Cocaina

Buona sera, avrei due domande da porle:

  1. è da un pò di tempo che mi chiedo da cosa si riconosce una persona che fa uso abitualmente di cocaina e una che ne ha appena fatto uso.
  2. E perchè io pur non fumando niente, non bavendo mai, non facendo uso di nessun tipo di sostanza stupefacente e praticando sport ho sempre qualcosa; dalle afte al dolore alle ossa?

Grazie mille per l' interessamento. Buona sera.

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Dr. Luigi Marino Oculista, Medico legale 17k 574 314

Provo a segnalarle qualche appunto di farmacologia.

La cocaina è presente come alcaloide nelle piante appartenenti alla famiglia delle eritroxilacee e, in maggior quantità, nell’Eritroxylum Coca e nell’Eritroxylum Novogranatense, due arbusti a crescita spontanea del Sud America.

La prima fase di lavorazione della cocaina partendo dalle foglie consiste nell’estrazione della cosiddetta “pasta di coca”, ovvero “cocaina grezza”, costituita da una miscela di tutti gli alcaloidi con un contenuto in cocaina pari a circa i due terzi del totale. Tale pasta viene prodotta trattando le foglie secche con acido solforico diluito e precipitando dalla soluzione risultante gli alcaloidi in forma di basi, facendo uso di sodio carbonato. La pasta di coca viene spesso esportata e venduta in questa forma.
La forma più diffusa nel mercato clandestino è la cocaina cloridrato, dal tipico aspetto bianco, cristallino, amaro, molto solubile in alcool, poco in acqua fredda.
Il cloridrato di cocaina può essere dunque iniettato facilmente per via sottocutanea, intramuscolare, endovenosa.
La cocaina viene rapidamente e facilmente assorbita da ciascuna delle vie abituali di somministrazione (nasale, orale, endovenosa o polmonare).
L'assunzione di cocaina per via nasale è comunque quella solitamente preferita dai consumatori abituali. I cristalli di cocaina cloridrato, finemente tritati, disposti su un piano rigido sino a formare una striscia lineare, vengono inalati mediante una cannuccia nasale. Ciascuna striscia contiene da 10 a 40 mg di cocaina secondo il grado di purezza della sostanza. In pochi minuti inizia l’effetto euforizzante che si protrae per altri 25-45 minuti.
Al termine di questa prima fase appare una sindrome caratterizzata da irritabilità, agitazione e depressione.
Il desiderio di provare il piacere iniziale e di sfuggire all’ansia conducono all’uso compulsivo della sostanza, con rapidissimo aumento delle dosi e della frequenza d’uso. Si arriva a vere e proprie “abbuffate”, le cosiddette binges, durante le quali il soggetto tende a non alimentarsi, è insonne, aggressivo, agitato e il suo umore tende ad assumere toni spiacevoli.
Tali “binges” si protraggono diversi giorni sino all'esaurimento psicofisico del soggetto, che piomba in uno stato di torpore-apatia con conseguente abbandono dei contatti sociali, incapacità nel mantenere impegni lavorativi, trascuratezza fisica, depauperamento economico.
Spesso i soggetti che usano abitualmente sostanze psicoattive per via endovenosa provano anche la cocaina facendone però un uso saltuario, non continuativo. Ciò è dovuto all’eccesso di iperattività psicomotoria causato dalla sostanza che rende necessario l’uso combinato ella stessa con narcotici (eroina o morfina).
L'uso endovenoso della cocaina, per le sue caratteristiche farmacocinetiche, provoca effetti associabili a quelli del crack.
La cocaina, opportunamente trattata, può essere assunta anche per via orale.
La via sottocutanea e quella intamuscolare, a causa dell’effetto vasocostrittore, comportano un assorbimento più lento; pertanto gli effetti sono meno rapidi rispetto all’assunzione per via endovenosa.
La cocaina agisce sulla corteccia cerebrale (intelletto e memoria), su parti del cervello mediano (appetito, sentimenti e sonno) e sul cervelletto (attività motorie).
A breve temine, gli effetti della cocaina determinano un aumento della circolazione del sangue, dilata le pupille, aumenta la frequenza cardiaca e accelera il respiro. Quando sniffata, la cocaina narcotizza le mucose nasali e la gola. Ci si sente eccitati, si parla molto, riduce la capacità di autocritica e induce alla megalomania, i pensieri si fanno incoerenti.
Maggiore è la dose e più frequente è il consumo di cocaina e minore è la capacità del cervello di elaborare i dati in sovrabbondanza. In dosi ancora maggiori si giunge alle allucinazioni. Dopo un’ora circa dall’ultima assunzione arriva la fase di esaurimento: ci si sente spenti, vuoti, depressi; si cerca la calma e si diventa invece sempre più nervosi. Non si riesce a dormire.
A lungo termine, la cocaina infiamma cronicamente, quando non le decompone, le mucose nasali e provoca irritazioni dei bronchi, disfunzioni del fegato e itterizia, indebolimento del sistema immunitario, disturbi visivi, ictus, convulsioni e collassi.
La continua sovrastimolazione dei nervi conduce a disturbi della percezione, a difficoltà di concentrazione e stati paranoici, fino alla comparsa di serie malattie mentali.
In combinazione con l’alcol o altre droghe, questi rischi aumentano notevolmente.
La personalità cambia: uno dei soprannomi della cocaina è “motore bianco” perché lavora all’interno delle persone spesso modificandole. Proprio come Dr. Jekyll e Mr. Hyde esse compiono azioni che non avrebbero potuto nemmeno pensare.
I primi segnali sono cambiamenti improvvisi di umore, scoppi d’ira, paure infondate e si è sessualmente apatici. Si diventa mostri sociali egocentrici, insensibili e aggressivi. I sensi di colpa per i propri comportamenti ne incoraggiano di nuovo l’uso.
L’overdose da cocaina sopraggiunge inaspettatamente: l’intossicazione acuta, dovuta all’assunzione di dosi elevate di cocaina, si manifesta con forti tremori, tachicardia, ipertensione, pupille dilatate, stato confusionale con allucinazioni e deliri. L’innalzamento della temperatura corporea e convulsioni portano a stati d’incoscienza e, in caso di disfunzioni cardiache o disturbi respiratori, anche alla morte.
Si sono verificati casi di morti improvvise anche alla prima assunzione.

SPERO DI ESSERE STATO DI AIUTO

MA LA PREGO NON PENSI DI USARE UNA DROGA PER LE AFTE...O PER I DOLORI ARTICOLARI....






Dal riscaldamento della cocaina idrocloruro con soluzione acquosa di bicarbonato di sodio o di ammoniaca e per successiva separazione con un solvente (etere) e liofilizzazione finale, si ottiene un composto intermedio detto crack.

L’uso del crack si diffonde negli Stati Uniti negli anni ’80, particolarmente tra i giovanissimi, grazie anche al suo basso costo di mercato.

Il crack si presenta sotto forma di piccoli cristalli opalescenti aggregati fra loro a costituire panetti di colore crema-biancastro che - al momento del loro utilizzo - vengono frantumati e fumati con diverse modalità.

Il termine con cui viene designata tale sostanza di sintesi deriva dal tipico rumore “cracking” che producono i cristalli contenuti nella miscela quando vengono riscaldati.

Il procedimento che richiede il crack per essere fumato è rapido (circa venti minuti di tempo), economico e non necessita di una particolare attrezzatura: sono sufficienti un forno a microonde, un piatto caldo o un cucchiaio.

Il crack viene sminuzzato in parti secondarie, i chips, che vengono introdotte in apposite pipe, solitamente ad acqua. Il raffreddamento del fumo è indispensabile per l’integrità della struttura chimica della sostanza e per il suo maggiore assorbimento.

Un piccolo frammento di crack, fumato, può indurre un effetto della durata di 20-30 minuti, al termine del quale l’euforia e la violenta ebrezza vengono sostituite da una forte sensazione depressiva, accompagnata da prurito irrefrenabile.

Frequentemente, questa sensazione è di tale intensità e sgradevolezza da costringere il consumatore ad assumere immediatamente una seconda dose dopo pochi minuti dalla prima. L’assunzione ripetitiva, a brevissimi intervalli di tempo e a concentrazioni progressivamente crescenti conduce facilmente il soggetto ad un “crollo” psicofisico.

Questa modalità di somministrazione ha quindi un elevatissimo potenziale d’abuso e di overdose, data l’ampiezza delle oscillazioni del tono dell’umore, lo stato maniacale e l’intensa irritabilità e tristezza che ne possono derivare.

Il soggetto che fa uso di crack può associare al composto, per amplificarne gli effetti, ipnotici, sedativi, amfetamine, alcol o eroina.

La sindrome d’astinenza da crack si manifesta con variegato corredo sintomatologico: brividi, tremori, dolori muscolari, fame, sonno, depressione acuta...





Simile al crack - ma talora identificato con esso (il crack sarebbe infatti cocaina base libera preparata con sodio bicarbonato) - è il free-base, chiamato anche rock.

La cocaina free-base, ovvero cocaina sotto forma di base libera, viene usata soprattutto negli Stati Uniti a partire dagli anni ’70. Si ottiene dalla cocaina cloridrato per riscaldamento e aggiunta di bicarbonato di sodio in soluzione acquosa; essa è più purificata rispetto alla pasta di coca (non contenendo le impurità derivanti dalla trasformazione delle foglie) e presenta un’elevata volatilità rispetto al sale cloridrato: ciò consente alla cocaina free-base di essere facilmente fumata, sia pura che mescolata a tabacco o a mariyuana.

L’assunzione della cocaina base libera tramite fumo garantisce effetti più rapidi ed intensi rendendo tale derivato di sintesi maggiormente tossico rispetto alla cocaina cloridrato. La free-base raggiunge infatti l’encefalo (attraverso il passaggio polmoni/ sangue/barriera emato-encefalica) in meno di dieci secondi contro i venti/quaranta della cocaina cloridrato. La sua potenza è valutata in misura pari a cinque/sei volte rispetto a quella della cocaina cloridrato. Tuttavia, poiché gli effetti decadono più rapidamente (dieci minuti al massimo) essa viene assunta - rispetto alla cocaina cloridrato, assunta per via intranasale - con maggiore frequenza e periodi intervallari più brevi tra un’assunzione e l’altra. Il pericolo di overdose è quindi maggiore in quanto si tratta di una forma di assunzione paragonabile a quella per via endovenosa per la quale ci sono, anche per la cocaina, i rischi di intossicazione acuta locale.






LUIGI MARINO CHIRURGO OCULISTA
CASA di CURA “ LA MADONNINA “ via Quadronno n. 29 MILANO centralino tel 02 583951 / CUP 02 50030013

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dopo
Attivo dal 2008 al 2009
Ex utente
Grazie tanto davvero per la risposta. Stia tranquillo comunque che non penso neanche minimamente di farne uso, prima di tutto per gli effetti che porta e poi perchè vedo già troppi ex amici come si sono ridotti a causa delle droghe o dell' alcool.
Grazie ancora di tutto. Buon giorno!