Eroina,subutex,metadone,oppio

Ciao.Correggetemi se sbaglio...
Dall'oppio (sostanza naturale) viene lavorata e ricavata la morfina (sintetica)
Dalla morfina derivano l'eroina e la buprenorfina (subutex)
...
E il metadone??

Me lo chiedo perchè ho assunto per 4 anni eroina (mi sono sempre bastate poche dosi).Per i primi 2 fumata,per 1 e mezzo iniettata (ho iniziato per curiosità,non per crisi d'astinenza).Ma sono sempre riuscita ad evitare la dipendenza fisica,così quando ho dovuto farlo sono riuscita a smettere senza cure (non sono MAI stata in cura) per circa 2 mesi.Terminata la necessità ho riiniziato iniettandola.Ma per poco,in quanto grazie a buoni consigli sono tornata a fumarla.
Ho appena passato un periodo in cui avevo limitato l'uso a una volta a settimana,a volte anche 1 ogni 2 settimane.
Ora sono 5 settimane che non la uso,ma la dipendenza psicologica non mi si scrolla ancora...
Tant'è che nella quarta di queste ultime 5 settimane mi sono fatta regalare una subutex da 2 mg e me la sono iniettata.E oggi,a distanza di una settimana,ho sentito forte la voglia di stare fatta.
Ho letto anche le inserzioni sul sito,ma...
A livello biochimico,la subutex può aver fatto risvegliare qualche meccanismo di ricaduta nel mio corpo o,avendo una molecola differente,la sensazione era dovuta sempre all'eroina?
Quale è tra oppio,metadone e subutex la sostanza che meno andrebbe a risvegliare la dipendenza psicologica da eroina?E quale di più?
GRAZIE
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

Non è chiaro se qualcuno l'abbia visitata e le abbia fatto una diagnosi oppure no. Se ha una dipendenza da oppiacei (in cui la dipendenza fisica c'è, non sempre, e non è un elemento decisivo), sarebbe il caso che si curasse per questa. Da come scrive sembra che sia dietro al problema di non riprendere l'uso di sostanze.

La conoscenza che ha delle sostanze non è corretta, ma non c'entra nulla il naturale o sintetico con il problema che lei pone.

Il modo in cui usa il subutex, che è in commercio come medicinale, non corrisponde al suo uso terapeutico.

Se ha una dipendenza, si risveglia da sola, non è un problema di intossicazione. Si ricade perché si è dipendenti, la ricaduta avviene a partire da una situazione di non-uso. Non è che il riusare determina la ricaduta, si è già ricaduti quando si arriva ad usare dopo essersi imposti di non farlo, per motivi propri.
La tossicodipendenza è "psicologica" nel senso che è una malattia del cervello, indotta dall'uso di alcune sostanze. Come tale va trattata.

Il fai-da-te, oltre a non produrre benefici e ad essere anche rischioso, è un modo di evitare di farsi spiegare il problema mentre ci si cura.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
La ringrazio molto per la risposta. Nessuno mi ha mai visitata, questo perchè ritengo che nelle cure vengono prescritti troppo facilmente psicofarmaci o medicinali, quali appunto subutex e metadone, e io mi rifiuto di uscire da una tossicodipendenza per cadere in un'altra. Anche perchè in 4 anni sono riucita a non avvertire la mancanza d'eroina a livello fisico, non vorrei arrivare a sentirla per i suddetti farmaci. Vorrei solo che tutto finisse una volta per tutte, e tante volte sento che ci sono...ma poi ancora il pensiero torna lì, e mi rendo conto che non è ancora finita.
Lei dice che la dipendenza si risveglia da sola, non è un problema di intossicazione... Io pensavo dipendesse dalla molecola che, essendo a seconda della sostanza più o meno liposolubile, resta per un determinato periodo di tempo nel corpo, dopo il quale uno può considerarsi di nuovo libero dalla sostanza, dalle ricadute, insomma dalla dipendenza psicologica. Dunque non è così? Forse allora è solo una questione di abitudine, di ricordi che a volte tornano a farsi vivi? Se così fosse, perchè si danno subutex e metadone come cura, dal momento che il loro effetto va a stimolare gli stessi recettori dell'eroina, e quindi le sensazioni a livello psicologico sono, all'incirca, le stesse??
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

Lei propone il solito equivoco. La terapia con subutex o metadone eseguite secondo i canoni non configurano alcuna tossicodipendenza, per quanto riguarda l'esservi parzialmente assuefatti (non a tutti gli effetti), questo non significa dipendenza, altrimenti diventa un gioco di parole. Non è che si usano perché sostituiscono l'effetto dell'eroina né perché tamponano l'astinenza, si usano per modificare il comportamento del tossicodipendente, restituendo la libertà di scelta sull'uso di oppiacei.

Si dipende dal farmaco nel senso che per averne il benefico (non essere più tossicodipendente) si deve assumerlo continuativamente, non perché sia importante l'assunzione del giorno, nel senso che essendosi curati per giorni e giorni dopo si stabilisce un effetto terapeutico, e per mantenere questa condizione di apparente "guarigione" è necessario proseguire la cura, per tempi lunghi, altrimenti l'effetto terapeutico è perso dopo un periodo variabile dalla sua sospensione. L'astinenza c'entra poco in questo discorso, è un aspetto tecnico da gestire in chi sospende le cure ma non è il fattore che determina quel che succede in seguito.
Chi assume una cura continuativamente comunque non ha questo problema del sentirsi male se la sospende, non prevede di sospenderla e comunque non di farlo bruscamente.


La molecola (eroina) va via quasi subito. La dipendenza è una modificazione persistente (forse permanente) del cervello che comporta una automatica e ciclica riattivazione di un istinto a cercare e consumare la sostanza.

"dipendenza psicologica" non significa niente, la dipendenza è quella psicologica, ma psicologica significa cerebrale.

La stimolazione che subutex e metadone danno dei recettori è radicalmente diversa, altrimenti non avrebbe il minimo senso. I recettori sono quelli, la modalità è diversa, tale da rendere questi prodotti terapeutici, altrimenti sarebbero altre "eroine". L'uso deriva dal fatto che invece inducono altri effetti e riescono a sostenere l'attività del sistema equilibrandolo, ma senza attrarlo verso di sé.
Le sensazioni a livello psicologico non sono le stesse, ma questo c'entra relativamente, perché quel che induce dipendenza non sono le sensazioni di per sé.
L'abitudine è qualcosa rispetto a cui si è liberi, nessuno se ne lamenta per non riuscire a sospenderla quando vuole. I ricordi di un tossicodipendente sono belli e brutti, ma quelli recenti sono brutti, se bastasse questo non esisterebbe alcuna dipendenza.

Questo è quanto. E' una malattia, ha una cura. La malattia è cronica, recidiva per definizione. Non ci sono strumenti nel cervello di chi è malato, tranne il coraggio e la pazienza di curarsi tramite strumenti esterni.
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dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Beh, che dire... se non avevo capito questo fino alla sua spiegazione ora più di prima mi rendo conto di quanto davvero non ci ho capito niente quel giorno in cui ho scelto la prima volta di farne uso.

Tutte le droghe rovinano il cervello, lo bruciano, e se va male se ne esce instupiditi.. mentre se ho ben capito l'eroina lo modifica, anche se si riesce ad uscirne sani di mente...
sembra quasi assurdo come un semplice agglomerato di atomi possa fare una cosa del genere... rendere schiava una persona che ha il pieno possesso delle proprie capacità mentali...
Dunque l'uso di subutex per via endovenosa non è terapeutico per un motivo simile? E a questo punto mi chiedo... le subutex endovena portano anch'esse dipendenza?
O forse in questi casi entra in gioco solo il fatto dell'agofilia?

Per il momento comunque ho fatto tanti grandi passi per me stessa, ho lottato sempre da sola, e con la volontà sono riuscita a riprendere in mano la mia vita... ora manca un ultimo gradino, purtroppo forse il più alto...

L'uso di una cura (adeguata e seguita da specialisti) di subutex o di metadone, forse, alla luce di ciò che mi ha detto, serve a dare più tempo al cervello di guarire...

Ma ormai credo di essere a buon punto, e ci sono arrivata da sola... Non ho mai dato colpe a nessuno per i miei sbagli, e non ho mai chiesto aiuto a nessuno per raggiungere i miei "successi" (se così vogliamo chiamarli, perchè analitacamente si tratta solo di ritornare a vivere normalmente). E forse ormai non è poi così sbagliato poter credere che posso essere ancora io, da sola, a porre fine a questi ultimi strascichi...
Ciò non toglie il fatto che resterò sempre riconoscente a quelle persone che, anche senza accorgersene, o per loro volontà, hanno fatto qualcosa per me.
Ed è per questo che le pongo i miei più sinceri ringraziamenti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

vede Lei ragiona su quello che abbiamo detto, ma poi putroppo l'ultima parte del ragionamento è errata.

Non è a nessun "buon punto", si sta autogestendo in una condizione che invece richiede una gestione medica, e merita una gestione medica.

Non ci sono colpe e non ci sono successi, ci sono malattie che si curano. Sarebbe sbagliato dare colpe, anche a se stessi, così come è sbagliato darsi dei meriti, scegliendo da soli cosa deve essere considerato successo o "essere a buon punto".

Lo stereotipo delle dipendenze da oppiacei è che finché uno è stato abbastanza bene ci è riuscito da solo, nel senso che è riuscito a fare cose che non avevano a che fare con la cura della malattia, solo al miglioramento delle condizioni immediate. Disintossicarsi è una di queste cose, che fa cantare immotivatamente vittoria a tutti. Anche il tossicodipendente peggio ridotto, o con storia più lunga, non riesce a evitare di celebrare le volte che "smette".

La cosa più difficile per tutti è farsi spiegare cosa si ha (diagnosi) e accettare che se la propria condizione corrisponde ad una malattia che evolverà in un certo modo, l'atteggiamento "è colpa solo mia e quindi dovrà essere merito mio uscirne" non paga, e alla fine non permette di difendersi.