Aumento di peso dopo anfetamine e gravidanza

BUON GIORNO, SONO UNA GIOVANE DISPERATA DI 29 ANNI,SONO ALTA 1,69 E PESO 93 KG.
IL MIO PROBLEMA E' QUESTO:
ALL'ETA' DI 15 ANNI HO INIZIATO A PRENDERE, SOTTO CURA DI UN DIETOLOGO, DELLE MEDICINE PER DIMAGRIRE, CIOE' CLOROZEPATO DI POTASSIO E FENDIMETRAZINA. SONO DIMAGRITA.
HO INTERROTTO LA CURA PER 5 ANNI E HO RIPRESO I CHILI PERSI.
A 20 ANNI HO RICOMINCIATO LA STESSA CURA MA CON L'AGGIUNTA DELLA SIBUTRAMINA, DA 77 CHE ERA IL MIO PESO INIZIALE E STABILE ORMAI DA ANNI, SONO ARRIVATA A PESARE 62 KG E STAVO BENE.
A 27 ANNI SONO RIMASTA INCINTA E HO DOVUTO SMETTERE LA CURA DRASTICAMENTE.IN GRAVIDANZA HO PRESO 30 KG. SUCCESSIVAMENTE ALLA GRAVIDANZA HO PERSO 15 KG E SONO NUOVAMENTE RIMASTA INCINTA, IL BAMBINO L'HO PERSO, MA I CHILI SONO TORNATI...
ORA PESO 93 KG.
LA MIA DISPERAZIONE STA NEL FATTO CHE NON RIESCO PIU'A DIMAGRIRE.
NON SONO MAI STATA UNA MANGIONA, SONO MOLTO ATTENTA ALL'ALIMENTAZIONE E CUCINO SENZA GRASSI, HO SEMPRE FATTO ATTIVITA' FISICA MA ORA NON RIESCO PERCHE' HO IL FIATONE, tachicardia E DOLORI ALLE GAMBE.
MI SONO RIVOLTA AD UN ENDROCRINOLOGO, MI HA FATTO FARE TUTTE LE RICERCHE DEL CASO: LA TIROIDE E' OK, LE GHIANDOLE SURRENALI SONO OK. FACENDO LA CURVA DI CARICO SI E' SCOPERTO CHE HO UN'ECCESSIVA PRODUZIONE DI INSULINA, MA LA COSA STRANA E' CHE QUESTA IPERINSULINEMIA NON E' COSTANTE, IN ALCUNE ANALISI E' ALTA IN ALTRE E' OK E ANCHE QUANDO L'INSULINA HA IL SUO PICCO MASSIMO LA GLICEMIA NON SCENDE. HO FATTO L'ECOGRAFIA PELVICA E NE E' USCITO FUORI CHE HO 2 FIBROMI ALL'UTERO E UN' OVAIA MICROPOLICISTICA. INOLTRE HO UN' ANGIOMA AL FEGATO DI 3 CM.IL PANCREAS, LA COLECISTI, LA MILSA E I RENI SONO OK.ORA SONO 2 MESI CHE SONO A DIETA FERREA E PRENDO DELLE MEDICINE OMEOPATICHE CHE MI HA PRESCRITTO L'ENDOCRINOLOGO, FACCIO TUTTI I GIORNI 20 MINUTI DI CYCLETTE, MA NON SONO SCESA NEANCHE 100 GRAMMI.
SONO DISPERATA, DEMORALIZZATA, E TRISTE. NON SONO ABITUATA A VEDERMI IN QUESTO MODO. SOFFRO MOLTO E NE STA RISENTENDO IL MIO UMORE, NON SO SE SOFFRO DI DEPRESSIONE, MA OGNI VOLTA CHE MI GUARDO ALLO SPECCHIO SCOPPIO A PIANGERE, MI ODIO, ODIO IL MIO CORPO E LA MIA CICCIA...
VI PREGO AIUTATEMI, IL MIO MEDICO NON SA PIU' COSA FARE, DICE CHE PROBABILMENTE LE PASTICCHE CHE HO PRESO MI HANNO BLOCCATO TUTTE LE FUNZIONALITA' METABOLICHE, DICE CHE DOBBIAMO ASPETTARE CHE SI SBLOCCHI IL TUTTO, MA IO NON CE LA FACCIO PIU' AD ASPETTARE PERCHE' NON NE STANNO RISENTENDO SOLO LE MIE GINOCCHIA MA ANCHE IL MIO UMORE E DI CONSEGUENZA LA MIA VITA SOCIALE...
VI RINGRAZIO PER L'ATTENZIONE, RIMANGO IN SCALPITANTE ATTESA DI UN VOSTRO CONSIGLIO ED EVENTUALMENTE DI ALTRE RICERCHE CHE POSSO FARE.
[#1]
Dr. Giovanni Ragozzino Endocrinologo, Gastroenterologo, Dietologo 389 4
Gentile Utente,

approfitto della Sua "urgenza", pregandoLa, come da prassi, di riportare i valori delle indagini ormonali eseguite(compresa la curva da carico orale di glucosio). Il collega endocrinologo ha perfettamente ragione nell'indicare quale causa del mancato dimagramento l'uso/abuso di anfetamine (finalmente vietato) e di sibutramina.
La compresenza di ovaio policistico ed iperinsulinemia indirizzano verso un ruolo prevalente dell'alterato metabolismo glico-metabolico nel suo "dramma" di sicura risolzione.

Saluti

[#2]
dopo
Utente
Utente
buongiorno,
grazie per la sua attenzione.
le invio i risultati delle analisi da me eseguite, le contrassegno con l'asterisco i valori alterati in base ai valori di riferimento dell'ospedale.

FT3 3,40
FT4 1,17
TSH 2,56

DHEA-S 154,00
DELTA 4 ANDROSTENEDIONE 1,40
TESTOSTERONE 0,55
FSH 6,95
LH 5,80
PROGESTERONE 1,12

CURVA INSULINEMICA 120'
INSULINA 0 12.05
INSULINA 30 47,76*
INSULINA 60 64,93*
INSULINA 90 35,60*
INSULINA 120 40,26*

CURVA GLICEMICA DA CARICO 120'
GLICEMIA 0 77,OO
GLICEMIA 30 122,00 * (QUI AVEVO BEVUTO IL GLUCOSIO)
GLICEMIA 60 91,00
GLICEMIA 90 87,OO
GLICEMIA 120 93,00


ELETTROFORESI PROTEICA:
ALBUMINA 60
ALFA 1 4
ALFA 2 9,20
BETA 1 6,10
BETA 2 3,10* (BASSO)
GAMMA 17,40
PROTEINE TOTALI 7,50
ALBUMINA (VALORE CALCOLATO) 4,52
ALFA 1 0,30
ALFA 2 0,69
BETA 1 0,46
BETA 2 0,23* (BASSO)
GAMMA 1,31

DI SEGUITO LE RIPORTO LE ANALISI DEL SIERO (SOLO I VALORI FUORI RANGE)

MAGNESIO 0,60* (BASSO)
SODIO 146* (ALTO)
TITOLO ANTI-STREPTOLISINICO 602,O* (ALTO)

COAGULAZIONE:
TEMPO DI PROTOMBINA 1,11* (ALTO MA SOLO PER UN PUNTO)

CORTISOLO (VALORE DI RIFERIMENTO 5-25)
CORTISOLO FRAZIONATO 0 12,30
CORTISOLO ORE 16 5,17

ESAME URINE: LE RIPORTO SOLO I VALORI ALTERATI (TUTTI ALTI)

PH 7
EMOGLOBINA 0,06
LEUCOCITI 36
ERITROCITI 38
BATTERI 6018


INOLTRE HO FATTO TUTTE LE ANALISI DI ROUTINE DEL SANGUE, MA I VALORI SONO REGOLARI
SPERO DI AVER MESSO TUTTO E LA RINGRAZIO ANCORA PER L'INTERESSAMENTO, RIMANGO IN ATTESA DI UNA SUA RISPOSTA.
BUONA GIORNATA.


[#3]
Dr. Giovanni Ragozzino Endocrinologo, Gastroenterologo, Dietologo 389 4
Gentile Utente,

la visione degli esami clinici riporta una quadro clinico sostanzialmente supportato dall'iperinsulinemia reattiva. Tale condizione è, in gran parte, originata dalla adozione di regimi dietetici ipocalorici e farmaologici incongrui.
Il presidio principale è quello dietoterapico con pasti "piccoli" per contenuto calorico ma frequenti (sei pasti giornalieri: colazione, spuntino del mattino, pranzo, spuntino del pomeriggio, cena, spuntino dopo cena) privilegiando il consumo di pesce azzurro in primis (almeno 4 gg a settimana) e carni bianche ed utilizzando per gli spuntini in alternativa frutta di stagione (1 frutto medio posticipato al pranzo ed alla cena) o yogurt magro. Se nell'arco dei primi 2 mesi non ottenesse alcun decremento ponderale sarà ipotizzabile l'uso di farmaci per la cura dell'iperinsulinemia (metformina)in associazione alla diata ed ovviamente al moderato e costante esercizio fisico.

Saluti
[#4]
dopo
Utente
Utente
Buonasera.
la ringrazio per la sua risposta.
la dieta che mi ha dato il mio endocrinologo e' molto simile, l'unica differenza sta nel pesce azzurro e dallo spuntino serale...
la seguiro' attentamente e fra un paio di mesi circa le faro' sapere. per quanto riguarda la metformina, io ne ho parlato con il mio endocrinologo qualche giorno fa, ma lui e' contrario all'assunzione di questo farmaco perche', dice, ha troppi effetti collaterali. se lui non me la vuole prescrivere io come faccio?!?!

grazie ancora per il suo consulto.

buona serata.
[#5]
Attivo dal 2006 al 2009
Perfezionato in medicine non convenzionali

Lei nel tempo, con diete scorrette, non solo per l’uso di farmaci, ma anche perché non hanno tenuto conto della sua composizione corporea, delle sue esigenze nutrizionali, con ogni probabilità ha eseguito diete ipocaloriche, che portano via massa magra e non massa grassa, la persona è contenta perché perde chili, ma combina in grosso pasticcio metabolico. Lei inoltre, ha una iperinsulinemia e insulino-resistenza, caratteristici nella impossibilità della perdita di massa grassa, ma anche dell’ovaio micropolicistico e dei fibromi dell’utero.
Sommando scarsa massa muscolare, con prevalenza della massa grassa, la insulino-resistenza e iperinsulinemia, lei ha la problematica di non riuscire più a riacquistare la forma precedente.
A questo aggiunga alterazioni della ghiandola tiroidea, che sicuramente si sono verificate: PERCHE' HO IL FIATONE, tachicardia E DOLORI ALLE GAMBE.
Gli esami eseguiti dimostrano la presenza di una infiammazione prodotta da agenti patogeni che vanno cercati, inoltre non ha eseguito gli anticorpi antitiroidei, l'ecografia tiroidea, molto importanti nella valutazione della ghiandola
L’azione che deve essere svolta, consiste nella analisi della composizione corporea, massa magra, muscolare, grassa, stato dei liquidi intra, extra-cellulari, totali, stato delle cellule; evidenziare le infiammazioni minime presenti nell’organismo, che vanno ad alterare non solo il sistema immunitario e la sua risposta, ma anche influenzano il tessuto adiposo, infatti l’infiammazione di questo, è l’inizio della sua alterazione e di tutti gli ormoni che questo produce.
Il tessuto adiposo, viene ormai considerato come un organo endocrino, che produce 25 sostanze ad effetto endocrino, fra cui la leptina, adiponectina, resistina, Malonyl-CoA, angiotensina e TNF, che sono alla base della sindrome metabolica, della regolazione dell’assunzione del cibo e del tono dell’umore, con la loro influenza sui nuclei della base.
Un loro disequilibrio, è stato chiaramente dimostrato, nella letteratura più moderna, porta all’obesità e alle alterazioni dell’assunzioni del cibo e del tono dell’umore e delle alterazioni comportamentali.
Dalla lettura attenta della letteratura internazionale, si ottiene un comportamento diagnostico e terapeutico, rivolto alla risoluzione delle problematiche presentate dalla persona in esame.
Pertanto, come vede, usando gli strumenti idonei, forniti dalla medicina, si può facilmente spiegare e trattare con terapie idonee, i sintomi della iniziale sindrome metabolica:
iperinsulinemia, insulino-resistenza, obesità, lei ha le prime due, ma con un ragionamento preventivo, va immediatamente bloccata la iperinsulinemia e insulino-resistenza, da cui prende inizio la sindrome.
Quello che va ridotto è la iperinsulinemia, insulino-resisteza, con un controllo maggiore sulla assunzione dei carboidrati, soprattutto nelle ore serali. Il tessuto adiposo non va considerato come un semplice tessuto di deposito, ma come organo endocrino, che produce ormoni, Leptina, (serve come inibitore dell’appetito), resistina, (crea insulino-resistenza), adiponectina (difende i vasi dall’insulto degli acidi grassi, come il colesterolo, il danno viene provocato non dal colesterolo, ma dalla mancanza di adiponectina). Vanno cercate pertanto le possibili infiammazioni, che scompensano il tessuto adiposo, alterando la produzione ormonale.
Il tessuto adiposo non è più considerato, in ricerca scientifica, come un tessuto di deposito, dove posso mettere e levare quando voglio, ma è un tessuto ormonale molto attivo, produce ben 25 sostanze proteiche ad attività endocrina, fra cui anche l’angiotensina, che interviene nell’aumento della pressione arteriosa, leptina, interviene nello stop dell’assunzione del cibo; adiponectina, protegge i vasi all’insulto degli acidi grassi, resistina crea/inibisce la insulino-resistenza. Inoltre la ricerca scientifica non ritiene più valido il conteggio delle calorie, ma l’indice glicemico dei cibi, quanta glicemia provoca quel cibo, successivamente, quanta insulina viene prodotta. Un’ altro parametro importante, sono quelli organuli cellulari che si chiamano mitocondri, dove avvengono i più importanti meccanismi metabolici, meglio funzionano, più la regolazione dell’assunzione del cibo è consona alla persona, quindi riescono a mantenere la composizione corporea in buon equilibrio. Come vede, il concetto di “peso” e “caloria”, sono stati completamente ridimensionati. Quando sale su una bilancia, questa non indica la reale composizione corporea, massa magra, muscolare; massa grassa, grasso; liquidi intra ed extracellulari, stato delle cellule, come funzionano; metabolismo basale. Quindi perdo peso o acquisto peso, vano completamente ridimensionati con acquisto/perdo massa magra, perdo/acquisto massa grassa; i liquidi passano dai tessuti extracellulari nelle cellule, riducendo la ritenzione, infiammazione, le cellule funzionano meglio.
Anche l’asse HPA, Hypothalamic Pituitary Adrenal axis nelle sue funzioni, la PNEI, psiconeuroendocrinoimmunologia, ha la sua importanza, che può quindi condurre alla sindrome depressiva. Tutte le ghiandole endocrine vanno valutate contemporaneamente, e il tessuto adiposo è uno di queste, interagendo con tutto l’organismo.
Tutto questo ha una notevole applicazione pratica, perché indica effettivamente gli interventi che devono essere applicati a quella persona, ma solo quella persona, non a tutte le altre. Individuare la regolare produzione degli ormoni prodotti dal tessuto adiposo è fondamentale, inibire la fame è la cosa più sciocca che possa esistere, praticamente impossibile, esistono 30 meccanismi che la creano.
In tutto questo lavoro la medicina biologica mi offre grandi soluzioni, non solo nella diagnosi, ma anche nella terapia. Perché mi indica esattamente dove sono avvenuti gli errori che hanno condotto quella persona a presentare un aumento della massa grassa a discapito della massa magra. Inoltre va eseguita una elaborazione diagnostica nutrizionale e risultato metabolico finale, che indicano esattamente l’aspetto nutrizionale della persona esaminata.
I ragionamenti cambiano completamente, sempre con il concetto che bisogna trovare le cause che hanno prodotto quel problema, qualsiasi esso sia.

La risposta al suo quesito va ricercata nella fisiologia e nella patofisiologia, come ben descritto nei testi di medicina e in letteratura internazionale.

Successivamente bisogna avere a disposizione esami strumentali che forniscano un reale stato delle condizioni dell’organismo e siano capaci di effettuare una elaborazione diagnostica nutrizionale. Questa permette di valutare oggettivamente l'effettiva risposta glicemica provocata dagli alimenti ed il risultato metabolico finale compresa la totale secrezione di insulina nel soggetto analizzato.
In pratica il sistema permette di valutare il comportamento del metabolismo glucidico a seconda dello stato di salute o di malattia, questo può avvenire in maniera esagerata e tale da abbassare i valori glicemici fino a procurare una ipoglicemia reattiva con il conseguente calo di energia.
Il carico glicemico (CG) e l'andamento nelle 24 ore del risultato metabolico finale (RMF) sono influenzati soprattutto, oltre che dalla sequenza dei cibi ingeriti, dalla presenza di processi infiammatori cronici, da alterazioni neuroimmunoendocrine, dal livello del metabolismo basale e dalla presenza dei MUS. (Medical Unexplaining Symptoms).
Il carico glicemico (CG) rappresenta l'effettiva risposta indotta dal carico routinario dei cibi. Valori del CG superiori a 50 favoriscono una forte secrezione di insulina che a sua volta tende a riportare la glicemia a valori normali. Questo può avvenire in maniera esagerata e tale da abbassare i valori glicemici fino a procurare una ipoglicemia reattiva con diminuzione dell'energia e desiderio irrefrenabile di mangiare, soprattutto nelle ore notturne.. Pertanto un eccessivo carico glicemico nelle ore precedenti le ore 23, conduce alle abbuffate notturne e all’autocannibalismo della massa magra, che favorisce la sintesi dei tessuti adiposi; per cui questa diminuisce, spiegando i bassi livelli di questa che si riscontrano nelle persone che non riescono a perdere peso e che non riescono a controllare l’assunzione del cibo.

Il risultato metabolico finale RMF è rappresentato dall'andamento nelle 24 ore dell'effettiva risposta metabolica finale compresa la totale secrezione di insulina.
Un corretto andamento del RMF prevede valori del CG più alti durante le prime ore del mattino, valori di CG sempre più bassi a mano a mano che passano le ore della giornata, fino ad arrivare a valori pressochè nulli entro le ore 24.
Inoltre la presenza di una infiammazione cronica, attiva, persistente crea una alterazione della produzione di cortisone endogeno, che fisiologicamente alto al mattino, gradatamente fa riducendosi fino ad essere nullo nelle ore notturne. Se dopo le ore 18, vengono assunti carboidrati in maniera non adeguata e calcolata, questi creano, in presenza di cortisone endogeno alto, patologico, un aumento del desiderio di assunzione di cibi, soprattutto carboidrati.
A tutto questo si aggiunge una iperinsulinemia e insulinoresistenza, che accentuano il disturbo, per cui lei svuota il frigo in maniera irrefrenabile.
A questo si aggiungono i Sintomi vaghi ed aspecifici (Medically Unexplained Symptoms, MUS)
quali stanchezza cronica, disturbi del sonno o dell'appetito, irritabilità del colon o stipsi, disturbi del tono o dell'umore, sindromi dolorose aspecifiche ecc., sono invece spesso sottovalutati. Questi sintomi restano in gran parte non spiegati, non vengono cioè ricondotti alla precisa causa, patologia o disturbo. Nella letteratura anglosassone sono identificati con l’acronimo “MUS”, Medically Unexplained Symptoms. L'insorgenza dei MUS nei pazienti della medicina generale va facendosi sempre più frequente, ed in diverse occasioni sono state sottolineate le difficoltà insite nel trattamento di questi sintomi, sia da un punto di vista diagnostico che, conseguentemente, terapeutico. Diviene quindi rilevante sottolineare il rischio che può celarsi dietro ad una diagnosi di natura psicosociale che, determinata dall'oggettiva difficoltà dell'indagine medica, può far sì che vengano trascurate delle patologie nascoste.
La maggior parte delle pubblicazioni sull'argomento descrive una situazione la cui complessità ha inizio già dal colloquio con il paziente, che difficilmente riesce a comunicare in modo preciso i suoi stessi disagi e sintomi. Non sembrano particolarmente convincenti i vari strumenti di classificazione tradizionali, basati su interviste ai pazienti, che, proprio a causa dell'assenza di dati concretamente misurabili, difficilmente possono sfuggire alla soggettiva percezione del paziente.
Un significativo passo in avanti, nella valutazione dell'impatto dei MUS, può essere invece compiuto qualora a questo tipo di interviste si affianchino degli strumenti precisi in grado di fornire misurazioni oggettive come la Tomografia Elettrolitica Extracellulare e BIA-ACC – Analisi Clinica della Composizione Corporea e di parametri espressivi dello stato di salute del paziente. Conseguentemente, un ruolo molto importante viene indicato, in letteratura internazionale, nell'asse HPA (HPA, Hypothalamic Pituitary Adrenal axis nelle sue funzioni, e la PNEI, psiconeuroendocrinoimmunologia), e nell'infiammazione cronica Il ritmo circadiano della secrezione del cortisolo rappresenta per il corpo un importante fattore endogeno di sincronismo, e dovrebbe essere armonizzato con il contingente stato di ricettività delle cellule e con le esigenze dell'organismo. In un soggetto sano infatti, la secrezione di CRH (ipotalamo) ed ACTH (ipofisi) sono particolarmente sensibili all'abbassamento notturno del livello di cortisolo, in modo da indurre
all' acrofase (momento di massima concentrazione) del ritmo circadiano del
cortisolo circa mezz'ora dopo il risveglio, promuovendo la risposta e l'adattamento dell'organismo allo stress; l'aumento del livello del cortisolo, recepito dall'ipofisi, provoca a sua volta la progressiva diminuzione della secrezione di ACTH (regolazione retroattiva dell'HPA) e quindi il conseguente abbassamento dell'attività delle ghiandole surrenali e della secrezione del cortisolo.
Un'alterazione del ritmo circadiano dei glucocorticoidi però, ed in particolare un
anomalo appiattimento del livello del cortisolo (quando, cioè, la sua secrezione risulti
persistente nel tempo) legato ad una condizione di stress cronico dell'asse HPA, si correla all'insorgenza di molte forme patologiche, da qui l'esigenza di uno strumento pratico in grado di valutare la capacità di reazione e retroazione dell'asse HPA
Gli studi sulle relazioni tra diverse condizioni patologiche e gli squilibri dell'asse HPA sono numerosi, ed hanno riscontrato evidenti legami tra livelli anomali di glucocorticoidi e patologie molto disparate, quali depressione, ansia ed attacchi di panico, deficienza dell'ippocampo e relativa diminuzione delle capacità mnemoniche, disturbi del sonno, sindrome da affaticamento cronico (CFS), fibromialgie e patologie autoimmuni, colon irritabile, ipertensione, disturbi alimentari ed obesità, forme reumatiche ecc.
L'attivazione persistente dell'asse HPA può a sua volta essere causata dalla
cronicizzazione di processi infiammatori; l'azione antinfiammatoria dei
glucocorticoidi è però in questi casi destinata a declinare rapidamente anche a causa dello squilibrio rispetto alla ricettività delle cellule, mentre resteranno a carico dell'organismo l'aumento del livello dei glucocorticoidi, e l'alterazione dei relativi ritmi circadiani.
Con tutto questo lavoro, è possibile perdere peso in maniera completamente naturale, abolire la depressione tornare ad uno stato fisiologico.
Vanno quindi usati gli esami strumentali idonei, che conducono il ragionamento diagnostico e terapeutico, riportando il sistema immunitario ad uno stato fisiologico.

Saluti Alberto Moschini

moschinialberto@medicitalia.it

alberto.moschini@fastwebnet.it




[#6]
Dr. Giovanni Ragozzino Endocrinologo, Gastroenterologo, Dietologo 389 4
Gentile Utente,

allorquando necessiti di usare la metformina, ricordi che è un farmaco sicuro, ubiquamente utilizzato nel mondo che, con il semplice frazionamento iniziale delle dosi, può ovviare al discomfort intestinale che si verifica nell fasi iniziali di trattamento farmacologico.
Uteriore consiglio, limiti l'uso del primo piatto a 4 gg a settimana!

Saluti.
[#7]
Attivo dal 2006 al 2009
Perfezionato in medicine non convenzionali
Perché utilizzare un farmaco, quando i risultati migliori si possono ottenere con una adeguata analisi della persona e del suo organismo, sapendo esattamente cosa sta succedendo nel suo sistema immunitario.
L’utilizzo di farmaci nella obesità ha già condotto la signora a risultati disastrosi, poiché non le hanno dato una abitudine comportamentale, inoltre è presente il sospetto di una alterazione tiroidea e di una infiammazione cronica, attiva persistente, subclinica, asintomatica, che ha innescato tutto il processo patologico che ha condotto la signora a quello stato di obesità.
Cercare sempre e in ogni caso di risolvere i problemi con i farmaci, non conduce certamente ad una educazione comportamentale della persona, trascurando completamente tutto il suo organismo, sistema immunitario. Questo conduce chiaramente alla prosecuzione delle alterazione, se non vengono corrette esattamente le cause che lo hanno condotto alla patologia.
Le sostanze chimiche non sono così innocue come si vorrebbe far credere, ma hanno effetti collaterali importanti.
La metformina soprattutto, ne ha molti ed importanti, che se si potrebbero verificare.

L’aumento dell’uso della metformina non è, però, senza rischi. L’informazione fornita dal produttore ricorda ai medici che potrebbe verificarsi una pericolosa acidosi lattica, causata dall’accumulo di metformina, e che fra i fattori di rischio per questa evenienza si annoverano il malfunzionamento renale, l’età avanzata e un dosaggio superiore ai 2 gr. al giorno. La percentuale stimata di acidosi lattica pericolosa è fra uno e cinque casi su 100.000,5 con un tasso di mortalità nei casi accertati fino al 50%.6 In passato, questa complicanza è stata considerata derivante da un accumulo del farmaco. La metformina è escreta nelle urine senza variazioni, con un'emivita prolungata e la clearance renale diminuita in proporzione a qualsiasi diminuzione della clearance della creatinina.6 Ciò può accadere in modo cronico per un malfunzionamento renale continuato o in un episodio acuto per disidratazione, per shock o per somministrazione intravascolare di agenti di contrasto iodati, situazioni che possono tutte alterare la funzione renale. Anche l’ipossia tissutale influisce notevolmente: alcune condizioni croniche o acute che predispongono ad essa come la sepsi, l’infarto miocardico acuto, l’embolia polmonare, l’insufficienza cardiaca e le malattie croniche del fegato, possono agire da fattore scatenante.
Fra il 1985 e il 2001, sono stati segnalati all’Australian Adverse Drug Reactions Advisory Committee (ADRAC) 48 casi di acidosi lattica, connessi all’uso di metformina: in 15 di tali casi, la complicanza aveva provocato la morte. In 35 dei 48 casi erano stati identificati fattori di rischio conosciuti. Durante gli ultimi quattro anni, la media dei casi segnalati all’ADRAC è stata di sei all’anno. Nel 2002-2003, circa 200.000 pazienti in Australia sono stati sottoposti a terapie con metformina, con una frequenza di acidosi lattica di uno su 30.000. Tuttavia, il vero indice di incidenza è probabilmente più alto, dato che nei programmi volontari di farmacovigilanza esiste il problema intrinseco di un’informazione inferiore alla realtà.
Dal gennaio 2000, presso l’Ospedale Princess Alexandra di Brisbane (Australia), hanno identificato 13 pazienti con acidosi lattica, connessa all’uso di metformina. Due di questi 13 pazienti sono morti, mentre altri tre hanno avuto bisogno di dialisi continuativa per insufficienza renale ed uno ha riportato una disabilità neurologica grave, che lo ha obbligato al ricovero in una casa di cura. L’età media dei pazienti colpiti era di 67 anni (fra 47 e 79 anni), e la concentrazione di creatinina nel siero (accertata in 10 pazienti) variava fra 0,12 mmol/L a 0,48 mmol/L, con una media di 0,21 mmol/L (indici di referenza: 0,05-0,11 mmol/L nelle donne e 0,06-0,12 mmol/L negli uomini). Sette dei 13 pazienti assumevano una dose di metformina di 3 gr. al giorno, tre assumevano 2 gr. e i rimanenti fra 500 mg. e 1,7 gr.
In che misura ci adeguiamo alle raccomandazioni nel prescrivere la metformina? Uno studio del Centro medico dell’Università di Pittsburgh negli Stati Uniti ha presentato una relazione su 263 ricoveri ospedalieri di 204 pazienti che assumevano metformina. Nel 27% dei casi (71 persone) i pazienti avevano almeno una controindicazione assoluta alla metformina. Nel 41% (29) di tali casi, è stata continuata la terapia con metformina, nonostante la controindicazione.7 Uno studio scozzese su 1847 pazienti che usavano metformina ha riscontrato che 24,5% (452) avevano una controindicazione.8
Ne consegue che la metformina deve essere prescritta con attenzione per evitare possibili effetti nocivi, in modo da fornire ai pazienti la terapia migliore.
Nei pazienti ambulatoriali, si dovrebbe controllare regolarmente la funzione renale. Il grado di concentrazione di creatinina nel siero, al di sopra del quale l’uso della metformina dovrebbe essere interrotto, è stato fissato arbitrariamente a 0,15 mmol/L.9 Ovviamente, questo limite dovrebbe essere personalizzato, prendendo in considerazione l’età, la massa muscolare e il ricambio proteico. Ciò può essere ottenuto usando l’equazione di Cockcroft-Gault, che valuta la clearance della creatinina considerando l’età, il peso e la concentrazione di creatinina nel siero. Per esempio, con tale equazione, una donna di 75 anni, che pesi 65 chili, con una concentrazione di creatinina nel siero di 0,11 mmol/L ha una valutazione della clearance della creatinina di 40 mL/min, cioè notevolmente ridotta.
Proponiamo:
· di fissare un punto limite (una clearance della creatinina di 30 mL/min), al di sotto del quale si dovrebbe interrompere l’uso della metformina, e
· di usare la metformina con grande cautela nei pazienti con una clearance della creatinina fra 30 e 50 mL/min
Non esistono linee guida precise per ridurre il dosaggio di metformina quando diminuisce la funzionalità renale, ma si conoscono casi di acidosi lattica con dosi di soli 500 mg. al giorno. In tale situazione, si può ricorrere a strategie alternative per la gestione del diabete, come l’uso di insulina, di tiazolidinedioni o di sulfoniluree.
Un’altra situazione sfavorevole da prendere in considerazione è quella di un paziente in cui insorga una grave malattia concomitante, con condizioni che possono alterare il funzionamento renale come disidratazione, shock e sepsi. La metformina deve essere sospesa completamente mentre il paziente sta male e ripresa quando la malattia sia guarita e si sia constatato che la funzione renale è tornata nella norma. Inoltre, malattie che aumentano il rischio di ipossia tissutale e di acidosi, come l’infarto miocardico acuto, l’embolia polmonare e l’insufficienza cardiaca, possono scatenare l’acidosi lattica. In tali circostanze si dovrebbe ridurre notevolmente la dose di metformina (o sospendere completamente il farmaco). E’ necessario rendere edotti i pazienti di questi rischi.
Infine, una situazione particolare si crea con l’uso di agenti di contrasto iodati. Si raccomanda attualmente di sospendere la metformina per 24-48 ore prima di tale procedura e di riprenderla 48 ore dopo e solamente quando la funzione renale appaia normale.10
Senza alcun dubbio, la metformina rimane il farmaco preferibile per la maggior parte dei pazienti diabetici di tipo 2: un uso attento di essa può evitare pericolosi effetti indesiderati.
Saluti Alberto Moschini

moschinialberto@medicitalia.it

alberto.moschini@fastwebnet.it



[#8]
dopo
Utente
Utente
GENTILI DOTTORI, VI RINGRAZIO PER L'INTERESSAMENTO, MI STATE DANDO UN PO' DI SPERANZA...
L'ECOGRAFIA ALLA TIROIDE L'HO FATTA, TRA LE VARIE ANALISI HO DIMENTICATO DI DIRLO...
SCRIVO IL REFERTO:
TIROIDE IN SEDE, SI PRESENTA NORMALE PER DIMENSIONI CON ECOSTRUTTURA DISMOGENEA ED IPOCONGENEA COME PER FENOMENO FLOGISTICO (TIROIDITE)
A SINISTRA PRESENZA DI DUE PICCOLE FORMAZIONI NODULARI IPOCONGENE AL TERZO MEDIO DI CIRCA RISPETTIVAMENTE 6 E 4MM.
AL CONTROLLO ECOCOLOR DOPPLER MOSTRA AUMENTO DELLA VASCOLARIZZAZIONE INTRAPARENCHIMALE.
NO FORMAZIONI NODULARI A DESTRA.
UTILE INTEGRAZIONE CON DOSAGGIO ORMONALE (ANTICORPI)

A QUEI DUE NODULI IL MEDICO MI HA FATTO FARE L'AGO ASPIRATO PERCHE' IN FAMIGLIA HO,SIA DA PARTE DI MADRE CHE DI PADRE, ZIE CON PROBLEMI ALLA TIROIDE.

IL REFERTO DICE:
GLI STRISCI SONO COSTITUITI DA EMAZIE LA COLLOIDE E' IN PARTE OMOGENEAMENTE DISTRIBUITA IN PARTE DISPOSTA IN PARTICELLE DENSE. SONO PRESENTI ALCUNI TIREOICITI
[#9]
dopo
Utente
Utente
PER ERRORE HO INVIATO...
RIPRENDO...
SONO PRESENTI ALCUNI TIREOCITI CON NOTE DI ANISONUCLEOSI MA ESENTI DA ATIPIE CITOLOGICHE DI RILIEVO.
CATEGORIA THY2: BRITISH THYROID ASSOCIATION GUIDELINES 2002.

L'ECOGRAFIA E' STATA ESEGUITA IN DATA: 09/07/2006, E L'AGO ASPIRATO IN DATA: 03/11/2006.

PER QUANTO RIGUARDA MASSA MAGRA E MASSA GRASSA... HO FATTO ANCHE QUELLO! (HO FATTO TUTTO)

LE SCRIVO I DATI...
ACQUA CORPOREA 61%
ACQUA EXTRACELLULARE 23,7 %
MASSA CELLULARE 22,75%
BCM 127,4 KG
MASSA GRASSA 16,7%
MASSA MAGRA 83,3%


QUESTI SONO I DATI A MIA DISPOSIZIONE.
PER QUANTO RIGUARDA LE INFIAMMAZIONI CHE POTREBBERO ESSERE PRESENTI NEL MIO CORPO, COME FACCIO A SAPERLO?


PER IL DOTT. RAGOZZINO,
IO LA PASTA L'HO ELIMINATA COMPLETAMENTE DALLA DIETA, VA BENE UGUALMENTE?

VI RINGRAZIO ANCORA PER LA VOSTRA ATTENZIONE, SPERIAMO DI RISENTIRCI PRESTO.



[#10]
Dr. Giovanni Ragozzino Endocrinologo, Gastroenterologo, Dietologo 389 4
Gentile Utente,

eliminare completamente i farinacei è una condotta lesiva per una buona alimentazione, più saggio appare limitarne l'uso.
Relativamente all'assetto tiroideo l'iter effettuato appare ampiamente condivisibile.
Confermo la possibilità di ricorrere all'uso della metformina in caso di fallimento della terapia.
Mi auguro che i concetti semplici e concisi siano apprezzati!

Saluti
[#11]
Attivo dal 2006 al 2009
Perfezionato in medicine non convenzionali


LE SCRIVO I DATI...
ACQUA CORPOREA 61%
ACQUA EXTRACELLULARE 23,7 %
MASSA CELLULARE 22,75%
BCM 127,4 KG
MASSA GRASSA 16,7%
MASSA MAGRA 83,3%
BUON GIORNO, SONO UNA GIOVANE DISPERATA DI 29 ANNI,SONO ALTA 1,69 E PESO 93 KG.

Lei è alta 1,69 e pesa 93 Kg, come fa ad avere una massa magra a 83%? Con valori dei liquidi così sballati, che apparecchio è stato usato, per commettere un errore così grossolano.

Come le dicevo inizialmente lei ha alterazioni della ghiandola tiroidea con la sua disregolazione, infatti:
ECOSTRUTTURA DISMOGENEA ED IPOCONGENEA COME PER FENOMENO FLOGISTICO (TIROIDITE)
A SINISTRA PRESENZA DI DUE PICCOLE FORMAZIONI NODULARI IPOCONGENE AL TERZO MEDIO DI CIRCA RISPETTIVAMENTE 6 E 4MM.
AL CONTROLLO ECOCOLOR DOPPLER MOSTRA AUMENTO DELLA VASCOLARIZZAZIONE INTRAPARENCHIMALE.
Queste alterazioni anatomiche come sono state provocate, chi le ha messe in moto?
Per formare quelle lesioni anatomiche e i noduli, occorrono anni.
Infatti il radiologo parla di tiroidite
Ha eseguito il dosaggio degli anticorpi? Fondamentali per valutare i possibili danni che si potrebbero verificare nel tempo alla tiroide.
Infatti questi dimostrano la patologia autoimmune della tiroidite e il meccanismo con cui tutto questo è stato innescato. La ricerca sempre delle cause, senza fermarsi alla semplice constatazione semplicistica dei valori che potrebbero essere considerati “normali”, ma che invece non lo sono affatto, altrimenti non avrebbe tutti quei disturbi e quella difficoltà nella perdita di massa grassa, e nel ristabilire il suo stato fisiologico.
Ormai la medicina ha spiegato ogni meccanismo fisiopatologico non solo delle patologie tiroidee, ma anche della difficoltà di un ritorno allo stato fisiologico, per cui è possibile intervenire ed aiutare l’organismo a ripristinare il suo stato naturale. A questo risultato non contribuisce certamente l’uso di farmaci.

Chiaramente, quell’agente patogeno che ha innescato il mimetismo molecolare, errore che si verifica nel sistema immunitario nel momento dell’incontro fra il nemico e le cellule soldato, è il responsabile non solo della tiroidite, ma anche, della alterazione del tessuto adiposo come organo endocrino.

Questo agente patogeno, va individuato e portato via, per fermare l’infiammazione e la distruzione delle cellule tiroidee, che ha portato alla formazione dei noduli.

Come le dicevo, la necessità di ogni elemento nutrizionale, va calcolata in base allo stato del suo organismo e del suo sistema immunitario. Anche l’utilizzo dei carboidrati, va attentamente analizzato e posto nel momento giusto, altrimenti, non si ottengono risultati, come lei ha potuto constatare.
La ricerca scientifica mi offre tutte queste possibilità, perché non sfruttarle.
Ogni volta che le terapie falliscono, occorre sempre accertarne le cause, mai ricorrere ai farmaci, sarebbe troppo semplice. L’utilizzo della “pasticchina” per ogni evenienza non esiste.
L’organismo e il sistema immunitario, devono essere costantemente riportati al loro funzionamento ottimale e fisiologico, eliminando tutte le cause in modo naturale.

Saluti Alberto Moschini

moschinialberto@medicitalia.it

alberto.moschini@fastwebnet.it


[#12]
dopo
Utente
Utente
buonasera... sono d'accordo con lei quando parla di giusta alimentazione, ma se quest'ultima non aggiusta il danno che ormai e' stato fatto, quale altra soluzione ci potrebe essere? e piu' che altro, c'e' una soluzione? ma quale?
l'alimentazione non basta, il mio medico mi ha segnato l'ANTIADIPOSO come aiuto... ho perso un totale di 4,5 kg, ma ora sono ferma da quasi 3 settimane e non scendo piu'. nella mia dieta ho eliminato completamente la pasta, purtroppo, pero', un solo giorno della scorsa settimana ho mangiato a pranzo la pasta e ho ripreso 1 kg... perche'? bastano 100 grammi di pasta per mettere su un chilo? mi sembra ridicolo.
se la soluzione non e' "la pasticchetta", a livello pratico, qual'e'?
La ringrazio.
[#13]
dopo
Utente
Utente
gentile dottore,
io ho chiesto al mio medico endocrinologo di prescrivermi la metformina, visto che l'attuale terapa non sta piu' avendo successo...
lui insiste e non vuole prescriverla. c'e' un altro modo per avere la prescrizione? il mio medico curante puo' prescriverla?
e soprattutto, ci sono dei dosaggi particolari? se si, quale potrebbe essere il mio?
La ringrazio anticipatamente e mi scuso per il lundo silenzio...
[#14]
Attivo dal 2006 al 2009
Perfezionato in medicine non convenzionali
Mi scusi, ha letto quello che ho scritto?

La pasticchina, non risolverà mai il suo problema, occorre sempre accertare le cause, la soluzione la può trovare leggendo le spiegazioni che le ho dato.

"a pranzo la pasta e ho ripreso 1 kg... perche'? bastano 100 grammi di pasta per mettere su un chilo? mi sembra ridicolo." non è ridicolo, ma spiegabilissimo.

Saluti Alberto Moschini

moschinialberto@medicitalia.it

alberto.moschini@fastwebnet.it

[#15]
Dr. Giovanni Ragozzino Endocrinologo, Gastroenterologo, Dietologo 389 4
Gentile Utente,

l'eccesso ponderale secondario all'alterata omeostasi endocrino-metabolica richiede il ripristino di una fisiologica azione degli ormoni insulari e controinsulari, ma questa è pura accademia, così come parlare di adiponectine e leptina.
In pratica, una anamnesi positiva per ripetute opzioni farmacologiche anoressanti determina, nel lungo periodo, una ridotta risposta alle terapie dietetiche ipocaloriche se non individualizzate.
Uno degli errori principali è di valutare l'effetto real time dell'introito calorico! La buona condotta "dimagrante" prevede la valutazione della efficacia dei presisdi adottati settimanalmente o, meglio, ogni 15 gg.
La pesata quotidiana è funzionale solo allo sfiancamento delle motivazioni alla perdita di peso.
Esegua con maggior rigore, magari aiutandosi con un diario alimentare ed emozionale, le indicazioni del suo curante.

Saluti
[#16]
Attivo dal 2006 al 2009
Perfezionato in medicine non convenzionali



La medicina biologica è in grado di accertare la omeostasi degli ormoni insulari e controinsulari, la presenza di adiponectina, leptina, resistina, insulina, con esami strumentali specifici. Può intervenire nella loro modulazione, agire esattamente su questi ormoni, per ripristinare il loro livello fisiologico.
Questa è la possibilità che la medicina biologica mi offre, senza fermarmi alle soluzioni superficiali, come ho spiegato precedentemente.
Le diete ipocaloriche, non tengono conto dell’assetto fisiologico della persona, che deve essere considerata nel suo complesso, senza tralasciare la progressione patogenetica e fisiopatologica.
L’obiettivo è sempre accertare le reali cause che hanno determinato la patologia, per influire su queste, senza l’utilizzo di sostanze chimiche che risolvono il problema superficialmente.

Saluti Alberto Moschini

moschinialberto@medicitalia.it

alberto.moschini@fastwebnet.it


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