Le immagini nascoste della TAC

a.ponzi
Dr. Armando Ponzi Dentista, Anatomopatologo, Gnatologo, Medico estetico

Le indagini cosiddette 3D hanno rivoluzionato l’imaging sia ambito diagnostico che terapeutico. L’introduzione della 3° dimensione (ma esiste anche la 4°, il tempo, tipicamente la contrazione del cuore che batte nella ecografia) consente una perfetta valutazione e misurazione di dati biometrici del paziente utili sia ai fini del rapporto medico paziente (fornire indicazioni sulla fattibilità e prognosi di un intervento) sia rispetto alla tipologia di intervento da eseguire, livello di difficoltà ed eventuali ostacoli anatomici. 

Immagine convenzionale di TCImmagine convenzionale di TC

La news vuole condividere con gli utenti un aspetto particolare dell’indagine TAC, CBCT, RMN, PET, US: la generazione del file DICOM e la possibilità di un suo utilizzo per produrre profili volumetrici ed immagini nuovi che, accanto all’indubbio fascino immediato, stanno consentendo enormi progressi in molti ambiti chirurgici con miglioramento sia del follow-up che dei margini terapeutici. 

Immagine TC con render 3DImmagine TC con render 3D

 

Rivalutazione di un intervento ortopedicoRivalutazione di un intervento ortopedico

 

Si noti la possibilità di misurare la lunghezza delle vitiSi noti la possibilità di effettuare misurazioni 3D

DICOM è l’acronimo di ‘Digital Imaging and COmmunication in Medicine’: è un file generato dalla macchina che esegue l’indagine.

Software dedicati possono acquisire questi dati DICOM e attraverso un processo detto ‘Segmentazione’ ricostruire l’immagine volumetrica: questo volume può essere studiato sia ai fini diagnostici dal radiologo, ma anche e soprattutto dal chirurgo, in ambiti quali, odontoiatria implantologica e chirurgica, ortopedia, maxillo-facciale, otorino, neurochirugia, per ottenere misurazioni, fino alla simulazione realistica dell’intervento, creando ‘object’ e strumenti generati dallo studio di progetto dell’intervento da eseguire.

L’immagine mostra elementi virtuali di progetto anticipati che hanno consentito la realizzazione dell’object’ chiamato abutment: al centro l’immagine reale dell’intervento. Si noti la somiglianza tra il virtuale fatto sul computer (lati) con l’immagine reale al centro. 

"Object" creati virtualmente e inseriti nell'intervento chirurgico reale

Il file DICOM, contiene inoltre i toni di grigio, espressione della ‘densità ‘ dei tessuti ed i software possono campionare questi toni che in termine tecnico vengono definiti ‘valori di Hounsfield’

Questo file digitale mostra la progressione dei tessuti generati dall’algoritmo settato secondo gli Hounsfield, partendo dal più denso (Metalli o smalto dei denti) fino all’aria.

Ringrazio Stefano Ponzi e www.MadeinVirtual.com per la elaborazione e concessione delle immagini.

Data pubblicazione: 07 marzo 2014

Autore

a.ponzi
Dr. Armando Ponzi Dentista, Anatomopatologo, Gnatologo, Medico estetico

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1983 presso Università agli studi di Roma 'La Sapienza'.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Roma tesserino n° 33923.

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21 commenti

#1

Nulla da obiettare sulla tecnologia che hai presentato, ma le immagini che qui hai riprodotto della colonna vertebrale e dei mezzi di sintesi in situ non consentono assolutamente < una perfetta valutazione e misurazione di dati biometrici del paziente utili sia ai fini del rapporto medico paziente (fornire indicazioni sulla fattibilità e prognosi di un intervento) sia rispetto alla tipologia di intervento da eseguire, livello di difficoltà ed eventuali ostacoli anatomici>.

Probabilmente in odontoiatria tutto è più semplice non avendo, per esempio, nel programmare e attuare un impianto, particolari condizioni anatomiche di difficoltà.
Se lo spessore osseo è insufficiente per accogliere l'impianto con rischio di ledere il nervo alveolare, puoi, anche a distanza, comunicare al paziente che l'intervento non è attuabile.

In chirurgia verebro-spinale è tutta un'altra cosa (per non parlare della chirurgia cranio-encefalica). Quelle immagini non mi consentirebbero di valutare la posizione di un disco erniato nè i suoi rapporti con midollo e/o radici nervose la cui funzionalità devo valutare preventivamente con l'esame clinico.
In ogni caso, se c'è indicazione, dovrò affrontare ugualmente l'intervento e nessuna macchina (almeno nell'arco di questo secolo) mi potrà mai guidare nelle manovre operatorie, nè dirmi in anticipo le difficoltà impreviste sempre possibili.
Un discorso a parte meriterebbe il neuronavigatore, ma, per quanto esso consente enormi vantaggi chirurgici, ciò che si può verificare durante l'intervento lo potrà affrontare solo il chirurgo.

Credo perciò che questa volta ciò che sarebbe "elementare" per Sherlock, non lo è, a ragione, per Watson


#2
Dr. Armando Ponzi
Dr. Armando Ponzi

Caro Giovanni,
questa news, che probabilmente ritirerò vista il basso rating, così Watson sarà contento, è per dare un valore nuovo alle immagini.
Poi, ciò che affermi è del tutto errato poiché i software consentono la gestione DINAMICA delle immagini e puoi controllare bene tutti i parametri di cui hai bisogno. Ad esempio puoi 'splittare una vertebra negli assi x,y,z e visionare i rapporti e l'estensione di un'ernia attraverso il metodo della campionatura. Se hai viti virtuali puoi inserirle nella TAC con una approssimazione di 2mm e comunque saperne in anticipo la lunghezza. Ecc. ecc.
Per tua informazione è stato eseguito un intervento alla colonna usando speciali dime frutto di progettazione digitale.
Questo è un nuovo modo di vedere le cose ed è applicabile a tutte quelle discipline tecnologiche applicate ai tessuti duri.

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