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Dr.ssa Florinda Bruccoleri Psicoterapeuta, Psicologo

Sostenere la ricerca sul cancro non è altro che ammirare e rinforzare il coraggio di ricercatori che giorno dopo giorno esplorano l’ignoto per fornire nuove risposte a chi lotta contro questa malattia e ancor più è un modo per capire che del cancro si può e si deve parlare, al di là di stereotipi e tabù.

Si, perché tra tutto ciò che di medico possiamo aver imparato nella nostra quotidianità, ciò che forse ancora ci riesce difficile da capire ed ancor più da accettare è questa branca chiamata oncologia, sono tutte le sofferenze e i misteri legati al mondo inammissibile dei tumori.

Purtroppo credo che ad oggi chi direttamente chi indirettamente ha dovuto imbattersi in tale realtà. Sembra ormai così tanto comune questa malattia tanto quanto la sua inaccettabilità e una diagnosi di cancro costringe purtroppo a fare i conti con i progressi e i limiti della scienza e a considerare l’imprevedibilità di una tale malattia. 

Questo articolo non vuol essere un trattato di psico-oncologia data anche la vastità dell’argomento e il fatto che sembriamo ormai essere diventati tutti medici e psicologi vista l’incidenza nella nostra quotidianità dei tumori. Ma ci sono delle argomentazioni base, delle “guide” comuni e costanti che ci possono aiutare a far fronte a questi momenti così delicati. Inutile spiegare cosa significa ricevere una diagnosi di cancro, inutile dire perché fa tanta paura, seppur esistano in letteratura delle reazioni comuni di fronte alla diagnosi e dei modi diversi di affrontare la malattia.

Esistono poi dei modi “migliori” di altri per affrontare la malattia: accettare, adattarsi al cambiamento e organizzarsi per reagire. Ma la realtà è molto più sfaccettata e complessa.

Ma se da un lato uno spirito combattivo da parte della persona malata che sceglie e riesce ad avere un ruolo attivo nel partecipare alle cure si ipotizza possa influenzarne la sopravvivenza, dall’altro lato un supporto emotivo adeguato donato ad un familiare ammalato costituisce una fonte enorme di sostegno, che spesso non vuol dire dover fare o dire per forza qualcosa, ma far sentire al malato che è importante per qualcuno, che pare poco, ma non lo è affatto.

È ovvio, sapere che qualcuno a cui vuoi bene ha un tumore turba profondamente e spesso lascia senza parole. Può così accadere che improvvisamente non si sappia più come comportarsi, cosa dire a quella persona che fino a poco tempo prima era così familiare e con la quale si sono condivise tante esperienze nella vita. 

Allora non importa cosa riuscite a dare, ma come reagite. Una carezza, un abbraccio, anche un silenzioemotivamente sentito, possono comunicare più di tante parole.

E quando da soli non si sa più reagire si possono affiancare alla malattia interventi psicologici atti a migliorare la qualità della vita, accompagnando il paziente ed anche la sua famiglia nel lungo viaggio della malattia.

Per esperienza posso affermare quanto spesso si sottovaluti la sfera psicologica, quanto sia difficile per il paziente stesso ed ancor più per i familiari affidarsi ad uno specialista in materia di psicologia che possa ascoltare le proprie ansie, contenere le proprie paure e levigare la solitudine e l’impotenza, tutti aspetti che assieme a tanti altri costituiscono di per sé la normale reazione psicologica di fronte al cancro, ma che spesso possono diventare insostenibili da soli.

Ed anche se spesso capita di non poter guarire, se non altro si può reagire e curare…e ciò non è da sottovalutare. (cfr. Psicologia e tumori: una guida per reagire; Costantini, Biondi, Grassi. 1998)

Data pubblicazione: 23 gennaio 2014

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