Adenoma tubolare con displasia a basso grado

Buongiorno,
ho 28 aani.
Lo scorso mese di luglio ho effetuato una colonscopia per ricerca poliposi in quanto mia madre ne morì all'età di 36 anni (familiarità).
L'esame mi ha rilevato un polipo peduncolato di 5 mm nel trasverso MA l'esame non è giunto fino al cieco, pertanto, in attesa dell'esito dell'esame istologico ho effettuato un clisma opaco per visionare il resto dell'intestino.
Ieri ho ritirato il referto dell'esame istologico che riporta la seguente descrizione: ADENOMA TUBOLARE CON DISPLASIA A BASSO GRADO CON BASE D'IMPIANTO INDENNE.
Ora, onestamente, non sò se sentirmi sollevato e preoccupato (confesso però di non essere affatto tranquillo...): posso tirare un sospiro di sollievo oppure (data sia la familiarità che il fatto che la colonscopia non è stata effettuata per intero) è il caso che rifaccia quanto prima una nuova colonscopia per rilevare altre possibili presenze di polipi nei tratti dell'intestino NON osservate dall'esame endoscopico ma soltanto ad oggi NON rilevati dal clisma opaco (che mi risulta NON rilevi polipi di piccole dimensioni)? E per quanto invece riguarda l'esito dell'istologico, come devo "leggerlo"?
Grazie per le risposte ai miei dubbi (profondi e inquietanti, ve lo posso garantire...).
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Dr. Ettore Vallarino Gastroenterologo 587 19
Gentile Signora,
innanzitutto non è chiaro, dalla Sua relazione, se Sua madre era affetta da "poliposi famigliare", condizione clinica che si associa alla presenza nel colon (e in altri tratti del tubo digerente) di numerosi (anche centinaia) di polipi adenomatosi suscettibili di degenerazione maligna, oppure se sia risultata affetta da un'altra forma di cancro del colon non poliposico, famigliare o non famigliare. La problematica è molto complessa. Da un lato è necessario ricostruire l'anamnesi famigliare, identificare cioè negli ascendenti altri eventuali casi, e ciò permette di capire il "peso" reale della famigliarità e diagnosticare specifiche forme famigliari. Il monitoraggio nei discendenti di un caso indice cambia in relazione a questi elementi. Potrebbe essere necessaria una consulenza genetica per meglio precisare questi elementi. In un caso con famigliarità per cancro colorettale si rende certamente necessario ricorrere alla colonscopia totale come metodica di monitoraggio più accurata, eventualmente corredata di metodiche più avanzate come la cromoendoscopia e la magnificazione. A seconda della diagnosi precisa del profilo di rischio famigliare e dei reperti al primo e ai successivi controlli endoscopici, l'esame va ripetuto con una frequenza variabile che non Le posso anticipare in mancanza di dati più precisi. Tests surrogati sono il clisma opaco a doppio contrasto, il clisma TC del colon, la colonscopia virtuale, la capsula endoscopica del colon, ma la loro affidabilità (relativa alla sensibilità, la specificità, il valore predittivo negativo e altri parametri di natura statistica) va valutata caso per caso, e resta comunque inferiore a quella di una colonscopia condotta a regola d'arte. In casi in cui la colonscopia condotta in maniera tradizionale non riesca tecnicamente possibile, è possibile ricorrere ad una sedazione cosciente, oppure ad una sedazione profonda (in pratica un'anestesia generale) che hanno l'indubbio vantaggio di eliminare le difficoltà legate alla possibilità di sopportazione del Paziente alle manovre endoscopiche. In assenza di impedimenti anatomici (stenosi), o di una inadeguata preparazione intestinale, ricorrendo a una di queste forme di sedazione è possibile realizzare una colonscopia totale pressochè nel 100% dei casi. Io Le raccomanderei sicuramente l'esecuzione di questo esame, con queste modalità, con la frequenza stabilita dal profilo specifico di rischio famigliare e dei reperti incontrati (presenza o assenza di lesioni pre-neoplastiche come polipi adenomatosi o altro. Al momento può stare tranquilla perchè l'asportazione del polipo con quelle caratteristiche istologiche non genera preoccupazioni immediate, ma comunque provveda all'esecuzione di una colonscopia totale ed eventualmente ad una consulenza genetica. Lo stesso consiglio vale, naturalmente, per gli altri eventuali famigliari di I grado e collaterali consanguinei di Sua mamma.
Infine Le consiglio di confidare nel fatto che, con una prevenzione ben condotta, il Suo personale rischio di andare incontro ad una malattia del genere, con esiti negativi, può essere davvero minimizzato e questo dovrebbe azzerare le Sue ansie in merito. Cordiali saluti

https://www.medicitalia.it/ettorevallarino

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