Di anoressia si muore

Isabelle Caro, 31kg per 1,64cm d’altezza, è morta a 28 anni di polmonite. La ragazza era stata immortalata da Oliviero Toscani nel 2007 e gli scatti avevano suscitato clamore per l’esibizione della realtà nuda e cruda di un corpo anoressico sui tabelloni pubblicitari delle nostre città. La polmonite è la causa dichiarata ufficialmente dai medici, ma si può dire che Isabelle è morta d’anoressia perché il suo corpo ormai privo di difese era vulnerabile e incapace di riprendersi. DI ANORESSIA SI MUORE: questo a volte è sottostimato e occultato sotto altre cause ufficiali, ma è la realtà che il tasso di mortalità delle ragazze anoressiche è 12 volte superiore a quello delle coetanee sane e del 50% superiore a quello delle coetanee depresse (dati ANSISA). La mortalità per anoressia riguarda il 10-20% dei pazienti, il 10% dei quali è di sesso maschile (per quanto questa percentuale sia probabilmente sottostimata). Non si tratta di un disturbo da sottovalutare nelle conseguenze, né di “capricci” da bambine viziate: le anoressiche sono ragazze forti, che mirano ad esercitare un controllo assoluto sul proprio corpo, intelligenti e capaci, perfezioniste e con buoni voti a scuola. Vivono però un grosso disagio dal punto di vista emotivo, e senza un aiuto esterno (e generalmente il coinvolgimento della famiglia nella terapia) non possono riuscire a guarire. Di cosa muoiono le persone che ne soffrono? Muoiono per suicidio o per problematiche legate alla denutrizione, che provoca alterazioni del battito cardiaco, della pressione arteriosa, dei processi digestivi, oltre ad anemia, amenorrea, osteoporosi, perdita di capelli e crescita di peluria sulla pelle che diventa secca e giallastra. La morte avviene generalmente per cause legate ai problemi cardiocircolatori (arresto cardiaco), renali e polmonari, ed è un rischio concreto per chi non viene curato. Cosa succede se chi ne soffre non viene curato? Oltre alla morte esiste un grosso rischio di cronicizzazione del disturbo: è possibile l’instaurarsi di un andamento ciclico che vede avvicendarsi periodi di anoressia a periodi di bulimia. Dal momento che molti pazienti soffrono anche di ansia, attacchi di panico, depressione disturbi di personalità e/o abuso di sostanze vi è un consistente rischio di peggioramento anche di questi disturbi che fanno parte della complessità del quadro clinico. Il trattamento del sottopeso è indispensabile e urgente in particolare in presenza di rischio di morte, ma è solo uno dei passi necessari perché chi soffre di anoressia possa ritrovare un equilibrio. Considerare i disturbi alimentari al pari di disturbi dell’alimentazione è errato oltre che riduttivo, e ripristinare un peso adeguato e una dieta corretta rappresentano interventi parziali e non risolutivi perché il problema risiede altrove. Il trattamento più adeguato è multidisciplinare (psicologico, nutrizionale, farmacologico) e le strutture che si occupano di disturbi alimentari operano solitamente seguendo questo principio, senza sottovalutare nessun aspetto del problema. Per info: ABA - Associazione Bulimia Anoressia Obesità www.bulimianoressia.it/

Data pubblicazione: 30 dicembre 2010

1 commenti

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Dr.ssa Valentina Pontello
Dr.ssa Valentina Pontello

Cara Flavia,

ho sentito la notizia, che mi ha colpito particolarmente. E' un ambito che conosco bene, è stata la mia tesi di laurea, e in quanto medico in ambulatorio di ginecologia dell'infanzia e dell'adolescenza vedo spesso pazienti non solo anoressiche, ma anche ortoressiche (l'alimentazione controllata viene più difficilmente percepita come patologica).

Il mio messaggio rivolto alle giovani donne ed ai loro familiari è quello di non sottovalutare i segnali del corpo, alla prima comparsa di amenorrea rivolgersi al medico per gli accertamenti del caso.

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