Alluce rigido dopo l'intervento: e adesso?

Gentili dottori,
sono un ragazzo di 29 anni, operato per un problema di alluce rigido al piede destro (come accennato anche nella precedente richiesta di consulto).
Il problema era presente da 6 mesi ed era ad uno stadio lieve (grado I o II a seconda delle scale). Mi sono compltamente affidato ad un ottimo professionista. Si e' fatta la scelta di una cheilectomia e di un release plantare.
Ora a distanza di 2 mesi e 1/2 dall' intervento, dopo un iniziale miglioramento, la situazione e' preoccupante. Si sta risviluppando l'osteofita dorsale e forse mediale e aumentano dolore e rigidità (ben peggio di prima dell' intervento). Insomma il quadro è quello una progressione netta dell' artrosi. In caso di fallimento mi e' stato parlato di artrodesi, una cosa che mi fa venire lo sconforto solo a nominarla.
Vorrei chiedere:
1) quali delle numerose tecniche di cui ho letto (osteotomie correttive, micro perforazioni, trapianti di cartilagine, radiofrequenze, ...) e' ancora possibile applicare per salvare l' articolazione?
2) è corretto che venga proposto un intervento che, in caso di fallimento, porta in brevissimo tempo ad una condizione ben peggiore di quella preoperatoria, per di più senza essere avvertiti di questo rischio? si configura in questo caso una condotta negligente e quindi esistono le condizioni per una richiesta di risarcimento danni?

Ringrazio di cuore per l'interessamento.
Nicola
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Prof. Alessandro Caruso Ortopedico, Medico fisiatra, Medico dello sport, Medico osteopata 4.2k 135 1
Gentile paziente di Cagliari, è difficile rispondere al suo problema, poichè oltre all'esama clinico-funzionale del piede operato, si dovrebbe valutare un esame radiografico ed un fotopodogramma di entrambi i piedi, prima di stabilire l'eventuale trattamento chirugico sempre ricostruttivo da eseguire.
Di artrodesi, parlerei molto ma molto dopo ed in caso di fallimento di ogni altra possibilità terapeutica.
Riguardo alla sua domanda di carattere medico-legale le si fa notare, al di fuori da qualsiasi impensabile idea corporativistica o di difesa d'ufficio, che la chirurgia del piede è molto complessa e difficile, che un'osteofita dorsale e/o mediale può svilupparsi indipendentemente dalla tecnica e dalla validità del gesto chirurgico, che a volte capita una recidiva o un risultato anche immediato non desiderato, senza che ciò sia da imputare sempre e comunque a negligenza o imperizia del chirurgo.
Il tutto con quella razionalità, quella logica che deve discernere ogni caso clinico dall'altro e non deve mai escludere la possibilità sempre presente dell'errore umano.
Cordiali saluti ed auguri
Alessandro Caruso
Specialista Ortopedico-Traumatologo//Fisiatra
Messina

Alessandro Caruso
Specialista Ortopedia - Traumat.//Medicina dello Sport
Specialista Medicina Fisica e Riabilitazione -Messina -

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Prof. Caruso,
la ringrazio per la risposta che trovo sincera e ragionevole.
Quindi, assumo, e ne sono convinto, che operatore, tecnica e gesto chirurgico siano stati buoni, se non ottimi.
Tuttavia, nel mio caso particolare, critico questi due aspetti:
Per un caso lieve si propone comunque un intervento chirurgico che come risultato praticamente immediato può avere un peggioramento della situazione iniziale.
Non vengo avvertito di questa eventualità, non rara, e non vengo messo nelle condizioni di fare una scelta consapevole.
L' espressione "condotta negligente" si riferiva a questo comportamento, secondo me, poco corretto.
Cosa ne pensa?

Grazie ancora.
Nicola
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Prof. Alessandro Caruso Ortopedico, Medico fisiatra, Medico dello sport, Medico osteopata 4.2k 135 1
Egr. sig. NICOLA di Cagliari.
Non ho mai detto che operatore, tecnica e gesto chirurgico da lei eseguiti siano stati certamente buoni o ottimi, ma è anche irragionevole e scorretto asserire il contrario, senza alcuna documentazione medica, senza alcun esame clinico-funzionale del piede operato e di quello controlaterale,senza avere dei riscontri radiografici e similari prima e dopo l'intervento chirurgico.
Per quanto riguarda la sua domanda su eventuale " condotta negligente " sulle informative all'eventuale intervento e tutte le altre situazioni correlate e correlabili,non si può entrare nel merito, nè ergersi a giudice, in quanto oltre all'imprenscindibile e sacrosanto dovere dell'interlocutorio della controparte, queste sono sue personalissime considerazioni legate al consenso informato dell'intervento chirurgico e non suffragate da prove concrete obiettive.
Cordiali saluti
Alessandro Caruso
Specialista Ortopedico-Traumatologo//Fisiatra
Messina