Stabilizzazione

Gentili dottori,

Oggi ho avuto il colloquio con il mio curante. Abbiamo fatto una sorta di cronistoria della mia patologia, da quando ho iniziato ad essere curato farmacologicamente e cioè da quando in definitiva è esplosa. Premetto che soffro di disturbo bipolare e sono attualmente in cura Litio 900mg Depakin 1500mg Gabapentin 2700mg Quetiapina 800mg. Avevo accennato al medico la possibilità di ridurre qualche farmaco, ma su questo aspetto è stato molto cauto ed ha preferito lasciarla inalterata per un pò almeno per un altro mese. Sto avendo molta sedazione ipersonnia ecc.. che non si capisce se sia causata dalla terapia o da un episodio in corso di tipo depressivo. Adesso nel fare questa cronistoria il mio curante ha ribadito che la mia "rovina" sono state le cure prolungate con antidepressivi e sostanzialmente io sono stato curato per una depressione con aspetti ossessivi per molti anni, mentre invece in sostanza già si trattava di un disturbo bipolare attenuato e da qui il grave scompenso di periodi più recenti. Adesso la questione è, in tutti questi anni attraversando periodi difficili nonostante le terapie in atto, per cercare di uscirne da solo ho fatto spesso autogestione farmacologica come scritto più volte anche su questo sito, non ultimo un paio di mesi fa. Adesso quello che mi chiedevo è l'autogestione ha potuto prolungare il mio stare male? Ha potuto riacutizzare o acutizzare il mio malessere? Infine il mio psichiatra ha detto che per una completa stabilizzazione, viste le continue ricadute tutt'ora, si dovrà aspettare un paio d'anni dal momento che i danni causati dalle cure precedenti sono vistosi. Voi ritenete plausibile quest'ipotesi dei due anni o comunque di un tempo così lungo per la stabilizzazione del disturbo? Resto in attesa di una vostra cortese risposta, cordialmente.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 195 21
Rendere stabile l'umore richiede tempi piuttosto lunghi, però nel corso di questi (circa) due anni, se la terapia è adeguata e controllata regolarmente, gli eventuali episodi di scompenso saranno meno pesanti, meno frequenti e dureranno per meno tempo. Ci vuole molta pazienza da parte sua, ma i risultati arriveranno.

Franca Scapellato

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Utente
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Gentile dott.ssa Scapellato,

La ringrazio per la risposta. Il suo parere mi conforta, nel senso che se anche sarà una lunga attesa, questo è previsto nel decorso della malattia e che mi devo in un certo senso rassegnare a stare bene subito. Ho capito che ci vuole pazienza da parte mia e per quanto riguarda l'autogestione farmacologica ho capito di aver sbagliato ma potrei sapere in che modo questo danneggia la terapia stessa? Ne peggiora il decorso nel senso di rendere meno efficaci le terapie in atto? Infine si potrebbe dire che ogni volta che ricomincio a mettere farmaci in mezzo è come se si ricominciasse un pò da zero essendo andato a creare io uno squilibrio chimico ulteriore inserendo nuovi farmaci, quindi in breve starei meglio durante questo periodo in cui si cerca la stabilizzazione se mi astenessi totalmente dal prendere altri farmaci non prescritti? Grazie per l'attenzione e scusi ancora il disturbo.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 195 21
"starei meglio durante questo periodo in cui si cerca la stabilizzazione se mi astenessi totalmente dal prendere altri farmaci non prescritti?"
Se deve assumere altri farmaci su prescrizione medica deve chiedere a chi glieli prescrive se ci sono controindicazioni o interazioni con quelli che già assume. "Pasticciare" coi farmaci ha solo provocato ritardi nella cura efficace, ora però non deve ricominciare e se le viene questo impulso meglio che ne parli col suo terapeuta, perché fa parte della malattia. Ricorda la tela di Penelope, quella che la moglie di Ulisse tesseva di giorno e disfaceva di notte?
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Gentile dott.ssa Scapellato,

Nel riscriverle colgo l'occasione per augurarle buone feste. Ho molto apprezzato la sua precedente risposta, soprattutto la metafora della tela di Penelope che mi è sembrata quanto mai adatta. Posto che sono ormai dei mesi che comunque non faccio autogestione, volevo riprendere un concetto che lei aveva espresso nella prima replica e cioè quello della possibilità che le ricadute divenissero meno pesanti, meno frequenti e che dureranno meno tempo, qualora la terapia fosse adeguata.Ho ripreso questo concetto perchè purtroppo mi trovo da un bel pò di tempo in una fase "down" che ultimamente, durante le feste e forse già un pò prima, si è inasprita. Quello che noto è che effettivamente per quanto pesante, non è pesante come quelle degli anni scorsi, purtroppo però solo in parte posso dire che sia più breve, perchè oramai è già un mesetto e mezzo che sto così. Il periodo migliore da quando sto in cura con questo psichiatra è stato sicuramente l'estate, in estate la terapia era pressocchè questa, tranne per il fatto che la quetiapina era a 150mg ed avevo in cura anche abilify a 7,5mg e lamictal a 100mg. Adesso quello che mi chiedo è: può avere un senso chiedere al mio curante di ripristinare quella stessa identica cura o sarebbe del tutto inutile in quanto era probabilmente più la fase ad essere positiva e quindi difficilmente si ri-adatterebbe a questo periodo? O al contrario può avere senso, dal momento che so che sia il lamictal che l'abilify a 7,5mg che la quetiapina a 150 mg hanno nel disturbo bipolare delle proprietà antidepressive? La ringrazio per la sua cortese attenzione, cordialmente.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 195 21
Grazie per gli auguri, che ricambio. Per quanto riguarda la terapia, se la depressione non si alleggerisce ne può parlare col suo specialista; è consigliabile fare cambiamenti graduali e sostituire un farmaco alla volta.
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Gentile dott.ssa Scapellato,

Mi scusi prometto di non disturbarla più, un'ultima domanda su una questione tecnica. Ho fatto come mi ha suggerito ed ho parlato di questo periodo depressivo al mio curante, il quale per alleggerirlo un pò ha ritenuto opportuno inserire il Lamictal a dose di 25mg. Adesso purtroppo in casa ho solo le pasticche da 50 mg, mi chiedevo quindi se le compresse di lamictal si potessero spezzare a metà oppure devo farmi prescrivere il dosaggio esatto? La ringrazio ancora per la sua cortese attenzione, cordialmente.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 195 21
Se si tratta delle compresse dispersibili/masticabili si possono spezzare, se la compressa non ha nemmeno il taglio di suddivisione è meglio farsi prescrivere la dose esatta.
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Gentile dott.ssa Scapellato,

Mi scusi se riapro il post dopo tanto tempo, non so se lo legge ancora..In quest'ultimo mese le cose sono andate in maniera fluttuante, si è pertanto deciso di aumentare il lamictal fino a 100mg, sperando così che avendo raggiunto una dose terapeutica, che le piccole ricadute che avevo..si frenassero. Tuttavia dopo l'ennesima settimana passata bene, avendolo anche riferito al curante, mi ritrovo di nuovo nella stessa situazione di partenza, ovvero sento di cominciare a star meglio, metto in atto qualche progetto per cercare di recuperare il tempo perduto (niente di azzardato o anche lontanamente ipomaniacale, mi riferisco a riprendere un minimo di attività fisica e/o a studiare con maggior profitto), ma immancabilmente la situazione ritorna al punto di partenza e mi ritrovo di nuovo a star male. Adesso quello che mi chiedo, avendo aumentato anche il Lamictal e avendo più volte chiesto al mio curante di prendere in considerazione la possibilità di inserire un antidepressivo, lui si è sempre definito contrario assolutamente..Non solo, riferisce spesso il fatto che siano stati gli antidepressivi stessi in passato a rovinarmi, soffrendo io di disturbo bipolare. Ma mi chiedo, stando io praticamente la maggior parte del tempo depresso, stante che non riesco a riprendere in mano la mia vita, si potrebbe prendere in considerazione questa possibilità, quella di inserire un antidepressivo? Nella sua esperienza clinica dottoressa, si trova ogni tanto a prescriverne nonostante i suoi pazienti soffrano di disturbo bipolare? Quello che vorrei capire è che è così "sballata" quest'idea? Di fatto non solo mi sento quasi sempre depresso, ma inoltre la stabilizzazione che mi era stata promessa purchè non si facesse uso di antidepressivi è solo un'utopia, visto che ormai questi cicli vanno di settimana in settimana..In un secondo caso, dal momento che ho cominciato una terapia con terapeuta ad orientamento junghiano, varrebbe la pena di discutere con la terapeuta di questi miei sbalzi? Di capire, cioè da cosa derivi il fatto che non appena comincio a sentirmi bene c'è qualcosa che mi riporta giù e quindi affrontare il problema, se non farmacologicamente, almeno dal punto di vista psicologico, nella possibilità che ci sia qualcos'altro oltre la possibile assunzione di antidepressivi? Come sempre grazie, cordialmente.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 195 21
"...riapro il post dopo tanto tempo, non so se lo legge ancora": sono passate 5 settimane, che lei descrive come un tempo lunghissimo, e soggettivamente lo saranno anche state, ma dal punto di vista della terapia farmacologica sono un periodo piuttosto breve.
Fa programmi, progetti, che al momento ritiene alla sua portata, poi interviene qualcosa che la blocca, con conseguenti ideazioni depressive, senso di fallimento ecc ecc.
Una psicoterapia preferibilmente di tipo cognitivo comportamentale o strategica breve potrebbe essere di aiuto non solo per riconoscere gli ostacoli, ma anche per acquisire strumenti e strategie per superarli.
Saluti
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Utente
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Gentile dott.ssa, mi scusi, un'altra domanda..volevo sapere, ma la dose di seroquel a rilascio prolungato che assumo cioè 800mg, si può considerare maggiormente antipsicotica o ha anch'essa proprietà antidepressive? Perché io leggo ovunque che le dosi per la depressione bipolare sono comprese tra 150-300mg. Ed in effetti quando questo farmaco fu inserito la dose fu 150mg ed io sono stato molto bene..poi e' stato necessario aumentare le dosi a causa di periodi un po' più agitati..però adesso la situazione e' completamente opposta gia da due mesi ormai. Alla luce di ciò visto che leggo anche tra le indicazioni del farmaco che dosaggi più alti sono più per contrastare episodi maniacali e per il mantenimento nella scizofrenia, mentre dosi più basse si utilizzano anche nella depressione resistente, potrei farlo presente al curante? Le sembra un'ipotesi valida? La ringrazio come al solito per l'interessamento, cordialmente.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 195 21
La posologia è individuale, ed è lo psichiatra che la segue e la conosce che stabilisce il dosaggio, però se dopo due mesi non ha notato benefici e continua a sentirsi depresso è giusto chiedere una revisione della terapia. Il seroquel è indicato nella prevenzione delle ricadute sia maniacali che depressive, e dopo il primo episodio acuto in genere è necessario aumentare il dosaggio.
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Utente
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Gentile dott.ssa Scapellato,

Le riscrivo perchè a questo punto punto mi sento veramente in crisi. Ho parlato con il mio curante qualche giorno fa e purtroppo non ha voluto apportare nessuna modifica alla terapia. Il seroquel mi è stato detto, dovrebbe restare a dosaggio così alto per garantire una migliore stabilizzazione. Per quanto riguarda litio e depakin i valori erano alti precedentemente ed adesso più bassi, ma neanche di questo si è stupito in quanto nel periodo in cui entrambi i farmaci avevano un livello ematico maggiore era praticamente estate o fine estate praticamente, dove la perdita di liquidi è maggiore e devo dire praticavo maggiore attività fisica ed assumevo dei diuretici..Mi è stato comunque detto in un altro post su questo sito, che dal momento che assumo ben 4 farmaci diversi, tutti stabilizzanti tralaltro, ed i risultati sono parziali, la terapia andrebbe rivista totalmente..Purtroppo mi sto assuefacendo anche io a quest'idea che è completamente contraria a quella dl mio curante, il quale dice che con questa terapia il mio periodo depressivo, seppur lungo, è molto meno buio di quando assumevo anche antidepressivi, che in linea di massima non hanno fatto altro che peggiorare il decorso della malattia. Tuttavia più mi trovo a parlare con altre persone, più mi trovo a leggere testi sulla malattia maniaco-depressiva, più non mi trovo con le fasi che la caratterizzano. I miei fantomatici episodi maniacali o ipo..non sono notati da nessuno (condizione non certo necessaria, ma a quanto leggo spesso comune) mi si dice tutt'al più che sono un pò più "attivo"..ma mai iperattivo, mi si può dire che in alcuni periodi sono stato un pò più agitato, ma nulla di neanche lontanamente vicino all'ipomania. D'altro canto i miei periodi depressivi sono stati e sono tutt'ora i principali motivi del mio malessere e sono da sempre notati da tutte le persone che mi circondano, amici, ex ragazza (la quale mi lasciò non certo per i miei momenti di "euforia", mai stati, ma per le miei depressioni cocenti..) ed infine dal tutor del tirocinio che sto svolgendo. A questo punto sinceramente comincio a preoccuparmi, il tutor del tirocinio ha notato senza che io le dicessi niente, che da mesi mi vede stare sempre più giù ed io sinceramente comincio ad aver paura che possa allontanarmi dal tirocinio stesso per la eventuale cattiva influenza sui pazienti. Comincio ad essere un pò stufo di questa situazione, delle teorie sugli antidepressivi, secondo me eccessivamente rigorose, tanto più che pur prendendo un antidepressivo (lo zoloft) l'anno scorso per più mesi, non vi fu alcun episodio di ipomania, semplicemente come spesso mi è purtroppo capitato a causa della mia immensa stupidità, scombinai la cura e le mie condizioni peggiorarono rapidamente. Ad oggi mi si continua a dire che la terapia, in linea di massima, mi ha stabilizzato, che le mie depressioni sono meno cupe di una volta, che basta aspettare qualche mese per ottenere una stabilizzazione ottimale. Nel frattempo è già passato un anno dall'inizio di questa cura, di stabilizzazione neanche l'ombra e devo dire con sincerità, se questa mia attuale condizione significa essere "stabilizzati" sarebbe per certi versi preferibile fare domanda per l'invalidità..Mi ritrovo in questa situazione di umore pessimo da mesi e non posso fare a meno di pensare che a questo punto anche volendo rinunciare alla vita sociale, ormai solo un mero ricordo, vorrei almeno essere in grado di prepararmi per l'esame dell'abilitazione, che tra l'altro è tra pochi mesi e naturalmente non sussistono i presupposti di nessun genere per affrontarlo.. E' sinceramente molto triste vedere anni di studio appassionato sprecati per cosa poi? Per portare avanti teorie più o meno fondate da applicare pedissequamente sulla mia persona, senza pensare minimamente alla possibilità di applicare una cura personalizzata. Scusi per lo sfogo peraltro telematico, ma purtroppo anche volendo contattare il mio curante mi sentirei immancabilmente rispondere sempre le stesse cose e sono abbastanza stufo in realtà di questo. Le chiedo, dal momento che essenzialmente neanche la gente nota in me la dicotomia mania-depressione, ma solo quest'ultima, arrivati a questo punto è possibile pensare che la diagnosi stessa sia sbagliata? E' consigliabile chiedere un consulto esterno? Per ultimo le dico che ricostruendo tutta la mia cronistoria farmacologica i miei guai sono cominciati più o meno da quando sono stati messi in mezzo i maledetti antipsicotici atipici e stabilizzatori vari, negli anni precedenti con il semplice uso dell'antidepressivo per alcuni mesi ho passato alcuni tra i periodi più felici e produttivi dal punto di vista accademico, l'unico errore, come sempre, è stato interromperli prima del tempo..cioè prima di fare una cura per almeno un anno. La ringrazio per l'attenzione, cordialmente.

Il disturbo bipolare è una patologia che si manifesta in più fasi: depressiva, maniacale o mista. Scopriamo i sintomi, la diagnosi e le possibili terapie.

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