Una settimana iaspettatamente alcune notti fa il mio sonno è stato interrotto

Buongiorno
in questo periodo che sono in ferie mi sta acadendo una cosa inaspettata
premetto che provengo da un inverno di intenso lavoro in cui non mi sono rispariato uscivo alle 6.30 e rientravo alle 19 di sera pressato anche da pensieri per il mutuo di casa da sostenere avendo una bimba e mia moglie che non lavora ma ho retto senza problemi il ritmo. adesso che sono in ferie da una settimana iaspettatamente alcune notti fa il mio sonno è stato interrotto da improvvisi attacchi credo di ansia o angoscia (non so quale sia l termine piu adatto) in cui mi mancava l'aria e avevo una paura e un senso di disagio che non riesco a definire. po uscendo in balcone riuscivo dopo un po a ritrovae la calma e addormetnatrmi, ora da tre giorni invece quando provo a addormetarmi subito mi sveglio per un senso di ansia che mi da intenso malessere che non mi fa più addormentare se non alle 4 olle 5 di mattina dove riesco a fare 3 4 ore di sonno, il giorno ora ho un po di ansia che non so se sia legata alla paura di cosa accadra la sera o se sia pura asia. counque se esco di casa e passeggio per centri commerciali o ceniamo con la mia faniglia assieme a mie genitori l'ansia passa totalmnete però la sera anche se ho sonno appena provo a addormentarmu si ripresenta con tutte le conseguenze del caso cosa mi potete consigliare inizio a avere paura non vorrei ricorrere a swdute psichiatriche che solo a pensarci mi mettono terrore. Grazie
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Dr. Tommaso Vannucchi Farmacologo, Psichiatra, Tossicologo 7.6k 389 1
entie utente
il disturbo del sonno che lei riferisce è da ascriversi verosimilmente ad una situazione reattiva a fattori stressanti,che lei ha accennato,le consiglio di non sottovalutare la situazione e di rivolgersi magari in primis al medico di famiglia che valuterà l'eventuale necessità di terapia specifica o di inviarlo ad uno specialista

Tommaso Vannucchi

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dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
La ringrazio per la sua risposta
nell'ultima settimana l'ansia è andata un pochino calmandosi non che sia passata del tutto soltanto che adesso si manifesta esclusivamente prima di andata a dormire e il forte senso di panico si è calmato e anche se con un po di fatica riesco ad addormentarmi. la cosa però stranisima è che da lunedi ho ripreso a lavorare e mi sembra che in concomitanza con la ripresa dell'atività lavorativa il mio stato sia notevolemte migliorato è possibile ce il lavoro aiuti il mio stato benchè io avessi una gran voglia di stare in ferie? cosa può indicare questo (premetto che comunque gli stati di ansia notturni non sono ancora del tutto passati si stanno facendo soltanto più controllabili e meno duraturi)
grazie
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Dr. Tommaso Vannucchi Farmacologo, Psichiatra, Tossicologo 7.6k 389 1
certamente che l'attività lavorativa migliori un eventuale disagio(senza dilungarmi sul perchè in quanto sarebbe un discorso lungo)
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dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentilissimo Dottore la ringrazio ancora per la sua disponibilità e le chiedo se questa situazione dovesse rientrare completamente mi consiglia comunque di consultarmi con il mio medico o posso considerarla superata oppure adottare qualche particolare accorgimento.
Un sentito Grazie
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Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 927 16
Gentile signore,
La situazione da lei descritta fa pensare a certi casi di
'dipendenza dal lavoro', che gli anglosassoni chiamano "workaholics", traducibile in "lavoral(col)ismo": non è poi così rara, specie fra lavoratori autonomi.
Le motivazioni all'iperlavoro possono essere realistiche, bisogno di soldi, lavoro da finire, ecc, ma finisce che diventa una specie di abitudine irrinunciabile e finisce che quella persona sta bene solo al lavoro.
Le ferie in questi casi sono a volte drammatiche, un po' come come nel suo caso, quasi una 'sindrome da astinenza'.

Come in altre abitudini e dipendenze ( non solo da sostanze, o da cibo/no-cibo, o da internet!) ci sono due aspetti da considerare: quello dell'abitudine, che di per sè fa innescare meccanismi che è poi faticoso interrompere, e quello delle condizioni di base che hanno fatto ricorrrere a quell'abitudine come una auto-cura da altri problemi, che è il caso forse di mettere a fuoco e di approfondire.

Cordialmente

Dr. Gianmaria Benedetti

http://neuropsic.altervista.org/drupal/

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dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentilissima Dottoressa
la ringrazio sentitamente per la sua risposta molto dettagliata.Per tale ragione mi permetto di darLe qualche altro dettaglio per meglio inquadrare la mia situazione:
io credo di rientrare nel quadro da lei descritto infatti sono un programmatore che da circa 10 anni lavoro con contratto a progetto sono sposato da 5 anni e abbiamo avuto una bimba che ora ha 2 anni avendo un mutuo in corso e lavorando soltanto io è estremamente difficile arrivare a fine mese e quindi ho iniziato un secondo lavoro come insegnante di informatica in una scuola di informatica per rendere sostenibile la situazione e ciò mi ha portato a lavorare nel corso dell'anno 11 ore al giorno (anche se comunque non ci siamo potuti pemettere le vacanze estive e nessun tipo di svago) . sicuramente la situazione non mi rende felice anche perchè anche il contratto a progetto che è il mio lavoro principoale benchè sia con la stessa società e il tipo di lavoro mi piace non mi soddisfa poichè mi da un'idea di precarietà che sento ancor più ora che ho la responsabilità di una famiglia. Mi rendo conto che il mio pensiero fisso è la famiglia e il modo per non fargli mancare nulla (per esempio il fatto di non esserci potuti pemettere neppure un piccolo viaggio nonostante gli sforzi fatti mi è molto pesato).
forse mi sono dilungato troppo e sicuramente non ho nenache esaurito quelli che sono i miei pensieri ma volevo comunque darLe un quadro per meglio chiarire il mio profilo. mi chiedo alla luce di quanto Lei ha scritto se forse il lavoro sia a questo punto un modo per allontanare questi pensieri e questo mio disagio che invece mi avevano creato ansia nel periodo di ferie in cui non ero occupato.
Grazie!!
[#7]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 927 16
Gentile signore,
da quello che Lei aggiunge mi sembra che a spingerla a lavorare pesantemente siano, più che una dipendenza patologica, sensi di responsabilità, forsa sensi di colpa verso la sua famiglia, attivati, come in molte persone, dalle diffuse difficoltà economiche di questo periodo che si uniscono forse a sue specifiche valenze personali. E' possibile che lei chieda molto a sè stesso, quasi al limite della sua resistenza, come se si vedesse l'unico responsabile per la sua famiglia.
Il consiglio potrebbe essere di parlare con sua moglie e cercare di vedere realisticamente la situazione, insieme, condividendo la responsabilità della famiglia, per evitare che lei sia trascinato da una visione sua soggettiva che può un po' distorcere le cose e metterla in difficoltà come quelle che ha avuto.
Cordialmente
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