Pseudodemenza depressiva

Buongiorno, chiedo questo consulto per mio padre che ha 60 anni. Cercherò di essere breve: negli ultimi anni ha avuto un calo della memoria recente e delle capacità cognitive, all'inizio non percepibile da noi familiari ma poi sempre più evidente. Tutto è iniziato con un anno di lavoro per lui molto stressante, l'ultimo prima della pensione, il 2009. Ci siamo rivolti a molti specialisti, tra cui un neurologo e un cardiologo (ora porta anche il pace maker) che hanno escluso l'alzheimer e propendono per una demenza vascolare; gli hanno prescritto l'Ebixa, una capsula al giorno. Però vivendo con lui tutti i giorni mi rendo conto che tende a dimenticare magari i piccoli "compiti" quotidiani, o lascia la chiave nella porta, o fatica tantissimo e si scoraggia subito quando deve fare qualcosa di nuovo per lui, mentre per esempio sulle cose che l'hanno sempre appassionato, come la politica, è molto più lucido. Premetto che non ha problemi di linguaggio di alcun tipo, segue i discorsi bene e risponde a tono.Inoltre è perfettamente consapevole della sua perdita di memoria e se ne preoccupa, e la cosa più importante da dire è che a noi che lo conosciamo da sempre è che è depresso. Noto che se per qualche giorno sto con lui, che sta spesso a casa da solo, gli parlo e lo coinvolgo in attività piacevoli anche la memoria migliora, e la lucidità. Certamente è difficile capire se la depressione sia una naturale conseguenza di questi deficit, come abbiamo sempre ingenuamente pensato noi familiari, oppure ne sia la causa. Sì. perché, anche se so che è sbagliato cercare di farsi le diagnosi da soli, la tentazione e l'urgenza di saperne di più è forte, così mi sono messa a navigare su internet e ho scoperto la pseudodemenza depressiva. Leggendo la diagnosi differenziale con l'alzheimer mi sono resa conto che i comportamenti di mio padre coincidono perfettamente con quelli della pseudodemenza depressiva, che peraltro è curabile. E ora la domanda: a chi mi posso rivolgere per stabilire se potrebbe essere questo il suo problema? Uno psichiatra? E, in caso, la cura sarebbe farmacologica o potrebbe bastare una psicoterapia? Grazie mille per le vostre eventuali risposte.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
da quello che Lei descrive, sono presenti i deficit cognitivi caratteristici iniziali di decadimento cognitivo su base organica (che possono evolvere verso la demenza, ma non necessariamente). L'attenuazione di questi deficit in presenza degli stimoli e punti di riferimento familiari (fra i quali: anche la presenza di una persona conosciuta), loro attenuazione in seguito alla stimolazione dell'attività mentale e con l'aiuto in tale attività: sono altrettanto caratteristici nella fase iniziale del decadimento cognitivo su base organica.

Sempre in base a quello che Lei descrive (i vecchi "passioni" del Suo padre che sono ancora "vivi", la capacità di reagire positivamente alla Sua presenza) non ho un'impressione che sia presenta un quadro depressivo di tale gravità da determinare una "pseudodemenza".

Tuttavia, uno stato depressivo (anche se fosse di gravità intermedia) non si può escludere. Fra le cause dell'ipotizzato da voi stato depressivo potrebbero essere anche la solitudine ed il pensionamento. Anche negli stati di decadimento cognitivo organico ed anche nelle malattie cardio-vascolari lo stato depressivo può giocare un ruolo di "con-causa" o di fattore aggravante o/e precepitante.

E' ovvio che per fare le valutazioni e le conclusioni bisogna vedere e visitare la persona, non le si può fare via internet. lo specialista di riferimento per dirimere se è presente lo stato depressivo, di quale origine è e quali cure sarebbero in tal caso appropriate è lo Psiciatra. Se "la cura sarebbe farmacologica o potrebbe bastare una psicoterapia" è possibile dire solo visitando la persona.

Dr. Alex Aleksey Gukov

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Utente
Utente
Grazie mille per la risposta e per l'estrema velocità. Per quanto riguarda il miglioramento che noto quando si dedica a cose che ama, è comunque tutto relativo ad uno stato generale di "spegnimento", non so come definirlo meglio. Non lo vedo più veramente entusiasta da anni. In ogni caso, come dice giustamente lei, anche se la demenza non fosse provocata dallo stato depressivo, occorre aiutarlo anche da quel punto di vista lì, quindi contatterò al più presto uno psichiatra. Grazie ancora e buon lavoro.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

Una condizione di demenza può portare a fenomeni depressivi regolati anche dall'andamento della demenza.
La presenza di una demenza pone come progressione anche la presenza di sintomi depressivi come possibile stadio evolutivo della stessa, oltre alla possibilità di sviluppo di altri sintomi.
Altra condizione da valutare è un possibile effetto collaterale della terapia in corso che deve considerare possibili variazioni posologiche o di trattamento qualora sia possibile un effetto di questo tipo.

Tentare di trovare una ulteriore diagnosi sulla condizione attuale può essere controproducente e non trattabile adeguatamente dal punto di vista psichiatrico.

A mio avviso, è più utile proseguire con il curante attuale.

https://wa.me/3908251881139
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Utente
Utente
Oddio, mi sto confondendo. Lei mi consiglia di lasciare perdere anche un tentativo? Non è mai stato visitato da uno psichiatra, solo da neurologi. Non è possibile che sia stata una forma di depressione, nel 2009, del tutto giustificata da eventi della sua vita lavorativa, a innescare una forma di pseudodemenza che poi non ha fatto altro che generare un circolo vizioso per cui meno ricorda più si sente demoralizzato e più si demoralizza meno ricorda? Io, soprattutto perché sono sentimentalmente implicata, vorrei vederci chiaro. Se poi la sua condizione mentale confusionaria non è dovuta alla depressione ne prenderò atto, ma vederlo perdere anni preziosi della sua vita senza neppure andare a fondo della questione per me è ancora più terribile. Anche perché il neurologo da cui è in cura ha detto che forse potrebbe essere demenza vascolare, ma non è stata una diagnosi certa, più un'ipotesi. Per quanto riguarda l'Ebixa, non mi sembra abbia portato grandi miglioramenti, però non ha neppure influenzato il suo umore, che è cambiato dal 2009 e si è mantenuto stabilmente depresso e a tratti ansioso, per via sicuramente del suo non essere più in grado di gestire certe situazioni. La ringrazio intanto per la cortese risposta.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
A mio avviso, introdurre più figure per un paziente che ha dichiaratamente una patologia di un certo tipo può non essere utile.

La multidisciplinarietà ha senso in altri ambiti.

In questo caso, il neurologo può avere le competenze adatte per evidenziare e stabilire un trattamento.

E' anche da considerarsi che un fenomeno di questo tipo va contestualizzato anche nell'ambito delle lesioni che si sono create e che hanno portato alla demenza, una lesione di alcuni loci, infatti, può determinare una problematica depressiva che può presentarsi resistente ai trattamenti.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Riaggiungo un commento. ... un parere alternativo.

Se il coinvolgimento del nuovo specialista viene fatto senza metterene al corrente chi segue già la persona o/e se gli specialisti coinvolti danno ascolto ciascuno solo a sé stesso, allora è certo che si creerà la confusione.

Se gli specialisti sanno collaborare, allora non si crea la confusione.

E se uno specialista agisce secondo le regole d'arte e sa ipotizzare quello che è la regola di ipotizzare, e di chiedere lui stesso, eventualmente, un consulto nella specialità "vicina", allora è ancora meglio !

La cura della demenza e del deterioramento cognitivo su base organica è, al giorno d'oggi, di competenza neurologica. La diagnosi però non è solo di competenza neurologica.

Tale diagnosi comprende più tipi di accertamenti, fra i quali anche la visita dello specialista (neurologo o psichiatra), ma anche i test neuropsicologici, che quantificano e caratterizzano i livelli di deficit nelle aree diverse di funzionamento intellettivo e nelle aree di funzionamento quotidiano pratico. Non so se tali test sono stati somministrati.. In ogni modo, prima di procedere con tali test, di norma va accertato che non sia presente uno stato depressivo clinicamente significativo (che può alterare i risultati); anzi, accanto alla batteria dei test ai quali ho accennato, va spesso somministrato un questionario mirato ad individuare un'eventuale depressione. Qui siamo vicino al concetto della "pseudodememza" che Lei ha toccato, e che va giustamente esclusa (o confermata) in ogni caso nel quale si ipotizza la demenza. La visita dello psichiatra può essere richiesta in aggiunta ad un tale questionario, se si ha il sospetto dello stato depressivo.

La presenza di un eventuale stato depressivo non "scarta" automaticamente la diagnosi di demenza, ma va tenuta in conto. Anche se la diagnosi di deterioramento cerebrale "organico" restasse, se associato ad uno stato depressivo non considerato, questo deterioramento può essere sovrastimato..

Rispetto alla cura: questa merita la rivalutazione (come anche la diagnosi), visto che dal 2009 ad oggi qualche anno è passato, visto che la diagnosi di partenza è stata approssimativa e visto che l'Ebixa (la memantina) è indicata per la cura delle demenze di tipo degenerativo (tipo alzheimer) o dove si ipotizza una forma mista (vascolare + degenerativa). Può darsi che è stata ipotizzata tale ultima forma..

Il farmaco è indicato nelle forme di deterioramento moderate e gravi, mentre nelle forme lievi l'effetto potrebbe essere poco apprezzzabile. In ogni modo, però, ad esempio nelle forme moderate e gravi, il farmaco non "ripristina" i deficit, ma "rallenta" la progressione dei deficit. Dunque, da alcuni specialisti è utilizzato anche nelle forme lievi, sempre a scopo "preventivo".

Inoltre, da alcuni autori sempre questo farmaco (la memantina) è stato proposto anche come uno stabilizzatore di umore, e non è da escludere che la "stabilità" della depressione del Suo padre, senza ulteriori peggioramenti, possa essere dovuta anche a tale farmaco..

Mentre per quanto riguarda le forme "vascolari", quanto ne sappia io, non si parla di farmaci "antidemenziali", ma dei farmaci e delle misure di "prevenzione dei rischi cerebrovascolari" e cardiovascolari in generale (dei quali non bisogna dimenticare!), un farmaco "antigenerativo" (Ebixa) probabilmente è stato aggiunto come una misura preventiva in più.

Dunque, avrebbe senso di proporre al vostro curante neurologo una "rivalutazione in itinere", che nelle malattie a decorso progressivo (nel senso di peggioramento), come la demenza, sarebbe corretto fare ogni tot di anni. In occasione di tale "rivalutazione", oltre agli esami neuroradiologici, fra gli altri accertamenti ai quali ho accennato sopra ci starebbe anche una visita psichiatrica.

Esistono le unità specializzate nella valutazione delle demenze: le UVA (unità valutazione alzheimer: il che non vuol dire che si occupano solo di alzheimer). Talvolta fanno parte degli ambulatori ospedalieri, talvolta - dei servizi di psicogeriatria. Hanno dei protocolli. Provate ad informarvi. Il medico di base dovrebbe sapere quale di queste UVA è della vostra zona e, magari in accordo con il neurologo, potrebbe inviarvi lì per l'accertamento.
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Utente
Utente
Grazie mille dottor Gukov, ora la situazione mi è molto più chiara e proveremo a parlarne con il suo neurologo. In realtà spulciando tra i vari fogli delle varie visite effettuate ho scoperto che all'inizio della lunga trafila una neurologa gli aveva prescritto psicofarmaci (non ricordo bene quali, controllo stasera quando sarò a casa) che lui non aveva voluto assumere perché temeva fossero troppo forti e invasivi per un problemino che allora gli sembrava in qualche modo ancora affrontabile; aveva preferito consultare altri specialisti, finché non ha trovato quello con cui è in cura ora. Vorrei inoltre aggiungere alla storia un altro elemento che mi ero dimenticata di scrivere: un aspetto che è incredibilmente variato dal 2009 è il suo appetito. Se per tutta la vita è stato una buona forchetta ha iniziato a mangiare pochissimo, ma proprio pochissimo. Però immagino che a questo punto mi direte che può essere anche questa una conseguenza della demenza, anche se avevo ingenuamente immaginato potesse essere un altro punto a favore dell'ipotesi depressiva.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
<<..mi direte che può essere anche questa una conseguenza della demenza, anche se avevo ingenuamente immaginato potesse essere un altro punto a favore dell'ipotesi depressiva..>>

- Se si è "di parte" di una delle ipotesi, non è possibile essere obbiettivi. Inoltre, "l'ipotesi depressiva" e quella della demenza non bisogna vedere solamente come contrapposte, perché una non esclude l'altra.

In realtà, in base alle Sue descrizioni, penso che si potrebbe parlare di un probabile deterioramento cognitivo, ma non sono affatto sicuro che le alterazioni cognitive e della memoria daLei riportate sono sufficienti per la diagnosi di demenza. Ci vuole, come ho già scritto un ricontrollo. In ogni modo, con l'età è atteso un certo grado di peggioramento della memoria (anche se non è una "regola"), ed il sospetto della demenza iniziale e le cure preventive hanno anche un ruolo preventivo e conservativo (come sono preventive e conservative anche le cure per la codizione cardiaca). Un ricontrollo di questa situazione, come un chek-up complessivo ci vuole a periodi stabiliti. E' importante non sovrastimare, ma neanche sottostimare i deficit ed i rischi.

Anche ad un eventuale stato depressivo, ed in generale, alle condizioni emotive, conviene dare l'attenzione: sia come ai fattori confondenti le valutazioni, sia come ai fattori di rischio cardiovascolare, sia come ad un possibile indice indiretto della malattia organica, sia come ad una possibile manifestazione della malattia organica che non è migliorabile solo con una cura preventiva "antidemenziale", ma può richiedere interventi aggiuntivi (farmacologici o/e no è da vedere; comunque, almeno per quelli non farmacologici sembra che lo spazio ci sia).
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Perfetto, la ringrazio ancora e seguirò i suoi consigli.
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è passato un po' di tempo ma provo ad aggiornarvi sulla situazione. Poco tempo dopo questo scambio ci siamo rivolti ad un altro neurologo che è anche psicoterapeuta, che appena ha incontrato mio padre ha esordito dicendo che era evidentemente depresso. Gli ha così prescritto una cura antidepressiva leggera tenendo conto del fatto che è portatore di pace maker. La cura è iniziata verso il 25 luglio e il neurologo ci ha detto che occorrevano almeno sei mesi per poter valutare o meno la sua efficacia, nel frattempo ovviamente è andata a fare dei controlli e ha continuato a prendere Ebixa.
I sei mesi scadranno a gennaio, ma anche in questo lasso di tempo i miglioramenti ci sono stati, non posso dire eclatanti ma sicuramente ben riconoscibili. In famiglia ci siamo accorti che ricorda cose che prima gli sfuggivano, è più attivo, più interessato al mondo che lo circonda (è laureato ed ha insegnato per una vita dunque ha sempre avuto molteplici interessi, che sembravano non entusiasmarlo più) e anche il sonno (con ebixa dormiva tantissimo) e l'appetito sono migliorati. Ora la domanda è: per due settimane il neurologo ha provato ad aumentare l'ebixa da una a due pastiglie, e i risultati sono stati pessimi. è regredito a com'era prima, se non peggio. Quindi siamo tornati a una pastiglia e adesso ci chiediamo: non è il caso di smettere con ebixa? Nel senso, lo chiederemo al neurologo al prossimo incontro ovviamente, ma ho letto ( sì, lo so che non dovrei impicciarmi andando a leggere le cose su internet) che ebixa in soggetti che non ne hanno bisogno può paradossalmente rallentare la memoria. Dal momento che l'ebixa l'ha preso per due anni e non ha mai dato alcun miglioramento nè stabilizzazione, non sarebbe sensato provare a toglierlo e lasciare la cura antidepressiva, che invece ha avuto effetti molto benefici? Il neurologo sostiene che queste tipologie di farmaci non interagiscono tra loro, ma se ebixa stabilizza l'umore e gli antidepressivi agiscono su quello, non capisco come non possano essere collegati. in più, ponendo caso che sia "solo" depressione, il fatto che ebixa peggiori la memoria mi sembra da non sottovalutare. Insomma, ho finito il mio papiro. Grazie se qualcuno vorrà rispondermi.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Ma non è detto che non sia stato ebixa a dare il miglioramento sperato.

Un trattamento con antidepressivo fornisce risultati in 4-6 settimane e la valutazione a sei mesi è pressoché inutile.
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Utente
Utente
Buongiorno Dr. Ruggiero, grazie per la risposta. Sì, potrebbe essere, certo, è solo una sensazione, dato che ha iniziato ebixa nel 2010 e in quasi due anni non abbiamo visto nessun miglioramento, mentre ora con gli antidepressivi vediamo che migliora.
Volevo approfittare di questo thread per chiedere tre informazioni:
1) Esiste un modo per diagnosticare l'Alzhaimer, con una precisione non dico del 100% ma indicativa? (so che la certezza arriverebbe solo con un'autopsia, ma ho letto su wikipedia di esami come la Spect e la PiB PET...non sono ancora disponibili in Italia? non capisco perché nessun medico che abbiamo consultato non ci abbia mai prescritto questi esami)
2) Quali sono i tempi medi di "peggioramento" dell'Alzhaimer? Mi spiego: leggo di tante storie di familiari di malati di Alzhaimer che dicono che il malato non li riconosce più o li scambia per qualcun'altro, persone che non riescono a trovare la strada di casa, ecc anche a uno-due anni dalla diagnosi. Mio padre è entrato in questo incubo nel 2009. Oggi, a distanza di 4 anni, ci riconosce perfettamente, sia a noi familiari che conoscenti, riusciamo ad avere dialoghi su tutto a cui lui risponde a tono, torna a casa tranquillamente se fa i suoi giri, non sbaglia le parole, parla solo più lentamente ponderando i discorsi rispetto ad un tempo. L'altro giorno l'ho fatto giocare a ping pong dopo anni che non giocava e dopo un inizio un po' incerto mi ha battuta! Con questo non voglio dire che non ci siano problemi, ci sono, innegabili, ma lui non è affatto incosciente e inconsapevole delle sue defaillances, ne è molto molto consapevole. Questo è un piccolo episodio per chiarire: l'altro giorno ci ha raccontato che un uomo di colore, mentre lui era in casa da solo, aveva suonato alla porta poco dopo che mia mamma era uscita per andare al lavoro e che aveva cercato di entrare in casa anche un po'con forza e lui aveva dovuto respingerlo quas fisicamente. Io e mia sorella sentendo questo e credendo la cosa inverosimile (perché pioveva ed era un bel po' che non vedevamo venditori porta a porta nella nostra via) non gli abbiamo creduto, senza però dirglielo e stando al gioco. è tornata a casa mia mamma e lui ha raccontato questa storia anche a lei a cena ( io e mia sorella eravamo convinte che si fosse anche dimenticato di questa strana storia che noi pensavamo una sua fantasia). Salta fuori che mia mamma aveva visto il venditore avanzare verso il nostro vialetto mentre usciva per andare a lavorare, quindi la storia era vera. E lui si ricordato questo, l'ha raccontato sia a noi che a nostra mamma,a distanza di ore,sempre con la stessa versione, dicendo a mia mamma anche le considerazioni che ore prima avevamo fatto con lui noi due, le figlie.
3) Questo è un discorso legato ad un fatto allarmante che è successo oggi. In questo periodo è in uno stato emotivo un po' ansioso ed è attaccatissimo a mia mamma, per cui se mia mamma tarda a tornare dal lavoro io e mia sorella dobbiamo trattenerlo perché lui vuole andarla a prendere, anche se gli diciamo che ha la sua macchina e che tra poco tornerà a casa. Oggi ha avuto un'uscita che mi ha preoccupata molto e che non so se attribuire alla demenza o allo stress psicologico. In pratica mi ha detto, quasi piangendo che mia mamma aveva deciso di lasciarlo. Ne era convito e anche io per un attimo ho vacillato. Mi ha fatto prendere un colpo ma la cosa era così semplicemente impossibile che l'ho subito rassicurato dicendo che sicuramente è stato un brutto sogno che lui ha creduto reale. Appena ho avuto la possibilità ho parlato con mia mamma che ovviamente ha smentito e siamo andate a parlargli. Mia mamma gli ha detto che non era mai successo nulla del genere e si è sciolto in un pianto liberatorio, dicendo che era convinto che fosse successo, che mia mamma gli avesse parlato e gli avesse detto che lo lasciava, ma ora capiva che non era stato reale. Ora: è stata un'allucinazione? Un sogno che ha creduto reale (era andato a dormire nel pomeriggio, proprio nel periodo in cui sarebbe successa questa cosa secondo lui) ? è possibile che siano i farmaci a fargli avere allucinazioni? O semplicemente al momento la sua paura più grossa è di essere un peso per la famiglia e quindi teme che mia mamma lo lasci a tal punto da crederlo reale? Io su questo episodio non so cosa pensare. Non aveva mai detto cose del genere.

Scusate la lunghezza, grazie ancora a chi mi risponderà.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente

Le demenze possibili sono diverse e non è detto che suo padre abbia proprio l'Alzheimer e non un'altra demenza.

Le diagnosi sono fatte sulla base di esami e test.

A me pare che in realtà attualmente la diagnosi non sia del tutto chiara ed ancora oggi i tentativi terapeutici portano a miglioramenti parziali.

Potrebbe specificare la cura antidepressiva che mi è sfuggita?
[#14]
dopo
Utente
Utente
Certo, molto volentieri. Mio babbo prende, da fine luglio, ogni giorno:

1 glutaven alternato con gliatilin (un giorno uno, il giorno dopo l'altro)
1/4 benadon
1/2 carbomazepina la mattina e 1 la sera
1/2 serpax
1 ebixa la sera (dal 2010)

potrebbero dare allucinazioni?

La diagnosi non è chiara, no, non lo è mai stata, mentre credo sarebbe utile fare, se esistono, gli esami che possono rivelare l'alzheimer, quantomeno per escluderlo dalla rosa delle possibilità. O mi sbaglio? Mio babbo porta il pacemaker, non so se alcuni esami gli sarebbero preclusi.

Grazie ancora






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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Scusi

Ma io non ho capito se suo padre è stato mai valutato da un centro demenze, inoltre non riesco a vedere l'antidepressivo di cui le chiedevo me lo può indicare?
[#16]
dopo
Utente
Utente
Scusi, mi è saltata la riga

Laroxyl 3 gocce la sera

è andato ad un centro anti demenze all'inizio, nel 2009, e gli avevano diagnosticato un MCI. La dottoressa del centro che l'ha rivisto dopo 2 anni e mezzo ha confortato mio padre dicendogli che se fosse stato alzheimer lui sarebbe stato nel suo mondo di sogno e non lì a preoccuparsi della sua salute mentale.
[#17]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
MCI è l'acronimo di cosa?
[#18]
dopo
Utente
Utente
Sarebbe Mild cognitive impairment, deterioramento cognitivo lieve.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
3 gocce di antidepressivo sono un dosaggio completamente inutile.

In ogni caso, le manifestazioni di una demenza possono essere variabili nel tempo e gli stadi evolutivi sono differenti per ogni paziente, la demenza può evolvere velocemente o molto lentamente.

La condizione di deterioramento cognitivo può porre nella diagnosi differenziale anche la depressione che andava quindi considerata al tempo per capire e fare una corretta diagnosi differenziale.

Secondo il mio parere, la diagnosi andrebbe definita meglio.
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