In prigione per avere compagnia: vecchi in solitudine estrema

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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo

Farsi incarcerare per scambiare due parole ogni giorno?

Può sembrare strano, ma talvolta gli anziani scelgono la galera per avere compagnia ed un pasto caldo.

  • In che modo?

Compiendo piccoli furti, ma tali da assicurarsi un periodo certo dietro le sbarre.

 

 

La solitudine è soprattutto donna

Deve essere profonda la solitudine che spinge a commettere piccoli reati - furti di cibo e di minime cose - pur di non essere più soli tra le quattro mura della casa, bensì in compagnia... in prigione.

Sono perlopiù donne over 65.

“Spesso hanno una casa o una famiglia, ma questo non significa che abbiano un posto che le faccia sentire a casa” ha spiegato la responsabile della polizia carceraria dell’Istituto detentivo femminile di Iwxxx, “Queste donne non si sentono capite“.

 

Il carcere unica risorsa per vincere l’infelicità e l’isolamento

Lo viviamo attraverso tre toccanti testimonianze:

  •  “Trascorrevo ogni giorno da sola. Mio marito mi ha lasciato molto denaro; la gente mi diceva che dovevo sentirmi fortunata, ma il denaro non era ciò che volevo. Ero infelice", conferma una detenuta, sulla soglia degli 80.
  •  “In carcere vivo molto meglio, qui la vita è più semplice, posso essere me stessa e respirare”, ha spiegato un’altra donna di 80 anni.
  •  "Dopo un infarto, mio marito ha iniziato a soffrire di demenza senile e depressione, e accudirlo per me è diventato un lavoro sempre più duro: “In casa mi sentivo in prigione – confessa l’anziana- ma non potevo parlare con nessuno dello stress che provavo, mi vergognavo troppo. Il giorno in cui ho deciso di rubare, in realtà i soldi li avevo. Ma mi sono ritrovata a riflettere sulla mia vita: non volevo tornare a casa e non avevo nessun altro posto in cui andare. Chiedere aiuto in prigione era l’unica soluzione“.

 

Risorse economche da investire diversamente?

Il fenomeno è diventato un problema costoso per le casse di questo Stato, che nel 2015 ha speso l’equivalente di 120 milioni di euro per mantenere la popolazione carceraria anziana.

Ci si sta attrezzando ora per predisporre altri e più adeguati supporti.

 

MA DOVE AVVIENE CIO'?

E’ il GIAPPONE la nazione di cui parliamo qui,

terra affascinante e misteriosa,

proprio dove nel 2020 si svolgeranno le Olimpiadi e di cui fervono i lavori, ai quali si riferisce la foto scattata nel corso di un recente soggiorno.

Opere faraoniche.

Solitudini abissali.

Uomini ottantenni che tornano a lavorare pur di avere "amici".

Hikikomori isolati per anni nella loro stanza.

Ragazzi sfiniti che si addormentano per strada.

 

E in Italia?

Oggi in Italia le persone anziane vivono le relazioni in modi diversificati, ma la famiglia riveste una notevole importanza (dati Istat):

  • La maggior parte sono in coppia senza figli fino alla soglia degli 84 anni: è così per la metà delle persone fra i 65 e i 74 anni, per il 40% delle persone fra i 75 e gli 84 anni.
  • Nel 20% delle coppie fra i 65 e i 74 anni sono tuttora conviventi figli non ancora usciti dal nucleo genitoriale.
  • Talvolta sono famiglie di tutti anziani.
  • Quasi la metà delle famiglie composte da persone sole sono anziani di 65 anni e più, in particolare dopo gli 84 anni.
  • C’è una notevole differenza di genere nell’esperienza della solitudine in età avanzata:
    • fra gli uomini la percentuale di persone sole di 65 anni e più è del 30 %, mentre fra le donne raggiunge ben il 62;
    • Un numero elevatissimo di donne vive l'esperienza della vedovanza: l'83,5% delle persone vedove fra i 65 e gli 89 anni sono donne.

 

Quali le risorse di cui godono gli over 65 in Italia?

L’attuale welfare pubblico sostiene a sufficienza.

I figli se vicini geograficamente, i nipoti quando educati alla relazione intergenerazionale, l'assistenza socio-sanitaria territoriale, le residenze per anziani, le risorse di volontariato, l'aiuto di prossimità, le università dell’età libera, i circoli pensionati, i gruppi culturali e di ricerca storica, le associazioni delle persone vedove, fanno il possibile per compiere la propria parte anche nel supportare le relazioni.

Si auspica che il domani mantenga e protegga l’attuale sufficiente rete relazionale e sociale.

Ognuno nel proprio territorio, nella propria "terra di prossimità" può mettere un piccolo mattone.

Il futuro è anche nelle nostre mani.

 

FONTI

https://www.bloomberg.com/news/features/2018-03-16/japan-s-prisons-are-a-haven-for- elderly-women18.3.2017

L’ISTAT ha creato la banca dati Anziani.Stat che raccoglie e sistematizza i dati sugli aspetti strutturali e dinamici dell'invecchiamento della popolazione italiana.

https://www.istat.it/it/anziani/popolazione-e-famiglie

anziani e vita quotidiana

Data pubblicazione: 22 marzo 2018

9 commenti

#1
Ex utente
Ex utente

Non vorrei mancarle di rispetto ma non comprendo il nesso tra Giappone e Italia? Qui non viene incarcerato nessuno a prescindere,in Giappone tutti....
Buon motivo per cui l'Italia prenda spunto dal Giappone.

Ma la colpa di chi sarà?

#2


Gentile Utente 378335,

Comprendo l'ironia sottile..
ma vorrei ugualmente riprendere la domanda che Lei pone.

La tematica della News riguarda l'invecchiamento, la solitudine e le strategie per affrontarla
e come culture differenti applichino differenti paradigmi
con esiti notevolmente diversi.

Si prende lo spunto dalla "strana" per noi modalità giapponese (prima parte)
per proporre nella seconda parte una riflessione sul nostro modo italiano.
Per concludere che il modo di invecchiare delle persone e di una società non è frutto del caso, bensì "anche" dell'impegno di ognuno di noi
in uno o più dei vari ambiti che la tematica tocca:
famiglia, volontariato, aiuto professionale, ecc..

Saluti cordiali.
Carlamaria Brunialti

#3
Ex utente
Ex utente

La modalità giapponese per me non è strana, è corretta ,chi sbaglia paga.

la situazione degli anziani ,qui,è ben diversa ,non esiste tutela ,e non per colpa solo dei familiari,ma Delle istituzioni.

Un mattone richiede per forza un atro mattone per erigere qualcosa :)


#4

Complimenti cara Collega, condivido il tuo punto di vista, aggiungo pero’ che dipende anche dagli anziani stessi , finché lucidi e responsabili, crearsi reti di interessi, simpatie, letture e sorrisi.. essere vecchi non e’ un alibi.. ciao buon lavoro . . Magda

#5


Sono proprio d'accordo!

E' anche il senso della frase conclusiva della News.

Grazie dell'attenzione con cui hai letto.

Carlamaria

#6


Per la parte riguardante il Giappone:

chi volesse leggere l'articolo originale sul quotidiano in lingua ingese "JAPAN TIMES",
troverà uno spaccato antropologico di grande interessante:
https://www.japantimes.co.jp/news/2015/04/16/national/social-issues/prisons-japan-becoming-like-nursing-homes-amid-surge-elderly-offenders/#.WrJgkq2h0xc

(E' piuttosto comprensibile anche tradotto automaticamente:
https://translate.google.it/translate?sl=en&tl=it&js=y&prev=_t&hl=it&ie=UTF-8&u=https%3A%2F%2Fwww.japantimes.co.jp%2Fnews%2F2015%2F04%2F16%2Fnational%2Fsocial-issues%2Fprisons-japan-becoming-like-nursing-homes-amid-surge-elderly-offenders%2F%23.WrJgkq2h0xc&edit-text=&act=url )

Per la parte riguardante l'Italia:

E' una vera miniera il sito ISTAT,
che attraverso le sue numerose ricerche fornisce materiale scientifico di approfondimento per chi si occupa di anziani in qualità di famigliare,
e, come professionista, di psicologia del ciclo di vita, di psicologia della terza e quarta età.

Carlamaria

#7
Ex utente
Ex utente

Una mamma fonda un rifugio per papà separati e anziani soli
Lo ha fondato Adele, la mamma di un ragazzo di 26 anni che da 6 è in stato vegetativo.


A Merate un rifugio per papà separati e anziani soli. In una villa settecentesca situata in centro c’è un’oasi in cui trovare sollievo e riprendere in mano la vita. Il rifigio si chiama “Il bosco di Matteo”. E’ pensato per offrire accoglienza e sostegno a chi vive momenti e situazioni di difficoltà: disabili fisici, intellettivi e relazionali, anziani soli ma anche papà separati rimasti senza un tetto sopra la testa .
Il bosco di Matteo: un rifugio per papà separati e anziani soli
Si chiama «Il Bosco di Matteo» perché l’associazione che cura il rifugio è dedicata a Matteo Marinoni, 26 anni e da sei in stato vegetativo. Il sodalizio è stato fondato da Adele Frigerio, 58 anni, dipendente del servizio farmaceutico dell’Ats di Monza, volontaria della Caritas e un passato da pallavolista e insegnante di ginnastica. Da sei anni il suo Matteo, nato 26 anni fa con una rara malformazione cerebrale, versa in uno stato vegetativo a causa di un’emorragia cerebrale.
La forza di mamma Adele
L’associazione nasce dalla volontà della mamma di Matteo con l’intento di continuare a donare l’allegria e la gioia che sempre lo hanno contraddistinto. Perché ognuno ha un compito da svolgere e una strada da percorrere e non c’è ragione di camminare da soli. “Ho intitolato a mio figlio un’associazione per aiutare chi è in difficoltà” spiega mamma Adele . “Perché la sua vita così speciale non può finire con la sua morte”


Questa dovrebbe essere sempre l'Italia ..quella che aiuta e sorregge .

Buona serata :)

#8


Grazie della preziosa testimonianza.
...Ognuno di noi ...
a seconda della propria possibilità.

Grazie.

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