La bellezza come ossessione: i giovani e la dismorfofobia

Il Corriere di oggi è ritornato sulla questione della dismorfofobia e della tendenza dei giovani a dare eccessiva importanza all’aspetto fisico, pena l’emarginazione/esclusione sociale. La tesi è che l’aspetto conti così tanto da generare una malattia che colpisce sempre più ragazzi, che non riescono ad accettarsi per come sono in presenza di difetti reali o immaginari e divengono dismorfofobici: l’esordio del problema avviene mediamente fra i 10 e i 20 anni, perciò tutto quello che ruota attorno al Disturbo da Dimorfismo Corporeo riguarda in primis questa fascia d’età e quindi soggetti giovani e psicologicamente più fragili rispetto agli adulti. Il fatto che l’aspetto conti non è però una novità: i brutti sono sempre stati in un modo o nell’altro emarginati o penalizzati, cosa che ha portato molti di loro a compensare un aspetto non gradevole valorizzando altre qualità e conseguendo non di rado risultati significativi nel lavoro e nella vita sociale. A differenza che in passato oggi si sta diffondendo l’illusione di poter conquistare quello che una volta o c’era o non c’era: la bellezza/perfezione fisica. C’è sempre meno spazio per l’accettazione di sé stessi e l’investimento in altre qualità, e sempre più ricorso a trattamenti di vario genere per correggere il corpo, considerato un oggetto da manipolare in quanto strumento per raggiungere altri obiettivi. La cultura del bello ha radici antiche (già gli antichi Greci legavano la bellezza del corpo a quella dell’anima) e influisce sulla vita delle persone come dimostra da tempo la Psicologia Sociale: i belli guadagnano di più, ricevono più spesso promozioni e le foto dei loro volti sottoposte a bambini di pochi mesi vengono fissate per più tempo (e quindi preferite) rispetto alle foto dei meno belli. Perfino i professori di bell’aspetto influenzano positivamente la resa della classe! E’ quindi innegabile che la bellezza influenzi la percezione che si ha di una persona, e che possa portare vantaggi a molti livelli: abituandosi ad essere trattati bene dagli altri fin da piccoli, i belli acquisiscono maggiore autostima e possono raggiungere buoni risultati grazie ad un atteggiamento sicuro, determinato e seduttivo. Chi soffre di dismorfofobia e pensa di raggiungere la bellezza in maniera “artificiale” non può però contare su queste esperienze passate e si aspetta di rimediare con interventi esterni ad insicurezza, isolamento sociale e magari depressione, attribuendo la colpa delle proprie sventure solo all’aspetto fisico e andando incontro a grosse delusioni nel momento in cui il difetto (reale o presunto) viene corretto e nulla cambia nel rapporto con gli altri. Da qui la probabile spinta a ricorrere ad altri interventi perché il primo non è stato “evidentemente” sufficiente. I soggetti dismorfofobici possono non solo vedere difetti che non esistono o considerare inaccettabili difetti del tutto trascurabili, ma anche sviluppare una vera e propria dipendenza dagli interventi di medicina estetica: si tratta di una delle tante complicazioni del DDC, che provoca una percezione negativamente distorta del proprio corpo, o di parti di esso, e spesso conduce alla ricerca di una soluzione medica/chirurgica(che è una soluzione solo quando il difetto è reale e il malessere non nasce da altre cause). Non parlo infatti delle persone che presentano oggettivamente difetti vistosi e nessun disturbo psicologico, ma di chi prova un grosso disagio nel non riuscire a raggiungere l’ideale (costruito anche socialmente) di una perfezione estetica che toglie spazio a tutto il resto, e sposta sempre più in là il proprio traguardo perché i supposti benefìci psicologici della chirurgia estetica non si realizzano quando il problema risiede altrove. Il rapporto fra dismorfofobia e ricorso alla medicina estetica evidenzia che dietro a certe richieste di intervento si cela ben altro, ed è fondamentale che il medico stia attento a riconoscere potenziali clienti che presentano problematiche psicologiche, rifiuti di eseguire gli interventi e invii queste persone ad uno psicologo. In quest’ambito si intrecciano dunque aspetti sociali (costruzione sociale della bellezza e pressioni esterne per il suo raggiungimento) e psicologici individuali (bassa autostima, insoddisfazione, disturbi psicologici veri e propri) che rendono più vulnerabili gli adolescenti, che stanno costruendo un’identità adulta e sono molto sensibili alle critiche, ai confronti e al rifiuto. A partire da queste considerazioni il governo ha approvato un ddl per vietare la mastoplastica additiva alle minorenni, iniziativa che è stata ben accolta anche dalla Società Italiana di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica: è importante che si ponga un freno alle richiesta d’intervento da parte di ragazzine che non hanno ancora un fisico definitivamente sviluppato, e che stanno spostando su di esso le cause di un malessere che spesso ha origini diverse. Sarebbe importante regolamentare anche altri tipi d’intervento e inserire una visita psicologica nella prassi della valutazione del potenziale cliente. Alcuni medici si avvalgono già della collaborazione di psicologi, ma, considerando la complessità della materia, sarebbe utile che chi richiede interventi di chirurgia estetica fosse sempre valutato da uno psicologo: in questo modo si potrebbe diagnosticare l’eventuale DDC e prevenire lo sviluppo di dipendenze e di altre complicazioni. Per info: www.corriere.it/cronache/10_dicembre_02/ragazzi-paura-brutezza-malattia-veneziani_48af01f4-fdf1-11df-b89b-00144f02aabc.shtml www.math.wisc.edu/~miller/old/Teachingbeauty.pdf www.journals.uchicago.edu/action/doSearch?volume=28&year=2010&issue=4&journalCode=jole&journal=jole&searchText=beautiful&filter=single# www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=2&ved=0CCQQFjAB&url=http%3A%2F%2Fwww.econ.iastate.edu%2Fclasses%2Fecon321%2Frosburg%2FBiddle%2520and%2520Hamermesh%2520-%2520Beauty%2C%2520Productivity%2520and%2520Discrimination%2520(Lawyers'%2520looks).pdf&ei=Knb3TJ2tCcOQswbLktDADQ&usg=AFQjCNFyA0VhoTKHyQ6iLtTh3qcZsKpl6Q www.economist.com/node/1795852 http://archiviostorico.corriere.it/2010/febbraio/20/governo_vietato_alle_minorenni_ritocchi_co_8_100220044.shtml

Data pubblicazione: 03 dicembre 2010

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