L'Implantologia

marcofinotti
Dr. Marco Finotti Ortodontista, Dentista, Gnatologo

 

 

L’implantologia è un settore dell’odontoiatria che negli ultimi decenni ha raggiunto risultati straordinari, grazie all’impulso della ricerca scientifica e dell’evoluzione tecnologica: il perfezionamento delle tecniche, degli strumenti e dei materiali, ha reso l’implantologia la soluzione d’eccellenza per riabilitare in modo fisso la masticazione nei pazienti affetti da edentulia, (mancanza di uno o più elementi dentari), con ottimi standard qualitativi sia dal punto di vista funzionale che estetico.

L’implantologia moderna si basa essenzialmente sul principio di osteointegrazione, il quale prevede il posizionamento dell’impianto a livello endoosseo, cioè all’interno dell’osso del paziente. Il graduale processo di guarigione che si attiva fisiologicamente a seguito dell’intervento, consente di creare una continuità fra il tessuto osseo neoformato e l’impianto. L’impianto risulta dunque saldamente integrato all’interno dell’osso, potendo costituire la base per una riabilitazione protesica altamente stabile, confortevole e durevole nel tempo.

Il materiale attualmente utilizzato nella produzione degli impianti è il titanio, biocomapitbile nei confronti del quale non vi è reazione di rigetto da parte dell’orgamnismo, in quanto non riconosciuto come elemento estraneo.

Sebbene i progressi scientifici e tecnici abbiano consentito di estendere l’applicazione dell’implantologia per osteointegrazione ad un numero sempre crescente di persone, esistono condizioni indispensabili per intervenire: la presenza di sufficienti quantità e qualità ossee nel paziente. Comprendere la necessità quantitativa è un fattore immediato: laddove lo spessore e l’azltezza dell’osso non siano adeguate ad accogliere un impianto, è impossibile assicurare il successo dell’intervento. Quest’ultimo è tuttavia subordinato parimenti alle caratteristiche qualitative dell’osso a disposizione: un tessuto osseo di qualità scadente, può richiede l’inserimento di un numero maggiore di impianti atti a garantire la stabilità della protesi e può rendere il processo di guarigione e i risultati finali meno predicibili.

Per ottenere una diagnosi approfondita e verificare l’esistenza delle condizioni basilari per la riuscita degli impianti, l’odontoiatra si avvale della tecnologia Dentascan, ovvero una TAC specifica dei mascellari, associata ad un software digitale che permette la ricostruzione tridimensionale delle arcate dentarie del paziente, il loro studio e la simulazione della morfologia (modelli) delle strutture sulle quali si intende intervenire.

Attraverso la diagnostica Dentascan, o con la cone-beam, è possibile ottenere una valutazione precisa dell’altezza, dello spessore e della qualità ossea, dati necessari alla programmazione della terapia implantare più adeguata al singolo soggetto. Il numero, la morfologia, la lunghezza degli impianti da inserire può variare da paziente a paziente: altrettanto i tempi di guarigione, i quali possono oscillare normalmente dai 1-2 mesi ai 3-5 mesi circa, e conseguentemente i tempi di posizionamento della protesi definitiva. In presenza di ottime quantità e qualità ossee, comunque in condizioni idonee, è possibile utilizzare la tecnica del carico immediato, la quale prevede l’applicazione della protesi fissa sugli impianti ultimato l’inserimento degli impianti o comunque entro 12-36h.

E’ importante infine rassicurare i pazienti che non possiedono le caratteristiche ossee idonee all’intervento implantare: l’accesso alla soluzione implantologica non è infatti precluso a priori. Le moderne tecniche di ricostruzione- rigenerazione ossea, permettono infatti di ripristinare il deficit quantitativo sia attraverso il trapianto di osso autologo (prelevato da altri distretti corporei del paziente stesso, come anca, tibia, teca cranica) sia mediante l’utilizzo di biomateriali e membrane che mediante tessuto osseo omologo. La soluzione rigenerativa, laddove applicata con successo, permette al paziente di ottenere un livello di osso adeguato al posizionamento di impianti, raggiungendo gli obiettivi di osteointegrazione .

 

 

 

Data pubblicazione: 05 febbraio 2012

1 commenti

#1
Ex utente
Ex utente

gentile dottore,per caso ho letto questa "notizia" su internet,vorrei sapere se secondo lei è vero o è una balla. le riporto quanto ho letto
sembrerà inverosimile ai più, ma le sollecitazioni meccaniche cui sottoponiamo il nostro apparato masticatorio possono essere davvero notevoli: durante la masticazione, ad esempio, si può produrre un carico di molti chilogrammi, con carichi di 10-25 Kg\mm2 a livello degli incisivi, di 15-35 Kg\mm2 sui canini fino a valori di 80-150 sui denti posteriori (molari). In massima tensione occlusiva un individuo può raggiungere volontariamente forze pari anche a 100-150 kg.

I ricercatori, applicando diversi livelli di pressione meccanica in ambito sperimentale su denti estratti, hanno analizzato cosa si verifica sulla superficie dentale e all’interno della struttura in questi momenti di sollecitazione estrema: la struttura dentale si è rivelata un materiale composito estremamente sofisticato, che reagisce in modo straordinario alla pressione, sviluppando una rete di microincrinature che aiutano a sopportare lo stress, ma che vengono riparate altrettanto rapidamente, attraverso il rilascio di sostanze specifiche che agiscono quasi come un collante naturale, prevenendo così fratture dell’elemento quando si masticano alimenti duri o qualora il carico sia eccessivo.

Lo studio della microstruttura dentale e delle sue caratteristiche architetture interne si sta rivelando utile anche in ambito aeronautico-industriale, settore che ricorre a materiali resistenti agli urti e all’impatto, spesso materiali compositi risultanti dall’unione di matrici in cui vengono unite tra loro fibre di carbonio, resine e vetro.

Nella microstruttura dentale le fibre non sono organizzate in un reticolo geometrico, ma in una struttura complessa e variegata, in piani compositi e plurimi di fibre e matrice, molto diversamente dai singoli e sottili strati utilizzati nei velivoli aerei. Questa architettura permette di ammortizzare lo stress causato da una pressione meccanica ed evita le fratture, rendendo il dente davvero resistente ai carichi, masticatori o di altra natura (ad esempio le parafunzioni: digrignamento, serramento dentale cause di sovraccarico anomalo per durata e forza per l’apparato masticatorio). L’analisi di questi fenomeni sta orientando la ricerca verso nuove prospettive.

In ambito odontoiatrico prosegue la valutazione di protesi dentali che possano resistere in maniera più efficace all’ambiente orale ed all’usura funzionale e parafunzionale, creando materiali che imitino le proprietà riscontrate realmente nel dente stesso e migliorando la capacità di prodotti per la profilassi, quali vernici fluorite o paste dentifrice, che aiutino o accelerino il potenziale autoriparativo dello smalto, rafforzando l’intrinseca capacità difensiva dell’apparato masticatorio all’usura ed alla frattura; in ambito aeronautico si promuove, invece, lo studio di nuovi aggregati materici da utilizzare in velivoli più resistenti agli urti ed impatti, modellati sull’esempio del perfetto equilibrio strutturale dell’elemento dentario.



Silvia Sambin


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