Mal d'auto alla guida

Buonasera,
avrei bisogno di un vostro parere relativamente ad un problema che ho ormai da molti anni.

Fin da piccolo ho sempre sofferto di mal d'auto, ogni volta che salivo in macchina, sia per brevi che per lunghi percorsi, mio padre si doveva fermare dopo poco tempo perché non mi sentivo bene. L'unica cosa che mi faceva stare un pò meglio erano le classiche xamamina o travelgum (con i relativi effetti collaterali di sonnolenza), mentre invece il sedere nei sedili anteriori non sempre era risolutivo, specie in percorsi con curve.

Mi è sempre stato detto che da adulto il problema si sarebbe risolto spontaneamente ed effettivamente devo dire che, come passeggero, il mal d'auto è un pò diminuito, anche se in presenza di curve o percorsi lunghi il rischio di sentirmi male è sempre dietro l'angolo.

La cosa che mi preoccupa invece e che rende la mia vita molto "limitata" è il mal d'auto che ho quando sono alla guida. Da quando infatti ho preso la patente a 18 anni il disturbo è ancora più importante, mi sento peggio se sono alla guida rispetto a quando sono un semplice passeggero. Come è possibile? Non dovrebbe essere il contrario?

Come potete immaginare questo disturbo limita molto le mie giornate, spesso sono costretto ad evitare viaggi anche di breve durata (tragitto casa-lavoro) quando non ho una persona accanto a me che, in caso di malore, possa sostituirmi alla guida.

Il mal d'auto quando sono alla guida si presenta spesso con queste caratteristiche: mal di testa, irrigidimento cervicale, sbadigli, sudorazione fredda.
Secondo voi a cosa può essere dovuto? Ci sono farmaci che possono essere assunti durante la guida ma che non danno sonnolenza?
Che tipo di esami dovrei eseguire per comprendere la natura del problema?
Può essere in qualche modo un problema psicologico da trattare come attacco di panico?

Grazie mille.
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Dr. Edoardo Bernkopf Dentista, Gnatologo, Esperto in medicina del sonno 6.5k 211 29
Gentile Paziente, poiché il problema è di vecchia data e apparentemente senza soluzione (immagino abbia già consultato altri medici, visto chen assume abitualmente i farmaci specifici), vorrei sottolineare una sua componente che di solito viene trascurata: la conformazione della bocca e dell’occlusione dentaria.
A mio parere , ragionando di vomito, esiste un continuum che da un lato costituisce un quadro banale quasi fisiologico (tutti possiamo vomitare occasionalmente), dall’altro può configurare una patologia più grave, fino alla Sindrome del Vomito Ciclico.
Poiché si vomita anche con la bocca, qualcosa può forse dire anche il dentista.
Per vomitare volontariamente si stimola il retrobocca con un dito: ebbene, anche stimolando il retrobocca con la lingua, quando questa si atteggi in posizione retrusa, si può ottenere involontariamente lo stesso effetto, o meglio una tendenza a vomitare spesso, complici altre concause, emozionali, alimentari, auto , barca, come anche la contestuale presenza dei quadri patologici in qualche modo affini, come emicrania, sindromi vertiginose, Reflusso Gastro Esofageo, che a loro volta possono per contro essere aggravati dalla concausa strutturale sfavorevole, vale a dire dalla malocclusione. La posizione retrusa della lingua si coniuga quasi sempre con una postura mandibolare sfavorevole, visto che la lingua ha un’importante inserzione sulla mandibola. Ne conseguono spesso schemi deglutitori atipici ( anche questi possono contribuire alla tendenza a vomitare) e respirazione orale. Quest’ultima porta il paziente a raffreddarsi spesso, e quindi a deglutire molto muco e a mangiare respirando con la bocca, deglutendo così molta aria, il che può contribuire a favorire il vomito. In questo contesto si può inserire anche l’associazione tosse-vomito, spesso descritta.
Negli adulti nausea e vomito si associano spesso a episodi di vertigine più o meno frequenti o della durata di attimi, automaticamente attribuiti a "pressione bassa" (anche se mai misurata): la vertigine è spesso favorita da disfunzioni dell''articolazione temporo mandibolare, che alla malocclusione spesso di accompagnano.
Questi problemi possono a volte costituire un continuum, o meglio un''area patologica dai confini incerti e dalle definizioni mediche chiare in dottrina, ma assai meno nella pratica quotidiana. Nell’esperienza di chi si occupa di gnatologia, peraltro, la loro soluzione é un gradito, e non sempre marginale, risultato di contorno cui si assiste nell''intercettazione occlusale di questi casi con appositi dispositivi intraorali, ovviamente quando se ne riscontrino le indicazioni.
Cordiali saluti ed auguri.

Dr. Edoardo Bernkopf-Roma-Vicenza-Parma
Spec. in Odontoiatria, Gnatologo- Ortodontista
edber@studiober.com - www.studiober.com

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