Medicina ed Etica

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Dr. Massimo Scorretti Ematologo, Cardiologo, Biochimico clinico

ALLUNGARE LA VITA: UN BISOGNO INTRINSECO DELL'UOMO, UNA SFIDA SCIENTIFICA O SOLO UN PROBLEMA ETICO ?

 

Mostriamo una certa evanescente attitudine al politically correct anche quando si parla di vita e di morte. Soprattutto quando parliamo di allungamento della vita.

Un politically correct, in questo caso, inappropriato e poco credibile, al limite della blasfemia.

Ci sentiamo in dovere di applicare una forma di mistificata superiorità culturale, nei confronti della dicotomia Vita-Morte, adottando una matrice in cui, nel soppesare il valore della vita e della morte, preferiamo affidarci al criterio della "qualità" della vita e non alla "quantità" della medesima. Ed allora ecco che in molti si esercitano nel proferire la sdilinquita formuletta "è meglio vivere meno, ma con buona qualità, piuttosto che a lungo, ma male".

Deformazioni dell'uomo culturale. Niente a che vedere con l'homo sapiens tradizionale che nonostante le recenti conquiste, resta tutto peli, muscoli e pervicacemente ed istintivamente attaccato alla vita e al "quanto più ce n'è, meglio è".

Da quando, negli ultimi 30-40 anni, si è registrato un significativo incremento dell'età media, vissuta da uomo e donna, si usa proferire lo stonato ritornello che non e' importante "quanto" si vive, ma "come" si vive.

Bene, vi posso assicurare che questo assunto assiomatico e' totalmente astratto.

E' bello da dire e forse, risulta anche culturalmente adeguato, atteggiarsi a crederci davvero, ma è altrettanto certo che si finisce puntualmente per essere smentiti, nel momento cruciale e supremo del distacco dalla vita terrena.

In quel momento (molti medici lo vedono tutti i giorni purtroppo) il "quanto" si vive, diviene l'avamposto irrinunciabile a cui tutti si ancorano, con le unghie e con i denti.

Certo, il problema della quantità della vita è un falso problema. E' come il cane che si morde la coda.

Infatti, se pure potessimo allungare la vita a 2000 anni, anche in quel caso, verrebbe il momento dell'addio. Saremmo obbligati a riposizionare la nostra esistenza, i nostri modelli esistenziali, sociali, relazionali, su ampi balzi di tempo (rispetto ad adesso), ma finiremmo, invariabilmente, per percepire anche 2000 anni di vita, come un frammento, se paragonata, ad esempio, ad un milione di anni. Quindi la deformazione, tutta umana, di vivere nel condizionamento di una percezione segmentaria e misurabile (con un inizio ed una fine), di qualsiasi cosa con cui veniamo a contatto, rende tutto il percepito come transitorio e, a seconda dei punti di vista, apprezzabile o trascurabile.

"Allungare la vita" non e' quindi un'attività dell'uomo che puo' essere realizzata come frutto di un'astratta pianificazione.

E', invece, la spinta insopprimibile, procurata da un istinto potentissimo di autoconservazione, impressa, in prima istanza, nel nostro codice genetico.

Una spinta alla conservazione e al mantenimento della specie, della sua presenza, in un palcoscenico che vede le molecole biologiche articolarsi in architetture diverse, espressione di un'unica pulsione che tende a dividere e separare, per poi ricongiungersi e che alla fine è invariabilmente unica.

E' il risultato di un lento ed inesorabile avanzamento, sul fronte della conoscenza, della tecnologia e di altre numerose influenze disciplinari che in maniera sinergica, condizioneranno l'evoluzione o il mutamento dei processi biologici.

L'uomo e la sua intelligenza si misurano in una sorta di sfida con se stessi, avanzando nel mondo della conoscenza, spesso a tentoni, senza sapere esattamente dove andare a parare. L'uomo di muove per "cercare", per trovare risposte ad interrogativi, in apparenza semplici, irrisolti che affollano la sua mente da milioni di anni. Domande semplici: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo, cosa c'e' dentro di noi, nell'infinitamente piccolo e cosa c'è fuori di noi, verso le stelle e l'infinitamente grande ? E' la stessa domanda che oscillando come un pendolo, compie un giro magico di 360 gradi, per poi tornare al punto di partenza.

La curiosità ci porta a cercare, spinti da domande e la sistematizzazione del cercare, ci porta a "ricercare", dando origine alla ricerca scientifica, come metodologia sistematica, in cui ci poniamo l'intento non solo di trovare risposte, ma anche di misurare le risposte e capire se sono risposte che soddisfano i criteri posti all'interno o nell'incipit delle nostre domande.

Albert Einstein, tra i mille aneddoti proferiti e passati alla storia, pronunciò anche questo: " Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto e la inventa".

Credo che il punto della discussione, non sia sic et simpliciter "allungamento della vita SI o NO", in quanto ci sarà di certo l'ennesimo "sprovveduto" che inventerà come allungarla, il punto reale, invece, sarà come allungarla, attraverso quali metodologie questo accadrà e quali risvolti etici dovrà affrontare l'uomo, per non soccombere con la propria coscienza.

 

Massimo Scorretti

 

Data pubblicazione: 26 maggio 2012

3 commenti

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Dr. Massimo Scorretti
Dr. Massimo Scorretti

Il sito "Cercando Socrate" è un mio Blog personale ed i suoi contenuti sono originali scritti dal sottoscritto.
Saluti

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