Come si vive con una problematica di tipo sessuale - prima parte

c.giangregorio
Dr.ssa Claudia Giangregorio Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo

La mia esperienza nel trattamento di sintomi legati alla sfera sessuale è che le persone si vergognano, hanno paura di esplicitare questo problema, si sentono completamente in ostaggio e del tutto impotenti. Viviamo in una società paradossale, dove alcuni temi sembrano essere stati elaborati, sdoganati, accessibili, ma anche dove il tema della sessualità occupa ancora uno spazio poco rilevante. Si osserva una continua ambivalenza fra un modo di pensare ad una sessualità esposta pubblicamente, nei media, nei social network, nella letteratura e una sessualità individuale ancora poco esplorata, poco narrabile, anche nei contesti clinici. Pensate a quanto è ancora difficile parlare col proprio medico di famiglia, col proprio andrologo, col proprio ginecologo di una problematica di tipo sessuale. Strano no? Sono sintomi molto diffusi nella popolazione.

 

PERCHE’ SUCCEDE?

 

 

- Perché parlare di sessualità è vissuto come sconveniente

- Perché parlare di sessualità è difficile

- Perché chiedere della sessualità pare intrusivo

- Perché parlare della sessualità ci fa sentire esposti

Tutti questi sembrano dei buoni motivi per non parlare di sessualità e di disturbi sessuali. Questa però non è una soluzione, anzi, crea un circolo vizioso nel quale ci si sente più soli, più impotenti e più ansiosi.

Non trattare il problema, in questo caso, equivale a renderlo più grande.

Fermatevi a pensare. In questo articolo ci fermeremo a riflettere su quali sono i problemi sessuali e su come siano vissuti.

Riconoscere un problema, dargli un nome (questo lo avete già fatto se siete qui) e poi chiedere aiuto è il modo migliore per risolverlo.

 

COSA E’ UN DISTURBO SESSUALE

 

 

 

La premessa è che la disfunzione sessuale rappresenta una manifestazione sintomatica a livello fisico di un malessere individuale e relazionale, per la quale è necessario comprendere, come per tutti i sintomi, i significati legati alla vita della persona.

La specificità di queste disfunzioni sta nel situarsi a livello corporeo e nel manifestarsi in una modalità estremamente concreta e visibile. Queste due caratteristiche: il situare il sintomo nel corpo e la concretezza, credo siano due aspetti che connotano il lavoro clinico con le persone che soffrono di un disturbo della sfera sessuale.

Un'altra premessa epistemologica è che penso al corpo come ad un sistema, non come una macchina. Sono ormai moltissimi i dati che dimostrano che un certo tipo di stato di coscienza, un certo tipo di pensiero, cambia parametri anche sottilissimi, come la glicemia, le endorfine, il numero di recettori di alcune molecole presenti sui linfociti, ma, addirittura, cambia, per esempio, la conduttanza elettrica della pelle, le onde elettromagnetiche emesse dall'organismo. Pertanto anche da un punto di vista fisiologico, e non solo filosofico, l’individuo deve essere considerato in termini olistici (olos in greco significa “tutto”, “intero”). Infatti, è ormai da tempo provato che i sistemi nervoso, endocrino e immunitario comunicano tra loro. Ciò significa che la mente, le emozioni e il corpo non sono entità separate, ma interconnesse. E se questo è vero in ogni area della nostra vita è ancora più vero nelle disfunzioni sessuali.

Per potere riconnettere la dimensione mente-corpo è necessario, almeno all’inizio, approfondire queste aree disgiungendole arbitrariamente. Proviamo a farlo in questo paragrafo citando i disturbi sessuali più comuni.

 La classificazione dei disturbi sessuali era basata essenzialmente sul modello di risposta sessuale di Master e Johnson, un modello a stadi rivisto successivamente da Kaplan (1974), che prevede quattro fasi sessuali (fase di eccitazione, fase di plateau, orgasmo e risoluzione). Per ognuna di esse sono state individuate specifiche disfunzioni e disturbi.

 

LA CLASSIFICAZIONE DEI DISTURBI DI TIPO SESSUALE:

 

Riporto di seguito la classificazione del DSM IV TR per i disturbi di tipo sessuale:

- Disturbi del desiderio sessuale che comprende il disturbo da desiderio ipoattivo (insufficienza o assenza di fantasie sessuali e del desiderio di attività sessuale) e il disturbo da avversione sessuale (avversione attivo e o evitamento del contatto genitale col partner sessuale)

 - Disturbo dell’eccitamento sessuale che comprende Disturbo dell’eccitazione sessuale maschile e femminile (persistente o ricorrente incapacità di raggiungere o mantenere fino al completamento dell’attività sessuale un’adeguata risposta di eccitazione)

 - Disturbo dell’orgasmo che comprende disturbo dell’orgasmo maschile e femminile (persistente e ricorrente ritardo o assenza dell’orgasmo dopo la fase normale di eccitazione sessuale) e il disturbo da eiaculazione precoce (persistente o ricorrente insorgenza dell’orgasmo ad eiaculazione a seguito di una minima stimolazione sessuale, prima o durante la penetrazione, senza che il soggetto o desideri)

 - Disturbo da dolore sessuale che comprende dispareunia (dolore genitale associato al rapporto sessuale, può verificarsi sia nei maschi che nelle femmine) e Vaginismo (ricorrente o persistente

- Disfunzioni dovuta a una condizione medica generale cioè la presenza di una disfunzione dovuta esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una condizione medica generale

 

COME SI STA CON UN DISTURBO SESSUALE

 

Le persone che soffrono di un disturbo della sfera sessuale (eiaculazione precoce, impotenza, eiaculazione tardiva, vaginismo, disturbo del desiderio) sono portatori di un grande disagio e di una grande sofferenza. Si sentono soverchiati da questo sintomo, che, piano piano, sembra avere il potere di condizionare tutta la vita. Le persone si sentono incapaci, impotenti, inefficaci nel compiere delle azioni “considerate normali”. Questa attribuzione di responsabilità fa spesso sentire le persone inefficaci, in ansia e in colpa.

La preoccupazione di “non funzionare” crea una forte ansia, che concorre paradossalmente a non riuscire a gestire l’atto sessuale con serenità e piacere. Questo ha delle ripercussioni importanti nella sfera relazionale, affettiva, ma ancora più importati sulla percezione di sé.

La dimensione relazionale del sintomo sessuale è un’area ancora troppo poco esplorata. Il sintomo sessuale può essere visto come un segno di una problematica relazionale della coppia. Il portatore del sintomo (eiaculazione precoce, anargosmia, vaginismo…) potrebbe in quest’ottica rappresentare il portavoce di un disagio più profondo all’interno della vita della coppia. Approfondiremo questo argomento.

Prendersi cura di ciò che il corpo sta comunicando attraverso il sintomo sessuale significa interrompere questo circolo vizioso che impedisce alla persone e alle coppie di avere una sessualità soddisfacente e gratificante.

Il sintomo sessuale è un segno di un malessere che può essere indagato e risolto. Non occuparsi di questo segnale concorre a renderlo più forte e più difficile da trattare.

Se ti senti così chiedi aiuto!

 

Dott.ssa Claudia Giangregorio

Psicologa, Psicoterapeuta, Consulente in Terapia Sessuale

Data pubblicazione: 04 ottobre 2016

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