Disturbo d'ansia generalizzato e ricadute


Buongiorno
vi espongo (spero brevemente) la mia situazione.
Dall’età di 26 anni ( 2007 ) in seguito a diagnosi di disturbo d’ansia generalizzato ho intrapreso una cura farmacologica cipralex 10 mg a dosaggio pieno per 1 anno e mezzo parallelamente ho intrapreso anche un percorso psicologico cognitivo comportamentale, dopodiché una lenta riduzione del farmaco (mesi) e nel giro di breve una ricaduta. Altro ciclo di 1 anno e mezzo e altra riduzione lenta con terapia breve strategica… altra ricaduta peggiore della prima che come primo sintomo “forte” si manifesta con insonnia (difficoltà a prendere sonno, paura). Ad oggi ho dovuto riprendere il farmaco dietro consulenza medica specialistica.
Quello che ad oggi mi chiedo è : è il mio sistema genetico che ha qualche carenza?
Se per vivere “bene” dovessi prendere “per sempre” il farmaco questo sarebbe possibile oppure le molecole del farmaco dopo anni vanno cambiate?
Passo dalla rassegnazione alla consapevolezza del disturbo ma mi piacerebbe avere delle risposte quantomeno per capire se posso evitare di soffrire come un cane ogni qualvolta si ripresenta una ricaduta.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Il disturbo d'ansia generalizzato è spesso duraturo. Le cure possono curare a lungo, e i migliori risultati si ottengono con cure durature. Dopo un anno e mezzo si è deciso di interrompere solo il farmaco o anche la psicoterapia ? Perché se fosse solo il farmaco non si capsice il ragionamento che è stato fatto.

Dr.Matteo Pacini
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente

con la psicoterapia cognitivo-comportamentale avrebbe
dovuto acquisire degli strumenti cognitivi che non
avrebbero dovuto portarla a ragionare come sta facendo in questo monento con dubbi sulla genetica o quantaltro.

Probabilmente, qualcosa nel suo trattamento non funziona.

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[#3]
dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio per le vostre risposte

Nel mezzo si era deciso di interrompere entrambe le terapie farmacologica e psicologica così come da valutazione specialistica.
Volevo capire quanto tempo una terapia duratura e definitiva può durare?
Seppure sia in un momento particolare credo sia legittimo chiedersi se e quanto la componente genetica influisca. Tuttavia non ritengo una "colpa" avere una componente genetica che tenda a questo tipo di disturbo.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Non c'è un criterio standard, semplicemente il concetto che ci sono elementi della storia che indicano una tendenza alla ricaduta o al decorso cronico. Una ricaduta dopo ad esempio 6 mesi di benessere non significa che il disturbo è ritornato perché la malattia si è riaccesa, semplicemente può darsi che non fosse spenta, per cui tolto il meccanismo che la teneva "accesa al minimo" (come fosse spenta) ha avuto una naturale ripresa.
Adesso, oltre agli elementi già valutabili la prima volta, si aggiunge che dopo un certo tempo comunque tende ad avere ricadute, per cui è poco sensato a mio parere ripetere gli stessi cicli con la stessa durata per poi sospendere.
[#5]
dopo
Utente
Utente
Quindi lei ipotizza valida una cura molto lunga ( o quantomeno più lunga dei precedenti cicli?)
Le mie ricadute entrambe le volte si sono verificate subito dopo la sospensione TOTALE del farmaco, ovvero a parte piccoli episodi forse di sospensione durante la riduzione (durate entrambe 5-6 mesi) i sintomi diventano progressivamente più forti quando arrivo a 0 gocce. Nel primo caso sono crollata nel giro di una settimana, nel secondo nel giro di 1 mese e mezzo (con forti sintomi che la terapia psicologica mi aveva "aiutato" ad ignorare... del tipo forte angoscia, insonnia).
Alla luce di questi sintomi secondo lei si tratta di ricaduta, "assuefazione" (del corpo al farmaco), o cosa?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

La terapia psicologica non serve ad ignorare sintomi, ma a raggiungere una condizione in cui i sintomi non ci sono o sono ridotti.
Diciamo che il suo disturbo, come è proprio di questo disturbo, tende a ripresentarsi dopo periodi di cura della durata che Lei ha riferito, per cui al momento le lascia come alternative quelle di curarlo o di farci di nuovo i conti dopo intervalli di qualche mese, a ciclo di cura concluso.
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