Dipendenza oppiacei cure sostitutive.

Dipendenza da oppiacei: perché i sostitutivi curano e la disintossicazione riproduce la malattia

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

La dipendenza da oppiacei è una malattia potenzialmente grave, sicuramente non tendente alla guarigione spontanea, ma fortunatamente ben curabile e anche in maniera standard.

Questo significa che per curarla bene non importa conoscere troppi dettagli o dinamiche, ma occorre invece avere gli elementi per formulare la diagnosi e poi alcuni elementi per scegliere tra le terapie disponibili (sostanzialmente due).

Come si cura la dipendenza da oppiacei?

Quello che spesso confonde le persone è un termine assolutamente da cestinare, usato per indicare queste cure, che è “sostitutivo”, cure “sostitutive”. Tecnicamente parlando, l’espressione corretta è cure agoniste, che indicano farmaci dalle proprietà oppiacei e dalla funzione curativa per la dipendenza da oppiacei. Purtroppo il termine sostitutivo è rimasto sia tra i malati che tra gli operatori.

Una persona arriva con una sindrome d’astinenza, prende metadone o suboxone, e ad una certa dose, semplice da trovare, l’astinenza è bloccata o prevenuta. Bene, in base a questo si dice che sia un “sostitutivo”, ma in realtà non lo è, neanche in questo uso.

Il tossicodipendente infatti non è mosso solo dall’astinenza. E non è mosso essenzialmente dall’astinenza. È mosso dalla voglia, e solo la prima parte di eroina serve contro l’astinenza, per andar pari, poi la parte più importante è quella che serve per sentire l’effetto.

Infatti, molti assumono un po’ di farmaco per non avere astinenza, poi cercano l’eroina e la usano per sentire l’effetto. Alcuni credono di poter continuare così, e di usare i soldi solo per l’eroina che sentono, risparmiando. Ovviamente il problema non si porrebbe se non ci fosse l’astinenza, e l’astinenza deriva da un uso continuo.

Le persone che vanno avanti con un po’ di metadone e un po’ di eroina in realtà tendono poi a perdere nuovamente il controllo, e lo fanno verso l’eroina. Addirittura nel perdere il controllo non sono più in grado di presentarsi a ritirare il farmaco, saltano i giorni. Altri invece lo scalano da soli o con l’aiuto de medico per trovarsi in una condizione di libertà dal farmaco, che serve per riusare l’eroina e sentirla, senza più astinenza né necessità di una cura per evitarla.

La cura data o presa così serve a qualcosa di collaterale, ma non è la cura metadonica, o la cura buprenorfinica per come sono state messe a punto. Chi ha proposto, studiato e messo a punto nei dettagli queste cure per la dipendenza non lo ha assolutamente fatto perché servissero per curare l’astinenza per poi essere scalate.

Non è mai esistita una cura per la dipendenza che preveda assunzione di metadone o buprenorfina per poco tempo, poi riduzione e sospensione. Queste non sono cure, sono solo interventi per riportare il tossicodipendente a livello zero di assuefazione, lasciandogli il 100% della sua malattia, e anzi a volte anche aumentando alcuni rischi, come quello di overdose da ricaduta. I morti di overdose da ricaduta parlano continuamente dalle cronache dei giornali: sono quelli scappati di comunità, dimessi dalla comunità, dimessi dalle cliniche, magari cliniche private dopo cure costose, disintossicati rapidamente in maniera indolore, e così via.

I curati non fanno notizia, e d’altra parte è proprio questo il punto. Non la fanno perché non sono riconoscibili. Stanno meglio, bene. Non hanno addosso un’eroina farmacologica, non hanno addosso un “sostitutivo”. Non sono impegnati nel consumo e nella ricerca del farmaco, che vivono come un vincolo, una scocciatura, e spesso non sono neanche convinti che gli serva davvero, tanto che spesso se lo tolgono, si convincono che la malattia non ci sarà più, che l’ultimo segno è proprio la cura, e la tolgono come qualcosa di inutile e incomprensibile.

Chi si cura a lungo ha solo una cosa “sostituita”: la malattia sostituita con la salute. La rovina della vita con la ripresa e il mantenimento di un buon potenziale.

La vera sostituzione della dipendenza è la disintossicazione. La disintossicazione riproduce esattamente quel che avviene già nella dipendenza, e lo amplifica. Disintossicare una persona senza altre cure significa migliorare la capacità dell’eroina di attecchire nuovamente su quel cervello, cosa che accadrà per la natura della malattia, che è rimasta uguale prima e dopo la disintossicazione. Soltanto è più nascosta, e quindi più pericolosa, perché la ricaduta avviene quando tutti si aspettano il contrario, o tutti pensano che il peggio sia passato. Anche il paziente a volte.

Si creano situazioni paradossali in cui la persona, entrando e uscendo dalla sua dipendenza, cioè avendo una dipendenza (che per natura procede per ricadute e sospensioni, ricadute e sospensioni…), anziché concentrarsi su come fermare questo andamento, cioè prevenire le ricadute, si concentra su come attuare la sospensione.

E dentro questa sospensione ci fa cadere anche la cura, che diventa un “nemico”. Quando le persone si fissano in questo atteggiamento poi fanno proprie tutta una serie di “scuse” o di miti a proposito del fatto che la cura è peggio della malattia, che è più difficile toglierla (sintomo del fatto che uno sta pensando a togliere, e non a curarsi; e ragiona su una libertà che non ha), fino all’invenzione di effetti collaterali inesistenti (la cura fa male alle ossa, al fegato etc).

Quanti sono alla ricerca di una disintossicazione, spesso cercando chissà quali cliniche all’estero, pronti a spendere cifre per praticare queste terapie, sappiano che non in questo consiste la terapia per una dipendenza, e in particolare quella da oppiacei. Questo è semplicemente un “sostitutivo” di quello che la dipendenza da fa sé, cioè sospensioni e ricadute, sospensioni e ricadute. Più si aggrava, più uno è convinto che questa volta è la volta buona, che ci deve mettere volontà, e così via.

La volontà è malata in questa malattia, non su tutto, sulla sostanza. Quindi qualsiasi decisioni potrebbe reggere, certo non quella di tenersi lontano dalla ricaduta. Quella no, è guidata in automatico della malattia. La volontà, nella ricaduta, appartiene alla malattia. L’intenzione no, la volontà purtroppo sì.

La conclusione è che le cure devono andare nel senso opposto alla malattia, non agevolarla, non riprodurne le dinamiche, non usare strumenti medici per fare quello che la tossicodipendenza vi fa fare. La cura non è “come sospendere”, la cura è come arrestare l’uso, ora e soprattutto per il futuro.

Ma se non c’è la seconda componente, il futuro, la dipendenza è destinata a colpire ancora, essendo malattia recidivante.

Data pubblicazione: 10 giugno 2016

10 commenti

#1
Utente 442XXX
Utente 442XXX

salve Dottore,
mi chiedevo se durante il periodo di disintossicazione, assumevo180mg di metadone, rivotril, xanax, minias etc etc... ho le vato le benzodiazepine da 1 po ma ho continuato col metadone, ripeto, 180mg per via endovenosa.
Sono 15 giorni ormai che ho staccato di netto, e mi sn aiutato con dell oxycontin da 10 mg 1 volta ogni 3 giorni. Adesso non prendo più nulla, solo tantissime tisane, gocce omeopatiche e melatonina pura 1mg, ma riesco a dormire solo 1 max 2 ore al giorno.
Vi chiedo è se esiste qualcosa per poter dormire che non siano benzodiazepine o altro che da assuefazione e dipenza... STO IMPAZZENDO, ho bisogno di dormire!
Spero in un Vostro aiuto.
grazie
Cordiali saluti

#2
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Sta facendo una grandissima confusione che è sostanzialmente una tossicodipendenza in fase attiva, non c'è niente di terapeutico in quello che descrive.
Quel che bisogna fare è iniziare un trattamento metadonico fatto come si deve, non prendere degli oppiacei in vena o queste disintossicazioni autogestite, che anche se riuscissero decentemente, cosa impossibile nel suo caso per vari motivi, non servono a granché.
Quindi si rivolga a chi le può somministrare il metadone in maniera controllata e finalizzata alla cura della sua tossicodipendenza.

#3
Utente 442XXX
Utente 442XXX

Doc Buongiorno,
purtoppo nn riesco a gestire uno scalaggio, anke xke una volta ricevuto l affido del farmaco, ne abuso x via endovenosa.
Cmq io credo che il peggio sia passato, nn ho piu dolori, crampi e forte ansia, soffro solo d ECCESIVA sudorazione sotto le braccia e nn riposo bene... 2-3 max 4 ore a notte,senza nemmeno accorgermene .
Io credo ke fra 1 - 2 settimane tt andrà a scemare, c sn passato gia 6 anni fa.
L unica cosa ke m fa impazzire è l insonnia ed il dover cambiare 10 maglie al gg x il sudore.
grazie

#4
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Gentile utente,

Lei parla di scalaggio, io parlo d'altro. Di una terapia. Se la persona non riesce a gestire l'assunzione del farmaco perchè ne abusa, ne deriva che deve assumerlo in maniera controllata e con la giusta modalità, in modo da farlo funzionare come anti-dipendenza. Il che non c'entra nulla con lo scalaggio. Una persona che assuma ad esempio 180 mg sulla carta, ma poi in realtà ne fa abuso, potrebbe aver bisogno di una terapia controllata, che può raggiungere valori maggiori ad esempio. Il tutto però non può svolgersi in maniera autogestita, semplicemente perché così prende un'altra strada, e lo fa a seconda della gravità della tossicodipendenza. Quindi lo comunichi al medico che la segue, e si faccia risistemare la cura controllata per bocca, ovvio a partire dall'attuale livello di tolleranza, ma non poi per scalare e togliere, che non c'entrerebbe nulla con un programma terapeutico.

#5
Utente 442XXX
Utente 442XXX

Doc La ringrazio molto x la sua consulenza, ma nn ho intenzione di assumere altri oppioidi, non so gestirmi, e non ho la possibilità di recarmi ogni g al sert. Le ripeto, inizio a sentirmi Molto meglio, sia fisicamente che mentalmente. Inizio ad aver voglia d lavorikkiare, d stare cn amici... non sento il bisogno d metadone, oxycontin e quant altro. inizio ad avere lucidità! ed ho paura ke se mi ributto nel sert, anke cn piccoli qntitativi, ritornerei indietro, nella vergogna e nell apatia.
Le ripeto, ad oggi, il mio unico problema è la sudorazione e l insonnia, che spero passino presto.
Mi sn recato qui, nel parco nazionale del Pollino, zona originaria d mia madre dv nn c e nulla, nessuna tentazione, e c starò fina alla fine del mese. io credo ke tt andrà pian piano a scemare e ke il tempo sarà la mia cura... NON VOGLIO PIÙ OPPIACEI/OPPIOIDI, m rendono apatico...

#6
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

No, sta tirando conclusioni da tossicomania. Non parlo di altri oppioidi, parlo del fatto che gli oppioidi dati in maniera controllata per la via idonea possono essere una terapia, e infatti lo sono nella tossicodipendenza da oppiacei, mentre le stesse molecole usate in un altro modo no. Il fatto che uno si buchi il metadone deve essere considerato un indice di gravità, legato anche al fatto che evidentemente la dose assunta per bocca (affidata) non era sufficiente in quel caso, altrimenti se fosse stata sufficiente la persona non avrebbe avuto l'idea di iniettarla. Ora non so se poi abbia effettivamente assunto 180 mg per mesi oppure se sia una dose prescritta ma mai di fatto presa in maniera stabile, ma il concetto è comunque lo stesso. Senza una terapia, ha la tossicodipendenza. con tutti i suoi rischi. Non importa se uno è disintossicato. Ha sempre la stessa tossicodipendenza di prima, con alcuni rischi anche maggiori. I Servizi per le Dipendenze sono ovunque, e comunque per far impostare

" io credo ke tt andrà pian piano a scemare e ke il tempo sarà la mia cura... " Ecco, queste sono le tipiche assurdità che vengono in mente quando si soffre di tossicodipendenza. Stavolta ci si disintossica e andrà bene. Se era assurdo la prima volta, lo è doppiamente le altre.

Ragion per cui, ribadisco il consiglio. Prima si faccia stabilizzare dal Servizi più vicino partendo dalla situazione attuale. Dopo i primi giorni, quando la questione astinenza è bloccata, allora si ragiona sul perché la cura precedente non sia andata bene, e si ragiona secondo logica, non facendo finta che l'errore sia una trovata geniale.

#7
Utente 442XXX
Utente 442XXX

La ringrazio x la sua consulenza... proverò a seguire i Suoi consigli.
Gazie ancora

#8
Utente 510XXX
Utente 510XXX

Qualcuno mi potrebbe aiutare non ce la faccio piu da quando sono stato operato ad un rabdiomiosarcoma al palato per non soffrire poi di dolore andai alla terapia del dolore e mi diedero come cura targin e vellofent prima da 100 non facendo effetto da 267 ma il dolore era sempre lo stesso e mi diede quello da 400.ma il peggio è stato quando ho fatto 4 cicli di chemioterapia e radioterapie da li non ho capito piu nulla per sopportare dolore e purtroppo per andare a lavorare ho fatto um abuso di vellofent ed ora non so come uscirne ho provato di tutto ma non sono tanto forte da smettere quando non lo prendo vado in astinenza depressione .ho perso lavoro famiglia ho due figli stupendi a e come non avessero un padre.prima ero una persona sempre allegra un grande lavoratore ora sono diventato un tossico di vellofent fentanil non so più come fare ne vorrei uscire ma non so come fare ho provato a scalare ma mi è sempre più difficile ce qualcuno che non potrebbe aiutare vi chiedo per il bene dei miei figli che non hanno nessuna colpa.quando sto a casa e come non ci fossi sempre sul letto con un viso che sembra stia aspettando la morte non ce la faccio piu grazie

#9
Utente 510XXX
Utente 510XXX

Vorrei sapere perche quando non lo prendo mi sembra di non saper vivere più affrontare una vita normale andare a lavoro che tra l'altro ho sempre lavorato mai stato senza faccio il pizzaiolo da più di 25 anni lavoravo sempre senza fermarmi ero sempre presente con i miei figli non gli ho fatto mai mancare niente ma ora non riesco nemmeno a fargli un sorriso un sostegno morale non so prendere decisioni sia familiari che di lavoro poi come assumo il medicinale riacquisto il tutto partecipe sul lavoro sulla famiglia non so nemmeno come spiegarvi faccio solo brutti pensieri negativi e piango sempre per come sono diventato che brutta fine non lavoro da 3 mesi tra poco e pure natale che delusione che sono per la mia famiglia i miei figli ormai sono diventato un lupo solitario quando sono senza medicinale resto fuori dal mondo dalla società non so più cosa fare credetemi spero almeno di arrivare a Natale ma stando in queste condizioni secondo me farei un bel regalo a tutti se non ci fossi piu

#10
Dr. Matteo Pacini
Dr. Matteo Pacini

Gentile utente,

Innanzitutto va definito se semplicemente abbia una intossicazione dal farmaco, vale a dire un effetto che va su e giù senza che riesca più a regolarlo bene, oppure abbia un problema di abuso (con conseguente anche intossicazione). Nel secondo caso va curato il comportamento, riportandolo sotto controllo, tramite una terapia anti-desiderio.
Non so per che via si procuri il farmaco, di solito se si sviluppa un abuso chi lo prescrive se ne accorge, dalla frequenza, irregolarità delle richieste etc. Comunque i servizi per le dipendenze trattano questo tipo di situazione.

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