Sesso "incerto" dei bambini, quale intervento possibile?

valeriarandone
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

Vengono chiamati "bambini dal sesso incerto", sono un neonato su 5mila.
In cinque anni, sono stati effettuati ben 350 interventi chirurgici solo nell'Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma.
I bambini  dal "sesso incerto" nascono con una "genitalità confusa", cioè con un organo genitale sviluppato in maniera non chiara ed armoniosa. A stabilire la loro sessualità sono tutta  una serie di indagini, sia cromosomiche che ormonali, che si concludono poi, a diagnosi clinica effettuata, con  un'operazione  chirurgica, che non dovrebbe essere effettuata dopo il superamento del sesto anno di età.
"Questi piccoli - afferma il direttore generale dell'Azienda ospedialiera Aldo Morrone - sono affetti da disturbi della differenziazione sessuale che si presentano sin dall'età neonatale, con attribuzione incerta del sesso e difetti dello sviluppo sessuale".

Vediamo di comprendere insieme di cosa si tratta.

I “disturbi della differenziazione sessuale”, detti DDS, sono caratterizzati da uno sviluppo disarmonico delle diverse componenti del sesso biologico, con una chiara condizione di disarmonia tra componente genetica, cromosomica e fenotipica, con conseguenti problematiche identitarie, relazioanali e sociali.
Questa scarsa armonia, condiziona poi inevitabilmente la crescita psico\fisica e sessuale del bambino, creando una spaccatura tra identità sessuale e ruolo di genere.
 In inglese si adopera il termine intersex e middle sex quando si tratta di  DDS.
 Si parla anche di ambiguità sessuale o di intersessualità,   in  passato infatti, sono state adoperate anche  diverse espressioni come  “androgino” o “ermafrodita”, per indicare individui con la presenza congiunta di elementi maschili e femminili.

Dal punto di vista clinico, l’intersessualità va distinta dal transessualismo, caratterizzato invece da una sperequazione tra  sesso biologico  ed  identità sessuata, la cui etiologia è psicogena e la cui consapevolezza solitamente avviene durante la crescita del soggetto.
I disturbi della differenziazione sessuale, destabilizzano fortemente genitori, medici e l’opinione pubblica, perché la loro risoluzione è sicuramente chirurgica, deve essere effettuata precocemente e comporta ad una “riassegnazione chirurgica del sesso”.
La diagnosi precoce è il primo passo da dover effettuare per lenire le angosce ed i dubbi dei genitori, i quali vengono colti alla sprovvista da questo destabilizzante evento e non si orientano affatto sia nel percorso di comprensione, che di decisione postuma.
I genitori necessitano  un adeguato "supporto psicologico", al fine di poter trovare strategie adattive per la difficile gestione emotiva del piccolo e  per elaborare il lutto relativo ad una condizione di non armonicità\normalità.
Quando nasce un bambino, il genitore omologo, quindi dello stesso sesso, si identifica nel bambino, cercando le possibili somiglianze, similitudini e rivedendo spesso se stesso da piccolo nelle movenze e gestualità del piccolo.
In questi casi così confusi ed incerti, l’equilibrio psichico del genitore vacilla e viene ad essere destabilizzato, venendo meno un possibile processo identificativo.

Il Comitato Nazionale per la Bioetica si occupa di tutti  questi bambini che nascono con diversi livelli di gravità di “ambiguità sessuale‟ (anche detti stati di “intersessualità‟), cioè di sviluppo non armonico delle diverse componenti del sesso (genetico, gonadico, ormonale, fenotipico),  casi nei quali  risulta difficile per il medico e per i genitori “assegnare” il sesso maschile o femminile alla nascita, a seguito della semplice visione del piccolo.

Ogni intervento sul corpo deve essere guidato dal principio del migliore interesse per il  bambino, evitando mutilazioni non necessarie, il confine è sottile e delicatissimo, spesso le ansie dei genitori potrebbero falsare la realtà e tentare di manipolare la decisione medica in un senso o nell’altro, che necessita, in questi casi più che mai, di scienza e coscienza.
Negli anni 50, Money,  autorevole sessuologo americano, si interessò stabilmente di queste problematiche, contribuendo alla stesura delle linee guida di bioetica.
Money afferma la irrilevanza della identità sessuale genetica e gonadica, nella convinzione che l’identità sessuale (definita “di genere” per distinguerla dalla identità corporea) derivi dalla strutturazione psichica quale conseguenza indotta dall’ educazione familiare e dalla socializzazione.

Secondo il suo autorevole parere, lo sviluppo dell’ identità di genere è una sorta di  “imprinting psichico” che si completa entro due anni e mezzo dalla nascita e che può essere mutato più tardi solo con gravi rischi per l’equilibrio psichico.
Il suggerimento  di Money è quello di assegnare precocemente il sesso definitivo al bambino, per favorire l’ “allevamento  orientato”, così come lo definisce lui, anche se tale percorso prevede poi interventi demolitivi e ricostruttivi e con eventuale terapia ormonale postuma, da somministrare in età puberale.
Il modello di Money è stato  ripreso al fine di una precoce riassegnazione chirurgica del sesso, a seguito della diagnosi di DDS, per le ovvie e conseguenti problematiche etiche, psicologiche e sociali

Lo scopo e l’obiettivo dell’intervento precoce è quello  di armonizzare elementi di disarmonia.

Data pubblicazione: 22 giugno 2013

5 commenti

#1
Utente 309XXX
Utente 309XXX

Gentile dottoressa,

Credo che la buona pratica medica richieda un faticoso aggiornamento costante e il superamento dei preconcetti personali. Come lei stessa riporta nell'articolo, l'intervento medico sui genitali di un neonato perfettamente sano va valutata attentamente e soprattutto NELL'INTERESSE DEL BAMBINO. Con buona pace delle tremende ansie dei genitori, dei medici e della società tutta, credo che il diritto all'autodeterminazione sia fondamentale e inviolabile.

Se si mutilano arbitrariamente i genitali di un neonato, di cui non è possibile prevedere come evolverà lo sviluppo sessuale e identitario, si stanno facendo gli interessi del neonato? È nell'interesse del neonato andare a modificare e potenzialmente annullare la sensibilità dei suoi organi genitali? È nell'interesse del neonato decidere arbitrariamente che il suo *ruolo* di genere debba essere uno piuttosto che un altro?

Si aggiorni la comunità medica italiana: le mutilazioni genitali sono una barbarie. Se non abbiamo problemi a sostenere che sia incivile infibulare le bambine, non si vede perché non dobbiamo ammettere che sia barbara anche l'assegnazione arbitraria ad un genere piuttosto che a un altro.

Sono i genitori, i medici e la società a necessitare di supporto psicologico e di un cambiamento culturale, NON I BAMBINI a necessitare di un intervento chirurgico del tutto superfluo.

Per un'indicazione di quale sia la direzione del cambiamento, segnalo questo articolo (è in inglese, mi auguro non sia una barriera insormontabile): http://www.salon.com/2013/05/15/couple_sues_over_childs_sexual_reassignment_surgery_in_groundbreaking_case/

Grazie, e buon lavoro.

#2
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Gentile Utente,
Leggo con vero interesse il suo intervento e la ringrazio per essere intervenuto

Le scelte, qualunque esse siano, in materia di minori, dall' educazione da poter impartire loro, alle regole, ai modelli imitativi ed identificativi, alla scuola da far frequentare, alle migliori amicizie, alla gestine delle malattie, fino ad arrivare ad argomenti ' estremi" , come le scelte " chirurgiche' , sono sempre scelte sofferte, complesse e non sempre dalla facile attuazione.

Lei ha perfettamente ragione nel legge questi possibili interventi, come una "mutilazione dei genitali" , ma se spostiamo lo sguardo dall' intervento in sè alla qualità di vita futura del piccolo, ci rendiamo conto di come un bambino che nasce con una compresenza di genitali maschili e femminili, avrà non poche difficoltà durante la sua crescita psico/ fisica, sessuale e relazionale.....

Detto questo, non so dirle se è giusto, etico, sbagliato.....ma sicuramente non semplice e, da mamma, oltre che da psico/ sessuologa, non so quale sia il percorso migliore.

In questo ambito, infatti, intervengono le linee guida internazionali per la bioetica , proprio perla complessità delle decisioni da dover prendere .

Grazie a lei, cordialmente
Valeria Randone


#3
Utente 309XXX
Utente 309XXX

Gentile dottoressa,

Senz'altro la questione è spinosa e pone non pochi problemi a chi ci si ritrova. Il mio auspicio è che sempre più ci si muova verso un'evoluzione della cultura dei generi, che alla necessità di inserire tutti a forza in un sistema rigidamente binario (o sei uomo e ti comporti da uomo, o sei donna e ti comporti da donna, e ogni devianza da questa norma merita correzione) sostituisca la comprensione e l'accettazione serena delle peculiarità infinite della varietà sessuale, di genere e di identità.

Che davanti a ciò che sembra "strano" si riesca a vedere un'opportunità per imparare qualcosa di nuovo, e non una minaccia (anche alla qualità della vita di qualcun altro).

Sono convinta che la qualità della vita dei bambini e degli adulti dipenda in larga misura dall'ambiente che li circonda: ci si sente diversi se qualcuno ci sta costantemente a dire che siamo diversi. Credo che valga la pena impegnarsi per creare un ambiente capace di accogliere tutti, piuttosto che imporre a tutti di conformarsi all'ambiente (creando disagio).

#4
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

La "cultura dell'accettazione", in ogni ambito, è complessa ed ancora lontana.
Un saluto

#5
Utente 309XXX
Utente 309XXX

Esattamente il mio punto: c'è moltissimo da fare, e poche scusanti per aspettare.

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