Due amori, cento bisogni, mille "Me"

l.demartino
Dr.ssa Laura De Martino Psicologo, Psicoterapeuta

Nell'animo umano agiscono impulsi contrastanti che creano dubbi, dilemmi, portano ad agire in modo contraddittorio. Nel rapporto con l’altro cerchiamo sempre di soddisfare un bisogno, ma quanti ne abbiamo? sono tanti... troppi... e trovare la persona che riesce a rispondere a ciascuno di essi è davvero impossibile, pura illusione!

Gli psicoanalisti direbbero che si tratta del desiderio di ciascuno di noi di ritrovare quella soddisfazione totale che abbiamo provato nei primi istanti di vita con nostra madre, anzi nell’utero materno. Dopo quel momento le cose vanno, infatti, diversamente... le aspettative a volte sono disattese, l’altro non è sempre come avremmo desiderato e la sua diversità ci urta.

Ecco che sulla scena compaiono “gli altri” o “le altre” ed è inevitabile.

Ci sarà sempre qualcuno che risponde a quel bisogno che era rimasto lì da parte, o a quell’altro sopito da tempo e ci sarà sempre qualcuno che tra le tante sfaccettature del nostro essere ne vedrà una su cui nessuno si era mai soffermato prima.

Ci dirà “io conosco il vero/a te” ed è realmente così!così come è reale anche quel “te” che si esprime in un altro rapporto! E allora che confusione! A chi non è capitato di trovarsi tra due amori, in un dilemma che sembra essere simile a quello tra la vita e la morte?

 

Data pubblicazione: 25 novembre 2015

2 commenti

#1
Specialista deceduto
Dr. Antonio Vita

Sì, è così. Si esce dal paradiso terrestre dell'utero materno, dove avevamo TUTTO, e non c’infastidivano nemmeno i suoni attutiti che provenivano da fuori, un fuori che non conoscevamo. Però le sigarette sì, qualcuno che non conoscevamo ci faceva fumare, anche se non volevamo, e a volte eravamo sballottati da una parte all'altra. Ma non potevamo vivere in eterno in un posto così straordinario. E quindi siamo venuti al mondo e abbiamo capito che c’è un benessere, perché c’è un malessere o tanti altri disturbi. Però potevamo scegliere di fare una cosa o fare l’altra o tutte due. E ci siamo accorti che abbiamo tanti bisogni e che una sola persona non ci basta più per soddisfarli. E quindi sono nate delle necessità e siamo andati subito alla ricerca di chi poteva soddisfarle. Tu dici che l’amore, il sesso, lo studio, la ricerca, il lavoro, il divertimento, la lettura, la filosofia, la psicologia, i piaceri della tavola, lo sport e così via, ci incuriosiscono, ci blandiscono e noi dobbiamo soddisfare tanti diversi bisogni(?). Ne raggruppiamo alcuni e per quelli c’è una persona, per un altro gruppo ce n’è un’altra e così via. I problemi insorgono, a volte, e si moltiplicano quando per una sola categoria di bisogni chiediamo a più soggetti che ce li soddisfino. Come nell'amore? Come nell'amore, e nel sesso. Come mai questa presa di coscienza questa mattina? Anche la curiosità va soddisfatta. No? Tu sei una specialista di psicologia relazionale, ci puoi dire come mai stamattina ti sei seduta sul divano dello psicoanalista?

#2
Dr.ssa Laura De Martino
Dr.ssa Laura De Martino

Nella mia formazione sono partita dalla psicanalisi per poi approdare alla psicoterapia relazionale, non per scardinare e sostituire l’impianto della prima, ma per andare oltre di essa. Quando ho scritto questo trafilo riflettevo su quanto sempre più spesso mi portano i miei pazienti: l’aspettativa di una soddisfazione totale all’interno della coppia. E allora vanno bene i primi tempi quando tutto è meraviglioso e l’innamoramento ci porta in una dimensione idilliaca, ma poi passa il tempo, si cambia, nascono nuovi bisogni e se l’altro non riesce a mantenere il passo si cede all’illusione offerta da qualcun altro e così a seguire. Mi chiedevo se questo comportamento non possa essere letto proprio come quella smania di ritrovare l’antica perfezione sperimentata nel rapporto con la madre. Trovo, inoltre affascinante, a tal riguardo anche quanto ci dice Baumann o Recalcati che tutto ciò accade nella vita di coppia segue l’andamento di una cultura usa e getta in cui l’ultimo modello di i phone è presto sostituito da quello successivo ancora più adatto a soddisfare i nostri bisogni da consumatori. Insomma da Freud alle leggi del mercato moderno ci troviamo in una condizione simile a bambini affamati che pretendono che venga fornito da fuori ciò che hanno bisogno, in una voracità che credo non possa mai essere realmente soddisfatta. E se invece diventare “adulti” significherebbe poter smettere di prendere dal fuori, di “usufruire” per iniziare a “generare”, curando la relazione, portando in essa quegli aspetti che inizialmente non ci sono? Sarebbe bello da “fruitori” dell’amore a “generatori”….

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