Psicoterapia online sì o no?

irene.bellodi
Dr.ssa Irene Bellodi Psicologo, Psicoterapeuta

Terapia on-line si o terapia on-line no?

Le nuove tecnologie sono ormai parte integrante della nostra vita.
Circa il 58% della popolatione italiana ha accesso ad interner e, in media, passiamo sui social network circa due ore al giorno (*).

Condividiamo informazioni, emozioni, sentimenti, novità, proteste. La nostra vita insomma.

La rete però, oltre a metterci in contatto con il modo, st diventandosempre piu' uno strumento a cui si puo' accedere per usufruire di servizi.
Le barriere si annullano con un click e in un attimo possiamo comprare articoli pressoche' in tutto il mondo, fare transazioni finanziarie, pagare bollette, icaricare il telefono, andare dallo psicologo.

Andare dallo psicologo?

Ebbene si, con la regolamentazione dell'Ordine degli Psicologi per le prestazioni via internet (**) ora non c'e' piu' bisogno di recarsi fisicamente da un professionista, ma collegandosi direttamente a skype, si puo' accedere allo stesso servizio senza muoversi di casa.

 

Ma funziona?

Un trattamento on-line e' piu' o meno efficace di un trattamento classico?
Uno studio (***) fatto dalle Università di Lipsia e di Zurigo ci viene in aiuto portandoci alcune interessanti conferme su questo dibattuto argomento.

Nello studio, 62 pazienti affetti da depresisone lieve sono stati divisi in due gruppi ed hanno partecipato ad 8 sedute di terapia Cognitivo-Comportamentale. Un gruppo ha usufruito della terapia vis-a`-vis, l'altro ha usufruito del servizio tramite skype.

Quello che lo studio ha prodotto sono risultati molto interessanti.

La terapia on-line non solo puo' essere comparata a qella tradizionale ma, in alcuni casi, il suo effetto sul lungo termine sembrerebbe portare a risultati migliori.

I risultati dimostrano che a fine trattamento i pazienti trattati con terapia on-line avevano una remissione totale dei sintomi maggiore rispetto a quelli trattati con metodo classico.

I risultati migliorano ulteriormente se si esaminano i risultati dopo tre mesi.

Dopo tre mesi infatti coloro che avevano usufruito della teraia on-line mantenevano i riusltati della terapia il 15% in piu' rispetto a coloro che avevano usufruito del trattamento canonico.

 

Terapia on-line si, ma anche no

Nonostante il numero di soggetti fosse limitato, lo studio si rivela molto ineteressante ed apre nuove prospettive di ricerca in questo campo.

In un mondo in cui le opzioni di servizi tra cui scegliere si moltiplicano e' importante affontare la valutazione su che cosa ci puo' servire su due importanti fattori:

  • se il servizio si adatta alle nostre esigenze
  • se il servizio ha basi scientifiche accreditate e serie


Ognuno di noi ha infatti vite e bisogni differenti che ci portano ad effetuare le scelte "giuste per noi" sulla base di quello che funziona per noi in quel momento della nostra vita.

Poco importa dunque se il professionista si trovi fisicamente in un luogo oppure sia situato virtualmente su nternet, l'imporante e' che in entrambi i casi il professionista sia serio ed accreditato e che il servizio che propone sia di efficacia certificata.

 

Note e riferimenti:

(*) http://www.wired.it/internet/social-network/2014/04/01/quanto-tempo-passiamo-sui-social-network/ 
(**) http://www.psy.it/allegati/lg_distanza.pdf 
(***) http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0165032713005120 

Data pubblicazione: 02 luglio 2014

17 commenti

#1
Dr. Giuseppe Santonocito
Dr. Giuseppe Santonocito

Ciao Irene,
Per le prestazioni di consulenza psicologica online, ok, ma sulla psicoterapia in particolare sarei più cauto quanto al parere dell'Ordine dato che, come si legge nel (**) che correttamente hai linkato:

>>> 4. Al momento attuale, in base alla deliberazione n. 19 del 23 marzo 2002 del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi Italiani, le pratiche di attività psicodiagnostica e psicoterapeutica effettuate via Internet potrebbero risultare non conformi ai principi espressi negli artt. 6, 7 e 11 del vigente Codice Deontologico degli Psicologi Italiani, ed in tal caso sarebbero sanzionabili.
>>>

A beneficio dei lettori riporto il link al Codice Deontologico degli Psicologi italiani:

https://www.medicitalia.it/codice-deontologico-psicologi/

Un saluto

#2
Dr.ssa Irene Bellodi
Dr.ssa Irene Bellodi

Ringrazio il collega per la precisazione.
L'articolo fa riferimento ad uno studio effettuato in Germania ed in Svizzera dove le prestazione testate erano di psicoterapia e non di sola consulenza psicologica. Per questo motivo nell'articolo si fa riferimento alla psicoterapia.
Diversa e' la legislazione in Italia ma credo che l'apertura dell'Ordine sia un primo tentativo di avvicinamento ad una realta' che sta fortemente cambiando, soprattutto se guardiamo alle esigenze di individui che per motivi lavorativi o personali si trovano sempre piu' spesso a vivere in altri paesi e sono quindi impossibilitati ad effettuare un percorso psicoterapico in lingua.

Un saluto


#3
Dr. Sergio Sposato
Dr. Sergio Sposato

Gentile collega,

Concordo con quanto le è stato detto dal Dott. Santonocito. Attualmente in Italia le prestazioni psicoterapeutiche on-line non sono consentite. È però possibile effettuare consulenze psicologiche. Personalmente non ho mai offerto questo servizio, ma ritengo possa essere davvero interessante. Potrebbe anche essere l'occasione di un primo contatto con quella fascia di utenza che per vari motivi non intende recarsi di persona dallo psicologo.

#4
Dr.ssa Irene Bellodi
Dr.ssa Irene Bellodi

Grazie per il commento.

Ribadisco che nell'articolo non si fa riferimento a prestazioni psicoterapiche effettuate in Italia, ma appunto, all'estero, luogo dove e' stata condotta la ricerca riportata.
Rimane comunque interessante, a mio parere, infromare l'utenza sulla possibilita' di accedere ad un servizio di questo tipo, seppure circoscritto alla consulenza psicolgica.

#5
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

Fanno bene i colleghi a citare il codice deontologico, datato 15-16 dicembre 2006.
La ricerca a cui si fa riferimento è pubblicata nel 2014, per cui verosimilmente effettuta nel 2013, massimo 2012.

6/8 anni rappresentano una rivoluzione in informatica e nella rete.

E leggendo bene il (**) [...]4. Al momento attuale, in base alla deliberazione n. 19 del 23 marzo 2002 del Consiglio Nazionale
dell’Ordine degli Psicologi Italiani, le pratiche di attività psicodiagnostica e psicoterapeutica effettuate via Internet potrebbero risultare [...]
Ma quel "potrebbero", assieme all'anno 2002, indica che non c'è certezza proprio perchè ricerche non c'erano ed era più su base ideologica la disposizione.

Segnalo il sito della Giunti Editore per la psicodiagnostica on-line. https://www.internet-test.it/toCosa.do

#7
Dr. Giuseppe Santonocito
Dr. Giuseppe Santonocito

>>> 6/8 anni rappresentano una rivoluzione in informatica e nella rete.
>>>

Certo, ma non necessariamente nella testa della gente.

Facciamo un bello studio pubblicando i nostri dati REALI, e vediamo quanto è la percentuale di pazienti a cui facciamo psicoterapia online e quanto quella di coloro che vengono di persona, e poi ne riparliamo.

Fino ad allora, il tema della psicoterapia online resterà più che altro argomento di discussione per i facilmente entusiasti (e forse per chi crede che, con l'avvento di internet, come psicologo potrà avere più pazienti).

#8
Dr.ssa Irene Bellodi
Dr.ssa Irene Bellodi

Concordo con il fare uno studio. C'e' sicuramente bisogno di ricerca per fare luce e chiarezza sul fenomeno ma soprattutto sull'efficacia. Non rilegherei pero' il fenomeno ad un facile entusiasmo o al tentativo di avere piu' pazienti, quanto piuttosto a calibrare una proposta terapeutica e a differenziarla anche sulla base delle esigenze dettate dai cambiamenti del modo in cui viviamo.
Il libero arbitrio sulla scelta della consulenza rimane un sacrosanto diritto del paziente che non viene assolutamente violato e che poco ha a che fare con le deduzioni rispetto alla qualita'/efficacia/validita' del metodo.
Rimane pero' a mio parere anche il diritto di accesso alla cura che non sempre viene garantito a tutti.
Un italiano residente all'estero, per esempio, come fa, in caso di necessita' a recarsi da uno psicologo?

#9
Dr. Giuseppe Santonocito
Dr. Giuseppe Santonocito

Io vedo la cosa in modo diverso. Se ne è già parlato estesamente e più volte nel forum interno.

In primo luogo la scelta dell'offerta terapeutica spetta a mio avviso al professionista, che dev'essere in grado di capire se al paziente/cliente serve una psicoterapia o una consulenza. E anche la forma del rapporto professionale (ad es., online vs. di persona), sempre a mio avviso, deve spettare al professionista, DOPO averne valutato la probabile efficacia, solo che i dati al riguardo disponibili sugli interventi online non mi sembrano ancora esaustivi.

Molti pazienti ansiosi, ad esempio, sono evitanti e spesso applicano tale evitamento anche al rapporto terapeutico. Non a caso molte delle persone che ci cercano qua sono per l'appunto ansiose e sperano di poter ricevere un aiuto diretto online. Ma tale speranza potrebbe benissimo esser parte del problema, non esercizio di libero arbitrio.

Analogamente il paziente residente all'estero. Se ha deciso di recarsi all'estero si presume che già parli o stia apprendendo la lingua, perciò non c'è motivo fondato per cui non possa recarsi da uno psicologo, nel caso in cui abbia un reale bisogno.

Altrimenti, il paziente che si rompe una gamba all'estero e ha bisogno di cure immediate cosa fa, prende il treno o l'aereo e viene a curarsi in Italia? No, è più probabile che cerchi cure sul posto.

Insomma, la mia esperienza - che può essere diversa da quella di altri, ci mancherebbe - mi dice che molti ansiosi vorrebbero curarsi, ma che la tendenza all'evitamento li porta a cercare surrogati di cura che alla fine risolverebbero poco.

Ecco perché è necessaria cautela e attendere più tempo prima di decretare che "la 'psicoterapia online' funziona". Ed ecco perché l'Ordine, correttamente, mette le mani avanti e procede lentamente.

In questo paese sono purtroppo tante le cose che vanno male, ma almeno i regolamenti sull'esercizio della psicoterapia e della professione di psicologo sono molto più stringenti che nel resto del mondo. Almeno per ora.

#10
Dr.ssa Irene Bellodi
Dr.ssa Irene Bellodi

Nessuno dice che il professionista non debba valutare la coerenza della richiesa del paziente e peraltro, una consulenza online, puo' essere fatta proprio per aiutare il paziente ansioso ad accedere a cure vis a' vis.
Per quanto riguarda la persona che risiede all'estero, situazione che per altro mi appartiene perche' vivo e lavoro all'estero: pensa che esprimere emozioni in una lingua diversa sia equivalente? Pensa che un terapeuta straniero, con un gap culturale importante, affronti il probema allo stesso modo di un terapeuta con cui si condivide un backgriund equivalente?
Pensa che il disagio psicologico sia valutato/affrontato/gestito in modo analogo?
Ha mai provato ad esprimere i sui vissuti in un'altra lingua?
Perche' diamo perscontato che chi emigra conosca la lingua?
Se vogliamo parlare di gambe rotte ed equpararle ad una consulenza psicologica possiamo farlo, ma la cosa mi sembra un po' riduttiva.
Cio' non toglie che la serieta' e la deontologia professionale debba essere applicata in modo indiscriminato, se si ha fiducia in questo, allora queste discussioni dovrebbero essere improntate alla scoperta e non alla costante diffidenza (diversa dalla cautela).

#11
Dr. Giuseppe Santonocito
Dr. Giuseppe Santonocito

Pensi che lo psicologo non sia un professionista della comunicazione e che quindi non sia compito suo, fra gli altri, fare in modo da aiutare e facilitare quella con la persona che le sta di fronte? Secondo me sì. Certo, se uno è un freudiano ortodosso avrà forse poco da dire e poco da esortare...

I dubbi che esprimi sono gli stessi che può avere un aspirante paziente quando sta decidendo se recarsi a colloquio con lo psicologo, ma a mio avviso sono poco fondati.

Ad esempio perché la persona che abita all'estero potrebbe ricevere benefici maggiori dal parlare con un professionista radicato sul territorio, proprio perché ben conosce usanze e cultura del luogo, rispetto a uno nostrano.

A meno che la persona in questione non stia permanendo all'estero controvoglia, in tal caso farebbe forse meglio a capire se non sia il caso di fare le valige, prima di occuparsi di altro...

Per quanto mi riguarda parlo correntemente tre lingue e posso dirti che, sebbene sia vero che esprimendo gli stessi concetti in lingue diverse li si esperisce diversamente (parlare un'altra lingua è possedere un'altra anima, pare dicesse Carlo Magno) chi ha detto che debba necessariamente essere SVANTAGGIOSO? Anzi, proprio perché una lingua appresa successivamente può essere meno carica di emozioni negative, assorbite in età infantile, può addirittura costituire un vantaggio. Ci si sente più distaccati e liberi di parlare degli argomenti difficili.

>>> Se vogliamo parlare di gambe rotte ed equpararle ad una consulenza psicologica possiamo farlo, ma la cosa mi sembra un po' riduttiva.
>>>

Sto dicendo che a volte si trovano scuse per non fare qualcosa per paura, piuttosto che per merito ponderato. La decisione di andare in terapia non fa eccezione.

Concordo che una consulenza a distanza, anche telefonica e non necessariamente online, possa essere propedeutica a un successivo incontro vis a vis, ma sempre di consulenza stiamo parlando.

Quanto alla "costanze diffidenza", anche questa secondo me è un vantaggio, se unita alla flessibilità e alla capacità di ricredersi.

Comunque l'Ordine non dice espressamente "la terapia online è verboten", dice solo "fate molta attenzione, perché ancora i termini non sono chiari". Perciò è chiaro che nell'incertezza ognuno si regola come meglio crede.

Saluti

#12
Dr.ssa Irene Bellodi
Dr.ssa Irene Bellodi



Credo fortemente che il provare ed il mettersi nelle situazioni, piuttosto che parlarne, possa fornire molti piu' spunti di quanti ne possano emergere tramite uno scambio scritto.

Piuttosto che teorizzare sulla conoscenza delle lingue sarebbe importante conoscere la realta' di chi vive permantemente all'estero.

Piuttosto che svalutare i dubbi sarebbe importante capire le motivazioni reali dietro le scelte delle persone.

Piuttosto che arroccarsi dietro convinzioni rigide, sarebbe importante cercare di aprire il proprio sguardo.
Con cautela, certo, ma con rispetto.

Saluti

#13
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

Personlmente, essendo bilingue, ladove tecnicamente la mia seconda lingua è l'italiano, faccio terapie anche in spagnolo con persone, che pur essendo da anni residenti in Italia, preferiscono esprimere le emozioni nella lingua madre, il che mi porta a condividere l'esperienza della collega Bellodi.

Se il problema è attinente a "usanze e cultura del luogo" in quel caso che lo psicologo, professione sanitaria, sia sprecato, e basti un mediatore culturale.

Personalmente abbraccio il concetto di Freud "i limiti della terapia sono dati dai limiti del terapeuta". Online è strumento che si diffonde perchè risulta utile alle persone.

Ci sono dati reali anche di situazioni online in corso da anni che sono altrettanto efficaci.

Anche io ho esperienze di supporti online. Stando in Molise non sempre il professionista è vicino alla persona, per cui ho delle relazioni professionali *virtuali* che altrimenti non potrebbero avvenire: meglio 1 ora online che 3 ore offline (laddove due ore sarebbero di spostamenti o miei in domiciliare o della persona, o magari delle persone, dato che un ansioso che non guida ha bisogno dell'autista...)

Trarre beneficio dagli strumenti a disposizione. Online è uno strumento, offline anche.

#14
Dr.ssa Angela Pileci
Dr.ssa Angela Pileci

Anche io ero molto interessata a questo strumento e proprio lo scorso inverno ho chiesto un parere al mio ordine di appartenenza per saperne di più. E' chiaro che il nostro lavoro, a differenza di quello di un medico che deve visitare e quindi toccare il pz, si presta molto di più al mezzo informatico.
Ci sono molti Colleghi che lo utilizzano già da anni, per diverse ragioni, che sono -tra le altre- quelle indicate da Fernando.
Vedremo l'evolversi di questo nuovo modo di lavorare col pz nei prossimi anni.
Negarlo mi pare anacronistico, come quando in passato (un bel po' di anni fa in realtà) si imponevano regole assurde e rigide sul setting...
Tra l'altro vorrei segnalare un articolo già apparso su questo sito tempo fa: https://www.medicitalia.it/blog/senologia/3598-esiste-l-empatia-online-altroche.html
così come i diversi gruppi di Auto e Mutuo Aiuto nati in rete, probabilmente ritenuti impensabili parecchi anni fa.

#15
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

> si imponevano regole assurde e rigide sul setting...

Nate in un'epoca in cui certe cose non esistevano...

Daltronde anche la Terapia Breve Strategica è una rottura di uno schema precedente, una rivoluzione. Oggi l'online rappresenta una nuova rivoluzione.
Tanto quello che si dice sull'online, oggi, lo si diceva sulla TBS ieri.

E' proprio il rinnovarsi ed il cambiare schemi che crea problemi.

E daltronde sperimentazione sul campo è anche questa: non bastano analisi di laboratorio in ambiente controllato per garantire un modello replicabile sulla massa.

#16
Dr.ssa Angela Pileci
Dr.ssa Angela Pileci

Bè, se ci pensiamo anche gli sms erano impensabili prima della loro esistenza, ma oggi i pz. li utilizzano per comunicare con noi(es problemi per la seduta, ecc...). Vedremo...

#17
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

#14 lo studio che citi già puzza di naftalina

https://www.medicitalia.it/blog/senologia/3598-esiste-l-empatia-online-altroche.html

anche se pubblicato solo un anno fa. In che senso.

Medici, psicologi e criminologi che vorrebbero leggere I SEGNALI DEL CORPO della persona in studio ? Sono ormai dilettanti allo sbaraglio ! I software sono ormai più bravi di noi ad analizzare i volti, a studiarne le emozioni e distinguere quelle vere da quelle false. Sono quasi pronti per la commercializzazione i Google Glass muniti di app (Z18 maker bot) che permetteranno a TUTTI di capire chi sta mentendo. L'applicazione è frutto di uno studio dell'Università della California, che ha fondato la società EMOTIENT. L'app di Emotient già ora nei primi test, è in grado di distinguere le emozioni false nell'85 % dei casi, contro il 55 % dei dilettanti allo sbaraglio, gli esseri umani. Contemporaneamente
altri ricercatori dell'Ohio State University ha testato un software
in grado di riconoscere 6 emozioni basilari nel 96,9 % dei casi rispetto al 55% dei più preparati tra gli esseri umani.

L'algoritmo si basa su un principio : emozioni vere e false si manifestano sul volto con espressioni facciali diverse tra loro. Per capire se c'è finzione, al software basta analizzare (ANCHE A DISTANZA !!!) i movimenti facciali delle persone inquadrate da una fotocamera e fare il raffronto con quelli che al solito corrispondono a emozioni sincere, eliminando qualsiasi soggettività interpretativa.


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