Bambina rifiutata dalla scuola perché HIV positiva: l'Italia dell'ignoranza e dell'isolamento

luigilaino
Dr. Luigi Laino Dermatologo

Accade in Italia, esattamente a Trentola Ducenta, un paese del Sud Italia (ma potrebbe essere anche dell'estremo nord): una bambina di 11 anni, rifiutata (per l'ennesima volta) dalla dirigenza scolastica e regionale perchè affetta da HIV.

Dopo l'intervento del Ministero dell'Istruzione, per fare chiarezza sulla vicenda, pare che questa bimba possa avere finalmente il diritto di tornare a scuola e quindi evitare le "lezioni a distanza" che qualcuno nella dirigenza scolastica pare avesse invocato.

Al netto del gravissimo episodio di lesione della Privacy personale, continua la ghettizzazione della piccola, poichè pare (il condizionale è ancora d'obbligo), che alcune mamme abbiano intenzione di togliere i propri figli dalla scuola, causa sovraffollamento, classi piccole, servizi igienici inefficienti e quindi (secondo il loro ragionamento) rischio di contagio anche per una semplice sbucciatura del ginocchio.

Questa è l'Italia dell'ignoranza, della chiusura, della ghettizzazione. La peggior Italia che esiste.

Da Medico Specialista delle Malattie Sessualmente Trasmissibili, colgo l'occasione per comunicare ancora una volta che:

1. l'HIV NON si trasmette durante la vita sociale, lavorativa e scolastica

2. piccole contaminazioni con sangue fuoriuscito dall'esterno di una persona infetta, NON sono causa contagio

3. la terapia antiretrovirale causa l'abbattimento del 96% della carica del virus e consente addirittura il rapporto sessuale in una coppia sierodiscordante alla ricerca di una gravidanza, con il concepimento di figli sani e liberi di malattia

e soprattutto:

4. l'isolamento delle persone affette da HIV, ancor più se bambini, è una malattia ancora più grave dell'HIV stessa, che non colpisce i sieropositivi, ma chi gli sta attorno attuando questo perverso e perdente meccanismo.

 

Tutta la mia solidarietà alla Bambina, con la quale mi piacerebbe far giocare mio Figlio.

 

Alcune fonti:

 

 

Data pubblicazione: 04 novembre 2015

3 commenti

#1
Medico
Medico

Caro Luigi,
Grazie per aver postato questa notizia che dimostra tante realtà:
1) pregiudizi basati sulla ignoranza, che in gran parte è colpa dei media;
2) Assenza di spirito di solidarietà, in un paese dove i baciapile non si contano, in tutti gli ambiti
3) Assenza di informazione scientifica seria: si è rimasti ancora alla "terrorrizzante" immagine del sieropositivo contornato dalla linea blu o rossa (non ricordo) e al famoso motto "se lo conosci lo eviti, se lo conosci non ti uccide".
Ho fatto notare questa anomalia comunicazionale all'ISS che mi ha risposto che del versante mediatico si occupa il Ministero. Interpellato quest'ultimo non è giunta alcuna risposta!
4) La bimba ha tutta la mia solidarietà, come medico e come uomo: le farei fare amicizia con la mia nipotina e prima di me lo farebbe mia sorella, la madre!
Grazie e buon lavoro,
Vincenzo.

#3
Utente 284XXX
Utente 284XXX

In più di 30 anni dalla scoperta di questo virus le terapie hanno fatto passi da gigante, portando la viremia nel sangue dei malati ad essere irrilevabile, azzerata ... purtroppo l'ignoranza su questo virus non ha fatto nessuna evoluzione, anzi!
Mentre una mamma sieropositiva oggi (e spesso anche ieri) partorisce figli sani, la madre degli ignoranti, sempre incinta, continua a crescere figli ignoranti.

E come fa a sapere la dirigenza della scuola che gli altri bambini sono sani? Ha chiesto a tutti il test?

Tutta la mia solidarietà a questa bambina ... i miei figli con bimbi sieropositivi ci hanno sempre giocato, con chi ha l'influenza meglio di no, ma solo per qualche giorno.

Cristina


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