"Chi nasce tondo non può morire quadrato"????

giuseppestefanobiuso
Dr. Giuseppe Stefano Biuso Psicologo, Psicoterapeuta

La cultura popolare da sempre tenta di gettare luce sui meandri più disparati dell'esperienza. La proliferazione dei proverbi, tuttavia, segue raramente una linea di pensiero univoca. Ad esempio: "Chi nasce tondo non può morire quadrato", "L'albero si raddrizza quando è piccolo", "Chi va con lo zoppo impara a zoppicare", "La vecchia aveva cent'anni e ancora imparava". Prospettive incompatibili. Ora vi è un destino genetico immodificabile, ora è la prima infanzia il momento in cui si decide tutto, ora gli altri possono sempre cambiarci, ora vi è la possibilità di imparare in ogni momento della nostra vita. Paradossalmente, la ricerca scientifica ha dato ragione a tutti questi proverbi. Attenzione, la ricerca scientifica ha anche dato torto a tutti questi proverbi (tranne che all'ultimo!!!). Come?

Due notizie. Una cattiva (dipende) e una buona, sempre. Quale volete prima?

La cattiva (ma anche buona): l'essere umano tende alla stabilità, a “mantenere il proprio carattere”, a ritrovarsi in situazioni simili (emblematico il caso della povera ragazza/o che si innamora sempre dello stronzo/a di turno).

La buona: il cervello (matrice dei pensieri, delle emozioni e dei comportamenti) è <<plastico>>. Plastilina fra le mani dell'ambiente.

L'ambiente è “un botta in testa”, il cibo mangiato, l'aria respirata, le medicine assunte, le esperienze vissute. Ciò che impariamo, a sapere, a essere, a fare, si inscrive nel nostro cervello. Le connessioni tra i neuroni si modificano. Cancellate, create. Il cervello cambia. Continuamente. Di più. L'espressione delle nostre caratteristiche genetiche viene modulata dall'ambiente che, agendo su una parte del gene (enhancer), determina se, quanto e come la caratteristica “stampata” nel DNA viene espressa. Notate l'evidente dissimilarità di molte caratteristiche dei gemelli omozigoti (geneticamente identici). Questo vale per i “tratti complessi” (carattere,disturbi mentali, malattie come l'ictus, il cancro, ect..), non per i “tratti semplici” (colore degli occhi). Insomma la vecchia può sempre imparare, anche a cent'anni.

Ma Totò rimane tondo!

Ogni proverbio visto parla di un aspetto della realtà. Ma la realtà è come una statua. Per conoscerla tutta devi girarci intorno, sotto e sopra.

Vero che l'espressione dei geni è modulata dall'ambiente. Vero, ugualmente, che il corredo genetico predispone a essere più o meno ansiosi, più o meno timidi, più o meno predisposti (facciamo corna) al cancro o ad un infarto. C'è una tendenza biologica a rimanere tondi. La predisposizione si attualizza, però, solo nell'interazione con altri fattori. Un fattore ambientale, al contempo, aumenta un rischio, delinea una protezione, ma da solo non causa nulla. Sono più fattori, genetici e ambientali, che interagiscono nel determinare chi siamo e quanto bene o meno bene stiamo.

Però l'albero s'ha da addrizzare da piccolo..farebbe da eco il secondo proverbio. Già nella prima infanzia, in effetti, in base alle esperienze e alle relazioni che viviamo, interiorizziamo degli schemi di comportamento che fungeranno da guida nelle nostre relazioni future. Questi schemi si inscrivono nel nostro cervello. Quindi, mi direte, dicevi prima che si possono modificare. Certo, sempre. Ma c'è un fatto. Un fatto da tenere in debita considerazione. Anzi, due. Parto dal secondo. In “Tre idee che ci hanno sedotto”, Kagan riporta una sfilza di ricerche che hanno rilevato come bambini che nei primi anni di vita avevano vissuto in famiglie fortemente abusanti, a distanza di anni, quando adottati da famiglie amorevoli, non presentavano disturbi psichici. Per chi rimaneva in quelle famiglie, ovviamente, il destino era diverso. L'amore cura. Il punto è che, nella norma, la maggior parte dei bambini passa molti più anni all'interno della stessa famiglia e le relazioni abituali che vive, oltre che essere interiorizzate, vengono continuamente confermate. Ma torniamo al primo fatto.

Se Totò ha interiorizzato degli schemi di comportamento e di significato per cui è portato a concepire nemico il mondo, tenderà a comportarsi con diffidenza e ostilità. Tendenzialmente chi si scontra con la sua diffidenza e la sua ostilità si allontanerà o sarà ostile nei suoi confronti. Ecco che Totò penserà: “visto?..avevo ragione!”. Effetto scambiato con la causa. I suoi schemi saranno rinforzati. Creatore inconsapevole del suo stesso destino. Se Totò avesse avuto aspettative più flessibili avrebbe potuto “vedere diversamente”, agire diversamente, fare un'esperienza nuova. Cambiare.

Ma se Totò incontra uno <<zoppo>> che non gli risponde con la stessa ostilità, che non si allontana? Rimane lì, vede la sua paura e comincia a intessere con lui un rapporto basato su schemi diversi. Totò, gradualmente, cambia. Cambiano le esperienze che “fanno vivere schemi diversi”. A volte relazioni importanti ci cambiano, nelle mente e nel cervello, in un verso o nell'altro. A volte un trauma. A volte una conversione religiosa. A volte ci cambia, “cambiare vita”. A volte, serve una psicoterapia. Certo, non è facile, ma "Chi nasce tondo può morire quadrato".

Data pubblicazione: 09 febbraio 2013

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