Difficoltà dopo interventi

Buongiorno Dott.ri,
volevo chiedere un consulto per mio padre (63 anni).
Premetto che nel 2006 mio papà aveva subito 2 operazioni: 1 per sostituzione delle valvole mitraliche e l'altra a distanza di pochi mesi per l'asportazione di un rene sul quale avevano trovato un tumore al primissimo stadio, tantè che non aveva nemmeno fatto chemioterapia preventiva.
A maggio di quest'anno, dopo essersi sentito male è andato al pronto soccorso dove gli hanno diagosticato un'ernia ombelicare da operare d'urgenza in quanto strozzata. Poichè per le patologie cardiache prendeva il Cumadin hanno dovuto fargli una trasfusione di plasma per poter procedere quanto prima ad effettuare l'operazione.
I chirurghi mi hanno detto che l'operazione era andato bene ma che c'era del liquido e quindi bisognava vedere che l'intestino non ne avesse risentito. Dopo 3 giorni l'intestino "non si risvegliava" pertanto hanno deciso di riportarlo in sala operatoria per vedere cosa c'era che non andava. Il risultato è stato una perforazione ileale con la conseguente applicazione di una stomia. Dopo 15 gg dall'aplicazione della stomia ha effettuato un'altra operazione per la rimozione della stessa. Dopo una settimana da tale rimozione si è creata una fistola entero-cutanea che è stata risolta tramite 15 gg di alimentazione parenterale e antibiotici. Durante questo periodo ha alternato picchi di febbre. Dopo 2 mesi l'hanno fatto uscire e da 2 settimane è a casa.
Ad oggi (dopo 2 mesi in cui non ha mangiato) ha delle serie difficoltà ad alimentarsi. Mangia razioni non idonee al sostentatamento di un uomo adulto e se si sforza nel mangiare gli vienete da vomitare. Oltre a questo è debole e ieri aveva la febbre. Il medico di base mi ha dato degli antibiotici e mi ha detto che se la febbre non passa di portarlo all'ospedale.
Pertanto volevo chiedervi: è normale che abbia tutte qeste difficoltà nell'alimentarsi? Da cosa possono essere dovute?
La febbre da cosa può essere dovuta?
Come mai fatica a riprendersi per queste operazioni e contrariamente aveva avuto MOLTE meno difficoltà con l'operazione al cuore che risulta essere un'operazione più importante?
Vi ringrazio anticipatamente per l'attenzione.
[#1]
Dr. Vincenzo Cifarelli Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Chirurgo d'urgenza 124 1
Gentilissima Signora,assolutamente non è normale il decorso post operatorio da lei descritto,soprattutto dopo due mesi.
Il vomito post prandiale,la febbre, in un paziente ,seppur defedato e con patologie cardiache ,puo' essere legato a complicanze gastriche (infiammatorie o ulcerative)oppure legate ,come credo, all'intestino superiore,che potrebbe presentare una difficolta' nel passaggio alimentare,per la presenza di un'ansa torta o bloccata da aderenze,in considerazione degli interventi precedenti.
Le consiglio di ricoverare suo padre ed affidarlo ai Colleghi che attueranno tutti i presidi diagnostici e terapeutici necessari.Auguri

dr. Vincenzo Cifarelli

[#2]
dopo
Utente
Utente
Dottore la ringrazio per la celere risposta.
Volevo chiederle ancora una cosa: se fosse un problema dell'intestino superiore, non avrebbe anche difficoltà ad andare in bagno?
Inoltre ho dimenticato un particolare. Durante questo lungo percorso ospedaliero gli hanno trovato altresì dei calcoli alla cistifilea ... Possono centrare qualcosa con i sintomi sopra elencati?
[#3]
Dr. Vincenzo Cifarelli Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Chirurgo d'urgenza 124 1
Gentile Signora,nei pazienti con complicanze post chirurgiche,tra le quali formazioni di briglie aderenziali o presenza di aderenze viscero -viscerali,che possono essere di ostacolo al libero passaggio di materiale enterico,non sempre si determina un occlusione completa vera e propria,evenienza possibile ,ma spesso vi è solo una parziale difficolta' al passaggio ,talvolta transitoria.
A maggior ragione se consideriamo la complicanza della fistola entero cutanea ,chiusasi dopo terapia parenterale.
Le anse intestinali hanno una motilita' attiva ,che tendenzialmentee cerca di porre rimedio agli ostacoli.
Comunque uno studio contrastografico con il gastrographyn puo'chiarire la situazione ,evidenziando la sede dell' eventuale ostacolo al passaggio.
E' chiaro che queste supposizioni sono solo ipotetiche e non confortate da un esame clinico accurato del paziente delle indagini,delle cartelle cliniche dei ricoveri.
Per quanto riguarda la colecistite calcolotica,in genere in una fase di acuzie il sintomo prioritario è il dolore,definito colica ,quando molto forte.
Se suo padre ,come lei descrive ,ha vomito post prandiale senza sintomatologia algica,mi sembra poco probabile che la litiasi della colecisti sia la causa della sua patologia.
Ad ogni modo le consiglio di ricoverare suo padre e vedra' che i Colleghi faranno tutto quanto necessario.
Mi tenga aggiornato.Saluti
[#4]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dott.re,
la ringrazio per il prezioso consiglio.
Ho provveduto al ricovero di mio padre e adesso è in terapia intensiva per seticemia.
La situazione risulta essere critica ...ma spero possa risolversi.

Cordiali saluti.
[#5]
Dr. Vincenzo Cifarelli Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Chirurgo d'urgenza 124 1
Gentile Signora Le auguro che Suo padre possa superare questo momento critico. Sia fiduciosa e mi tenga informato.
Distinti saluti