Medicina narrativa, ascoltare il paziente

alessio.sandalo
Dr. Alessio Sandalo Psicologo, Psicoterapeuta

IL BRAVO MEDICO E LE CHIACCHIERE DEL PAZIENTE

Piero Ottone - rubrica Vizi&Virtù - Il Venerdì di Repubblica - n.1274 del 17 agosto 2012

Mi hanno raccontato che un vecchio medico, allungeresti, dava agli studenti una definizione della medicina piuttosto geniale, anche se un po' assurda: ve la riferisco. "Il nostro compito - diceva - è di intrattenere il paziente con amabili chiacchiere, mentre la natura segue il suo corso". Se qualche medico ha la bontà di lèggere queste note, spero non si offenda. Sappiamo tutti che la frase scherzosa, se poteva essere vera nel passato, oggi non lo è più. La medicina fa miracoli: si direbbe che ormai non conosca frontiere. A parte la creazione della vita dal nulla può tutto, o poco ci manca. Possiamo dare l'allarme: se si va avanti di questo passo non si riuscirà più a morire.

Evviva i medici, dunque. Resta il fatto che la frase testé riferita, in un certo senso, non è del tutto infondata neanche oggi. Anche un profano si rende conto, o per lo meno ha il sospetto, che la natura di cui parlava il vecchio saggio, deve pur sempre contribuire alla guarigione. In altre parole: nonostante l'Onnipotente (o quasi) delle medicine, il paziente deve fare la sua parte. Più precisamente: profano quale sono, sospetto che alla lunga guariscano soltanto coloro che vogliono guarire. Ed ecco che "le amabili chiacchiere", di cui parlava quel signore nella definizione da me riferita, acquistano grande importanza.

Avevo scritto tanto tempo fa che oggidì, quando il paziente descrive il suo malanno, per prima cosa lo sottopongono a decine di esami eseguiti da miracolosi strumenti moderni: e un professore di università mi aveva risposto che non proprio tutti agiscono a quel modo. Lui insegnava agli studenti di lasciar parlare il paziente per qualche tempo, prima di sottoporlo agli esami, e di guardarlo con attenzione, di osservargli le mani. Gli strumenti entravano in scena in un secondo tempo, per confermare o smentire le impressioni ricevute durante il colloquio. Le amabili chiacchiere di cui dicevo all'inizio, insomma, non sono inutili: sono sempre importanti.

Data pubblicazione: 20 agosto 2012

6 commenti

#1
Utente 264XXX
Utente 264XXX

condivido quanto ha scritto ma soprattutto vorrei che se un medico avesse un paziente che collabora per diagnosticare la propria malattia di ascoltare anche la sua opinione.

#2
Dr. Luigi Mocci
Dr. Luigi Mocci

le amabili chiacchere, in termine tecnico, si chiamano anamnesi, che e' un passo fondamentale della diagnosi. I l paziente "chiacchera" dando informazioni che possono rivelarsi utilissime, se non indispensabili per diagnosi e prognosi. Naturalmente queste chiacchere vanno indirizzate ed ampiamente sfrondate per cercare gli elmenti utili al medico

#3
Dr. Luigi Mocci
Dr. Luigi Mocci

le amabili chiacchere, in termine tecnico, si chiamano anamnesi, che e' un passo fondamentale della diagnosi. I l paziente "chiacchera" dando informazioni che possono rivelarsi utilissime, se non indispensabili per diagnosi e prognosi. Naturalmente queste chiacchere vanno indirizzate ed ampiamente sfrondate per cercare gli elmenti utili al medico

#4
Dr. Alessio Sandalo
Dr. Alessio Sandalo

Grazie Mocci per la sua opinione, grazie all'utente 264...
Penso che sia importante scambiare le pratiche di medicina narrativa, esplorandole sia nelle tecniche già consolidate come l'anamnesi, sia attraverso laboratori più informali, in cui far emergere la soggettività e il vissuto personali.

#5
Utente 267XXX
Utente 267XXX

Bisogna ascoltare il paziente. Ha ragione, davvero! Quando andrò dallo psicologo spero di trovare uno come lei!

#6
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Trattandosi di una relazione, il problema non è se >>bisogna ascoltare il paziente o "concedergli le amabili chiacchiere ">>
nel senso che il rapporto non dipende esclusivamente dal medico ma anche dai pazienti soprattutto quelli che hanno la capacità, e la esprimono, di sentirsi padroni del proprio destino e per questa ragione non lasciano tutta l’iniziativa al medico, poiché preferiscono costituire insieme a lui una sorta di società, o di alleanza , con il patto reciproco di dare il meglio di sé: e pretendono solo, si fa per dire, la tecnica e la competenza, l’apertura mentale e, naturalmente, l’impegno.
Vedi
https://www.medicitalia.it/blog/senologia/1504-il-medico-e-l-arte-dell-ascolto-somministrare-cattive-notizie.html

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