Disturbo bipolare famiglia.

Depressione e Disturbo Bipolare: l'impatto sui familiari

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Ogni condizione di salute ha impatto sulle persone che vivono in stretto contatto con il malato, ma come comportarsi con un bipolare? Vediamo quale può essere l'effetto destabilizzante che il disturbo bipolare può avere su relazioni iniziate in maniera positiva o relazioni che erano stabili da tempo.

disturbo bipolare come comportarsi

Come e perché si manifesta una depressione

Si tratta di disturbi che creano una “frattura” relazionale, perché ci sono un prima e dopo distinti oppure un’alternanza di fasi in cui le relazioni subiscono ripetutamente i danni collaterali della malattia.

La depressione, contrariamente a quanto si pensa, colpisce spesso persone con un temperamento attivo e propositivo, di successo e con una storia personale di ottime capacità di gestione delle situazioni anche durante periodi non favorevoli.

Improvvisamente queste persone si “bloccano” o perdono queste capacità per divenire preda di condizioni di paura generalizzata, indecisione, isolamento e fuga dai propri problemi, impegni, come incapaci di prendere semplici iniziative. Possono esserci condizioni scatenanti, come per esempio tracolli finanziari, o fallimenti parziali di imprese lavorative, ma di solito i familiari notano una sproporzione con lo stato d’animo depressivo, e comunque un’inerzia della persona, che sembra voler semplicemente subire senza reagire, ritenendosi “spacciato” o “fallito” o annichilito.

Come aiutare un parente depresso

I familiari rimangono inizialmente spaventati poiché abituati a una persona razionale e intraprendente: non capiscono se l’umore sia giustificato da una situazione oggettivamente grave, o se invece la persona amplifichi, talvolta delirando, difficoltà o danni reali ma superabili, magari con qualche sacrificio o con uno sforzo in più.

Non è raro che coniugi, partners e figli temporaneamente debbano sobbarcarsi responsabilità lavorative per correre in aiuto o sopperire le funzioni che il loro familiare non è in grado di svolgere in quella fase. Ovviamente, i familiari sono preoccupati e di solito sono loro ad accompagnare il paziente alla visita, superando anche in quell’occasione l’inerzia depressiva (indotta da uno stato passivo e sfiduciato).

I familiari altrettanto ovviamente chiedono una soluzione al problema che debba ridare non soltanto il benessere alla persona, ma anche alla famiglia, non preparata e sotto stress. Dopo la fase critica, quando la situazione rientra, non è raro che nei familiari maggiormente coinvolti subentri una condizione di depressione lieve-moderata o di stato ansioso, che corrisponde a una fase di “rientro” dell’emergenza.

Biologicamente non si tratta tanto di un “superlavoro” che poi si fa sentire, ma di un fenomeno di de-tensione, dopo uno stress acuto, in cui c’è una fase per così dire di decompressione troppo rapida. È un fenomeno che si associa ad ogni tipo di stress, da quello sportivo a quello emotivo e può necessitare di trattamento perché i suoi sintomi si sovrappongono a quelli di una depressione o di un disturbo d’ansia classico, anche se la prognosi è tipicamente diversa, ossia breve e transitoria.

Un aspetto da non sottovalutare è l’adattamento dei familiari alla depressione nella storia del loro rapporto: in special modo per compagni e mariti/mogli della persona bipolare la depressione può essere vissuta con un sentimento di impotenza o di frustrazione, per due motivi:

  • in primo luogo per l’idea di non aver potuto, con il valore del proprio rapporto, contrastare la depressione o farla guarire;
  • in secondo luogo, per l’idea che l’altra persona non ha trovato nel valore del loro rapporto la forza di uscirne, ma si è comunque dovuto curare.

Si tratta di un equivoco, in cui la depressione non è vista in senso medico ma “esistenziale” e quindi investe anche la forza, il significato e le prospettive di un rapporto.

Questo tipo di interferenza con il rapporto avviene in maniera particolare se prima della depressione vi è stato un episodio di “tradimento”, poiché il subentrare della depressione amplifica in un primo tempo il senso di colpa e, quindi, in un certo senso facilita il ritorno al rapporto che è stato intaccato, ma poi impedisce che questo riprenda e si riconfermi, dato che la persona depressa affettivamente è passiva, spenta e chiusa in un proprio mondo di timori e colpe, spesso al di là di quelle che il partner stesso gli attribuisce. In questo modo spesso la coppia si convince che esistano chissà quali elementi profondi e gravi alla base della crisi, e quindi interpretano la crisi come indice di fallimento generale.

Come comportarsi con un bipolare

Nel disturbo bipolare la situazione è ancora più problematica. Di solito le persone con un disturbo bipolare intrecciano nuovi rapporti con fasi iniziali molto positive e coinvolgenti, per poi “sorprendere” la persona con una “faccia” opposta o meno gradevole, a volte depressa, altre volte irritabile e aggressiva. I tempi sono solitamente più brevi.

Dal momento che però la persona ciclicamente torna ad essere positiva e esuberante nelle sue dimostrazioni di affetto e passione, le crisi sono semplicemente archiviate o lasciate in sospeso e le aspettative sono rinnovate. Nel tempo tuttavia l’alternarsi di illusione e delusione sono logoranti per il rapporto, e i conflitti tendono a inasprirsi o a “cronicizzare”. Poiché la parte “legante” è sta in ordine di tempo la prima, e poiché di solito ci sono momenti, anche brevi, in cui il rapporto ritorna gratificante, finché questo succede il rapporto dura, anche se la sua qualità complessiva tende a scadere.

La persona si lamenta di non riuscire a prendere una decisione definitiva rispetto al rapporto con chi soffre di disturbo bipolare, di avere sentimenti contrastanti, di essere combattuta tra disillusione e amore, di non credergli/crederle più ma di non riuscire comunque a sognare che il rapporto torni a funzionare come un tempo. In ogni caso, si tratta di situazioni che lasciano il familiare o il partner in una situazione di perplessità, spesso con domande contraddittorie, del tipo “è colpa anche mia” o “potrei fare di più” o “dipende anche da me” dopo aver espresso inizialmente disagio ed esasperazione per una situazione instabile, magari anche violenta o comunque turbolenta, e continuamente frustrante.

Quando il bipolarismo peggiora nel tempo: come comportarsi?

Altra situazione riguarda i disturbi bipolari che si aggravano nel tempo, iniziando magari da una situazione di esuberanza temperamentale ad una situazione di esuberanza patologica. Un partner gradito per la sua esuberanza, la sua produttività e intraprendenza, inizia poi a comportarsi in maniera impulsiva, disordinata e apparentemente irrispettosa dei legami, ad esempio in senso sessuale, o per iniziative di spreco economico o gioco d’azzardo, assunzione di alcolici o droghe.

Non è raro che queste “sorprese” si verifichino all’uscita da una depressione, con un completo capovolgimento del problema, da depressione a troppa disinibizione. Se i familiari avevano fatto fronte alla depressione con non poco sforzo, di fronte ad una successiva fase di disinibizione e di guai vari di solito c’è una reazione di rottura e rifiuto.

L’aspettativa di vedere i propri sforzi “premiati” da una ripresa del benessere familiare non è soddisfatta, e invece subentra addirittura “la beffa” oltre il danno, cioè l’avere a che fare con comportamenti di tradimento, di promiscuità sessuale, di sperpero di risorse o di atteggiamenti superficiali e contestatori. Espressioni tipiche sono “questa non è la persona che conoscevo” o “non so più cosa aspettarmi”. D’altra parte, le discussioni spesso fatte in famiglia o a tu per tu con la persona, possono produrre spiegazioni fasulle o semplicemente tese a giustificarsi per essere riammessi in casa, o magari essere compatiti o scusati, ma che magari non hanno niente a che vedere con i meccanismi tipici del disturbo.

Questa ultima è forse la situazione più critica per le relazioni familiari, e di coppia in particolare. L’uso di alcol o droghe esaspera il decorso di un disturbo bipolare, ne aumenta l’instabilità (numero di cambiamenti nel periodo di tempo) e il carattere improvviso dei cambiamenti (anche nel giro di poche ore). Di contro, aumenta il danno relazionale prodotto dal disturbo, proprio per il maggiore impatto traumatico dei comportamenti (violenze, incidenti, situazioni a rischio di incolumità).

In conclusione, in tutte queste situazioni si possono produrre sindromi ansiose o depressive che sono conosciute come disturbi dell’adattamento, o disturbi da stress (cronico o post-traumatico), e che possono essere sufficientemente interferenti o intensi da richiedere un trattamento specifico, specialmente quando le condizioni di fondo (un disturbo irrisolto con una persona a cui si è legati) rimangono immutate, o possono ciclicamente ripetersi. Indicazioni sulla natura della depressione e del disturbo bipolare, a partire da queste circostanze, sono utili sia a migliorare la gestione delle situazioni, sia a convincere la persona cara a chiedere una valutazione specialistica per trovare una soluzione al disturbo.

Data pubblicazione: 10 febbraio 2011 Ultimo aggiornamento: 24 marzo 2021

20 commenti

#1
Utente 223XXX
Utente 223XXX

buongiorno, ho letto con molto interesse il suo articolo, ritrovandomi in tutto, la cosa che però piu mi ha stupito è il fatto che in tanti anni (mio marito affetto da disturbo bipolare da 31 anni) nessuno (e ne ha cambiato diversi) dei suoi psichiatri ha saputo centrare in modo così completo la situazione dei familiari. Non vorrei dilungarmi ma aggiungo che il suo articolo mi ha "ridato fiducia", grazie

#2
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

La ringrazio. E' che la presentazione del disturbo spesso avviene proprio come presentazione "relazionale", cioè una situazione perturbata di una intera famiglia.

#3
Utente 467XXX
Utente 467XXX

Buonasera dottore,
Ho letto parecchi dei suoi articoli e mi sto documentando sul disturbo bipolare. Nella mia famiglia ci sono stati casi diagnosticati (zie materne) e dal momento che si tratta di un disturbo ereditario ,io e la mia famiglia supponiamo ne soffra anche mia madre. Io ho 30 anni e vivo fuori casa da quando ne ho 21. Vivo sola. Mia sorella 37 e sposata con 2 bimbi. Mia madre è stata un ottimo esempio fino ai miei 15/16 anni poi piano il suo temperamento è cambiato. Piu ribelle ,esuberante ,euforico ,abuso di alcol , spese fuori controllo, litigi in casa contro mio padre.Ed ora è peggiorata tantissimo. Ancora in lotta col padre e anche con noi figlie .mia sorella già da un anno si è allontanata non dandole più i nipoti da tenere.. Perché non era affidabile.non è un esempio per i nipoti. È volgare aggressiva cattiva violenta con le persone piu care a lei .raccontare gli episodi non è facile , le discussioni non hanno mai un ordine logoco, decontestualizza frasi e distorge gli eventi . vuole sempre avere ragione e non ascolta ,è egocentrica e patologicamente narcisita, non ha un briciolo di comprensione e empatia per noi famigliari. Ora sono due mesi che è in questo stato ed è inavvicinabile per noi figlie , soprattutto con me . Non vuole saperne di andare da dottori. Non sappiamo concretamente come aiutarla . se solo le consigliamo qualcosa lei diventa indemoniata quasi posseduta. Questa situazione mi spaventa e annichilisce parecchio. Inoltre mi chiedo quante possibilità posso avere di soffrore anch'io di questa patologia. Lo temo moltissimo. Quali possono essere i primi cenni del disturbo? Quanche anno fa ho sofferto di disturbi alimentari, vivevo una relazione tossica con un ragazzo che mi ha portato all' esasperazione però lo ho lasciato e mi sono ripresa. Certo l autostima non è ai piu alti livelli neppure ora e certi meccanismi del dca mi sono rimasti, ma ora questo rapporto con mia mamma mi rattrista parecchio ,perché non la riconosco più. E sono consapevole che è fuori dal mio controllo ..quando io sono abbastanza fissata sul controllo. Inoltre vedo anche mio padre che si è rassegnato e si sta consumando a forza di sopportare le accuse di mia madre e coprire le spese che lei vuole fare e lo manipola per fare. E si tratta di spese ingenti non un paio di scarpe .
Grazie ..in attesa cordiali saluti.

#4
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

In effetti la triade spese eccessive-alcol-irritabilità sono suggestive di una diagnosi di quel tipo.La questione è che la persona che abbia questo tipo di disturbo vive le critiche come aggressioni, o occasioni di ingaggiare lotte per dimostrare la propria sostanziale posizione di ragione rispetto agli altri. In genere una strategia di avvicinamento, più che di confronto diretto, può evitare di raccogliere questo tipo di provocazioni per andare invece verso una discussione del problema

#5
Utente 467XXX
Utente 467XXX

Il problema è che ho sempre pensato come di muovermi come suggerisce , assecondandola anche per paura delle sue reazioni , non nego. E la stessa cosa ha fatto e fa mio padre. Però deve finire questa cosa .. È troppo umiliante anche per me. Mi tratta malissimo anche in pubblico o davanti al mio moroso e parenti. Ora da un più di una settimana sto provando il no contact e neppure lei mi cerca perché è troppo orgogliosa. Spererei solo di innescare in lei qualche senso di colpa o che ritorni nella fase più lucida. Ad ogni modo non so come muovermi per aiutarla .

#6
Ex utente
Ex utente

Buongiorno dottore
Le scrivo poiché sono preoccupata per mia figlia di 10 anni.
A mio marito è stata diagnosticata una sindrome istrionico narcisista due anni fa. Da allora prende uno stabilizzatore dell'umore ma lo psichiatra avrebbe voluto che lui, ed io con lui di sostegno all'occorrenza, seguisse una terapia comportamentale.
Mio marito quando lo psichiatra ha iniziato ad affrontare il problema degli acquisti compulsivi ci ha litigato ed ha abbandonato il percorso.
Abitiamo in casa insieme malgrado il nostro rapporto si sia logorato poiché ha perso il lavoro e ci arrangiamo come si può.
Ho chiesto aiuto ad una psicologa per sapere come rispondere alle domande di nostra figlia sui suoi comportamenti alterati: acquisti compulsivi, silenzi prolungati, isolamento, rabbia periodica assenza nella sua vita ecc.
Vorrei sapere se esistono associazioni che possano aiutarmi a far crescere mia figlia nella consapevolezza che suo padre si "comporta male" per la sua malattia e non perché ce l ha con lei per qualche inspiegabile motivo. Inoltre temo che possa replicare i suoi comportamenti credendo che siano corretti anche se io ogni santo giorno vivo dell'equilibrio e nella misura.
Ho paura caro dottore...

#7
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Innanzitutto andrebbe chiarita la diagnosi vera e propria, nel senso che detta così sembra quella di un profilo di personalità, ma non necessariamente "patologico" in senso medico, ovvero sgradito a chi lo ha. Di solito di tenta di filtrare il disagio che ne può derivare a terzi in termini di protezione dagli effetti concreti delle condotte (per esempio tutela economica) e poi dal possibile disagio creato dai comportamenti. In una persona di 10 anni non è sempre indicato "affrontare" nel senso del confronto e della discussione, che rischia di patologizzare o comunque additare un genitore come "patologico", può essere sufficiente se mai predisporre un sistema per cui le conseguenze dei comportamenti siano parate o prevenute, e in quel caso appunto, intervenire sul genitore a livello psicoterapico.
Per quanto riguarda il figlio, va capito intanto se manifesta un disagio di tipo clinico, se ha dei suoi meccanismi di adattamento fisiologico oppure patologico, che cioè gli comportano sofferenza perché evita di soffrire ma poi è limitato in altri campi come conseguenza, e da lì iniziare eventuali ipotesi di intervento.

#8
Ex utente
Ex utente

Grazie per la risposta rapida.
La diagnosi che le ho scritto è stata fatta due anninfa e non so se c'è stato un peggioramento.
Mio marito ha smesso di andare dallo psichiatra...
Mia figlia è triste e arrabbiata con il padre e ne riconosce i comportamenti non corretti tipo acquisti eccessivi ed isolamanto e lui stesso le ha detto che si comporta cosi perché ha dei problemi di salute.
Ciò di cui ho paura io è che la bambina acquisisca e ripeta i suoi comportamenti

#9
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

La diagnosi che ha riportato non è una diagnosi, è una dicitura descrittiva sulla presenza di alcuni aspetti personologici.

#10
Utente 499XXX
Utente 499XXX

Salve io soffro di disturbo bipolare da sempre ho avuto sempre problemi con i miei familiari.mi hanno sempre accusato di tutto specialmente nei periodi di depressione e quando ero nervoso rispondevo male.mi sono sempre chiuso per evitare che mi offendessero sempre.ora che vivo solo con mia mamma ho litigato per una sciocchezza che però è finita con le offese.tipo che sono cattivo che mi devo curare che sono un problema ecc.dalle mie parti non ci sono strutture che ti permettono di curarti e perciò devo vivere cosi assaporando la vita solo nei momenti di euforia.cmq chiedo come dovrei comportarmi contro le accuse e le umiliazioni? Grazie

#11
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Penso che la soluzione più costruttiva in ogni caso sia curarsi. Anche interpretare i rapporti con gli altri in corso di problemi come questi diventa impossibile. Psichiatri ce ne sono in tutta Italia, quindi non so in che zona sia di preciso ma non si tratta di un disturbo raro, quindi più o meno se è già stato diagnosticato, dovrebbe aver ricevuto anche proposte di cure.

#12
Utente 499XXX
Utente 499XXX

Buongiorno si mi sto curando da una vita prendo il litio ma non ci sono strutture per la psicoterapia vicino catanzaro.solo a pagamento e con quello che.guadagno non me lo posso permettere

#13
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Ma chi avrebbe stabilito che c'è bisogno di una psicoterapia ?

#14
Utente 499XXX
Utente 499XXX

Io perchè mi farebbe bene parlare

#15
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Psicoterapia non è "parlare", si intende un intervento con uno scopo e che si svolge anche in forma di colloquio, ma si tratta di un intervento tecnico. Io dubito che non ci siano però servizi psicologici di supporto, che somiglia un po' al tipo di richiesta sua, nella sua zona in appoggio al locale centro di salute mentale, o a consultori psicologici.

#16
Utente 499XXX
Utente 499XXX

Ok la ringrazio per le risposte

#17
Utente 467XXX
Utente 467XXX

Buonasera Dottore,
Come posso convincere mia madre a chiedere aiuto? Ha quasi 65 anni e temiamo tutti che soffra di disturbo bipolare. È imprevedibile e fuori controllo , manca totalmente di empatia verso noi figlie e nipoti. Una donna totalmente diversa da un tempo. Peggiora sempre di più e l'abbinamento con alcol non aiuta sicuramente. È molto difficile da gestire e tenere perché esprime una rabbia cattiveria gratuita inspiegabile.
Grazie

#18
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Magari il fatto che più membri le facciano presente questa situazione, proponendole intanto di farsi visitare, potrebbe avere un peso. Strano che un esordio sia a questa età senza precedenti.

#19
Utente 467XXX
Utente 467XXX

Ma l'esordio può essersi presentato anche 20 anni fa..solo che io ero molto giovane e gli episodi erano meno frequenti e violenti. Probabilmente tutti i sintomi sono stati interpretati come una ribellione , un mutamento del temperamento, che poteva essere comprensibile dopo molti anni di vita matrimoniale ..mamma perfetta , figlia perfetta , moglie perfetta,ligia al dovere, alla casa e a tutti i ruoli possibili. Ma la vera svolta e il crollo definitivo è cominciato quando l'ultima figlia è uscita di casa..cioè io..circa 10 anni fa. Lei, casalinga, non ha retto il vuoto, inoltre non credeva andassi via così giovane(me lo rinfaccia ancora adesso)in seguito 4 anni fa è morta la nonna che accudiva quotidianamente ed è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Secondo il mio parere non è più riuscita a trovare un senso, uno scopo ..ora si sente inutile. Inoltre ,causa il "caratteraccio " e il suo stile di vita, non può svolgere il ruolo di nonna ..è inaffidabile e per prima lei stessa, non ha la costanza e la dedizione.
Per quanto riguarda la proposta di curarsi,ci abbiamo provato in tutti i modi.. Quando è euforica, ovviamente si offende e non vuole saperne. Quando èlucida, sembra accettare ma solo se a rivolgersi a un medico fosse mio papà e non lei.così han fatto, ma senza coinvolgermi sono andati da un sociologo. Insomma lei non accetta di andare da uno psicologo o psichiatra perché non è matta. Io ho voluto ascoltare 2 pareri e un dottore mi ha subito detto che potrebbe essere bipolare e entrambi mi hanno espresso che possono aiutare me con un percorso terapeutico per capire come comportarmi e affrontare tutto ciò.
Il padre, mio nonno, sembra che presentasse gli stessi sintomi. Io non lo ho conosciuto. Comunque ha litigato con tutti i membri della famiglia, era violento e aggressivo. Mia nonna si separò e lo lasciò da solo e anche tutti i figli. Temo tante cose ..a volte mi sembra di impazzire a pensare al futuro .. A lei ..a quanto mi manca e a quanto ho paura di diventare come lei e alle possibilità che ci sono di diventare. Inoltre tutto questo stress ora si fa sentire anche sulla mia psiche. Sono ansiosa, ipocondriaca e maniaca del controllo.
Scusi lo sfogo. Saluti.

#20
Ex utente
Ex utente

Mi ricomplimento per la sintesi.Personalmente,almeno nella mia esperienza personale,io ho registrato un fenomeno che ancora oggi stento a riconoscere.Usando la teoria delle "stanze" psichiche,mi sono accorto che su tre assi familiari tutti e tre essenzialmente avevano coping "borderline e narcisistici".In queste famiglie la percezione dell'Altro da Se come diverso da Me e come Ente umano Altro,e' assente.Esiste solo una rappresentazione ideale e una struttura polimorfa molto vicina ad una Belva di una aggressivita`violentissima.Usano spesso la denuncia pubblica capovolgendo come una sorta di croce rovesciata l'esistente con assedi ossessivi ben descritti da Ogden.Loro in sostanza si rappresentano come in una stanza psichica implosa ed esplodono cn l'Oggetto umano vicino.E' cme se volessero annullarti per nn annichilirsi.L'esperienza per chi nasce in questi manicomi di famiglia e' problematica perche' l'unica soluzione e' il no contact.Il meccanismo e' sempre Rabbia Intimidazione Violenza passiva e capovolgimento dell'esistente(Gaslighting).Spessissimo in questi covi stregoneschi di malessere attorno al malato esiste una fitta rete trasversale in cui la rovina e l'aggressivita' ai alternano all'euforia e alla gioia.Loro vogliono che l'altro sia un contenitore in cui inserire il timore per la loro persona Importantissima(maniacale)e hanno rappresentazioni ideali ma mai realistiche o progettuali.Io mi sno dovuto laureare tra le panchine in strada,la notte e ho dovuto subire delle cose onestamente incompatibili cn il contenitore sociale della Famiglia.Cosa e' stato difficilissimo per me accettare e' la 180.Una legge fatta malissimo probabilmente con un sottofondo Bipolare.Va benissimo sostenere il malato ma non e' assolutamente accettabile che un problema enorme lo si faccia ricadere su un ragazzino o su una ragazzina.Scappano tutti,si rimane soli e se non storicizzi lo psichiatra,finisce l'opera annientando il familiare con obblighi surreali.Un malato di cancro e' una tragedia.Un malato bipolare che nega la sua patologia e ha un exploit paranoideo e' ingestibile.Conduce alla depressione quasi sempre o al dspts il capro espiatorio.In onesta`non credo che sia lo psichiatra il vero punto debole ma lo Stato italiano che ha ritenuto saggio e normalissimo non chiedersi come mai non dorme la notte una persona che ha accanto un soggetto che va avanti e indietro farfugliando complotti alle due alle tre..il ragionamento e':Non dormi?Bene prendi il tavor.Ma non dormirebbe nessuno in quelle condizioni!Questo punto e' oscuro per un problema teoretico che affonda nel relativismo e in alcuni teoremi errati che vengono sia dal dsm che dalla filosofia della psichiatria ferma al 1900.Ma tra cluster A e B ma onestamente in fase acuta ma quali sarebbero le differenze?Alla base c'e' sempre un ciclo di allarme,una struttura psichica che collassa e proietta nn riuscendo a percepire l'altro e se stesso come soggetti separati ma con esperienze umane comuni.Il Bipolare come il narcisista sono crazy makera perche' vanno a intaccare gli enti con costanti allarmi.Nn esistono difese in grado di resistere ad una fase quasi sempre paranoidea di questi malati.Anche se ci si mentalizza da psichiatra riducendo il reale ad azioni robotizzate e meccanizzate senza coglierle nel loro verso umano di senso un rumore enorme resta un rumore e una persona che sbatte la testa in un muro resta tale.Il fatto di derubricare gli enti a fatti non interpretabili come un assoluto e' un errore per delle evidenze ovvie.Se mi sbatto il capo nel muro mi rompo la testa.Punto.Invece oggi arriviamo a dire..e chi lo dice?Vuole emozioni nuove Sei Tu che stai controllando l'altro arrivando al paradosso di dare al sano il farmaco e al matto matto una stretta di mano.Io ho visto bruciare soldi per cose inutili implorando lo psichiatra di intervenire ma niente:lo puo' fare!Quando poi si e' manifestata la patologia anche in strada allora le cose cambiarono ma e' assurdo lavorare in emergenza e soprattutto questi malati vengono quasi sempre da famiglie che sono bipolari latenti.Il nonno legava sotto i letti i figli il maschietto ma si lo frustava..e sono usciti degli ottimi medici con un problema pero':la mia generazione e' scappata tutta altrove da queste belle famiglie del Mulino Bianco dove vigeva la regola del SuperUomo di Nietzche.Io penso che Freud al di la' dei riferimenti abbastanza evidenti con la teorica della Kaballah che divide l'Io in Maschile e Femminile e riprende veri e propri culti puntando molto sul Biologico trasformazionale e pulsionale(Lilith e via cantando)rimane che essenzialmente il Bipolare non riesce a stare qua e non vuole percepire l'Altro diverso da Se.Sono Bambini matti con una immagine pubblica coerente.Ho impiegato 14anni a inquadrare questa patologia per non diventare matto.Gli inglesi sno molto piu`avanti di noi nella salvaguardia della prole e soprattutto nello spiegare cosa accade in queste famiglie contenitore narcisistiche in cui non e' possibile strutturarsi come Se autentico.Il Falso Se`e' tenuto in piedi da questa grande Madre Strega che riduce i figli a contenitore costruendo coping ben descritti dal Prof.re Semerari che a mio avviso ha realizzato un vademecum essenziale per chi abita questa patologia che e' trasversale e maldiagnosticata e o diagnosticata tardivamente.20 anni di ritardo sno un costo enorme economico e sociale.Io sno entrato a 35anni nel mondo del lavoro!Ma scherziamo!E viste le premesse e' un miracolo.Auspico una riforma normativa di buonsenso ma viste le risorse che diminuiscono anno per anno nutro un forte senso di disgusto verso le istituzioni che hanno abbandonato famiglie e psichiatri a loro stessi.

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