Disfunzione erettile e abuso di sostanze

cdipasquale
Dr. C. M. Di Pasquale Psicologo, Psicoterapeuta

Un interessante studio spagnolo pubblicato recentemente sull’International Journal of Clinical Health Psychology dal titolo Influence of substance use on the erectile response in a sample of drug users indaga la relazione tra il consumo di alcune sostanze psicoattive e la disfunzione erettile. La ricerca è volta a individuare come il consumo continuativo di dette sostanze condiziona la disfunzione erettile.

Per far ciò sono prese in considerazione come variabili indipendenti:

  • le sostanze consumate (cocaina, alcool, eroina, cannabis, droghe stimolanti, sostanze psicoattive depressive, cocaina e alcool combinati, cocaina e eroina combinati, tre o più sostanze combinate);
  • la risposta sessuale;
  • il tempo di astinenza;
  • il livello d’ansia e le attitudini sessuali.

Il campione preso in esame consta di un gruppo di uomini (n = 925) facenti uso di sostanze e un gruppo di controllo (n=82) senza un passato da consumatori. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a tre test:

- il Golombok Rust Inventory of Sexual Satisfaction - GRISS, per indagare le disfunzioni sessuali in soggetti eterosessuali;

- il Sexual Arousability Inventory - SAI, utilizzata per valutare il livello di ansia determinata dalle esperienze sessuali;

- il Sexual Opinion Survey – SOS, indaga l’atteggiamento del soggetto nei confronti della sessualità.

 

Gli uomini consumatori di sostanze ottengono, come già confermato da altre ricerche, una maggior percentuale di disfunzione erettile nella scala GRISS rispetto al gruppo di controllo (36,69% vs. 15,85%). Altri due dati che vanno in questa direzione sono quelli relativi allo stato ansioso (19,83 vs.11,89) e ai tratti ansiosi (25,66 vs. 2,39). Il dato sulla scala SOS relativo all’appetito sessuale invece è di marca inversa con un punteggio di 86,85 per il primo gruppo e 97,29 per il secondo che benché fotografi una maggior propensione alla sessualità per i non consumatori non è statisticamente rilevante.

Il risultato della ricerca dimostra statisticamente come il tempo di astinenza non aiuti a migliorare la risposta erettile negli uomini ex-consumatori. La ricerca non prende in considerazione l’anzianità di assunzione della sostanza ma offre un’indicazione importante riguardo agli effetti post-assunzione o post-dipendenza che comunque esistono in tutti i soggetti.

Si tratta non solo di un risultato in contro tendenza con ciò che comunemente si possa pensare ma di particolare rilevanza per le eventuali strategie cliniche da mettere in campo anche in ambito psicologico. In alcuni casi, infatti, escludere da parte dello psicologo il quadro clinico restituito dal paziente e dal suo medico (di base o specialista) potrebbe essere da intralcio allo stesso intervento in particolare quando questo è costruito e finalizzato al problema erettile.

Diverse invece sarebbero le considerazioni in un intervento terapeutico non finalizzato all’eliminazione del sintomo o comunque di questo riguardante l’impotenza. Solo in quest’ultimo caso una psicoterapia potrebbe prendere la questione riportata dal paziente come un ulteriore elemento utile sì nella cura ma non centrale.

 

Fonte:

International Journal of Clinical Health Psychology, Vol. 15, n. 01, 01/2015 – 04/2015

 

Data pubblicazione: 12 giugno 2015

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