Mobbing e medico di famiglia

Gentile Dott.
Da 5 anni lavoro per una società multinazionale straniera.
Sono stata trattata senza rispetto sin dal 1° giorno.
Ho subito intuito la differenza di comportamento rispetto ai precedenti datori di lavoro ma sono rimasta, purtroppo avevo/ho bisogno di un lavoro. Questo è diventato un incubo senza fine. Un labirinto da cui non posso uscire, a causa del mutuo da pagare, sostanzialmente.
Nonostante non abbia mai smesso di cercare ad oggi non ho trovato un altro lavoro.
Ho valutato con amici e parenti avvocato la possibilità di fare causa ma è tutto estremamente subdolo e non riesco a raccogliere prove oggettive.
E’ fatto ad hoc da persone perfide che sanno come agire.
Non hanno più bisogno di me, hanno sbagliato le previsioni sul progetto che seguo e ora sono diventata scomoda e inutile. Vessazioni e umiliazioni sono all’ordine del giorno.
Sanno che cerco di documentare il mobbing ed evitano di scrivere quello che dicono o di parlare in presenza di altri.
Ho addirittura proposto io stessa una risoluzione pacifica del contratto: 3 anni di stipendio a fronte di dimissioni, ma sono stata ignorata.
Mi indurranno ad andarmene lo stesso, gratis, perchè pagarmi?
Lo stress e il mobbing subiti mi hanno portato a uno stato di esaurimento psico-fisico, documentato dal day hospital presso una clinica del lavoro, dove mi hanno consigliato cure e di cambiare immediatamente lavoro: grazie tante. Sono in cura da una psicologa con poco successo, perchè la negatività data dalla protratta esposizione al mobbing supera, a mio avviso, gli effetti positivi delle sedute.
I sintomi sono “multidistrettuali”, emicranie, dolori alla schiena, capogiri, vomito, dissenteria, crisi di panico, bruciori di stomaco, tachicardia, pressione bassa, tremori, e tutta una serie di emozioni devastanti e paralizzanti, ansia, angoscia, rabbia, frustrazione, crisi di pianto, a volte pensieri autolesivi.
Ho momenti di grandissima crisi la mattina, mi assale uno sconforto terribile e spesso ho crisi di pianto e vomito dopo colazione.
Non voglio uscire di casa, ogni giorno è una violenza.
Desidero un figlio ma medico di famiglia, ginecologa e psicologa consigliano di aspettare il famoso lavoro migliore che non arriva.
Spesso mi rifiutano i permessi ad uscire prima o entrare più tardi (in questo caso da inutile divento insostituibile) e ho notevole difficoltà anche a fare colloqui di lavoro.
Come faccio ad andarmene? Sono disperata.

Il medico di famiglia, nonostante sia a conoscenza di tutto, mi concede malattia raramente.
Mi dice: prenda xanax e si trovi un altro lavoro, che ci posso fare io?
Ho chiesto e implorato di avere malattia per qualche mese, persino mio marito gliel’ha chiesto. Avrei tempo di fare dei colloqui dalle 12 alle 17 e potrei sentirmi un pò meglio lontano dall’inferno.
Invece mi prescrive i soliti medicinali per curare i sintomi.

Quali problemi può avere a darmi un mese di riposo?
Come posso ottenere un periodo di malattia? Non sto male abbastanza dal punto di vista di un medico di famiglia? Non basta il riscontro della clinica del lavoro?
Grazie
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Attivo dal 2005 al 2009
Oncologo, Medico di laboratorio, Medico del lavoro, Perfezionato in medicine non convenzionali
Gentile Signora

ho letto con attenzione la Sua lettera. Non credo, però, di poter essere molto utile.
Queste situazioni sono frequenti, oggi; soprattutto in aziende medio-piccole e quando gli affari non vanno molto bene (oltre alle contingeze quotidiane, anche i migliori esperti di marketing sbagliano).

Certamente sarebbe più onesto dire francamente al dipendente che la situazione è quella che è e che ogni ristrutturazione passa anche per il licenziamento. Azione che dovrebbe seguire il colloquio con le implicazioni economiche che ne seguono (mobilità o buona uscita, ecc.). In alternativa concordare la "dimissione volontaria" a fronte di qualche mensilità.
Spesso conviene "stancare" il dipendente sperando in una sua autonoma dimissione.
Dimostrare il Mobbing non è facile, anche se tale comportamento è censurabile. Il Mobbing comportante conseguienze sul piano psico-fisico è soggetto a denuncia da parte di quialsiasi medico che lo riscontri (o sospetti); ma il medico deve avere almeno uin minimo di elementi medici a sostegno della Sua denuncia.
Il Mobbing deve essere dimostrato dal lavoratore sia con elementi riscontrabili di carattere sanitario (ad esempio: assunzione di farmaci antitepressivi da parte del curante o delo specialista successivamente alla serie di atti mobizzanti, eventuali ricoveri ospedalieri, circostanze documentabili con registrazioni sonore o filmate, atti burocratici formali (ordini di servizio), testimonianze di colleghi o altri, ecc.).
Il medico curante (parlo, ovviamente, in generale) se non si cura del proprio assistito si può cambiare.
Si può anche far presente la propria condizione al Medico Competente se l'azienda è obbligata ad averlo (potrà fare poco se non trova elementi di prova).
Si può anche direttamente chiamare in causa la Ditta rivolgendosi all'Avvocato o al Patronato o al Servizio PSAL dell'ASL.
In ogni caso, se non si hanno elementi di prova dell'avvenuto Mobbing si rischia di passare dalla parte del torto.
L'alternativa è cercare un'altra occupazione (eventualmente concordando con la ditta le giornate di permesso per fare i colloqui).
Ogni volta che le viene dato un ordine di servizio, lo chieda informa scritta. E' un modo per procurarsi delle prove.
Con molti auguri

Sebastiano Rizzo
[#2]
dopo
Utente
Utente
Dott.Rizzo,
grazie per avermi risposto in modo così esaustivo e rapido.

Le Sue indicazioni sono preziose.









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Dr. Andrea Capri Medico del lavoro 18 1
Gent.ma Sig.ra,la prova delle vessazioni in ambito lavorativo da
Lei descritte minuziosamente nonchè i comportamenti eventualmente assunti dal Suo datore di Lavoro e/o da altri soggeti che lavorano con Lei sono tutte a Suo carico, come immagino Le abbia detto il Suo avvocato.
Così come anticipato dal Collega che mi ha anticipato nella risposta, confermo che la dimostrazione di questa patologia più che difficile è complessa.
Ci sono, infatti, vari tipi di mobbing, che costituiscono sintomo, classificati e classificabili, ma non conoscendo dettagliatamente la sua storia clinica e il suo lavoro, intendo in tal caso la Sua mansione specifica all'interno dell'Azienda nonchè l'ambito lavorativo mi resta difficile rispondere con chiarezza alla Sua domanda.
Per essere sufficentemente esauriente sarebbe opportuno conoscere qualche dato in più riguardo a quanto scrito sopra.
E' ovvio che Si debba far metere per iscritto qualsiasi OdS a Lei impartito, come ha giustamente anticipato il Collega.
Io, non sarei poi così pessimista nel poter provare che il Suo stato di salute derivi dal lavoro che svolge, anche se tutto questo deve essere dimostrato con la massima esaustività.
Mi faccia conoscere in dettaglio tutto quello che Le ho scritto riguardo l'ambiente di lavoro e la tipologia di mansione per fornirLe una consulenza più chiara.

[#4]
dopo
Utente
Utente
Dr.Capri,
grazie per la Sua risposta.

E' molto complesso descrivere la situazione.
Lavoro in una banca d'affari. Il mio è un ruolo di interfaccia tra la rete commerciale (promotori finanziari) e la banca. Faccio da tramite tra per risolvere problemi legati alle pratiche dei clienti. In particolare mi occupo di Borsa. I miei utenti sono molto soddisfatti di me e ricevo continuamente attestati di stima.

Il problema, è un altro: la mia scrivania non si trova in un ufficio, ma all'interno di una filiale aperta al pubblico.
Questo per 2 motivi: il primo per essere più "accessibile" da clienti e promotori che vogliono consegnare di persona le proprie pratiche; il secondo perchè così, mi dissero, per indorare la pillola, col tempo avrei avuto modo di essere formata per diventare in futuro responsabile di quest'ufficio. Hanno grandi progetti e grandi aspettative su di me. Rispondo che non mi interessa far carriera e che il lavoro che mi hanno assegnato è già molto impegnativo e non avrò tempo per fare altro.
Scoprirò col tempo che cercano qualcuno che sia in grado di rubare la poltrona al responsabile attuale, perchè questa persona non è affatto stimata dalla rete commerciale e in passato aveva ricevuto l'offerta di mensilità in cambio di dimissioni, ma aveva rifiutato.
Il responsabile della filiale è il principale soggetto che esercita mobbing. La mia presenza non gli è gradita. Non voleva che quel servizio entrasse nella sua filiale, ma non ha osato rifiutare. Riceve l'incarico di sostituirmi ogni volta che sono assente e lo vive come un'umiliazione. La direzione però come contropartita gli dice che io sono a completa disposizione sua e dei colleghi, in ogni mio momento libero, per "dare una mano". Ne consegue che vengo schiavizzata da tutti: capo e colleghi, solidali col capo. Tutto il lavoro che nessuno vuole fare finisce sulla mia scrivania. Inizialmente lo faccio con entusiasmo, ma aprofittano sempre di più, non mi spiegano come fare, ridono se faccio domande o non rispondono. Se non ce la faccio, mi devo fermare finchè ho finito, non mi aiutano. Gli altri alle 17 vanno a casa. Alcuni colleghi mi dicono di sapere perchè sono lì e di non illudermi perchè se voglio diventare responsabile, devo mettermi in fila. Rispondo che non è ciò che voglio, ma non cambia il loro pregiudizio.

Il resp. arriva a SABOTARE con ogni mezzo il mio lavoro esercitando il suo potere. Il suo obiettivo è impedirmi di fare bene il mio, prima o poi qualcuno si lamenterà e verrò spostata dal suo ufficio. Non mi fornisce alcuna formazione per accedere al suo ruolo "non sei abbastanza intelligente per capire quello che dico".
Parlo privatamente per ben 3 volte con questa persona, cerco di farla ragionare sulla guerra tra poveri alla quale ci constringono, cerco la sua solidarietà e mi rendo disponibile a collaborare in maniera costruttiva.
Non ne vuole sapere. Nasce un conflitto inevitabilmente.
Quando spariscono documenti dalla mia scrivania e mi impedisce fisicamente di lavorare strappandomi dalle mani le pratiche, perchè "le priorità adesso sono altre", corro dal direttore.
Spiego la situazione e chiedo di rispondere gerarchicamente a lui. Accetta, ha ricevuto ottimi feedback sul mio lavoro e non vuole che subisca interferenze, ma non potrò riferire direttamente a lui, che ha ben altro a cui pensare, ma alla responsabile nazionale delle filiali.
Questa persona è l'ideatrice dell'esperimento di mettermi in quell'ufficio per far dimettere il resp.
Mi dice di essere molto delusa, le avevano detto che ero una persona brillante e in gamba e si aspettava che fossi già su quella poltrona. Del mio ruolo principale non le interessa nulla. E' solo una "rogna" e lei spera che al più presto, visto l'errore di calcolo, questo servizio venga elimiato e dato ad altro ufficio.
Rivediamo le mie mansioni, dico che è troppo e non ce la faccio. Risponde che è troppo poco. Rifiuta di scriverle via email.
Ora il resp della filiale non è più il mio capo, sono libera di gestire il mio tempo, ma il mobbing comunque peggiora sempre di più.
I colleghi riferiscono tutto ciò che faccio o non faccio secondo loro interpretazione.
Alla capa attuale arrivano informazioni errate, mi chiama e mi riprende continuamente: non ti posso tutelare se non lavori, cos'hai fatto tutto il giorno? mi hanno detto che hai rifiutato di fare quella cosa, mi hanno detto che non hai ancora fatto quell'altra, mi hanno detto.....

Chiedo una riunione con tutto l'ufficio, riprovo a cercare dialogo, chiedo e offro solidarietà. In cambio ricevo accuse: non dovevi accettare di venire qui, ci hai messo tutti in difficoltà, non hai voglia di lavorare, non sei preparata per stare in questo ufficio, se non ti piace vattene ecc.
Potrei fare un elenco interminabile delle azioni vessatorie e i dispetti che subisco. Fatto sta che ad oggi non ho prove concrete. Testimoni non ne avrò mai, ci sono parentele e amicizie tra alcuni colleghi e l'attuale capa o persone che hanno ruoli dirigenziali nella società.

Unici fatti utili potrebbero essere:
- la frase citata "non sei abbastanza intelligente per capire quello che dico", ma non ho testimoni.
- un'accusa di essere complice di un collega sospeso per truffa a causa di una mia firma su un documento, firma che sono stata costretta a mettere, alla presenza di 2 colleghi che mai testimonierebbero. la cosa mi ha fatto prendere uno spavento terrificante.
- 2 settimane costretta a non occuparmi del mio lavoro per sistemare un archivio in un piano sotterraneo, senza finestre, nè uscite di sicurezza, nè telefono, nè riscaldamento e in pieno inverno.
- la quantità eccessiva di lavoro studiata ad hoc per generare accumuli e ritardi e quindi conseguenti rimproveri
- alcune delle mie mansioni non vengono svolte in mia assenza, mentre quando erano a carico di altri, in loro assenza l'ufficio sopperiva.

Effetti psico-somatici:
Ho preso xanax per mesi, ora all'occorrenza.
Il medico mi ha prescritto molti medicinali per i sintomi.
La clinica del lavoro conclude: "disturbo dell'adattamento con reazione mista ansioso-depressiva compatibile con esperienza occupazionale che presenta aspetti di avversatività e di disfunzionalità a livello di rapporti interpersonali. Ove possibile opportuno diverso inserimento occupazionale. Utile farmacoterapia antidepressiva e supporto psicoterapico finalizzato al rinforzo identitario."

Vorrei soltanto stare a casa in malattia qualche mese, per disintossicarmi e cercare un altro lavoro.
Che ne pensa? Si può ottenere?