La storia di una donna violata

francesco.luzzana
Dr. Francesco Luzzana Chirurgo toracico

In una sera di Giugno, nella calca del Pronto Soccorso, tra persone infuriate per la lunga attesa e altre realmente sofferenti, si presentò un giorno di circa 2 anni fa una signora, distinta, sulla sessantina, tremante.

Diagnosi di accesso: “Violenza altrui”. A sessant’anni? Strano pensai…

 Due occhi azzurri che trasmettevano disperazione e dolore, un tremore continuo al minimo rumore, lieve o forte che fosse…. la paura di tutto. Credo di non aver mai visto una donna così spaventata.

 

 

La donna aveva deciso di recarsi in Ospedale perchè aggredita e picchiata dal marito, e questo non era il primo episodio. Da più di trent’anni lei viveva un matrimonio di percosse, violenze, insulti e minacce di morte continue. Una vita trascorsa nel terrore che una parola o un’azione da lei detta o fatta potesse scatenare la furia…inspiegabile, priva di senso e soprattutto priva di amore che doveva essere alla base di quel matrimonio.

 

Da quella sera in Pronto Soccorso quella donna è diventata una delle persone che più hanno segnato la mia vita professionale e non solo.

 

In questi giorni se ne parla tantissimo, la violenza sulle donne continua a crescere.

I dati sono impressionanti e, io stesso, quando li leggo, mi vergogno di essere uomo:

 

  • Una donna su tre, e stiamo parlando di tutte le donne che ci circondano, è stata vittima di violenza da parte di un uomo (almeno una volta nella vita)

 

  • Una su venti è stata vittima di violenza sessuale

 

  • Quasi una su una (il 93%) afferma di aver subito violenze dal coniuge e dichiara di non aver denunciato i fatti all'Autorità

 

  • Ogni anno in Italia muoiono più di 100 donne (uccise dal marito, dal fidanzato o da un ex)

 

Quando quella sera la donna violata si presentò in Pronto Soccorso, non sapeva da dove partire per raccontare il suo dramma. Quella notte, dopo l’ennesima lite e percosse da parte del marito, aveva vagato per ore per Milano per poi presentarsi in Pronto Soccorso.

Quella notte scoprii una realtà che mai avrei pensato sarebbe potuta esistere.

 

Da più di trent’anni, ogni singolo giorno, insulti, percosse, minacce e umiliazioni, di ogni genere.

 

Non scenderò nei dettagli, soprattutto per rispetto di questa donna violata, ma credetemi non avrei mai pensato che un uomo, o presunto tale, potesse arrivare a tanto.

Con lei ci siamo rivisti più volte, nel tentativo di organizzare, insieme a consulenti, specialisti e legali un cambiamento di questa situazione terribile.

Ma non ci siamo riusciti, non ancora…

La cosa che più mi ha colpito, è stata l’impossibilità da parte della donna di cambiare, anche di poco, la sua vita. Per quanto incredibile possa sembrare è ormai plagiata nella parte più profonda della sua anima e non ha più la forza necessaria per sottrarsi a suo martirio.

All’inizio non capivo come ciò fosse possibile. Perché non ribellarsi? Perché non opporsi a tanta cattiveria? Eppure di Avvocati e di Giudici la donna ne aveva sentiti tanti e più volte.

La paura di non farcela, l’autostima ridotta a zero e forse l’illusione di un flebile equilibrio, hanno fatto si che lei si congelasse nella propria posizione e non fosse più in grado di cambiare il suo destino.

Forse più di tutto mi ha sconvolto proprio questo. La violenza psicologica è stata persino più forte di quella fisica e questo spiega il perché, in questa come in tantissime altre situazioni simili, la vittima non è più in grado di allontanarsi dal proprio carnefice.

La consapevolezza di questa situazione è incredibilmente triste: molto spesso si rimane dentro questa gabbia per paura di un gesto estremo dell’uomo che le donne hanno di fianco oppure per cercare di proteggere i figli (malgrado i figli chissà cosa darebbero per poter fuggire insieme alla loro mamma da quell’inferno). Penso che anche questo sia il motivo per cui molte donne violate non riescono a sottrarsi al proprio oppressore e a volte ritornano dall’uomo che le ha maltrattate.

 

Sarebbe molto bello se un giorno io potessi aggiornare questo post con la notizia che questa donna abbia ottenuto la libertà… grazie alla sua volontà.

 

Lo dico a te ****** che – conoscendoti – sicuramente leggerai questo articolo.

Un abbraccio a tutte le ****** d’Italia…che mi auguro diminuiscano sempre più e si riprendano la loro vita.

Data pubblicazione: 09 febbraio 2017

7 commenti

#1
Dr. Paolo Scanagatta
Dr. Paolo Scanagatta

Bel contributo. Un importante spunto di riflessione per tutti.

#2
Dr. Francesco Luzzana
Dr. Francesco Luzzana

Grazie mille, è purtroppo una triste storia che mi ha colpito molto.

#3
Ex utente
Ex utente

articolo molto utile

#4
Dr. Giorgio Enrico Gerunda
Dr. Giorgio Enrico Gerunda

Gentile Collega questa esperienza ti ha toccato profondamente perchè hai avvertito come le ferite dell'anima siano più profonde e difficili da guarire delle ferite sul corpo, che hai imparato a trattare. Sei giovane e tante altre esperienze e verità ti toccheranno profondamente per renderti un vero medico che sa trattare anima e corpo con la stessa sensibilità e competenza. Riuscire ad essere vicini a chi soffre qualunque sia la malattia, è il compito vero, profondo e meraviglioso del medico. Tanti auguri caro amico e collega.
Giorgio Gerunda

#5
Dr. Francesco Luzzana
Dr. Francesco Luzzana

Grazie Prof, per le gentili parole (e per il "giovane" anche se in realtà non è più così).
Cordiali Saluti

#6
Dr.ssa Franca Scapellato
Dr.ssa Franca Scapellato

Grazie Francesco per aver condiviso la tua esperienza. E' proprio così, le ferite morali, la distruzione dell'autostima, sono molto peggiori delle percosse. Se questa donna ha trovato, grazie alla tua sensibilità e attenzione, un'occasione per aprirsi e parlare e cercare aiuto è comunque importante. Anche a sessant'anni è possibile cambiare, e il primo passo è pensare di poterlo fare, immaginare un futuro diverso. Poi ci sono i dubbi, le paure, ma intanto il seme è piantato, ci sono figure di riferimento e di supporto, qualcosa è cambiato.

#7
Dr.ssa Angela Pileci
Dr.ssa Angela Pileci

Purtroppo le storie di queste donne hanno sempre un denominatore comune, dato dalla violenza già nota nella famiglia di origine e poi dalla conseguente paralisi generata dal loro carnefice.
Ciò che incoraggia è che negli ultimi anni, grazie anche ai media, si sta facendo qualche passo in più, sebbene ci sia molta strada da percorrere, non solo per aiutare queste donne, ma anche i loro carnefici. Infatti, anche gli uomini che usano violenza sulle donne sono sempre persone molto deboli e con profonde ferite relative alla loro inadeguatezza. Chiaramente questo non è una giustificazione.

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