Decorso postoperatorio meningioma

Gentili Medici,
nel mese di ottobre mia zia (66anni) si è recata in PS accusando cefalea e vomito e, da diversi mesi, una leggera febbricola. Le è stato così diagnosticato un meningioma dell'angolo pontocerebellare destro: la RMN con mdc lo definisce "voluminoso processo espansivo extra assiale dell'angolo pontocerebellare di destra; il processo neformato ovalari forme di circa mm 40x39x49 a contorni regolari a sviluppo sottotentoriale ad adeso alla rocca omolaterale appare dotato di intenso contrast enhancement con area necrotica centrale e determina spianamento degli spazi sub aracnoidei della convessità cerebellare sottostante esercitando effetto massa sul IV ventricolo, rimpicciolito e lievemente shiftato a destra. La lesione descritta, riferibile a meningioma estrinsecandosi in corrispondenza dell'angolo pontocerebellare di destra entra in conflitto con l'VIII nervo cranico allo sbocco del condotto uditivo interno. III ventricolo in sede, nei limiti morfovolumetrici della norma; ventricoli laterali nei limiti volumetrici della norma con lieve asimmetria dei laterali. Potenziali evocati acustici: risposte nei limiti della norma a sinistra; non evocabili a destra." Si è sottoposta a due interventi, uno il 28/10 e l'altro il 20/11. Nel primo era stata asportata quasi tutta la massa ad eccezione di "una sottile sfoglia", secondo il chirurgo, troppo aderente ai nervi per essere asportata; questa "sfoglia" si è poi espansa come una spugna, al punto da rendere necessario un secondo intervento in cui la massa è stata totalmente asportata. Nonostante, a detta del medico, gli interventi siano riusciti, dopo il primo mia zia riportava un tremore al nervo facciale destro, riusciva a mala pena a biascicare qualche parola e, pur capendo quello che le accadeva intorno, non riusciva ad interagire con la realtà. Questi sintomi si sono aggravati in un paio di settimane: il tremore si è esteso al braccio destro che ha progressivamente perso forza, fino quasi all'immobilità, si è giunti all'afasia e all'uso del sondino naso-gastrico a causa della mancata deglutizione. A quel punto si è intervenuti la seconda volta, asportando tutta la massa senza però visibili miglioramenti: il sondino continua ad essere necessario, rimangono il tremore al viso e l'afasia, il braccio destro è tutt'ora inefficiente e mia zia avverte dolori in tutto il corpo. A questo va aggiunta una febbre non costante ma spesso alta (fino a 38,9), a volte con vomito e tremori. Sono ormai passate quasi 4 settimane dal secondo intervento e oltre ad una terapia a base di antidolorifici e antibiotici, che non ha quindi effetti significativi, non sta avendo altre cure. Mi chiedo se questo decorso postoperatorio,in una paziente senza alcuna disfunzione motoria, sia normale (come continuano a sostenere i medici) e se non si possa invece intervenire in modo più efficace e tempestivo. Attendo con ansia un Vostro parere.
Cordiali saluti.
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.7k 398 77
Gentile signorina,
non ho compreso una cosa.Lei dice che Sua zia non ha alcuna disfunzione motoria. Devo precisarLe che non è così perchè l'afasia è una disfunzione motoria così come il braccio che non muove.
Mi pare che, a fronte della delicatezza dell'intervento che è stato necessario eseguire in 2 tempi,il decorso possa essere definito accettabile.
Non ho molti elementi per approfondire lo stato clinico, ma è possibile che, in assenza di complicanze, quanto meno il disturbo della parola possa regredire.

Cordiali saluti e auguri per la zia.
[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottor Migliaccio,
la ringrazio innanzi tutto per la tempestività della risposta. Nella mia lettera intendevo dire che PRIMA dell'intervento mia zia non aveva alcun tipo di disfunzione motoria e che tutte le varie manifestazioni (immobilità del braccio, afasia, tremori) si sono verificate solo successivamente agli interventi e non accennano a regredire. Lei pensa quindi che questo tipo di decorso sia comunque nella norma? Non è possibile intervenire in nessun modo per sollecitare la deglutizione? Non è il caso di procedere ad alcuna terapia riabilitativa?
Mi consenta poi un'ultima domanda: quando dice che quantomeno il disturbo della parola potrà regredire, intende dire che esiste anche la possibilità che non ci siano progressi?
La ringrazio infinitamente per l'attenzione che ha dedicato al caso.
Cordiali saluti.
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.7k 398 77
Gentile signorina,
E' chiaro che è necessario fare la fisioterapia per la riabilitazione dei movimenti del braccio ed eventualmente anche la logopedia, ossia la riabilitazione della parola.

Il disturbo della parola può essere temporaneo poichè la sede dell'intervento è in qualche modo <distante> dal centro nervoso che consente di parlare.

Tale disturbo potrebbe essere la conseguenza di un edema (rigonfiamento del tessuto nervoso) transitorio, mentre per la deglutizione forse i tempi sono più lunghi, visto che i centri della deglutizione sono più o meno vicini alla sede operatoria.
Tenga sempre presente che queste mie affermazioni sono da considerarsi puramente generiche, non avendo la possibilità di esaminare obiettivamente il caso clinico nella sua interezza.

Cordialmente
[#4]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio ancora per la disponibilità che ha mostrato: il suo parere mi conforta rispetto alla terapia che mia zia sta seguendo e mi fa sperare in una ripresa, per quanto lunga essa possa essere.
Augurandole un felice Natale, la ringrazio di cuore.
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.7k 398 77
Buon Natale a tutti Voi.

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