La dipendenza da Internet

raffaella.salmoria
Dr.ssa Raffaella Salmoria Psichiatra, Psicoterapeuta

Nel 1998 Tonino Cantelmi presenta per la prima volta in un congresso di psichiatria a Roma quattro casi italiani di Internet Addiction. Egli fu il primo a studiare in Italia la tecnodipendenza e l'impatto della tecnologia digitale sulla mente umana, sostenendo che "stiamo vorticosamente precipitando in una "società incessante", sempre attiva, intenta a digitare, a twittare, a condividere, senza differenza tra giorno e notte, tra feriale e festivo, tra casa e ufficio, avviata verso una colossale dipendenza dalla "connessione"".

Oggi, a distanza di diciotto anni, ormai nell'era dei "nativi digitali", il Patological Internet Use (PIU) è stato definito e paragonato a una vera dipendenza, capace di compromettere il funzionamento lavorativo e le relazioni sociali, e caratterizzato dalla difficoltà a disconnettersi nonostante le conseguenze negative sulla vita offline.

Sono stati descritti vari tipi di dipendenza da internet:

- Cybersexual Addiction (visitazione di siti porno, pratica sesso virtuale)

- Cyber Relationship Addiction (intrattenimento per larga parte del giorno attraverso email, social network, chat lines)

- Compulsive Online Gambling (giochi d'azzardo online, giochi di ruolo, shopping, trading)

- Information Overload (raggiungimento del massimo aggiornamento possibile tramite il Web surfing)

- Computer Addiction (giochi, solitari, play station).

La "retomania" si manifesta preferibilmente in persone che presentano una precaria stabilità emotiva o in cui sono già presenti disturbi dell'umore o di marca ossessivo-compulsiva. Il contatto sociale attraverso chat, Community, e-mails, si configura infatti come strumento atto a superare difficoltà comunicative, in quanto consente di mettersi in gioco mediante una graduale conoscenza, che, tuttavia, non è esente da rischi. Ma la rete, ricca di potenzialità e opportunità di informarsi, concoscersi e confrontarsi, può portare chiunque a comportamenti rischiosi di eccessivo consumo, alla ricerca di occasioni sociali virtuali che consentono si sperimentare ruoli e parti del Sè altrimenti non sperimentabili nella vita reale. Si indica appunto come solipsismo telematico la propensione ad eleggere il web come luogo di rifugio cui appartarsi per trovare sollievo a problemi quotidiani.

In sintesi, dunque, la rete, in virtù delle sue enormi risorse, possiede dell potenzialità psicopatologiche, quali la capacità di indurre sensazioni di onnipotenza, come vincere le distanze e il tempo, o cambiare perfino la propria identità e personalità, illudendo di rispondere a molti bisogni umani.

La rivoluzione digitale e la virtualizzazione della realtà intercettano, esaltano e plasmano alcune caratteristiche di quello che Cantelmi aveva definito "l'uomo liquido": il narcisismo, la velocità, l'ambiguità, la ricerca di emozioni e il bisogno di infinite relazioni "light".

A fronte delle considerazioni di cui sopra, si è andato progressivamente definendo anche un uso sano di Internet, come un modo di utilizzare Internet per uno scopo chiaro, per un periodo di tempo che può essere considerato ragionevole nelle condizioni specifiche per l'utente e nel riconoscimento delle differenze tra la comunicazione reale e la comunicazione attraverso Internet senza assumere una personalità diversa (Davis, 2001).

Nello sviluppo della Dipendenza da Internet si osservano varie tappe: nella prima fase si evidenzia una attenzione ossessiva alla rete, che genera comportamenti quali controllo ripetuto della posta elettronica durante la stessa giornata o prolungati periodi di chat. Nella seconda fase, o tossicofilia, si evidenzia un aumento del tempo trascorso on-line, con un crescente senso di malessere e di agitazione, paragonabile all'astinenza, quando si è scollegati. Nella terza tappa, infine, o tossicomania, la rete dipendenza danneggia diverse aree di vita, creando pesante interferenza col funzionamento scolastico/lavorativo e relazionale.

 

Essere ovunque è non essere da alcuna parte, diceva Seneca. E in fondo si ha la sensazione che la fine della società di massa e il transito nella tecnodipendenza post moderna non potranno placare l'irriducibile bisogno di "incontro con l'altro" che è proprio dell'uomo di ogni epoca, e che nè Facebook, nè Twitter, nè ogni altra forma di socializzazione virtuale potranno rispondere a questo bisogno autentico, prepotente e vitale.

Data pubblicazione: 17 gennaio 2017

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