgidità del pene pari a quella di un ragazzo di 20 anni. Dovrebbe per questo motivo essere paragonato per l’utilità sulla qualità di vita a una protesi dell’anca o a una valvola cardiaca. Ogni mattino di ogni giorno, si svegliano molti uomini che, con il solo fatto di aprire i loro occhi, spengono sul nascere il loro giorno appena cominciato.

Perché quelli che aprono sono occhi senza sguardo, sono occhi senza attesa, sono occhi senza indirizzo, sono occhi senza più interesse in qualcosa o in qualcuno. Sono gli occhi di uomini che conoscono molto bene la ragione e l’origine di quel buio, ma non riconoscono ancora la luce che possa illuminare la speranza. Questi occhi che, ogni mattino di ogni giorno, si aprono al buio ed alla solitudine, sono gli occhi dei “Condannati a Vivere”.
Ogni mattino, di ogni giorno. Uomini di ogni età, che non sono più fisicamente in grado di poter vivere le immense gioie della sessualità, che non sono più fisicamente in grado di poter avere un rapporto sessuale.

Uomini che mantengono però verso il sesso, il desiderio, il richiamo, il ricordo, forte ed inalterato dentro di loro. Uomini condannati a vivere il sesso come “voglio ma non posso”. Tutti coloro che, a causa di problemi conseguenti ad un’altra patologia (diabete, malattie cardiovascolari, traumi pelvici, insufficienza renale cronica … etc), o a causa di uso prolungato di alcol, droghe o anabolizzanti, o, ancora di più, a causa di interventi chirurgici e/o radioterapici sulla pelvi (prostatectomia radicale, interventi sul colon-retto), soffrono di deficit erettile irreversibile, che non risponde ad alcuna terapia farmacologica, e che annulla radicalmente la possibilità di condividere e di godere di una sana, completa e serena sessualità.

Condizione questa, che influisce in maniera quasi determinante nel minare gli equilibri di un qualsiasi rapporto affettivo e di relazione già in essere, o a scoraggiare, fino ad evitare, l’inizio di un potenziale nuovo rapporto affettivo. La cura di una patologia grave, può prevedere un intervento demolitivo importante senza il quale intervento, un uomo sarebbe destinato a morire. Le conseguenze derivanti dall’intervento stesso però, trasformano un uomo che era “condannato a morire”, in un uomo che resta, dopo l’intervento, “condannato a vivere”.

Ed è così che ogni giorno aumenta il numero degli uomini di tutte le età che, apparentemente conduce una normale esistenza, ma che nel suo animo, nel suo intimo, nei suoi pensieri, soffre intensamente, non ha più stimoli, e tutto sembra non avere più sapore ne più colore. Uomini che vivono rinchiusi nel silenzio assordante di una pesante solitudine psico affettiva, anche perché avvertono che comunicando ad altri il dramma della propria condizione fisica, tuttalpiù potrebbero ricevere commiserazione, se non anche derisione. 

Uomini che ogni giorno devono convivere con il dominante squilibrio tra un deficit, apparentemente irrisolvibile di una funzione così importante del proprio corpo, e l’essere animati da una immutata sete di voler vivere ancora questo straordinario piacere della vita che è il sesso. Uno squilibrio dilaniante, che nella maggior parte dei casi, diventa il viatico che conduce lentamente e senza quasi accorgersene, ad ammalarsi di quel male oscuro che è la depressione. 

Ed è proprio a questi uomini “senza piacere dell’oggi e senza passione nel domani”, che noi ci rivolgiamo. Ad ognuno di loro, ad ognuno di voi, condannati a vivere la vostra esistenza. 

È giunta l’ora di uscire dall’angolo della solitudine e del silenzio. È giunta l’ora di riaprire i pugni, stretti da una rabbia mai domata, e tornare ad esprimere, ma soprattutto a “tradurre in atto fisico” compiuto e vissuto come mai prima, quel desiderio sessuale che da sempre invade e mai ha abbandonato i vostri pensieri. È giunta l’ora di tornare a vivere, interamente ed in piena potenza, il piacere sessuale.

È giunta l’ora di tornare ad amare. È giunta l’ora che il vostro sguardo rimasto fisso sullo “specchietto retrovisore” del passato, ritorni a guidare la vostra vita spostandosi sul grande, soleggiato e nuovo “parabrezza del futuro”. È giunta l’ora di trasformare quel “voglio ma non posso”, una volta e per sempre, in un “posso ma non voglio”. Da qui nasce l’esigenza di spiegare e far vedere qual è il percorso di un uomo che ha perso la propria “dignità sessuale” e vive una vita a metà. Questo film documentario segue l’iter terapeutico di un paziente che non risponde più ai comuni trattamenti farmacologici ed ha deciso di impiantare una protesi al pene. 

Descrive minuziosamente tutti i passaggi chirurgici mostrando cosa succede realmente in sala operatoria nel post-operatorio fino al ripristino della normale attività sessuale. Le protesi idrauliche tricomponenti sono formate da due cilindri gonfiabili da un dispositivo attivatore e da un reservoir di forma sferica. Manualmente si avvia il meccanismo di attivazione, che si trova nascosto all’interno dello scroto tra i due testicoli, e che fa arrivare il liquido, una soluzione fisiologica, dal reservoir all’interno dei cilindri posti nei due corpi cavernosi che in tal modo si gonfiano e si irrigidiscono. 

La tecnica definita Minimally Invasive Penile Prosthesis Implant ha la caratteristica di essere mini-invasiva e dunque rivoluzionaria è stata messa a punto negli Stati Uniti dal più importante chirurgo andrologo americano il professor Paul Perito del Coral Gables Hospital in Florida.

Viene utilizzata soprattutto nei pazienti operati per carcinoma della prostata e in quelli affetti da deformità del pene per una induratio penis plastica. L’innovazione sta tutta nella tecnica utilizzata per posizionare l’impianto: si effettua una incisione infrapubica alla base del pene di appena 2,5 cm per l’impianto delle protesi peniena idraulica. L’intervento dura venti minuti, contro i 50 minuti di quello tradizionale.

A tutto beneficio del dolore post operatorio, che è quasi inesistente, e del rischio di infezioni che diminuisce considerevolmente ed è prossimo allo zero per cento. Prima l’incisione chirurgica veniva effettuata tra il pene e lo scroto, con un fastidio post-operatorio di gran lunga superiore e la possibilità del paziente di attivare il sistema soltanto dopo un mese.

Ora con questo nuovo approccio i tempi si sono notevolmente abbreviati e già dopo 7 giorni dall’intervento si può attivare il sistema, e la ripresa dell’attività sessuale comincia a un mese di distanza. La patologia oncologica ruba giustamente del tempo allo specialista che nella stragrande maggioranza dei casi, dopo aver brillantemente risolto il problema di base, tralascia la qualità di vita sessuale creando nel paziente un profondo stato di depressione e frustrazione.

L’urologo per potere instaurare un rapporto di amicizia e di confidenza con il paziente e creare una empatia tra le parti e per permettergli di aprirsi e di affrontare in serenità sia la fase chirurgica sia la fase successiva del follow up dovrebbe essere completamente dedicato all’andrologia.

VEDI IL VIDEO

http://www.antoniniurology.com/primo-documentario-sullimpianto-di-una-protesi-al-pene/

Data pubblicazione: 23 luglio 2016

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