Radicali liberi e antiossidanti

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Dr. Serafino Pietro Marcolongo Dietologo, Medico estetico

Il termine radicali liberi definisce qualsiasi specie chimica che contenga uno o più elettroni spaiati, cioè degli elettroni isolati negli orbitali atomici o molecolari. Sono altamente instabili, reattivi e possono avviare devastanti reazioni a catena con formazione di nuovi radicali.

L’uomo, per vivere, ha assoluto bisogno di ossigeno (presente nel corpo umano per il 25,5%) e di particolare interesse sono i suoi radicali liberi, tra cui il radicale superossido ridotto a perossido di idrogeno ed il radicale idrossilico, che da questo prende origine.

Quelli utili vengono prodotti dall’organismo per fronteggiare alcune funzioni (ad esempio, da parte dei leucociti o globuli bianchi in casi di infezione, da parte dell’endotelio per controllare la contrazione dei vasi stessi, da parte dei globuli rossi per utilizzare l’ossigeno); un’altra produzione avviene durante la trasformazione del cibo e dell’ossigeno in energia all’interno delle cellule.

Altri fattori che contribuiscono alla loro produzione sono:

  • Inquinamento dell’aria
  • Prodotti chimici contenuti nei cibi
  • Fumo
  • Radiazioni (sia ambientali come le solari o l’elettrosmog che quelle per indagini diagnostiche)
  • Stress fisico ed emotivo
  • Molti medicinali
  • Altro.

Quando il numero di radicali liberi è sotto controllo tutto procede per il meglio, come avviene per una qualsiasi sostanza potenzialmente tossica.

Ma se la quantità dei radicali liberi diventa eccessiva, inizia un’azione “aggressiva” e patogenetica a carico delle cellule dell’organismo provocando principalmente:

  • danni tipici dell’invecchiamento non solo a livello cutaneo (ipoelasticità cutanea, iperpigmentazione della pelle, degradazione del collageno, ecc.), ma anche in tutti i tessuti interni;
  • arteriosclerosi in quanto sembra, da studi recenti, che l’accumulo di placca ostruttiva nelle arterie sia provocata dal processo di ossidazione da parte di radicali liberi del colesterolo LDL, cosiddetto “cattivo”;
  • danni a mucose e ad altre strutture cellulari con rischio di un calo della funzione immunitaria e dell’insorgenza di varie patologie (processi infiammatori, malattie autoimmuni);
  • danni alla catena genetica del DNA con possibili mutazioni delle cellule, da cui la relazione fra radicali liberi e cancerogenesi.

Per approfondire:Senescenza: aspetti fisici e biologici

Come si difende l’organismo?

Nell’organismo si formano fisiologicamente in piccole quantità e la loro pericolosità è contrastata efficacemente da una serie di difese, sia enzimatiche (superossido-dismutasi o SOD, glutatione perossidasi, catalasi) che non (vitamine, sali minerali, amminoacidi, pigmenti vegetali) convertendoli rapidamente in composti non tossici.

Le sostanze enzimatiche - superossido-dismutasi o SOD, glutatione perossidasi, catalasi - sono vere e proprie difese naturali del nostro organismo con il compito di contrastare ed arginare i danni che i radicali liberi provocano a livello cellulare.

La loro azione è resa possibile grazie anche all’intervento, esterno alla cellula, di due sostanze: l’acido urico e la ceruloplasmina.

Mentre gli enzimi, l’acido urico e la ceruloplasmina sono prodotti dal nostro organismo (endogeni), le Vitamine ed i Sali minerali sono invece molecole che dobbiamo assumere con l’alimentazione.

Le vitamine ad azione antiossidante sono:

  • vitamina A e beta-carotene
  • vitamina C (acido ascorbico)
  • vitamina E (tocoferolo)
  • vitamine del complesso B (B1, B3, B6, Paba e Colina)
  • sostanze vitamino-simili (svolgono funzioni antiossidanti simili a quelle delle vitamine ma non vengono considerate tali, poiché possono essere prodotte dal nostro corpo stesso a partire da un alimento): Coenzima Q10 e Acido lipoico.

I minerali antiossidanti intervengono in maniera indiretta nella protezione delle cellule dai danni provocati dai radicali liberi come parte attiva di quegli enzimi utilizzati dall’organismo (SOD, glutatione perossidasi, catalasi).

Finora ne sono stati individuati e studiati solo 6:

  • germanio (Ge)
  • manganese (Mn)
  • molibdeno (Mo)
  • rame (Cu)
  • selenio (Se)
  • zinco (Zn)

Sebbene sugli amminoacidi come componenti strutturali delle proteine si conosca tutto, gli studi sulla loro funzione antiossidante sono molto recenti e, sembra, promettenti in diversi campi della medicina.

Quelli che hanno proprietà antiossidanti sono:

  • arginina
  • cisteina
  • istidina
  • lisina
  • metionina

Dei pigmenti vegetali vanno citati i flavonoidi e la clorofilla.

I flavonoidi sono un gruppo di composti (oltre 4000) ampiamente distribuiti nei vegetali e di questi - i polifenoli (contenuti nel tè verde), le protoantocianidine (si trovano nel vino rosso, nella corteccia del pino marittimo, nel ginkgo biloba), la quercetina (presente in molte piante medicinali) – è stata scoperta e tutt’ora al centro di numerosi studi e ricerche una spiccata attività antiossidante.

La clorofilla è un pigmento di colore verde presente nelle cellule di organismi capaci di effettuare la fotosintesi (piante verdi, alghe ed alcune specie di batteri).

Soltanto da poco si sono scoperte e si stanno studiando le sue proprietà antiossidanti.

Al momento si è certi che la clorofilla prodotta dai vegetali è liposolubile, al contrario di quella trattata chimicamente e venduta in forma idrosolubile.

Questo significa che viene facilmente assorbita dall’apparato gastrointestinale la prima, amplificando la sua azione antiossidante per la presenza di beta-carotene.

 

Conclusioni

Quanto descritto evidenzia la necessità di evitare, per quanto è possibile, i fattori che scatenano i radicali liberi attraverso un controllo costante del nostro stile di vita e dall’altro di seguire un regime dietetico non solo basato sulla qualità del cibo, ma soprattutto sulla sua varietà (non esiste un unico alimento o gruppo di alimenti “panacea di tutti i mali”!).

 

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Data pubblicazione: 13 febbraio 2013

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