Stati di "trance" confusionali

Buongiorno,
Sono una ragazza di 19 anni e soffro di ansia, attacchi di panico e dipendenza affettiva da circa 6 anni, ciò nonostante ho cominciato una psicoterapia da meno di un anno.
Nell'ultimo periodo sono subentrati anche disturbi alimentari ed autolesionismo, oltre ad altri sintomi che mi destano preoccupazione e che credo siano presi sottogamba dalla mia terapeuta.
Tralasciando la totale assenza di fame e la mancanza di sete (la quale però si verifica da quando ero molto piccola) e la nausea quando mi sforzo ad andare oltre le calorie prestabilite, mi sono resa conto che se passo un periodo relativamente lungo senza autolesionarmi cado in una sorta di "trance" depressiva, dove perdo completamente lucidità e non mi sento pienamente consapevole delle mie azioni.
Per spiegarvi meglio queste "crisi" credo sia opportuno come minimo descrivere il primo episodio, quello diciamo più eclatante in seguito al quale ho cominciato ad autolesionarmi.
Svegliatami già con una sorta di ansia ed inquetudine e trovandomi in ambiente scolastico,
il quale mi provoca un certo disagio anche se non troppo eccessivo, ho perso di colpo ogni
pensiero razionale. Mi sono semplicemente alzata (io ero da sola in classe) e l'unico pensiero di cui ero capace era quello di buttarmi dal balcone del terzo piano, percepivo chiaramente il mio corpo che si muoveva come percepivo il fatto di essermi bloccata davanti alla ringhiera a fissare il vuoto. L'unico pensiero di cui ero capace era il suicidio, non so esattamente quanto sono stata in quella posizione, so solo che stavo per salire sulla ringhiera e una mia compagna mi ha chiamato, lì mi son "svegliata". Finita la trance ero in stato confusionale, barcollavo, balbettavo, tremavo ed ero convinta che fosse finita lezione malgrado mancasse oggettivamente
più di un' ora. È circa un mese che non mi autolesiono ed episodi del genere sono avvenuti 4 volte nell'ultima settimana, in una delle quali sono riuscita a farmi un' idea del tempo passato a fissare delle siringhe in un negozio (sempre con il pensiero fisso del suicidio), sui 40-50 minuti.
Nell'ultima seduta psicologica ho espresso chiaramente queste crisi, nei dettagli come ho fatto qui, ma la terapeuta si è limitata a dirmi che finché non si sfocia in un atto vero e proprio non è il caso di darci una particolare preoccupazione... Non ho avuto alcuna rassicurazione ne consiglio su come affrontare queste "crisi", l'idea di chiedere un consulto psichiatrico l'ho avuto autonomamente. Non prendo farmaci e la terapeuta non ha mai lontanamente accennato ad un consulto psichiatrico, sarei davvero interessata alla vostra opinione professionale.
Cordiali saluti
[#1]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Dal forte disagio che lei descrive credo che l'idea del consulto psichiatrico sia più che opportuna e da mettere in pratica il prima possibile. Lo specialista, valutata direttamente la situazione, potrà decidere di affiancare alla terapia psicologica un adeguato supporto farmacologico. Ci aggiorni se vuole.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

[#2]
Dr. Manlio Converti Psichiatra, Psicoterapeuta 799 17 20
Lei è maggiorenne e quindi decide lei se andare o meno a consultare uno psichiatra.
Avere paura di fare qualcosa che non si commette e perdere tempo a fissare qualcosa, invece che costruire un'esistenza indipendente, è qualcosa di molto sofisticato, che solo la sua terapeuta può valutare correttamente.
Lei non parla d'altro che dei suoi sintomi.
Cosa le piace nella vita, cosa vorrebbe fare da grande, ha degli amici, si è mai innamorata, ha degli hobby?
Parli a sé stessa e alla sua terapeuta anche di questo.
Uno stato di trance è qualcosa di diverso da quello che descrive lei.
Lo psicanalista, ad esempio, durante una seduta è spesso in una condizione di semi-veglia, in cui la propria mente vaga in relazione agli stimoli delle parole del paziente, ed è questo che facilita le associazioni mentali.
I pensieri intrusivi di cui parla, sono poi veramente tali? Lei potrebbe distrarsi attivandosi per qualche suo interesse personale? Soffre di abbassamenti di pressione o di glicemia?
L'abbassamento di pressione o di glicemia causa degli stati di semi-veglia identici a quelli che ha descritto lei ed a quello che le ho descritto io.

Dr. Manlio Converti

[#3]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
Non condivido l'idea che gli episodi non debbano essere segnale preoccupante, soprattutto perché l'idea di autolesionarsi può concretizzarsi sebbene sia al di fuori di una volontà completamente cosciente.

E' utile considerare anche la valutazione psichiatrica nell'ambito di un completo approccio alla sua malattia che in questo momento appare essere problematica.

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[#4]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Salve,
Innanzitutto grazie mille a tutti per le risposte.
@Dr. Converti Nell'ultimo periodo i pensieri suicidi sono aumentati,ma fuori da queste particolari situazioni riscontro comunque una certa lucidità, non così forti e non così "ossessivi" come avviene in quei determinati momenti.
In ogni episodio sono dovuti subentrare input esterni per farmi rinsavire, da sola non ne sono in grado perché non reputo controllabile il mio stato. Non ho riscontrato abbassamenti di pressione o glicemia, anche se ammetto che, a causa dei miei disturbi alimentari,assumo una quantità di calorie molto limitata. Non credo si tratti di semplici cali di glicemia perché il tutto avviene sempre in situazioni di disagio (quasi sempre collegate all'ambiente scolastico).

@Dr.. Ruggiero Ho intenzione di prenotare Lunedì per una visita specialistica,
allo stesso tempo volevo chiederle chiarimenti riguardo a questa particolare affermazione "malattia che in questo momento appare essere problematica". Visto che scrivo per avere almeno un'idea consultiva su questi stati confusionali, questa sintomatologia indica secondo lei una patologia?
[#5]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
Tutta la condizione è indicativa di patologia e, purtroppo, viene ad essere minimizzata nell'attesa che lei compia qualche atto.

Non trovo che la cosa possa essere considerata corretta, in quanto lei soffre della situazione cercando anche di capire cosa accade e non si può rinviare ad un'attesa di una qualche azione che potrebbe comportarle dei danni anche fisici.
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