La Medicina vestita di narrazione

salvocatania
Dr. Salvo Catania Oncologo, Chirurgo generale, Senologo

Nel recensire l'ultimo libro di Sandro Spinsanti mi prendo volentieri il rischio di incorrere in un "conflitto di interessi":

1) Il tema della narrazione in Medicina mi è particolarmente caro soprattutto in era digitale

http://www.senosalvo.com/ragazzefuoridiseno/narrare_la_malattia_curarsi_con_blog_fuori_di_seno.htm

https://www.medicitalia.it/news/senologia/5533-la-medicina-narrativa-e-la-blogterapia.html

2) Ho conosciuto Sandro Spinsanti agli inizi degli anni ’80 nel corso di alcune attività divulgative dell’Associazione Attivecomeprima di Milano. Allora non si parlava di Medicina Narrativa, ma proprio a Sandro Spinsanti avevo proposto di scrivere insieme quello che sarebbe stato uno dei primi documenti di Medicina Narrativa in Italia. (*)

il carcinoma mammario

 https://www.medicitalia.it/libri/oncologia-medica/118-il-carcinoma-mammario-dalla-parte-della-paziente.html

Purtroppo non se ne fece nulla, nel senso che fui costretto a farmi affiancare da una brava psicologa, perché l’Editore mi aveva fatto tanta pressione per anticipare la stampa del volume da presentare al Convegno Carcinoma Mammario dalla Parte della Paziente, da me organizzato a Milano  nell’Ospedale in cui ero allora Primario di Chirurgia Generale e che ebbe un incredibile successo. Presentato da Umberto Veronesi (nella foto con in mano il libro. Siamo nel 1989).

Ebbe come protagonista per la prima volta in Italia Ada Burrone, la paziente che rivendicava di avere pari voce con i chirurghi che l’avevano operata. Il Convegno ebbe un successo incredibile con decine di medici rimasti fuori dalla grande sala, che già ne ospitava a centinaia. Ricordo bene che io, giovane chirurgo ma anche organizzatore, guardando preoccupato Veronesi per la ressa, ebbi una inaspettata risposta che mi lasciò senza parole: “Salvo e….. non sei contento ? E se invece l’aula fosse rimasta vuota?”

                                   Ada Burrone e Veronesi

 

Allora (io abitavo a Milano, e Spinsanti a Roma) non esisteva Internet e gli scambi cartacei ostacolavano la realizzazione di progetti editoriali in tempi brevi. Lo scrivo per dare atto a Sandro Spinsanti riguardo al suo ruolo tra i pionieri in Italia della narrazione in medicina, tant'è che nello stesso Convegno fu relatore di una relazione dal titolo " Gli ideali etici nella professione del medico, ieri e oggi "

Parliamo del suo libro...

Un consiglio al lettore: prima di aprire il libro di Sandro Spinsanti: La medicina vestita di narrazione (Ed. Il Pensiero Scientifico, Roma 2016, appena pubblicato), soffermati un attimo sulla copertina. Riconosci di sentirti spaesato: hai sempre pensato, giustamente, che la buona cura uscisse da ospedali efficienti e organizzati, da ambulatori medici gestiti da professionisti premurosi. L’immagine di copertina ti suggerisce invece la sartoria, con un manichino che evoca abiti su misura. Siamo fuori strada? No: se hai pazienza – e l’indubbio piacere – di scorrere il libro, ti convincerai che la metafora sartoriale è proprio calzante per descrivere la buona medicina che vorresti. Perché la cura giusta non è quella uguale per tutti: affinché calzi a pennello, ti deve essere tagliata e cucita addosso, come un vestito di alta sartoria. Il che vuol dire, semplicemente, che se il medico non parla con il malato, se non ascolta la sua storia, se non raccoglie desideri e preferenze, non può far altro che offrire un trattamento standard. Come un abito, appunto, da grandi magazzini. Quindi medicina sartoriale e medicina narrativa sono praticamente sinonimi. La pratica medica ha introdotto in poco tempo dei grandi cambiamenti rispetto al modello di rapporto terapeutico che ha prevalso per secoli.

Questo non prevedeva che il medico comunicasse al malato diagnosi e prognosi; e tanto meno che indagasse che cosa era prioritario per la persona malata, in modo da decidere il percorso di cura con lui/lei. Il buon medico prendeva le decisioni per il malato, magari condividendole, alle sue spalle, con i famigliari. Il modello dell’informazione obbligatoria e del consenso esplicito a qualsiasi trattamento ha modificato questa prassi (che a ragione viene qualificata come “paternalistica”, perché il medico si comportava con il malato come un buon padre o madre si relaziona con un bambino piccolo, non in grado di comprendere e di esprimere il proprio interesse). La medicina narrativa fa procedere oltre, correggendo al tempo stesso le deformazioni a cui il consenso informato è esposto. E’ esperienza di tanti, richiesti di porre la firma sotto un modulo, di una deriva burocratica assunta da questa procedura.

La medicina narrativa fa cadere l’accento non tanto sulle informazioni che il medico deve dare, quanto piuttosto su quelle che è tenuto a raccogliere dalla persona malata, per poter procedere a una decisione congiunta. Spinsanti la chiama “conversazione”. Ecco, un’altra immagine spiazzante. Non si tratta di immaginare quattro chiacchiere in uno scompartimento ferroviario o di fronte a una tazza di the. La conversazione è un atto di civiltà. Presuppone rispetto e considerazione dell’altro, prenderlo sul serio e riconoscergli di avere cose rilevanti da dire. Anche se, nell’ambito della cura, l’altro è malato, magari alle prese con una seria minaccia alla sua stessa vita. La narrazione è il legame tra questi due soggetti: il professionista che cura e il malato che accetta di entrare con lui in un rapporto responsabile. Un sogno? No, una realtà realizzabile; e realizzata dai migliori tra i medici e da quei cittadini che decidono di diventare soggetti partecipi di un processo di cura. Non da ultimo, il libro di Spinsanti offre una scelta tra i migliori progetti di medicina narrativa realizzati in Italia: giusto per documentare che non siamo di fronte a utopie, ma a quanto impegno e buona volontà rendono possibile già oggi.

 

(*) Il mio libro, che può essere considerato il primo documento in Italia di Medicina Narrativa in oncologia sul tumore del seno, non nacque ovviamente dalla intuizione di una notte ma lo si può considerare frutto di una rivoluzione culturale, che come vedremo, si delineava in quegli anni a Milano presso l’Istituto dei Tumori, dove c’era la prima sede di Attivecomprima, fondata nel 1973. Il mio primo incontro con l'associazione risale al 1976.

Doverosamente devo citare anche le esperienze (da me riportate nel libro con i ringraziamenti) dell’Associazione “Donne Come Prima” di Firenze che lo stesso anno pubblicava il volume “Donna e salute”. “Donne Come Prima “ è una associazione nata nel 1986.

 

https://www.medicitalia.it/minforma/senologia/79-dottore-si-spogli.html

Dottore si spogli

Data pubblicazione: 29 aprile 2016 Ultimo aggiornamento: 29 novembre 2016

34 commenti

#1
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

A proposito dei cambiamenti , di cui si occupa il libro, culturali sulla capacità comunicativa del medico, aggiungo che quando pubblicai nel 1989 il volume Carcinoma Mammario dalla parte della paziente, pochi dati esistevano, dai quali però era evidente che in Italia l’80- 90 % dei medici riteneva di non dover riferire la verità ai propri pazienti affetti da tumore, anzi, venivano nei casi sporadici di pazienti che richiedevano di saperne di più, pubblicati alcuni testi per delineare "strategie di inganno".

Questo atteggiamento interpretato oggi come disumano, era fondato in realtà sulla credenza che la verità avrebbe potuto danneggiare il paziente e che la conoscenza della situazione avrebbe annullato le sue speranze e le residue motivazioni, incrementando intenzioni suicidiarie, amplificate dalla elevata mortalità e da terapie aggressive e mutilanti

#2
Utente 343XXX
Utente 343XXX

E' interessante ripercorrere l'evoluzione che hanno avuto le motivazioni ad approfondire l'argomento comunicazione medico-paziente. Un'evoluzione per altro che non riguarda solo strategie comunicative, ma una presa di coscienza di un'intera esperienza di malattia . Malattia ma anche di vita perchè contrariamente a quanto si pensi nel mentre si è malati si continua a vivere come esseri pensanti adattandosi come meglio si può alla nuova situazione. In tutto questo cambiamento l'aspetto organico, paradossalmente, assume a mio avviso uno spazio piuttosto marginale per il bisogno sempre più impellente di concentrarsi su quello che sentiamo. Sentirsi malati ed essere malati sono due condizioni che non necessariamente convivono nello stesso momento e spesso la prima può avere conseguenze più a lungo termine rispetto alla seconda. Come può un medico non tenere conto di quello che accade mentre un corpo si ammala?
Circa un mese fa ho incontrato la mia chirurga per un progetto che sto portando avanti con l'associazione di cui anche lei fa parte e tra una chiacchiera e l'altra mi dice che in ospedale una psicologa ha presentato un progetto di medicina narrativa. Piena di dubbi mi chiede cosa sia in realtà, cosa ne penso e se secondo me potrebbe davvero portare dei benefici al rapporto medico paziente. Un po' mi sorprende questa domanda, mi dico che forse sono le novità a prescindere a creare, al solito, una fase di destabilizzazione perchè le basi della medicina narrativa per alcuni, esistono già da tempo. Dico questo perchè lei, chirurga taglia e cuci, forse è l'unica dei medici che ho incontrato che involontariamente la sta già praticando. Lei è un medico che fa conversazione. In quel poco tempo che c'è tra una visita e l'altra, con i pazienti che bussano alla porta incalzando i tempi per la fretta, lei tra tutti i suoi attrezzi dell'ambulatorio e le carte da riempire, fa conversazione civilmente. Ci sono due persone che hanno da dire qualcosa, con rispetto, con l'ascolto, con il sentire, con volontà e responsabilità. Due persone che hanno considerazione reciproca, tra le quali si crea un legame di cura perché le parole costruiscono sempre, nel bene e nel male qualcosa di utile raccontando e praticando un vissuto anche quello o forse proprio quello tra gli ambulatori e i corridoi dell'ospedale dove passano fiumi di persone con le loro emozioni e tanti piccoli mondi vulnerabili che ciascuno si porta con sé , davanti al cospetto di un medico o più semplicemente di un altro uomo. Cosa può essere più clinico di questo?

#3
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Nadine,
intanto grazie per il suo, atteso, contributo. Atteso, da ragazzafuoridiseno, per via di

http://www.senosalvo.com/ragazzefuoridiseno/narrare_la_malattia_curarsi_con_blog_fuori_di_seno.htm

>>Sentirsi malati ed essere malati sono due condizioni che non necessariamente convivono nello stesso momento e spesso la prima può avere conseguenze più a lungo termine rispetto alla seconda. Come può un medico non tenere conto di quello che accade mentre un corpo si ammala? >>

Verissimo ! Noi medici siamo concentrati su parametri biologici (+ fattori predittivi ) e spesso perdiamo di vista il focus del problema che Lei ha ben illustrato. Per noi il cancro è spesso l'UNICA MALATTIA da combattere ad ogni costo e con tutti i mezzi disponibili, mentre associata al cancro ne esiste una altra di malattia , paradossalmente più temibile, e meno curabile LA PAURA DELLA PAURA!

Per tale ragione a volte siamo noi medici che abbiamo più bisogno di essere aiutati dagli stessi pazienti.

Ad esempio perchè non glielo scrive alla sua chirurga (verba volant ) . A me piacerebbe ricevere il suo messaggio
>>Dico questo perchè lei, chirurga taglia e cuci, forse è l'unica dei medici che ho incontrato che involontariamente la sta già praticando. Lei è un medico che fa conversazione. In quel poco tempo che c'è tra una visita e l'altra, con i pazienti che bussano alla porta incalzando i tempi per la fretta, lei tra tutti i suoi attrezzi dell'ambulatorio e le carte da riempire, fa conversazione civilmente. >> per aiutarla a comprendere ed essere consapevole del suo comportamento "involontario" . Contribuirà alla sua ulteriore crescita professionale della quale se ne avvantaggerebbero altri pazienti.

Incoraggiare i medici e non solo viceversa !

Questo vale non solo nella relazione reale ma anche in quella virtuale, perchè non c'è differenza tra empatia reale ed empatia virtuale.

Al di là della umana vanità ( e meno male...!) che una lettera possa toccare, anche noi medici abbiamo bisogno di essere incoraggiati o portati a riflettere continuamente attraverso un "misuratore" per comprendere l'appropriatezza dei nostri comportamenti. Questo strumento lo possiedono molti pazienti ma in maggioranza non lo utilizzano.
Ecco perchè i nostri comportamenti anche quelli adeguati ed apprezzabili sono talvolta "involontari"

Cito tra tanti l'esempio (clamoroso perchè ripreso da alcuni quotidiani) di Chiara di Padova, che poi è entrata a far parte delle ragazzefuoridiseno.
Molti colleghi mi hanno scritto non tanto per la competenza dimostrata, ma soprattutto per la "gestione del caso", mettendo al primo posto l'aspetto umano, il che vuol dire che quello tecnico lo davano per scontato.

https://www.medicitalia.it/consulti/senologia/255545-lettera-per-il-dott-catania.html

#4
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

ho scritto
>>..................anche noi medici abbiamo bisogno di essere incoraggiati o portati a riflettere continuamente attraverso un "misuratore" per comprendere l'appropriatezza dei nostri comportamenti. ....>>

e indirettamente , riferendosi alla bellissima metafora di Sandro Spinsanti (medicina Sartoriale )....... "in modo da poter confezionare un abito su misura sulla "pelle" di ogni paziente".

#5
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Rileggendomi...

>>Per tale ragione a volte siamo noi medici che abbiamo più bisogno di essere aiutati dagli stessi pazienti. ....>>

>>....PIU' BISOGNO ??? >>

Mi scuso per l'inelegante LAPSUS ( lat.=caduta) freudiano !
Riesumando Freud ... quel "più" ....dalla parte del medico merita qualche riflessione (^__^)

#6
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Nadine,
rispondendo pochi minuti fa a questo consulto

https://www.medicitalia.it/consulti/senologia/499081-da-li-ho-fatto-una-visita-radioterapica-e-mi-consigliava-di-fare-un-ciclo-di-radio.html

il mio pensiero è andato alla sua chirurga
" Lei è un medico che fa conversazione. In quel poco tempo che c'è tra una visita e l'altra, con i pazienti che bussano alla porta incalzando i tempi per la fretta, lei tra tutti i suoi attrezzi ",
concordando con Lei che la scarsità del tempo disponibile del medico sia un fattore che può senz'altro influenzare la relazione, ma certamente non è la causa principale di una cattiva relazione, come alcuni medici vorrebbero farci credere.

https://www.medicitalia.it/news/medicina-generale/6362-anche-i-medici-ammalano-chi-li-curera-news-sulla-sindrome-del-burn-out.html

Dove avevo commentato forse troppo severamente e semplicisticamente (per poter essere chiaro )
"La burocratizzazione è senz'altro una concausa, ma non certo preminente, perchè i pazienti restano poco inclini alla gratitudine soprattutto perchè, per molte ragioni, molti medici NON SANNO COMUNICARE ."





#7
Utente 343XXX
Utente 343XXX

Si, senza dubbio dottor Salvo, io onestamente lo davo per scontato. Attribuire le responsabilità di una cattiva comunicazione alla burocratizzazione, alla frustrazione, al burn out a cui prima o poi il personale sanitario è soggetto in questa crisi evidente di tutto, è fin troppo semplice. Diciamo intanto che come in molti altri campi, certe persone non sono portate a fare un mestiere di questa portata che, del resto, toglie e ti dà lasciandoti un carico enorme negli anni, nel bene e nel male. Lo sa bene lei no?
Ma non sono solo alcuni medici ad incontrare la malattia prima della persona, i Pazienti attraversano tante fasi e non sono tutti così predisposti all'ascolto tanto da diventare poco responsivi e molto respingenti. Lo so perchè ci sono passata anch'io, ma i più affrontano la malattia come fanno con la vita in generale e quindi, al solito, c'è di tutto e un po'. La paura non fa raggiungere lo stato d'illuminazione del Buddha, al contrario, ti porta spesso molto più lontano dalla verità.
Quella parolina tanto chiacchierata che in tanti pensano essere cosa di poco conto, dal nome empatia, viene spesso lasciata in disparte quasi fosse un accessorio di cui poter fare a meno. E invece è un elemento fertilizzante di una buona relazione affettiva e cognitiva; qui non si parla solo di medicina, ma di convivenza sociale. Ci sono molte cose intorno a noi che diventano terapeutiche, tra queste ci sono senza dubbio le parole. Comprendere le parole vuol dire anche ricevere un atto di cura, al contrario quante volte sarà capitato un po' a tutti, rimanere in uno stato di angoscia per una interna giornata per non essersi sentiti appagati da una conversazione, per non aver compreso o forse per non aver -sentito- quelle parole, nonostante quello che ci era stato detto.
Saper conversare è un atto di civiltà e di progresso personale. Peccato che molti di noi siano ancora allo stato primitivo.

#8
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Grazie Nadine per il contributo.

Ho fatto delle aggiunte per ricordare doverosamente tra i primi documenti di Medicina Narrativa , il volume "Donna e salute" dell'associazione "Donne come prima" di Firenze.

Inoltre devo segnalare anche un volume di di poesie "ILLITA'", pubblicato nel 1995 da Prometheus e scritto da Adriana Pagnoni, morta 1 anno fa (non di cancro), operata da me e nota a Milano psicoterapeuta, psicoanalista e poetessa. . Ha pubblicato numerosi libri di poesia e racconti clinici tratti dalla sua esperienza personale. Durante la sua vita è riuscita a trasformare la sua malattia in un atto artistico,
Quel volume di poesie che aveva vinto anche alcuni premi nazionali letterari, giaceva sino ad un anno fa in fondo ad uno scatolone, ammuffito e sgualcito non casualmente ma perchè da me lì relegato poichè mi inquietava tutte le volte che lo leggevo.

Ora che Adriana non c'è più e rileggendolo dopo 20 anni ho cominciato a comprendere le ragioni della mia inquietudine, ma soprattutto apprezzarlo come una opera letteraria di valore perché è una analisi impietosa da analista...del CANCRO , del SUO Cancro e dell'universo sanitario che fa da cornice alla sua cura.

Tutto ciò accadeva in una epoca in cui "ci si doveva vergognare" di essere ammalati di cancro.

Adriana Pagnoni per la sua cultura e personalità rappresenta una tappa importante della mia formazione culturale oncologica. Quando l'ho operata consideravo le pazienti come lei semplicemente come "pazienti eccezionali", cioè con i requisiti che più volte ho descritto. Ma lei mi diede un suggerimento molto importante per comprendere meglio perché "i pazienti eccezionali" vivano meglio e forse di più (me ne prendo la responsabilità).


Infatti nella prefazione del libro Illità a me dedicata scriveva
"Come ho già risposto verbalmente alla sua domanda: Chi è l'oncologo per lei? Mi piacerebbe ripetergli, in sfida, che l'oncologo, per me, è un pazzo. Crede nella vita".

Bellissimo : "E' pazzo chi crede nella vita" !!!!!! Ecco il parametro fondamentale che mi mancava per comprendere meglio e completare il puzzle delle pazienti eccezionali.
Quel giorno fu giocoforza per me lanciare il neologismo ragazze fuoridiseno .

Per me fu un lampo : d'accordo le terapie, d'accordo il placebo, va benissimo la determinazione.....e se occorressse anche un briciolo di follia ??

Corsi trionfante da Ada Burrone a dirle che forse non lo sapeva ancora, ma che lei non era solo una paziente eccezionale ma la prima ragazza fuoridiseno d'Italia.

http://www.senosalvo.com/ragazzefuoridiseno/terapia_speranza_determinazione.htm

In fondo anche Lei Nadine quando decise di portare avanti la sua gravidanza , mentre alcuni medici la consideravano un pò folle, scrisse a me ed io la incoraggiai perchè quella scelta "folle" io la vedevo anche terapeutica .

. Adriana Pagnoni dedica questa raccolta di versi al suo oncologo "Salvatore" ma anche al riappacificarsi con Freud cui forse non perdonava per non essere mai stato in grado di parlare e affrontare il suo tumore negli studi e nelle sue osservazioni. Infatti Freud, ammalato di cancro, chiamava con sottile ironia il magistrale referto isto-patologico del famoso medico Iacob Erdheim. Dato che nella massa asportata dalla guancia di Freud nel corso dell'operazione lo studioso ravvisava la nicotina quale agente eziologico del male, Freud, scrollando le spalle, aveva preso a chiamare questa diagnosi "la sentenza nicotinica di Erdheim."

Il volersi riappacificare con il padre della psicoanalisi per questa negazione o rimozione, è per la paziente e poetessa Adriana Pagnoni, certamente, un atto simbolico di indulgenza verso chi non è in grado (e in questo caso anche lo psicoanalista per antonomasia) di trasformare una neoplasia in una creazione, artistica, narrativa o espressiva che sia.

Adriana Pagnoni lo ha fatto con il coraggio di non risparmiarsi, tipica necessità dell'artista.

Scrive la poetessa, in confidenza con il cancro. in versi

"Andiamo lì, a fumare una sigaretta. Prima della ghigliottina. Azzurri di pigiama son venuti tutti, dalla corsia al terrazzo. Che guarda di sotto. Di sopra."

Era il 1995 quando esce il libro di poesie in cui Adriana affronta il tema della sua malattia. Si impara ancora una volta che nell'incontro diagnostico, dunque la descrizione ma soprattutto l'espressività incoraggia l'empatia e promuove la comprensione tra il medico e il paziente; permette, come scrive Greenhalgh la costruzione degli indizi e delle categorie utili al processo terapeutico; consiglia un metodo olistico a chi gestisce; è intrinsecamente terapeutica o palliativa...

Ecco altre poesie ( ripeto...allora mi inquietavano ^__^)

Salvo
"L'oncologo mio/dorme solo/tre ore/per notte. Sta desto, lui!/ Perché è nel sonno/non nell'affanno,/ che il cancro,/ di nascosto entra./ Si chiama Salvatore/l'oncologo mio."

Capo del fumo
Ci davano il brodino/a noi del tumore/in ospedale./Andiamo lì,/ a fumare una sigaretta./ Prima della ghigliottina./ Azzurri di pigiama / son venuti tutti, dalla corsia al terrazzo. Che guarda di sotto. Di sopra.


Empietà
del mio cancro/si sono impossessati tutti/i tanti del / come stai / ai quali in faccia / senza nascondiglio / l'ho detto / di me hanno rubato / persino la paura / pur di vantarne proprio il coraggio. / In pietà

Quarantatré
E' il numero del tesserino blu / Ti esenta da pagamenti / Agli sportelli medici sono gentili / Disturberai solo per poco ancora / Quarantatré / E' bello questo numero primo / Non divisibile / Blu di neoplasia

Cristallo
Si può vederla anche come luce / nuova / la cementificazione di sasso / ora impuro / nel tuo corpo

Alterità
Il cancro ce l'hanno solo gli altri / Se raccontano che ce l'ho io / vorrà dire che sono un altro

Figlio
Dottoressa! / E' come se fosse dappertutto. / Dal panettiere, dal tabaccaio, sugli alberi / Dentro al cielo che respiro. / Nei panni, sopra al letto / Disegnato nei vetri della finestra / Fra le setole dello spazzolino / "Si, il cancro è come un figlio". / No e poi no!


Stanza 205
Ho condiviso la corsia con Argenide / Partigiana Ilde in racconto / Il carcinoma mammario viene / ai forti che / covano in seno / l'idea della liberazione

Camicie
Ne ho tante / di flanella, di seta, cotone / E poi anche sintetiche / Miste / Ne ho una rossa / Da fare invidia / Nessuna blu, che blu copra / la sbrecciatura al seno / Chissà che vuol dire

Invidioso
Invidioso lui / entra a casa / mia / Per divorarmi il corpo / Renderà materia il sogno / pur di mangiarlo

#9
Utente 408XXX
Utente 408XXX

La Medicina Sartoriale è una bella metafora senza dubbio. Ma , a seguito della mia personale esperienza oncologica, resta una mera utopia . Molti medici non solo non sanno comunicare, ma trovano poco tempo per cucire vestiti industriali per i pazienti, figuriamoci pretendere da loro vestiti su misura su ogni singolo paziente.

#10
Utente 408XXX
Utente 408XXX

Ho dimenticato di ringraziare Nadine, perchè apprezzo molto lo sforzo di coloro, io non ne sono capace, che riescono ad uscire dal " proprio intimo" non so se con estrema facilità o dolore. Io ad esempio non ce la faccio a raccontarmi pubblicamente per far riemergere tante sofferenze, anche se consapevole che mi farebbe molto bene.

#11
Utente 406XXX
Utente 406XXX

Anche io sono rimasta colpita dalla considerazione di Nadine

"Sentirsi malati ed essere malati sono due condizioni che non necessariamente convivono nello stesso momento e spesso la prima può avere conseguenze più a lungo termine rispetto alla seconda. Come può un medico non tenere conto di quello che accade mentre un corpo si ammala ?"

Specialmente nei casi in cui le condizioni convivono.

#12
Utente 372XXX
Utente 372XXX

Condivido il pessimismo dell'utente 408317 e che avevo già espresso nel blog sulla Medicina Narrativa e blogterapia

https://www.medicitalia.it/news/senologia/5533-la-medicina-narrativa-e-la-blogterapia.html

Noi narriamo le nostre sofferenze, narriamo e continuiamo a narrare,.. ma narriamo anche che pochi ci ascoltano tra i medici.
E allora a che serve la Medicina Narrativa ? Non basta presentarsi con l'altisonante NARRATIVE MEDICINE . Non basta un neologismo anglosassone per garantirne (l'efficacia se poi pochi danno voce (=ascolto) ai narratori della quotidiana sofferenza.
Comunque al di là di queste considerazioni severe la metafora SARTORIALE è proprio bella.

#13
Ex utente
Ex utente

http://www.pianetacellulare.it/Articoli/Produttori/42009_I-Telefoni-Cellulari-non-aumentano-rischio-di-Cancro-al-Cerv.php

IL CONTROLLO DELLA SATURIMETRIA NOTTURNA

Buongiorno Dr. Salvo Catania, prima di tutto ringrazio i Medici e i Titolari di questo Forum perché ho la possibilità di comunicare quello di cui sono più che certo di aver capito, dopo aver svolto una ricerca che riguarda le cause delle malattie degenerative.
A questo proposito mi chiedo: i Medici suggeriscono il controllo della saturimetria, specialmente alle Persone anziane i quali indicano di avere delle difficoltà nella respirazione notturna ?
Dr. Catania, augurandomi il Suo consenso Le rivolgo questa domanda riferendomi all'articolo che invio, il quale suggerisce che il cancro al Cervello non dovrebbe essere causato dai telefoni cellulari, perché è stata osservata questa malattia degenerativa in alcune Persone di una certa età, quando i cellulari e gli smartphone non erano ancora utilizzati.
Dunque lo studio degli Australiani che invio mi ha consentito di intuire che, le Persone anziane possono ammalarsi del cancro al Cervello a causa delle difficoltà nella respirazione notturna, provocandosi in questo modo la carenza di OSSIGENO DISCIOLTO (pO2 arteriosa paramagnetica) e quindi generatore di energia elettrochimica INDISPENSABILE per consentire la generazione dei Potenziali d'Azione, i quali sono gli impulsi elettrochimici che determinano tutte le Attività del Cervello, del Cuore, e dei Muscoli.
L'Ossigeno Disciolto quindi, presente nel Sistema Cardiocircolatorio in minima quantità, circa il 2% del totale della ossigenazione sanguigna, genera e irradia nel sangue l'Energia Vitale per tutti gli Organi del Corpo.
Per questo motivo, una eventuale e abbastanza frequente CARENZA di Ossigeno Disciolto Paramagnetico, che può verificarsi anche nel sonno notturno in seguito alle difficoltà respiratorie, CAUSA la riduzione di energia elettrochimica irradiata nel sangue dal paramagnetismo dell'Ossigeno, provocando la disattivazione delle MEMBRANE CELLULARI POLARIZZATE, e il conseguente deterioramento delle cellule del Cervello che si riscontra nei Glioblastomi e negli altri Tumori Cerebrali.
Allora, per proteggersi dalla eventuale insorgenza dei Tumori, soprattutto nel sonno notturno, quando la Persona si sveglia di notte improvvisamente, sarebbe bene controllare la propria SATURIMETRIA, in questo modo, riscontrando le eventuali desaturazioni di Ossigeno, cioè, una diminuzione della ossimetria rispetto alla ossimetria che riscontraiamo quando siamo svegli, la Persona potrà rimediare attuando le opportune terapie per merito delle quali la respirazione ritornerà normale, e non si rischieranno le pericolose desaturazioni di ossigeno nel sangue.
Apprezzerei molto la Sua attenzione e riflessione Dr. Salvo Catania
I più Cordiali Saluti
Pino Fronzi

#14
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Mi scusi signor Pino non vorrei essere scortese perchè Lei è una persona educata e perchè per principio NON HO MAI CENSURATO il commento di alcuno e ci tengo a non fare eccezioni.

Lei ha inondato di messaggi sul "suo ossigeno paramagnetico" tutti i miei blog. Le ho dato la possibilità di esprimere il suo pensiero su temi comunque poco confinanti (prevenzione alimentare, attività fisica ecc. ecc.)

Non entro nel merito se la sua scoperta sia o meno meritevole del Premio Nobel della Medicina, ma saprebbe spiegarmi che "c'azzecca " (^__^) il suo "ossigeno paramagnetico" con il rapporto medico-paziente e la Medicina narrativa o Sartoriale ???

#15
Ex utente
Ex utente

Chiedo scusa a Lei Dr. Salvo Catania, per la mia insistenza, ma Dr.Catania, non sarebbe insistente anche Lei se a seguito di una ricerca documentata fosse certo di aver capito quali sono le cause dei Tumori Cerebrali e gli altri tipi di Tumore ?

Riguardo alla domanda del che c'azzecca l'ossigeno paramagnetico con il rapporto medico-paziente, pur accettando che il Blog non è proprio quello giusto, Le chiedo ancora il consenso per la risposta, e mi scuso per le ripetizioni.
Allora, la funzionalità dell'Ossigeno Disciolto Paramagnetico è molto importante che sia conosciuta dai Medici, perché, tramite un esame della ossigenazione del sangue che si chiama Emogasanalisi Arteriosa, possiamo capire che, quando l'ossigeno disciolto diminuisce rischiamo più frequentemente i tumori e le altre malattie degenerative, ma al contrario quando l'O2 Disciolto Paramagnetico e quindi generatore di energia elettrochimica irradiata nel sangue aumenta stabilmente nel Sistema Cardiocircolatorio i Tumori e le malattie del Cervello regrediscono perché l'incremento dell'O2 paramagnetico stimola la Rigenerazione Cellulare.

Penso sarebbe necessario controllare questa molto probabile realtà facilmente verificabile.
Lieto per la cortese attenzione, e, dato che ho già scritto quello che penso di aver capito con la ricerca, se non richiesto, non intendo continuare a scrivere nei suoi Blog.
Ringraziando nuovamente Dr. Salvo Catania Le invio i più Cordiali Saluti.
Pino Fronzi

#16
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Sig. Pino
parliamo due lingue diverse.

>>, pur accettando che il Blog non è proprio quello giusto, Le chiedo ancora il consenso per la risposta, e mi scuso per le ripetizioni.>>

Non è sufficiente essere garbati nell'esposizione del proprio pensiero se poi il tema introdotto è OT (=off topic), con l'unico effetto di PARALIZZARE la discussione sul tema IN TOPIC che in questo caso è la Medicina Narrativa o Sartoriale e il libro di Spinsanti.
In altre parole infrangendo le prime norme della netiquette (educazione online) , che per pura combinazione ho scritto io per questo sito e che comunque sono regole generali seguite su tutta la rete.

Legga

https://www.medicitalia.it/norme-comportamento-iscritti/

In particolare

>>2 -Prima di intervenire è consigliabile leggere l’intera discussione per evitare di irretire i partecipanti con interventi O.T. (acronimo di Off Topic = fuori tema). Inoltre è buona norma leggere sempre i vecchi messaggi sullo stesso tema prima di inserirsi nelle discussioni: la risposta alla vostra domanda potrebbe essere lì, quindi anche in questo caso si consiglia l'uso preventivo del motore di ricerca.
3.Nel corso della discussione non divagare rispetto all’argomento della discussione (topic), che solitamente viene definito e indicato dal primo utente che stabilisce l’inizio della interazione, in quanto costringe i lettori a digressioni con conseguente perdita del filo del discorso (thread). Non fare da sponda ad eventuali utenti che sono fuori tema. >>

Ecco la ragione perchè nessuno risponde quasi mai ai suoi argomenti FUORI TEMA.

#17
Ex utente
Ex utente

Le chiedo scusa Dr. Salvo Catania, non ripeterò l'errore di scrivere fuori tema.

#18
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Riprendiamo la nostra discussione sulla medicina sartoriale e pertanto rispondo agli utenti
* 408317, # Utente 408317 , # Utente 406660 e # Utente 372522 .

Che hanno in comune una discreta dose di pessimismo nei confronti del rapporto medico-paziente . Non condivido tanto pessimismo perchè evidentemente quello dei nostri utenti deriva da esperienze negative relativamente recenti e suppongo non abbiano avuta la possibilità di fare un confronto sulla situazione esistente 25 anni fa.

Io nutro invece maggiore ottimismo perchè questi cambiamenti sono graduali e necessitano di tempi lunghi.

Ho già scritto quello che accadeva negli anni '80 quando ho pubblicato il mio volume e quando non si parlava di comunicazione ed anche l'informazione era deficitaria, almeno sulle gravi e cattive notizie, quasi omertosa.

E non perchè lo affermo io, ma perchè "scripta manent".

Pensate che proprio nel 1988 (anno precedente alla pubblicazione del mio volume) proprio Sandro Spinsanti pubblica >> L'ALLENANZA TERAPEUTICA " che prevede anche un capitolo "parlare o tacere " (altro che medicina sartoriale ^___^) , tra le cui righe c'è la conferma a quanto avevo anticipato " Sono numerosissimi i medici, forse la maggioranza della categoria, che si sentono autorizzati a concludere che non bisogna mai dire la verità al malato, qualora ciò significhi parlargli della sua morte. Questo atteggiamento collude con la tendenza generale della nostra società occidentale moderna a nascondere la morte... ecc ecc

#19
Utente 406XXX
Utente 406XXX

Grazie, dr. Catania .Sì effettivamente la mia esperienza di malattia oncologica è relativamente recente

#20
Utente 380XXX
Utente 380XXX

Nonostante la sua recensione temevo di trovare un testo per "addetti ai lavori". L'ho letto e l'ho trovato molto interessante e con un linguaggio accessibile.

#21
Utente 384XXX
Utente 384XXX

Fidandomi della sua presentazione l'ho letto e l'ho trovato interessante e accessibile a tutti i lettori.

#22
Utente 380XXX
Utente 380XXX

Lettura del libro completata e concordo sulla accessibilità del linguaggio.

Mi permetto di osservare che dai commenti, non solo di questo blog, su temi inerenti alla relazione paziente-medico , siano solo i pazienti (o ex pazienti) a manifestare l'esigenza di un approfondimento leggendo i documenti proposti o disponibili.

E i medici ?

#23
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Intanto grazie agli utenti che hanno letto il libro per i preziosi contributi.

>>E i medici ??>>> BELLA DOMANDA !!!! .......... (^____^)

Informo intanto che Venerdì 27 maggio 2016 a Firenze, alle ore 17 presso il Palazzo Bastogi (Consiglio Regionale della Toscana), verrà presentato il libro di Sandro Spinsanti, Direttore Istituto Giano per le Medical Humanities.

#24
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Eccomi con la mia considerazione sulla medicina sartoriale...
in realtà vorrei raccontare come mi sono ricordata di questo libro ( che leggerò assolutamente) e soprattutto della sua copertina...
ho molte stoffe che erano di mia mamma e che lei non ha mai usato aspettando l'occasione giusta.
da quando mi sono ammalata, poco a poco le sto facendo diventare bellissimi vestiti e ho scelto una giovane sarta che mi asseconda in tutto, e quindi un pò matta.
l'altro giorno ci vado per provare il vestito che insieme abbiamo pensato per la presentazione del mio diario. con mia grande sorpresa è già quasi prondo, lo prende dal manichino con le sue mani d'oro , mi dice di spogliarmi (imperativo categorico dei medici) mi guardo allo specchio e certo c'è da fare qualche aggiustatura, soprattutto sul seno , lei vorrebbe farmi una bella scollatura, ma io sono restia. lei con pazienza osserva, tocca, pensa, sistema, ritocca. insomma lo scollo ci sarà ma non si vedrà nulla. mi guarda e ridiamo siamo amiche nonostante ci vediamo solo per le prove degli abiti forse cinque volte all'anno, ma insieme stiamo costruendo qualcosa che è nostro, soltanto nostro, sembra quasi un segreto.
mi viene in mente il libro e guardo nello specchio della sartoria, di riflesso si vede il monoblocco dove sono stata operata e vicino c'è il dh oncologico.

Dott. Salvo, non c'entra niente? vabbè, sempre più in tema che l'ossigeno paramagnetico.

Francesca

#25
Utente 373XXX
Utente 373XXX

Francesca le tue metafore (tra l'atro con lo sfondo in cui vedi l'ospedale...e vicino l'oncologo) sono tutte chiare e pertinenti con la medicina sartoriale della quale il libro si occupa.
Appena letto !

#26
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Stia tranquilla Francesca non è affatto off topic

Trovo anche io chiare e pertinenti, come scrive la nostra utente, le sue metafore....sartoriali

#27
Ex utente
Ex utente

Solo una curiosità : la poesia (ha riportato il libro ILLITA' di Adriana Pagnoni ) secondo lei è narrazione ?

#28
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

ALTROCHE' !!!!

Adriana Pagnoni narra la sua esperienza del cancro con le rime e non con la prosa.

Del resto la poesia , dal greco ποίησις, poiesis, con il significato di "creazione", è nata prima della scrittura: le prime forme di poesia erano orali, come l'antichissimo canto a batocco dei contadini e i racconti dei cantastorie.

La poesia quindi non è solo una forma d'arte in un certo senso sottostimata come espressione narrativa. E a proposito di sottostima mi viene in mente un passo del libro di Spinsanti, anche se non c'entra nulla con la sua domanda.

>>Quando si sente menzionare la poesia in un contesto medico, è bene alzare le antenne. In bocca a certi medici chiamare "poesia" ciò che non è riconducibile al loro sapere professionale , vale come una svalutazione, un giudizio senza appello. Come nella dichiarazione attribuita da fonti giornalistiche a Daniel Weinberg, direttore della Divisione clinica per i disordini mentali dell'Istituto Nazionale per la salute mentale di Bethesda. Illustrando i risultati scientifici della ricerca più recente sulle malattie mentali, Weinberg affermava : " Per ora della schizofrenia conosciamo veramente solo le cause genetiche, biologiche. TUTTO IL RESTO E' POESIA" Questo resto qualificato come "poesia", e in quanto tale squalificato, ironizzato, esiliato dallo scenario clinico perchè considerato ospite indesiderato nella casa della scienza, è tutto ciò che esula dal sapere hard. "Poesia" sono le conoscenze riconducibili alle scienze umane e in primo luogo alla letteratura e all'arte. La separazione non è casuale, ma il risultato di un processo che sottende la formazione che ricevono coloro che si preparano a esercitare una professione sanitaria...>>

#29
Utente 379XXX
Utente 379XXX

Letto ! Interessante nonostante il mio pregiudizio, dal titolo, di testo di nicchia riservato ai medici.
Ma i medici...leggono ? (zero commenti su questo blog ) :-)

#30
Utente 371XXX
Utente 371XXX

L'ho letto anche io dopo la presentazione di questo blog.

Non vorrei ripeter il concetto espresso da altri, ma anche a me fa un certo effetto verificare l'assordante silenzio dei medici.

#31
Utente 378XXX
Utente 378XXX

Letto ! Ma i medici latitanti :-))))) non hanno nulla da narrare o da commentare ? Forse perchè immuni dalle malattie ?? :-))))

#32
Utente 371XXX
Utente 371XXX

Dottor Catania prendo atto, si fa per dire .--))), che Lei non abbia da commentare sul comportamento dei medici che si tengono alla larga da questo tema.

#33
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Commenterò senz'altro l'ASSENZA ASSORDANTE dei medici , ma preferisco al momento non dare tutto per scontato . Questo blog è stato pubblicato appena un mese e mezzo fa.

Intanto a proposito di Medicina sartoriale oggi ho pubblicato una informazione sul primo libro di Francesca che qui ha lasciato il suo commento (Utente 275329
il 22.05.2016 )....inconfondibile con il suo avatar dai capelli rossi.

https://www.medicitalia.it/news/senologia/6614-la-storia-di-una-ragazza-fuori-di-seno.html

#34
Utente 375XXX
Utente 375XXX

Letto ! Molto interessante e istruttivo.

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