Imparare a perdonare per vivere meglio

"Odiare qualcuno è come bere del veleno aspettandosi che sia l'altro a morire."

Carrie Fisher

 

Tutti, chi più e chi meno, veniamo feriti dai comportamenti o dalle parole delle altre persone e, a volte, riuscire a perdonare è molto difficile.

Ci aggrappiamo al rancore, all’odio, al desiderio di vendetta e a molto altro che poco ha a che fare con il recupero di un nostro benessere.

Ma perché è così difficile perdonare?

Partiamo cercando di capire di che cosa si tratti, perché ammettiamolo, ci siamo fatti un’idea poco chiara del perdono, come fosse qualcosa di divino, raggiungibile solo alla presenza di un’umanità pura, buona, incontaminata, largamente altruista e che, forse, non può essere praticato proprio da qualsiasi comune mortale.

Ma se non sappiamo di che cosa si tratta, come possiamo metterlo in pratica?

Innanzitutto, perdonare è la cosa più intelligente che possiamo fare per noi stessi e non per gli altri; è una scelta che ci permette di lasciare andare il rancore e il desiderio di vendetta nei confronti di qualcuno che ci ha ferito, attraverso un percorso di spostamento dei pensieri, dal passato al presente. 

Quando veniamo feriti, il dolore e la delusione si trasformano in rabbia e rancore, portandoci in una spirale di negatività che avvelena la nostra mente e confonde i nostri sentimenti. Non riusciamo a pensare ad altro, se non al torto subito e a come questa persona dovrebbe pagare, e questi pensieri ci guidano fuori controllo, impedendoci di andare avanti con la nostra vita.

Il perdono è parte della naturale conclusione del processo del lutto, necessario per il riconoscimento del dolore e della perdita. Quindi, nonostante sia necessario passare per tutte queste emozioni negative, ad un certo punto, dovremmo arrivare a una conclusione liberatrice.

Perdonare, non significa diventare amici di chi ci ha fatto del male e non vuol dire che ciò che ci è stato fatto non era poi così grave, ma significa accettare che quello che è successo non può essere cambiato e che, l’unica cosa da fare è guardare avanti.

Inoltre, perdonare non è neppure dimenticare, ma arrivare a non provare più le stesse emozioni negative ripensando all’accaduto.

L’incapacità di perdonare, può spingerci a provare continuamente sentimenti di odio, tristezza, ostilità, ansia, rabbia e delusione, comportando nella vita quotidiana un forte disagio, che può culminare, ad esempio, in forte stress e in difficoltà relazionali.

Il perdono, può essere una scelta per vivere con più serenità e per fortuna è anche possibile allenarlo.

 

Ecco qui alcuni spunti:

  • Per quanto possa sembrare scontato, non lo è. Che cosa vi ha ferito? Quale parte di voi è stata colpita? Capirlo, vi aiuterà a dare un nuovo significato a ciò che è accaduto.

  • Mettetevi nei panni dell’altro. Dovete lavorare sulla vostra empatia, cercando di capire il motivo del suo comportamento. Che cosa provava? Che cosa pensava? Quando capiamo che, chi ci è di fronte ha una sua storia e una sua visione delle cose, diventiamo in grado di comprendere in che modo il torto subito, possa nascere da un limite dell’altro e che egli non poteva fare diversamente in relazione a questo limite. Questo non significa né giustificare, né minimizzare, ma tenere conto che la realtà non è una sola e che tutti commettiamo degli errori. 

“Se potessimo leggere la storia segreta dei nostri nemici, troveremmo, nella vita di ognuno di loro, abbastanza dolore e sofferenza da disarmare ogni ostilità."

Henry Wadsworth Longfellow

  • Riflettete sulle vostre responsabilità. Cercate di vedere tutte le prospettive possibili; che cosa avreste potuto fare di diverso? In che modo potreste aver collaborato agli esiti finali?

  • Siate ottimisti. A volte, anche nei torti peggiori, c’è un lato positivo. Magari all’inizio non basta per farci sentire meglio, ma con il tempo, impariamo ad apprezzarne il valore. Ad esempio, potremmo imparare che quella persona non è fatta per noi e voltare pagina.

  • Comunicate. Se subite un torto, è meglio procedere a un chiarimento immediato, per evitare di affondare nel rancore e di continuare a percepire offese dove, invece, può esserci un fraintendimento sin dall’inizio. A volte, facciamo del male senza rendercene conto, ognuno ha una propria interpretazione della realtà tanto che, possiamo passare da vittime a carnefici in un attimo.

  • Non dovete aspettare l’altra persona, perdonare è un atto privato che serve esclusivamente a voi e, soprattutto, non è necessario fare pace per arrivare al perdono, anzi, potete scegliere di non volere più quella persona nella vostra vita, perché nociva per voi, ma comunque perdonarla.

 

Per chi vuole farsi perdonare:

  • Ricordatevi che il primo passo è di fornire delle scuse sincere, riconoscendo l’offesa e offrendone una spiegazione e infine, mostrando rimorso e cercando di riparare il torto. Se non avete compreso il motivo per cui l’altra persona ha reagito male, cercate di mettervi nei suoi panni. Vi viene in mente qualcosa?

  • Aspettate il perdono? A volte potrebbe non arrivare mai. Probabilmente, la persona dalla quale aspettiamo davvero il perdono, siamo noi stessi.

Ricordatevi che, ogni cosa ha bisogno del suo tempo, quindi non abbiate fretta e se sentite di non farcela, chiedete aiuto allo psicologo.  

E voi, che cosa ne pensate? Chi è che non riuscite a perdonare e perché?

 

Data pubblicazione: 17 giugno 2015

3 commenti

#1
Ex utente
Ex utente

Forse più che perdonare sarebbe meglio ignorare. Ci sono individui che proprio non riescono ad ignorare le persone che gli hanno fatto del male e le mettono sempre al centro dei loro pensieri. E' un meccanismo in cui ricadiamo un po' tutti e non è che ci si possa fare molto se non arriva qualche esperienza riparatrice o correttiva che sani la ferita. Ci sono persone che non perdonano i loro partner perché li hanno traditi, ma quando incontrano qualcun altro la ferita brucia meno. L'essere umano perdona più facilmente se la vita lo risarcisce in qualche modo. Subire un grave torto è sempre lacerante ma lo è di più se il torto non è in qualche modo rimediabile . Immagino il ragazzo che è stato sfregiato con l'acido e non avrà più la vita di prima. Come può veramente ignorare chi gli ha fatto un tale male? Forse con il tempo, ma guardandosi allo specchio penserà che niente potrà sanare quella ferita. Eppure riconosco che finché penserà ai suoi aggressori non potrà che soffrire.
E poi c'è una domanda: perché la gente cerca vendetta, magari attraverso la giustizia, ben sapendo che nessuna pena comminata al colpevole potrà mai riportare le cose a come erano prima?

#2

Caro utente 304127,

quando si soffre, non è possibile "ignorare" senza rischiare di soffocare emozioni che, invece, dovrebbero trovare un loro posto e una loro evoluzione.

Per "sanare la ferita" è necessario un lavoro interno che si appoggi sia sulle risorse che già possediamo, sia su quelle che possiamo sviluppare, con la nostra forza e con l'appoggio di chi ci è caro.

"L'essere umano perdona più facilmente se la vita lo risarcisce in qualche modo. "

Il "risarcimento" viene costruito da noi stessi, non è una semplice ricompensa esterna, perché la nostra sofferenza è più complicata e necessita di un nostro lavoro.

La vendetta è un sentimento dato da forti emozioni negative, rancore e odio, ad esempio, che offuscano il giudizio e ci spingono a non desiderare altro che di vedere punita o punire noi stessi, chi ci ha fatto soffrire. Quando ci si rende conto che le cose non tornerebbero comunque come prima, forse siamo già un passo avanti nella nostra elaborazione dell'esperienza.

Dottoressa Persichetti

#3
Ex utente
Ex utente

Dottoressa, sono d'accordo con lei sul fatto che perdonare e dare meno importanza ai torti richieda priima di tutto un gran lavoro interiore. Tuttavia non credo che gli eventi esterni siano meno importanti. Faccio un esempio: poniamo che una persona cara ci abbandoni, che sparisca proprio quando ne abbiamo più bisogno. Un dolore simile potrebbe portare a non perdonare. Però se abbiamo magari altre persone care intorno a noi, forse ci riuscirà più facile perdonare chi ci ha abbandonato, perchè pensiamo che a fronte di quel torto, la vita comunque in quel frangente ci ha regalato la vicinanza di altre persone. Questo per dire che chi ha una vita in cui c'è stato spazio per esperienze positive con le persone, è più incline a perdonare, o comunque è meno astioso e recriminante. Analogamente se una persona ha subito molti e quasi esclusivamente torti, difficilmente potrà perdonare chi glieli ha procurati,nonostante il lavoro interiore che possa fare.

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