Disturbo dissociativo di coscienza

Buongiorno a chi avrà la cortesia di leggermi e rispondermi. Seguo terapia psichiatrica da anni per fronteggiare diversi disturbi che mi hanno colpita che provo a riassumere come meglio posso: sin da piccola, ho cominciato ad accusare una forte sintomatologia ansiosa che il medico di famiglia mi faceva fronteggiare tramite l'utilizzo di Ansiolin. Facevo una sorta di autoterapia in quanto l'ansiolin mi continuava ad essere prescritto con dosaggio variabile al bisogno. Durante l'inizio del mio periodo universitario vado a vivere da sola e affronto il primo attacco di panico e finalmente nel 2009 maturo l'idea di affidarmi ad una specialista. MI viene diagnosticato un disturbo depressivo in comorbidità con un disturbo d'ansia e prescritto Lexotan ed Entact. Nel 2010 cambio specialista, la diagnosi rimane la stessa, continuo terapia con Entact e mi viene sostituito il Lexotan con il tavor. A seguito della laurea la sintomatologia depressiva peggiora, gli attacchi di panico diventano ingestibili, fino a che a natale del 2013 mi chiuderò in una stanza e non ne uscirò letteralmente per sette mesi, neanche per andare in cucina o in balcone. Vengo ricoverata ad Agosto 2014, mi viene cambiata la terapia con cipralex, talofen, vatran e un sonnifero di cui non ricordo il nome. A settembre a causa di un cambio di residenza cambio psichiatra (mi segue attualmente). Dopo un paio di mesi chiedo alla dottoressa di aiutarmi nella dismissione delle benzodiazepine e la mia terapia diventerà a base di Daparox e Gabapentin. In questi mesi i sintomi sono diventati terribili e provo ad elencare cosa sta succedendo:
- difficoltà di memoria e concentrazione (non riesco a seguire un discorso, non posso leggere nulla perché dopo una riga perdo il filo e devo ricominciare, non riesco a mantenere l'attenzione sulla stessa cosa per più di 5 minuti)
- ansia ai massimi livelli (sono affaticata, ho le vertigini e mi manca costantemente l'aria)
- sono in una reazione costante di attacco- fuga, ogni minimo rumore mi mette in allerta
- mi sembra di avere la vista alterata, tutto è sfocato
- parlo all'infinito con me stessa, in una sorta di normale dialogo interiore ma costante tanto che a forza di ripetermi cosa fare e dire, se qualcuno mi parla, la mia voce interiore ha il sopravvento e io non comprendo cosa mi viene detto.
Ma la cosa peggiore, che ieri mi ha spinta a correre dalla psichiatra e a scrivervi, è che non sento più le mani. E' difficile da spiegare, non è una questione a livello sensitivo, io non le percepisco come mie, il mio corpo finisce ai polsi col risultato che non riesco a tenere nulla in mano ed evito in maniera fobica tutte le situazioni che ne contemplino l'utilizzo (quindi tutto), dal telefonare al mangiare. La dottoressa mi ha diagnosticato un Disturbo dissociativo di coscienza e prescritto Seroquel. Ho paura, questo pensiero è diventato intrusivo e non mi abbandona mai, per favore condividete con me la vostra opinione al riguardo, sento che sto per cedere.
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Dr. Manlio Converti Psichiatra, Psicoterapeuta 799 17 20
Non mi è chiaro da quanto tempo ha sospeso le benzodiazepine, per cui potrebbe essere crisi d'astinenza.
Non si capisce neanche il passaggio dal neurolettico al regolatore del tono dell'umore.

Forse lei attraversa una fase più difficile per cui avrà bisogno di un neurolettico, ma anche di concentrarsi sulle attività reali della sua esitenza per non perdere contatti con la realtà (come fece chiudendosi in stanza).

E' molto importante intervenire anche sugli aspetti della relaizone, restando sempre in contatto con altre persone, invece che isolarsi nei propri pensieri negativi.

Dr. Manlio Converti

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dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dottor Converti.
Le benzodiazepine le ho cominciate a sospendere a Novembre 2014 per terminare la dismissione in un mese circa. Ho avuto terribili sintomi di astinenza che si sono risolti in un mese.
Per quanto riguarda il passaggio dal Daparox al Seroquel (credo che lei intenda questo quando dice "passaggio dal neurolettico al regolatore del tono dell'umore") personalmente l'ho "giustificato" sapendo che è un farmaco che viene utilizzato generalmente per la schizofrenia, pensavo che magari fosse utile nel controllare gli aspetti "irreali" come quello del non sentire le mani come mie. La Dottoressa ha detto che il farmaco agiva su più fronti avendo una funzione sia dopaminergica che serotoninergica e che quindi sarebbe stato utile per gli aspetti depressivi, per quelli concernenti l'ansia e che inoltre, assumendolo alla sera, mi avrebbe anche aiutato a riposare.
Ci tengo a precisare che, non avendo buoni rapporti famigliari, ho prontamente informato i miei amici più cari di questa situazione e della terapia, i quali mi hanno offerto un sostegno veramente impagabile, dividendosi tra loro i giorni per potermi stare vicino quotidianamente e non farmi perdere il ritmo di uscire fuori di casa. E' vero, non mangio davanti a loro e non prendo nulla in mano, ma per me questo aiuto è fondamentale, due anni fa non lo avrei mai chiesto né tantomeno accettato. Ciò di cui vorrei avere conferma è che questo sintomo che avverto alle mani sia qualcosa che può accadere nei disturbi dissociativi (che non sia capitato solo a me insomma) e se è vero che può essere di natura transitoria e quindi regredire.
Spero di aver risposto in maniera esaustiva alle sue domande.
Cordialità
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Dr. Giuseppe Quaranta Psichiatra 338 2 9
Gentile utente,

la sua storia sembra quella di una persona con un disturbo d'ansia il cui decorso è stato complicato dall'uso di sedativi, fino all'arrivare a un antipsicotico atipico come il seroquel. I sintomi che descrive sono compatibili con i sintomi di depersonalizzazione di un disturbo di panico ("non sentire le mani come mie").
Si rivolga a uno specialista per una diagnosi e una cura appropriata.

Dr. Giuseppe Quaranta
giuseppe.quarant@gmail.com

[#4]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dottor Quaranta, il sentore che fosse depersonalizzazione l'ho avuto da subito e l'ho fatto immediatamente presente alla Dottoressa la quale ha concluso che secondo lei non era collegato all'ansia ma ad un problema di integrazione dell' Io a causa del quale, ogni volta che mi si presenta una situazione che avverto come potenzialmente minacciosa o traumatica io entrerei in una realtà a parte per proteggermi. Ora, io potrei anche condividere tale concetto se non fosse che questa ipotetica realtà alternativa a me fa stare peggio. Per non parlare del fatto che sono al secondo giorno di Seroquel e mi sento davvero male, con nausea continua, sensazione di sbandamento e stordimento con una sonnolenza che non mi abbandona da 48 ore. Ho tanta paura e i nervi a pezzi, non faccio altro che piangere.
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Dr. Giuseppe Quaranta Psichiatra 338 2 9
Gentile utente,

la depersonalizzazione è un disturbo della coscienza dell'Io. Sul perché la sua dottoressa non lo associ all'ansia non so dirle.
In ogni caso, visti i sintomi che ha mi sembra opportuno risentire il suo curante per un riassunto della sua condizione o un aggiustamento della posologia del farmaco.
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dopo
Utente
Utente
Dottor Quaranta la ringrazio innanzitutto per la risposta. Il problema é che non posso seguire l'ultimo consiglio che mi ha dato per motivi logistici: la mia terapeuta sarà irreperibile nelle prossime settimane. Anche per questo ho richiesto tale consulto e so benissimo che non potete sopperire all' assenza della mia dottoressa ma anche solo esporvi il problema mi aiuta a riordinare le idee, cosa per me tanto difficile quanto necessaria al momento. Diciamo che la speranza a cui mi aggrappo è che magari l'antipsicotico funzioni come un antidepressivo per cui magari è normale che prima di essere efficace ti provochi un periodo transitorio e iniziale di "down"in cui i sintomi sembrano peggiorare. Il fatto è che tra una settimana dovrò sottopormi a un intervento in anestesia generale e continuo a chiedermi se non sia stato un errore cominciare una cura ora e so che non devo fare il medico di me stessa ma un'operazione é stressante e se é vero che sotto stress mi dissocio , il dubbio mi viene. Ormai faccio fatica a distinguere tra dubbi oggettivi e prodotti dell'ansia.
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Dr. Giuseppe Quaranta Psichiatra 338 2 9
*Diciamo che la speranza a cui mi aggrappo è che magari l'antipsicotico funzioni come un antidepressivo

Gentile utente,

mi sembra una speranza senza fondamento.
Poi perché dovrebbe confidare in un'azione diversa del farmaco? se la sua psichiatra le ha dato un farmaco anziché un altro ha avuto le sue ragioni.
Attenda che la sua terapia possa fare il suo corso.
In bocca al lupo per l'intervento.

cordiali saluti
[#8]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
I dosaggi di farmaco prescritto possono avere azioni differenziate.
Il problema principale é che attualmente ha un nuovo sintomo che gestisce con modalità fobica.

La prescrizione potrebbe essere appropriata ma.necessariamente devono essere valutati i miglioramenti nelle prossime settimane per poi eventualmente raccordarsi con la sua curante.

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