Fibromi uterini: alternative all'intervento?

Alla mia ragazza (33 anni e una figlia di 12) sono stati scoperti tramite ecografia 5 fibromi uterini, il più grande dei quali di circa 12 cm di diametro. Il ginecologo ha auspicato un intervento, con possibilità neanche tanto remota, durante l'intervento, che venga tolto anche tutto l'utero.
Premesso che ho sentito che molti dei ginecologi chirurghi tendono ad essere un po' troppo interventisti e che potrebbero esserci delle terapie che non prevedono interventi, Vi chiedo se ci sia realmente questa possibilità di evitare un intervento chirurgico (anche data la giovane età della mia ragazza e la sua volontà di avere ancora figli) oppure se ci sia qualche specialista (anche fuori dal Friuli) che ci possa dare un aiuto in tal senso.
Ringrazio anticipatamente
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Dr. Maurizio Bologna Ginecologo, Urologo 27
Premessa la necessità di conoscere le dimensioni e la localizzazione dei 5 fibromi (diverso è ad esempio se si tratta di 5 fibromi delle dimensioni di quello citato o se hanno un diamentro di 5 mm l'uno o se sono all'interno della cavità o all'esterno dell'utero o peduncolati o a contegno emorragico, etc. etc.)è sì possibile migliorare i sintomi legati alla loro presenza, come ad esempio le emorragie, ma per assistere alla loro scomparsa è certamente necessaria la chirurgia. Tale terapia potrà essere eseguita per via laparoscopica, vale a dire utilizzando uno strumento ottico inserito nell'addome attraverso il quale si eseguono le asportazioni, e ciò se le condizioni cliniche ricordate in premessa lo permettono, ovvero per via laparotomica. E' evidente che il numero, le dimensioni e le locaizzazioni delle formazioni condizioneranno sia la tecnica chirurgica che l'incidenza di complicazioni che possono prevedere, in alcuni casi, anche la necessità di asportare completamente il viscere. Le terapie mediche hanno la capacità esclusivamente e transitoriamente di ridurre le dimensioni dei fibromi in vista della chirurgia ovvero di migliorare, sempre transitoriamente e per la durata del trattamento, i sintomi emorragici.
Si ricordi che si tratta di patologie molto diffuse ed il cui trattamento restituisce nella maggioranza dei casi una condizione fisica ottimale.
Con i migliori auguri.
m.b.

Maurizio Bologna, chirurgo ginecologo e urologo, website: www.mauriziobologna.com

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Dr. Maurizio Di Felice Ginecologo 4.2k 104
Valutate le dimensioni dei fibromi e l'età della donna concordo con il collega sulla necessità di un approccio chirurgico a tale problematica.
Cordiali saluti Maurizio Di Felice

Dr. Maurizio Di Felice

[#3]
dopo
Utente
Utente
Ho sentito parlare di "embolizzazione dei fibromi uterini" come soluzione terapeutica alternativa a quella chirurgica e ho sentito anche di una sperimentazione con bassissime dosi di RU-486 che avrebbero la funzione di far regredire i fibromi.
Cosa ne pensate?
P.S.: la mia ragazza non ha emorragia o altri sintomi.
[#4]
Attivo dal 2005 al 2009
Ginecologo
Gentile Utente 7184,
mi spiace aggiungerLe un'altra voce al coro, forse il rischio tramite internet è di rimanere più confusi che confortati... l'embolizzazione e le terapie mediche, come già definito dal Prof Bologna, sono "rimedi" temporanei, anzi, per mia esperienza, maggiore è l'utilizzo, maggiore è, al momento dell'intervento, la possibilità di prolungare la durata dell'intervento, per tutta una serie di piccole strutture anatomopatologiche che vengono meno, e quindi pongono la Paziente ad un tempo più lungo di esposizione agli anestetici. Va oltretutto specificato che tutte le terapie mediche sono da consigliarsi per miomi dei quali la somma dei diametri maggiori non supera i 3cm. Rimango a Sua disposizione per ulteriori chiarimenti chiururgici e/o comportamentali.
distinti saluti
Matteo Maria Schönauer
[#5]
Dr. Tommaso Lupattelli Chirurgo vascolare, Radiologo interventista 45
Gentile utente,

nonostante la mia risposta arrivi con notevole ritardo credo che sia doveroso rispondere a lei e allo stesso tempo al collega Schonauer.

L'embolizzazione dei fibromi è un intervento definitivo. I tempi chirurgici sono molto ristretti ( 20-40 minuti al massimo) e può anche essere eseguita in anestesia locale con puntura all'inguine.
Credo che in caso di un fibroma di 12 centimetri, in considerazione del rischio della paziente di perdere l'utero durante un tentativo di miomectomia, l'embolizzazione potrebbe tranquillamente essere presa in considerazione, se non altro per ridurre le dimensioni del fibroma ( 4-8 cm) in modo poi da eseguire in maggiore sicurezza una miomectomia, a questo punto con un aumentata percentuale di successo Invito infine il collega a leggere le numerose pubblicazioni riguardanti l'embolizzazione di fibroma uterino e desidero sottolineare che in pazienti con fibromi di dimensioni anche superiori ai 12 cm , questa strategia terapeutica -embolizzazione o embolizzazione più miomectomia a distanza- ha consentito a numerose nostre pazienti di portare felicemente a termine una o più gravidanze. E' poi utile sottolineare che una miomectomia eseguita dopo embolizzazione è gravata da un minor rischio di sanguinamento e conseguente necessità di trasfusioni.
Credo che bisognerebbe tutti quanti essere maggiormente aperti al dialogo e al confronto per il bene del malato piuttosto che difendere e proporre indistintamente solo ciò che si conosce ( e che si sa fare!) evitando poi di definire procedure alternative ed efficaci(che non si conoscono e di cui non si ha padronanza) come l'embolizzazione, "rimedi temporanei da siti internet".
Desidero infine sottolineare che la chirurgia sta inesorabilmente diventando progressivamente sempre di più mininvasiva. Dopo anni di lotte feroci su diversi campi chirurgici tra chirurgia tradizionale e chirurgia mininvasiva si sta assistendo ma si è gia in gran parte assistito ad un aumento considerevole (a volta addirittura indiscriminato) della seconda a scapito della prima. Basti pensare all'angioplastica coronarica verso la cardiochirurgia per citare un esempio dei più eclatanti.

E ormai del tutto anacronistico rifiutarsi di accettare che alcune tecniche mininvasive possano e debbano affermarsi riducendo i rischi e il tempo di ospedalizzazione di tecniche sicuramente più cruente e invasive, seppur ancora validissime. E'sicuramente lecito ed encomiabile da parte di un medico affermare di non avere esperienza diretta di una o più procedure, riservandosi quindi di esprimere giudizi sulla base della letteratura medica internazionale corrente. E' deontologicamente non corretto sminuirle, quando, come nel caso del collega, si dimostra di non averne nemmeno conoscenza diretta.


Cordiali saluti,

Dr. Tommaso Lupattelli

Dr. Tommaso Lupattelli
Specialista in radiologia e radiologia interventistica
Specialista in chirurgia vascolare

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